Ogni tanto, qualcuno dei nostri politici accusa altri politici di essere fascisti; oppure, di non essere sufficientemente antifascisti.
Nell’improbabile caso in cui io impazzissi definitivamente e decidessi di darmi alla politica, ci tengo a precisarlo una volta per tutte: io sono profondamente, visceralmente, completamente, antifascista.
Nell’improbabile caso in cui io impazzissi definitivamente e decidessi di darmi alla politica, ci tengo a precisarlo una volta per tutte: io sono profondamente, visceralmente, completamente, antifascista.
Ma mica per quei dettagli tipo la Seconda Guerra Mondiale, eh.
O per i diciott’anni di dittatura.
O per l’orrore delle leggi razziali.
No no, io sono antifascista per quella insopportabile mania di italianizzare tutti i nomi stranieri, che è allegramente andata avanti per tutta la durata del Ventennio. Da "basket" a "pallacanestro", da "brandy" a "acquavite", da "Sauze d’Oulx" a "Salice D’Ulzio", da "rugby" a "gioco della palla ovale" (!).
Sì, insomma: sono antifascista in quanto bibliotecaria.
Sarebbe diventato antifascista pure Galeazzo Ciano, se avesse dovuto catalogare al posto mio quel celeberrimo capolavoro della drammaturgia inglese elisabettiana: