[Ma che sant’uomo!] La Santa dai due sessi

Sembra la trama di un film Disney, e invece no: questa è agiografia, e non sceneggiatura. E allora ecco a voi una nuova puntata di 

Ma che santa donna!ovverosia 

Tutto quello che non volevate sapere sulle Sante,
e che men che meno avreste osato chiedere




Nel caso ci fosse qualcuno interessato a saperlo, c’eran tre modi per farsi castrare, nel Medio Evo.

La prima tecnica, praticata a Bisanzio, prevedeva lo spappolamento fisico dei testicoli: il che causava la distruzione del tessuto che produce gli spermatozoi, ma non danneggiava le cellule che producono testosterone.  I soggetti castrati con questa tecnica erano sicuramente sterili, ma per il resto molto simili a un uomo “normale”: avevano voce maschile, barba folta e abbondante, e così via dicendo.
La seconda tecnica, praticata in Italia e in gran parte d’Europa, prevedeva l’asportazione chirurgica dell’intero testicolo: i soggetti castrati in tal maniera avevano scarso sviluppo della muscolatura, erano privi di barba e di peli pubici e ascellari, ma la loro voce si conservava bianca.
La terza tecnica, praticata in Cina già prima del 1000 a.C., andava più sulle spicce e prevedeva l’asportazione, in blocco, “di tutto ciò che sporge”. Non so dirvi cosa ne fosse di chi veniva castrato con questo metodo, anche perché il tasso di mortalità era altissimo, ma vi posso rallegrare dicendovi che le parti amputate venivano conservate sott’alcool  e riconsegnate al legittimo proprietario – il quale sarà stato felicissimo di custodirle come ricordino, immagino.

Ora: non vi sto a raccontare tutte queste cose perché sono impazzita nella notte, ma perché mi appresto a raccontarvi la vita di una Santa che di certe pratiche se ne intendeva parecchio.
In effetti, ha passato la sua intera esistenza a raccontare in giro di essere stata castrata da bambino.

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Santa Marina era nata in Bitinia nel 714 dopo Cristo, unica e diletta figlia di due cristiani assai convinti.
Nel 724, ecco arrivare un primo grande dolore nella vita nella nostra Santa: la morte della madre, prematuramente defunta. Il che, di per sé, è un dolore immenso ma ancora ancora tollerabile, se hai attorno a te una famiglia che ti ama, e che fa di tutto per colmare il vuoto lasciato dalla scomparsa.
Il papà di Marina, bontà sua, seppellendo la defunta moglie aveva  invece preso una decisione: “oh beh, visto che ormai sono rimasto vedovo, ne approfitto per realizzare il grande sogno della mia vita – mi faccio monaco!”.
E così, la povera Marina aveva fatto fagotto ed era stata affidata a dei lontani parenti; quanto a suo padre, era andato in convento, a vivere in penitenza e in contemplazione.

Se non che, quattro anni più tardi, la buona Marina aveva sentito nostalgia di casa. E, essendo evidentemente un po’ disturbata, aveva salutato i suoi zii, si era procurata un abito maschile, e dopo essersi tagliata i capelli era andata a bussare alla porta del convento in cui risiedeva suo padre. Esordendo con un festante “salve! Mi chiamo Marino e credo di avere la vocazione: posso farmi monaco?”.

Ora.
Se mio padre decidesse mai di farsi monaco, e poi si trovasse con la sottoscritta alla porta che pretende di prendere i voti in una congregazione maschile mentendo sul suo sesso, probabilmente chiederebbe un T.S.O. e mi rispedirebbe a casa a calci.
Il papà di Marina, che evidentemente non era molto più sano di sua figlia, gioì per la piacevole sorpresa e fece finta di niente.
E fu così che Marina entrò in convento con il nome di Fra’ Marino, passando tutta la sua adolescenza e giovinezza a fingersi maschio fra i maschi. A coloro che si domandavano perché Fra’ Marino fosse così poco virile e così tanto efebico, Marina rispondeva di essere stata castrata/o da bambina/o, per l’appunto.
E tutti vissero in tal maniera per anni ed anni, felici e contenti.

A un certo punto, però, il papà di Marina cessò di vivere.
Era anziano, ormai, e fiaccato da una lunga malattia: sua figlia gli restò vicino fino all’ultimo momento, e poi si occupò delle esequie e della sepoltura.
A quel punto, starete pensando voi lettori, non avendo più ragioni per restare in convento Santa Marina fece outing, e se ne tornò a casa a fare la donnina che era veramente.
E invece no. A quanto pare, in tutto quel tempo Marina ci aveva preso gusto, a fingersi un maschio in un monastero di soli monaci. L’idea di farsi suora le doveva far abbastanza schifo, evidentemente, perché la nostra eroina portò avanti con ostinazione il suo travestimento: e continuò a indossare il saio, pregare con gli altri monaci, lavorare per il bene del monastero, e fare vita di convento.
A un certo punto, assieme a un gruppo di altri monaci volenterosi, Marina ricevette l’ordine di mettersi in viaggio verso un monastero poco distante, per portare a termine alcune faccende. E così la nostra Santa si armò di bastone e sandali e incominciò il suo viaggio: chiacchierando, pregando, e scherzando con i confratelli che la accompagnavano.

Ma ecco che capitò, una notte, di dover dormire in una locanda: una piccola locanda a conduzione familiare, gestita dal locandiere e dalla sua giovane figlia. Figlia che, contrariamente a quanto credesse il genitore, non era propriamente un fulgido esempio di virginale castità, e incontaminata purezza.
Sì, insomma: questa qua, che all’epoca era ragazza giovanissima e ben lungi dal matrimonio, aveva appena trovato un nuovo amichetto, col quale spassarsela tutte le notti all’insaputa dei genitori.

E spassatela oggi, spassatela domani, la ragazzina era rimasta incinta.

Quando era giunto il momento di dare al padre la bella notizia, la ragazzina aveva comprensibilmente iniziato a inquietarsi. Il ragazzo, come da copione, si era rifiutato di prendersi qualsiasi responsabilità e se l’era data a gambe: e lei, proprio non se la sentiva di andare da suo padre, e di ammettere candidamente di essere andata a letto con qualcuno e di averla combinata grossa.
La locandiera aveva passato intere notti di vero e proprio panico, alla disperata ricerca di una valida scusa con cui giustificarsi: e poi, finalmente, aveva trovato l’ispirazione.
“Papà, sono stata stuprata!”, aveva annunciato l’indomani mattina, a colazione. “Sono stata stuprata, e ora sono incinta. Eeeh, son disgrazie”.
Il papà aveva pianto, aveva abbracciato la figlioletta, le aveva posto delle domande. E lei, che si era già preparata tutto il discorso, aveva risposto: “ma come, da chi sono stata stuprata? Uh, papà, sapessi! E’ stato un monaco, uno di quei monaci che avevamo ospitato qui il mese scorso, ti ricordi?”.
E imperterrita, era andata avanti: “Come dici, papà? Vuoi sapere chi era il monaco? Mah, era quello mingherlino, sai, il più giovane…”.

Tre giorni più tardi, la serenità dei monaci raccolti in preghiera era stata turbata dalla visita di un locandiere furibondo, che andava urlando che uno di quei frati aveva stuprato sua figlia, e l’aveva messa incinta.
E siccome di monaci giovani e mingherlini che avessero soggiornato in quella locanda ce n’era solo uno, in convento, venne immediatamente portato al cospetto dell’abate il sospettato numero uno.
Santa Marina.

A quel punto, una persona normale avrebbe respinto sdegnosamente ogni accusa, dicendo alla ragazzina di vergognarsi, e sotto sotto facendosi anche una risata.
Santa Marina no.
Santa Marina non era molto normale.
Santa Marina, per cause non razionalmente spiegabili, pensò bene di assumersi ogni colpa e di ammettere che, : aveva sedotto la ragazza, e poi l’aveva stuprata, e poi l’aveva lasciata incinta.

L’abate cacciò immediatamente Fra’ Marino dal convento: e la nostra Santa andò a vivere in una grotta vicino al monastero, cibandosi di erbe selvatiche e flagellandosi per espiare le colpe… d’altri.
Dopo un anno di rinunce e sofferenze, arrivò la classica ciliegina sulla torta: la figlia del locandiere, che nel frattempo aveva partorito, era addivenuta dell’opinione di non voler avere nulla a che vedere con quel botolo strillante, che aveva sconvolto la sua vita non richiesto. E così, dopo aver scoperto il luogo in cui Fra’ Marino faceva penitenza per non averla messa incinta, la ragazza si era presentata davanti al monaco/a con il neonato fra le braccia. E, con una certa faccia tosta, glielo aveva mollato lì e grazie tante.

La povera Marina non disse né “ah” né “bah” e iniziò a prendersi cura del bambinetto, crescendolo con amore e attenzioni e educandolo nel migliore dei modi.
E iniziò a chiedere l’elemosina per potergli comprare cibo e vestiti, mentre lei continuava la sua penitenza con preghiere, privazioni e autopunizioni di ogni genere…
… e fu solo dopo cinque anni trascorsi in tal maniera, che le mortificazioni di Fra’ Marino smossero il cuore del suo abate, e dei confratelli.
Marina fu riammessa in monastero, e riaccolta fra i monaci assieme al “suo” bambino. Ma il suo esilio era stato troppo lungo, e aveva messo a dura prova il debole fisico della nostra Santa: Marina si ammalò gravemente e morì dopo poco tempo, un 18 giugno.

E fu solo allora, mentre la spogliavano per rivestirla con i panni funebri, che i monaci stupefatti fecero infine la sorprendente scoperta.

   
Insomma, Marina: io ci ho provato a farti gli auguri di buon onomastico con gran classe – mi ci sono messa d’impegno, ho raccontato la storia della tua Santa, mi sono documentata scrupolosamente.
Epperò non è mica colpa mia, se la tua Santa ha avuto una vita quantomeno bislacca!

Perché magari è più comodo festeggiare l’onomastico per San Francesco. O Santa Chiara. O Benedetto.
Però tu ti chiami Marina, e che vuoi farci?
Che ti piaccia o no, è questa la (meravigliosa) Santa del tuo (Buon) Onomastico!

13 risposte a "[Ma che sant’uomo!] La Santa dai due sessi"

  1. AstridPurple

    *_* ebbene, che dire? La storia della MIA santa la conoscevo gia’ ma raccontata da te fa tutto un altro effetto. Non so che pensare di questa povera matta, se c’era o ci faceva non lo sapremo mai anche se, secondo me, non le dispiaceva state tra tanti frati XD ora qualcuno mi fulminera’ XD
    Cmq grazie Lucy per la storia e per gli auguri. Una domanda, ma il figlio di Marina che nome aveva?
    Ps: sappi che aspetto anche la storia di santa Astid

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  2. Lucyette

    dabogirl, Aerie: fiùù, meno male… temevo commenti idioti tipo “wow, è la prima drag king della Storia” 😛

    (Però somiglia anche a Mulan, dai! Su su, non ditemi che sono l’unica a ricordarsi di Mulan! :P)

    Astrid, non so come si chiamasse il “figlio” di Marina! Credo che non lo riportino proprio le fonti…
    In compenso, io non credo sia così tanto libidinoso fingersi un monaco in mezzo a un mucchio di monaci, a dire il vero… anzi 😛

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  3. utente anonimo

    Lady Oscar, Lady Oscar, nell’azzurro dei tuoi occhi c’è l’arcobalenooo!!! O_O

    Tornando seri… certo ci vuole un pizzico (solo??) di follia per fare i santi eh? 😛

    Daniele

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  4. Lucyette

    Aerie: ah già, è vero 🙂 Non conoscendo bene Lady Oscar non colgo le differenze, però in effetti avete ragione voi 😉

    Daniele: “per somigliare a Cristo nostro Signore, voglio e desidero esser considerato pazzo e folle per Cristo, il quale per primo fu ritenuto tale, piuttosto che essere considerato saggio e assennato in questo mondo” (S. Ignazio di Loyola) 😉

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  5. utente anonimo

    Non mi sarei aspettato nulla di meno dalla santa a cui Astridpurple deve il suo nome…
    Anzi, mi stupisco che non sia anche stata bastonata a turno dai monaci per la sua azione.

    L’Elfo che preferisce non sapere i trascorsi di Sant’Elfo

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  6. Lucyette

    Nacochan, secondo me potrebbero farci un cartone animato u_u

    Elfo… ma lo sai che “Sant’Elfo” non esiste? :-O
    Cioè… esistono ovviamente i due Santi famosi con il nome “di base” (non la tua variante, intendo), ma nessun Santo che si sia mai chiamato esattamente come te.
    In compenso, mi pare di averti già detto che “Erec” è, in assoluto, il nome del mio eroe cortese preferito (ho una statuetta a forma di armatura, che si chiama Erec :P)

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  7. caravelli

    Erech
    Lancia Solitaria
    Da er (ereb) =”solitario” e ech =”lancia” (S)

    Tu credo parli del marito di Enide… quello che combattè il cavaliere che teneva la sposa nel verziere… ( :O )

    L’elfo che fa gli auguri a Marina!

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    1. Lucyette

      Esatto, proprio lui… Erec e Enide sono due dei miei personaggi preferiti per quanto riguarda il Medio Evo… “rimpiango” di aver studiato Storia “pura”, e non Filologia, giusto solo per il fatto che non ho potuto approfondire come avrei voluto questi capolavori della Letteratura: li adoro! 🙂

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      1. caravelli

        A tal proposito (lo so che non c’entra nulla) mi ricordo di un film in cui parlavano di un “verziere”, ma anche una leggenda milanese sul Cristo che si gira…
        Sono andato a cercarla e a sorpresa ho scoperto che è scritta col tuo stile 🙂
        Conosci la storia di Barbarinetta?

        http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/09_settembre_1/leggende_milanesi_giuseppe_tesorio_barbarinetta_redentore_verziere-1601721803208.shtml

        Elfo

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