[Ma che sant’uomo!] La Mitica Storia di Giacobbe, Seconda Parte. Ovverosia: di come "Beautiful" ci fa un baffo

Qualche tempo fa, sulle pagine di Famiglia Cristiana, il Ministro della Pubblica Istruzione rifletteva sull’insegnamento della Religione nella scuola italiana. E alla domanda sulle riforme che avrebbe voluto adottare in materia, se ne usciva con una dichiarazione-shock: “cosa farei? Imporrei la Bibbia come libro di testo”.
Persino l’intervistatore era stato preso alla sprovvista: non starà mica dicendo sul serio?
Altroché, rincarava il Ministro: “dal punto di vista didattico, la Bibbia è una bomba conoscitiva. Non si capisce la nostra storia, né l’arte, senza Bibbia”.
E se state inorridendo, non è colpa della Gelmini: l’articolo di Famiglia Cristiana risale al settembre del 2000, e il Ministro intervistato era niente popò di meno che Tullio De Mauro, del Partito Comunista Italiano.Ma tralasciamo il fatto che non oso pensare a quale pietosa fatica possa essere il dover studiare la Divina Commedia o anche solo il Medio Evo senza conoscere qualche minimo fondamento di Cristianesimo: tralasciamo tutto ciò, dicevo, e veniamo alla Bibbia. L’oggetto del contendere.
La Bibbia, ragazzi miei, è un gran bel libro. Come mai è pieno di gente che conosce l’Iliade e non s’è mai letta la Bibbia?
Una volta l’ho chiesto a un gruppetto di persone, e la risposta è stata “ah, no: io la Bibbia non la leggo perché è noiosa”.
Noiosa?
La Bibbia?
La Bibbia è piena di stragi, battaglie, miracoli, storie d’amore, sventramenti, piaghe, e chi più ne ha più ne metta. La Bibbia ha una trama molto più entusiasmante di tanti romanzetti che diventano dei best-seller. La Bibbia può piacere a tutti, e dico proprio a tutti, dall’appassionato di film horror alla casalinga di Voghera.

Questo piccolo pezzetto di Bibbia, nello specifico, secondo me potrebbe tranquillamente sostituire una puntata di Febbre d’Amore.

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Ma che sant’uomo!

ovverosia
 

Tutto quello che non volevate sapere sui Santi,
e che men che meno avreste osato chiedere

Riassunto delle puntate precedenti: per chi si fosse messo solo ora in ascolto, nello scorso post s’è parlato di Giacobbe. Il quale, dopo aver ricattato Esaù per un piatto di lenticchie, aveva fatto arrabbiare il suo fratellone grosso e peloso.
Essendo Esaù grosso, peloso, e bravo con le armi, ed avendo Esaù una gran voglia di sventrare il buon Giacobbe, Giacobbe aveva preso il largo.
Ed aveva prudentemente lasciato la sua casa paterna, per cercare rifugio dallo zio Labano, in Mesopotamia.


Cammina cammina cammina, il nostro Giacobbe arrivò infine in Mesopotamia. E, siccome c’è una giustizia divina a questo mondo, in Mesopotamia Giacobbe ci arrivò più morto che vivo: rantolando disperatamente alla ricerca di un goccio d’acqua, ebbe probabilmente occasione di riflettere su come si fosse sentito Esaù qualche anno prima.
Ma sentirsi in colpa è un’attività troppo impegnativa, che ti porta via un mucchio d’energie. E Giacobbe, stanco e accaldato, di energie ne aveva ben poche di partenza: cosicché, s’informo su dove fosse il pozzo più vicino, e puntò astutamente in quella direzione.
Pregustava già il sapore dell’acqua fresca sulle sue labbra, e gli pareva di sentire in lontananza lo scrosciare lieve di mille fonti…
… se non che, arrivando al pozzo, il povero Giacobbe lo trovò ostruito. E per di più, centro nevralgico di un ingorgo stradale di caproni.
Sissì, caproni: il pozzo era completamente circondato da caproni puzzolenti, maiali sudaticci, pecore belanti, e chi più ne ha più ne metta. I proprietari di questo bel serraglio se ne stavano pazientemente seduti per terra, e sembravano aver rinunciato sul nascere a ogni tentativo di zittire le loro bestie.
Più che altro, osservavano l’apertura del pozzo chiusa da un gran pietrone, e la fissavano con aria di rassegnata attesa.
 ‘O branco di idioti decerebrati, che caspita state facendo?!’, avrebbe voluto chiedere Giacobbe, al quale tutto ‘sto belare aveva anche fatto venire il mal di testa. Ma, essendo una personcina beneducata, Giacobbe cercò di moderarsi e formulò una frase un po’ più cortese: “fratelli miei – ehm – di dove siete?”.
Beeeehh!”, replicò un caprone.
“Siamo di Carran”, esplicitò il suo proprietario.
Giacobbe si lasciò scappare un gran sorriso: “oh wow! Carran! Io sto giusto cercando mio zio Labano, che vive a Carran: conoscete la sua famiglia?”.
“Sì, certo che conosciamo la sua famiglia: stiamo per l’appunto aspettando quell’idiota di sua figlia Rachele”, brontolò un pastore in tono vagamente omicida. “Per cause non razionalmente comprensibili e che la Bibbia si rifiuta di spiegare, non possiamo abbeverare il nostro bestiame se prima non ci raggiunge lei con il suo stramaledetto gregge”.
“Ah”, replicò Giacobbe, un po’ perplesso.
“Eh”, grugnì in risposta il pastore, con l’aria di chi sarebbe disposto a uccidere. “E infatti siamo tutti qua ad aspettare l’arrivo di Rachele, perché senza di lei non possiamo togliere il pietrone che chiude l’apertura del pozzo, e non possiamo bere”.
“Ah”, ripeté Giacobbe, vieppiù perplesso.
E così, mostrando un notevole spirito di adattamento, il buon Giacobbe si accasciò vicino al pozzo, fra un sterco di pecora e una coda di caprone, ad attendere ‘sta Rachele.Ora: non so voi, ma io sarei affascinata anche da un’iguana zoppa, se dovesse essere il suo arrivo a determinare la mia unica possibilità di bere un sorso d’acqua dopo una traversata in solitario del Vicino Oriente. E difatti, quando arrivò Rachele, a Giacobbe parve di non aver mai visto in vita sua una creatura più bella e affascinante.
Sì, insomma.
Fra un sorso d’acqua e un altro sorso d’acqua, Giacobbe capì di essersene innamorato follemente.

Qualche ora più tardi, Giacobbe era stato scortato nella tenda di suo zio Labano. Aveva eseguito alla lettera tutte le raccomandazioni fattegli da sua madre, e stava contrattando con Labano le modalità della sua permanenza:  “posso lavorare per te, zio”, disse in tono propositivo. “Tu mi dai vitto e alloggio, e io lavoro per te gratuitamente”.
“Non se ne parla proprio” rispose Labano, afflosciando in un solo istante tutte le speranze di Giacobbe. “Non è giusto che tu lavori per me gratuitamente, figliolo: stabiliamo fin da subito quale dev’essere la tua paga. Dimmi che cosa vuoi in cambio”.
Giacobbe aveva una certa faccia tosta, e quindi lo disse senza la benché minima esitazione: “voglio tua figlia! Sono disposto a lavorare qui per sette anni, se tu in cambio mi darai Rachele. Ne sono innamorato, e voglio sposarla”.
Labano lanciò un’occhiata a Giacobbe, e si lisciò la barba.
E poi, sorridente, accettò le condizioni.

E infatti, sette anni dopo quella conversazione, venne celebrato in pompa magna il matrimonio. Furono invitati a nozze tutti i beduini della zona, e i festeggiamenti durarono fino all’alba: tutto procedeva per il meglio – se non che, al momento buono, Zio Labano sequestrò Rachele. E poi prese Lia, l’altra sua figlia, e la buttò senza tanti complimenti nel letto di Giacobbe.
Giacobbe, che evidentemente era così desideroso di esercitare i suoi doveri coniugali da non accorgersi di starlo facendo con la donna sbagliata, non notò la differenza (!) e passò la notte con Lia. Fu solo il mattino dopo che si accorse che c’era qualcosina che non tornava: e allora, un po’ interdetto, se ne andò da Labano. “Dì, ma sei cretino?! Ho lavorato come un servo per sette anni, per poter sposare Rachele: perché mi hai ingannato? Perché mi hai infilato nel letto sua sorella?!”.
Labano non si scompose minimamente. “In questo paese, abbiamo un’usanza: la figlia minore non può spostarsi se la sorella maggiore non è già maritata. Come sai, Rachele è la più giovane delle mie figlie, e sua sorella Lia non ha marito: ecco perché ti ho ingannato, e ti ho costretto a prendere in moglie la maggiore”.
“Ma io non sono innamorato di Lia! Io voglio Rachele!”, piagnucolò Giacobbe nello sconcerto.
No problem, figliolo”, replicò Labano con un gran sorriso: “adesso, porta a termine questa settimana di festa nuziale; poi ti darò anche Rachele, se tu lavorerai per me altri sette anni”.
E fu così che, con la vaga sensazione di essere stato fregato alla grande, Giacobbe sposò Lia e poi sposò Rachele. E, come se non bastasse, restò a lavorare da Zio Labano per altri sette anni.

Ma, se pensavate che tutto questo fosse già sufficiente per farvi rivalutare affermazioni del tipo “nonnò, io non leggo la Bibbia perché è noiosa”… ebbene, signori e signore: non avete ancora visto niente. Da qui in poi, tutto quello che leggerete è copiato dalla Bibbia, papale papale e con giusto pochi tagli (le idiozie che non sono scritte in corsivo, invece, sono evidentemente opera della sottoscritta).

In buona sostanza, amici miei, adesso Giacobbe aveva due mogli: Lia, di cui non gliene sarebbe potuto fregar di meno, e Rachele, che invece amava sinceramente. Ebbene, quando Dio vide che Lia era meno amata di Rachele, le diede la possibilità di avere dei figli: Rachele, invece, non ne aveva. Lia dunque rimase incinta e partorì un figlio, che chiamò Ruben: “ora mio marito mi amerà certamente!”, disse.
(Suo marito, invece, continuò a infischiarsene).
Poi fu nuovamente incinta, e partorì un figlio. Disse: “il Signore mi ha ascoltata – sa che non sono amata, e perciò mi ha dato anche quest’altro figlio”. Lo chiamò Simeone.
Rimase incinta un’altra volta, e partorì un figlio. Disse: “questa volta, finalmente mio marito si affezionerà a me, perché gli ho dato tre figli!”. (Aspetta e spera…). Lo chiamò Levi.
Poi fu ancora incinta, partorì un figlio, e disse: “questa volta loderò il Signore”.
Lo chiamò Giuda.
Poi non restò più incinta.

Quando Rachele si accorse che non poteva dare figli a Giacobbe, divenne gelosa della sorella e disse al marito: “fa’ in modo che io abbia figli!”.
Giacobbe si irritò e disse a Rachele, in buona sostanza, “ecchecaspita c’entro io, adesso? Sei tu che sei sterile, a’bbella!”.
Ella allora ebbe un colpo di genio: “prendi la mia schiava Bila e unisciti a lei: ella rimarrà incinta al posto mio!”. (Oh wow! Geniale!)
Così Rachele diede a Giacobbe la sua schiava; Giacobbe si unì a lei, e Bila restò incinta: partorì un figlio a Giacobbe. Rachele ne fu felicissima, rese grazie a Dio per avera resa pubblicamente cornuta, e battezzò il bambino col nome di Dan.
Poi Bila, la schiava di Rachele, rimase ancora incinta e partorì un secondo figlio a Giacobbe: si chiamò Neftali.
Quando Lia si rese conto che non restava più incinta, ebbe la geniale pensata di imitare la sorella: e quindi prese la sua schiava Zilpa e la diede a Giacobbe. E Zilpa, schiava di Lia, partorì un figlio a Giacobbe. Anche Lia, povera donna, ne fu entusiasta, e diede nome “Gad” al bambino.
Poi Zilpa, schiava di Lia, partorì un secondo figlio a Giacobbe. “Sono proprio contenta!”, esclamò Lia: “le altre donne diranno che sono fortunata!”. (Giuro: non me lo sto inventando!) E diede al neonato il nome di Aser.

In questo idilliaco scenario familiare, che sembrerebbe tratto da un film porno e invece sta scritto nella Bibbia, un bel giorno Ruben, che era il primo figlio di Lia, andò in campagna e trovò delle mandragole. Le regalò a sua mamma, ma Rachele se ne accorse e andò da Lia: “dammi un po’ delle mandragole di tuo figlio”.
Ma Lia rispose: “non ti basta avermi portato via il marito? Adesso vuoi anche le mandragole di mio figlio?”.
“Dammi le mandragole di tuo figlio”, disse allora Rachele, “e in cambio Giacobbe giacerà con te questa notte”.
Perciò la sera, quando Giacobbe tornò dai campi, Lia gli andò incontro e disse: “devi venire con me, perché io ti ho comprato pagandoti con le mandragole di mio figlio”. (E poi dicono che c’è voluto il ’68 per creare donne intraprendenti).
Così Giacobbe, che stava improvvisamente iniziando a sentirsi un uomo-oggetto, giacque con lei quella notte. Lia rimase incinta e partorì un quinto figlio, e lo chiamò Issacar; poi rimase incinta un’altra volta e partorì il sesto figlio a Giacobbe, a cui diede nome ‘Zabulon’. In seguito partorì una figlia, che chiamò Dina.
Poi Dio si ricordò di Rachele, e le diede la possibilità di avere figli. Così Rachele rimase incinta e partorì un figlio, che chiamò Giuseppe.

E, per la cronaca: è pur vero che l’altroieri non era San Giacobbe; ma è altrettanto vero che, oggi, è San Giuseppe Patriarca.

Ma soprattutto: se pensavate che la storia di Giacobbe fosse finita qui, signori, non illudetevi! La complessa vita di coppia trio quintetto di Giacobbe, infatti, va ancora avanti.
E se volete sapere come – ahivoi! – … dovrete ancora sorbirvi una terza, ed ultima, puntata.

 

Fine seconda parte

11 risposte a "[Ma che sant’uomo!] La Mitica Storia di Giacobbe, Seconda Parte. Ovverosia: di come "Beautiful" ci fa un baffo"

  1. ClaudioLXXXI

    Queste riflessioni mi fanno venire in mente quando in “Arancia Meccanica” il protagonista carcerato si consola leggendo la Bibbia e apprezzandone le narrazioni di violenza battaglie inganni tradimenti unioni con ancelle etc.
    “Ma che gran bel libro!” 😀

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  2. Lucyette

    Antaress: secondo me, più che altro gl’è venuta una crisi di nervi, pover’uomo…
    Se è vero che una moglie-media tende a confondere lo status di “marito” con lo status di “facchino”, e se è vero che l’amante-media tende a scambiare il suo concubino per una specie di bancomat… figuriamoci che caos dev’essere stato ritrovarsi con due mogli, due “amanti”, e dodici figli! 😛
    Argh!

    Claudio: dicono che la Bibbia fosse il libro preferito del marchese De Sade… 😉
    Da qualche parte, tempo fa, avevo letto che in Cina/Giappone/Hong Kong o giù di lì, una associazione di genitori sta conducendo una battaglia affinché la Bibbia venga classificata come V.M. 18, e venduta solo dietro presentazione di un documento d’identità 😛

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  3. utente anonimo

    Eh insomma, non è una cattiva idea leggere la Bibbia a scuola, ma già c’è troppo da fare, prima con Omero e Virgilio, poi con Manzoni, alla fine con Dante, senza contare le altre letture classiche tipo Verga, Svevo e company. Bisognerebbe fare un po’di spazio, anche in altre materie. In Francia a storia fanno l’ultimo anno di liceo dedicato solo agli ultimi 50 anni, che invece da noi bellamente ignoriamo pur di fare un sacco di cose comunque inutili, in effetti si potrebbe provare a finire il medioevo in seconda, e proseguire al terzo anno dal rinascimento.

    Torniamo ai nostri montoni 😛 Povero, povero Giacobbe!! Certo che ci vuole una certa… resistenza…

    Daniele

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  4. Lucyette

    Amica Ritrovata: beh, dai… solo alcune edizioni 😛

    Daniele: sì, essere un patriarca biblico doveva essere alquanto impegnativo u_u
    Quanto ai programmi scolastici… guarda, secondo me andrebbero rifatti in toto. Il modo in cui è suddiviso l’insegnamento della Storia, per me è semplicemente assurdo (ora come ora si dovrebbe fare TUTTO, dalla Preistoria al Medio Evo compreso nei primi due anni: dimmi poi cosa diavolo ti ricordi di qualche millennio di Storia buttato lì alla rinfusa…).
    Il mio professore di Storia del Liceo (forse, facilitato dal fatto di essere in una scuola paritaria, non so) aveva saggiamente disposto questa scansione del programma “vecchia maniera”:
    . quarta ginnasio = dalla Preistoria ai Greci
    . quinta ginnasio = da Romolo e Remo al crollo dell’Impero
    . prima liceo = dalle invasioni barbariche alla scoperta dell’America
    . seconda liceo = dal Cinquecento alla Rivoluzione Francese
    . terza liceo = da Napoleone in poi
    Francamente trovo molto più logico procedere così, piuttosto che costringere dei poveri disgraziati a studiarsi tutta Roma e tutto il Medio Evo nell’arco di nove mesi. Si finisce sempre col fare poco e male il Medio Evo, (e l’anno dopo, poi, è un’impresa contestualizzare Dante, Petrarca e compagnia bella).
    Dedicare tutto l’ultimo anno a studiare il Novecento, a me sembra proprio una follia: va bene “il lungo secolo”, ma di cose importanti ne son successe tante anche prima! Sacrificare altri secoli giusto per farci studiare bene l’Austerity, non mi sembra un’idea geniale.

    Trovare un posticino per la lettura della Bibbia… eh, quella sì che sarebbe un’impresa! 😛
    Si potrebbe suddividere l’Epica, al primo anno, in due parti: Omero viene fatto nelle ore di Italiano; Virgilio in quelle di Latino (in traduzione, dico, eh!). La Bibbia prende il posto di Virgilio nel programma di Italiano.
    O al limite la si legge durante l’ora di Religione, che però diventa materia curricolare obbligatoria (come in alcuni Stati d’Europa); o, se proprio vuoi, obbligatoria con facoltà di esonero, avente come attività alternativa lo studio (obbligatorio) di un’altra materia (come in numerosissimi Stati d’Europa*). Materia alternativa che potrebbe essere… l’analisi della Bibbia 😉

    *N.B. “passare cinquanta minuti al bar in attesa che suoni la campanella”, soluzione italiana per i non avvalentesi, non è da intendersi “studio di un’altra materia” né secondo i miei parametri, né secondo i parametri degli altri Stati in questione, giusto per la cronaca 😛

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  5. utente anonimo

    Sono d’accordo che vadano rifatti i programmi, in ogni caso comprendo che sia difficile!

    Io a storia feci:
    1° anno: dalla preistoria alla fine della repubblica romana
    2° anno: dalla nascita dell’impero romano alle crociate
    3° anno: dalle crociate alla riforma luterana
    4° anno: dalla rivoluzione inglese al risorgimento
    5° anno: dalla belle epoque agli anni ’50

    In tutto ciò il medioevo ci ha ammorbato per due semestri abbondanti, due! Non è un po’troppo anche per contestualizzare Dante e co. ?

    Si dice che per capire i tempi di oggi bisogna capire il passato, ma allora andrebbero approfonditi gli ultimi 50 anni di storia, che sono certo quelli che hanno influito di più i nostri giorni, o no?

    Non lo so, un modo ci sarà 😛

    Daniele

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  6. Lucyette

    Beh, sì… anche la suddivisione che avete seguito voi, non è male. Forse avete corso un po’ nel primo anno, ma del resto io ho sempre pensato che l’Antica Grecia sia “sopravvalutata” (brutto termine, ma ci siamo capiti, spero :P). Okay Pericle e tutto quanto, ma passarci sopra dei mesi sacrificando poi altre epoche, mi sembra un po’ esagerato.
    Quanto al Medio Evo: secondo me, due semestri sono l’ideale per capirlo 😉 Va beh che io sono un tantinello di parte, ma il Medio Evo è un periodo importantissimo, lungo, eterogeneo, nel quale affondano in gran parte le basi della nostra civiltà. Se pensi che, in genere, gli ultimi due anni del triennio sono dedicati allo studio degli ultimi quattrocento anni, direi che dedicare nove mesi a un’era lunga un millennio è più che legittimo 😉
    In genere però gli si dedica molto meno tempo, ahimé.

    Quanto allo studio degli ultimi cinquant’anni di Storia… mah.
    Per carità, sì, sono importanti: noi li abbiamo studiati, il nostro libro di testo finiva con Tangentopoli. Però li abbiamo studiati in due mesi, il che mi pare un periodo già più che sufficiente. Caspita, son cinquant’anni: quanto ci metti a studiare cinquant’anni? 😛

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  7. regulus21

    Appoggio quest’ultima cosa di Daniele per dire: ma anche quando vai per strada… chi cavolo sono le persone alle quali sono intitolate le strade che percorri?

    Qui c’è una via dedicata ad un console romano fra via Amedeo e via Umberto (primo, secondo, frutta o dessert?)… schizofrenia, sì, ma ti sembra che il console romano sia il cognato di Maria Josè 😀

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  8. Nacochan

    Vero, manca Beniamino! XD

    “Così Giacobbe, che stava improvvisamente iniziando a sentirsi un uomo-oggetto”
    Ed era veramente sveglio, il ragazzo, visto che ha aspettato tutti ‘sti figli per accorgersene! XD

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  9. utente anonimo

    “Poi Zilpa, schiava di Lia, partorì un secondo figlio a Giacobbe. “Sono proprio contenta!”, esclamò Lia: “le altre donne diranno che sono fortunata!”. (Giuro: non me lo sto inventando!) E diede al neonato il nome di Aser.”

    AH, ah ^_^

    Aerie

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