La fanciulla di ghiaccio che non poteva amare

Non so che tempo faccia dalle vostre parti, ma vi assicuro che qui fa freddo. Ho quattordici gradi in salotto. Se dovessi improvvisamente sparire dalla circolazione, sappiate che non mi sono stancata di Internet: molto più probabilmente, sono morta assiderata.

Per una evidente questione di affinità termica con il personaggio in questione, quest’oggi avrei pensato di arricchire il mio Calendario dell’Avvento con una fiaba tutta russa, dedicata alla “Fanciulla di Ghiaccio”.

Vi ricordate di Ded Moroz, il Babbo Natale della Russia comunista? Vi ricordate della sua aiutante Snegùrochka, che all’epoca dei Romanov era la figlia di Ded Moroz e con l’avvento del comunismo è misteriosamente diventata sua nipote?
Ecco. Su Snegùrochka, nella Russia e dintorni, sono fiorite centinaia di leggende. La più diffusa, su Internet, parrebbe essere una fiaba slava, secondo la quale Snegùrochka è un pupazzo di neve fabbricato da due anziani coniugi senza figli, che prende vita diventando una bambina vera e propria.
Ma siccome questa fiaba non mi piace particolarmente, io vi racconto la versione russa, che fra l’altro tira in ballo anche Ded Moroz suo padre.

Prima di diventare un Babbo Natale al soldo della dittatura, Ded Moroz era una divinità pagana: rapiva i bambini, gelava i raccolti, faceva scendere valanghe dalle cime innevate… la sua figura non aveva niente a che vedere con San Nicola, ma semmai personificava l’Inverno.
Era un brutto ceffo, davvero poco raccomandabile, ‘sto Ded Moroz – eppure, Primavera se n’era innamorata. Forse sperava di cambiarlo; forse la attraeva quella sua aria da eterno dannato, ché si sa che le donne sono spesso molto stupide.
Fatto sta che Primavera aveva amato Inverno, e dalla loro unione era nata una piccola bambina. La chiamarono Snegùrochka, che vuol dire “fanciulla di neve”: perché la ragazzina era fatta di neve e ghiaccio, proprio come il padre che l’aveva generata.

Ma c’è un “ma”, nella storia di Snegùrochka.
Il Sole, che amava da tempo la dolce Primavera e che più volte era stato rifiutato, non poteva sopportare di vedere in giro la figlioletta che Primavera aveva avuto con il vecchio Inverno. Rabbioso e ingelosito, il Sole – colui che ha potere su tutti noi e soprattutto sulle stagioni – aveva lanciato una maledizione alla fanciulla: Snegùrochka sarebbe morta, se mai avesse conosciuto il vero amore.

Primavera e Inverno, venuti a conoscenza della maledizione, decidono di prendere tutti i provvedimenti necessari. Nascondono Snegùrochka presso una famiglia di contadini, di modo che il Sole non possa rintracciarla; e poi agiscono con un incanto sul cuore della fanciulla, in modo tale che lei non possa mai conoscere l’amore. Il suo cuore di ghiaccio non proverà mai sentimenti, e Snegùrochka non conoscerà mai l’affetto e l’amicizia – ma, almeno, la ragazza sarà salva e potrà continuare a vivere nonostante la maledizione.

Passano gli anni e Snegùrochka cresce, nel piccolo villaggio in cui è stata fatta rifugiare. È ormai diventata una bella ragazzina: socievole, disponibile, senza dubbio affascinante.
Solo, è una fanciulla triste: il suo cuore di ghiaccio non conosce amicizia, né gioia, né affetto o riconoscenza; i suoi amici fanno di tutto per distrarla, ma i sorrisi di Snegùrochka sono sempre freddi e vuoti. L’ultimo tentativo disperato, in quel gelido inverno russo, lo compie la giovane Kupava: è lei la migliore amica di Snegùrochka, e per l’ultima volta vuole provare a distrarla. L’invita a un ballo di gala, e Snegùrochka accoglie l’invito con piacere: fa del suo meglio per prepararsi alla serata, e quando entra nel salone è semplicemente splendida. Le luci delle candele si riflettono sulla sua pelle di ghiaccio e il suo vestito di brina leggerissima ondeggia lieve attorno al suo corpo scolpito e perfetto. È così bella, la ragazza che non poteva amare, che ruba il cuore a centinaia di ragazzi.

E soprattutto ruba il cuore di Mizguir, il promesso sposo della povera Kupava.

Mizguir cerca di farsi passare quell’infatuazione, ma dopo giorni e settimane gli pare chiaro che ogni tentativo è inutile. Quello che prova per Snegùrochka è amore, amore vero, e così decide di affrontare con dolcezza la sua povera Kupava. Le spiega che non la ama più, che il suo cuore ormai è di Snegùrochka – e che non potrebbe mai sposarla, sapendo di amare un’altra persona. Kupava piange, maledice la sua amica, si dispera. È così rabbiosa e così tanto delusa per la fine del suo amore, che si rivolge allo zar per avere protezione: gli spiega che una fanciulla di ghiaccio ha sedotto il suo legittimo fidanzato e che quella donna malvagia va condannata per le sue malefatte.

Lo zar, incerto e fors’anche incuriosito, fa chiamare a corte Snegùrochka. “È vero che hai sedotto questo certo Mizguir?”, le domanda stentoreo. “Lo ami? Lo vuoi sposare?”.
Snegùrochka è perplessa, non riesce a capire nulla di ciò che lo zar le va chiedendo. “Io non so cosa sia l’amore”, mormora piano, timidamente. E lo zar la lascia andare, non trovando in lei alcuna colpa.

“Io non so cosa sia l’amore!”, ripete Snegùrochka più allarmata, una seconda volta, quando di lì a pochi giorni trova Mizguir davanti alla sua casa. Lui la ama, vuole sposarla, è lì per chiedere la mano della fanciulla; ma Snegùrochka non sa cosa sia l’amore, e non capisce per quale motivo Mizguir abbia gli occhi lucidi nel sentire il suo rifiuto. Lei, nel suo cuore ghiacciato, prova solo un grandissimo dispiacere.

Attorno a sé vede solo coppie di giovani innamorati… e il povero Mizguir deperire di giorno in giorno dopo il suo gelido rifiuto. Persino Kupava ha trovato un nuovo fidanzato e ha perdonato la sua amica Snegùrochka: anzi, l’anche esortata a sposare il povero Mizguir, che è tanto buono e così tanto innamorato.
Ma come potrebbe Snegùrochka sposare qualcuno, se non sa neppure cosa sia l’amore?

La fanciulla di ghiaccio è malinconica e pensierosa. Sente la mancanza di qualcosa, là nel suo cuore di ghiaccio; sa di non essere completa, senza la possibilità di amare. Dopo giorni di pianti e di sospiri, Snegùrochka prende una decisione: torna nei boschi in cui abitano i suoi potenti genitori e li implora di poter conoscere l’amore.
Piange lacrime gelate, la povera ragazzina, e implora i suoi parenti di concederle questo dono. È disperata, senza speranze, inesorabilmente avvolta da una tristezza glaciale. È così abbattuta che i suoi genitori, commossi, hanno pietà delle sue lacrime: ed ecco la Primavera scendere su sua figlia e adornarle i capelli con una ghirlanda di fiori. “Sei stupenda, figlia mia”, sussurra la Primavera lisciando il vestito di Snegùrochka. “Vai dal tuo Mizguir. Da questo momento, anche tu potrai amare”.

È come se qualcosa, dentro di lei, stesse lentamente cambiando. Snegùrochka abbraccia la sua mamma e corre verso il villaggio godendosi ogni istante di questa emozione nuova. Felicità, entusiasmo, speranza, e persino allegria ed emozione: tutto questo, Snegùrochka sperimenta nella sua corsa verso casa, in un turbinio di emozioni che mai aveva conosciuto.
E poi… e poi, l’amore. Un sentimento nuovo, un’emozione mai provata prima, che inonda Snegùrochka non appena incrocia con lo sguardo quello di Mizguir. Il suo cuore non è più ghiacciato e batte forte nel suo petto, mentre Snegùrochka si avvicina al ragazzo. Il suo cuore s’inonda di un calore dolce e sconosciuto, quando Snegùrochka, per chissà quale incomprensibile ragione, di fronte a Mizguir prova ed asseconda quello strano impulso di stringerlo e di posare le sue labbra sulle sue.

È un istante, o forse è l’eternità intera.
Snegùrochka ha finalmente scoperto cosa sia l’amore; la fanciulla di ghiaccio, la fanciulla che non poteva amare, ora avverte dentro di sé un tepore dolce, indescrivibile e meraviglioso, che parte dal suo cuore innamorato e inonda ogni singolo fiocco di neve del suo corpo.
E in questo dolce calore che è il sentimento… la fanciulla di ghiaccio, sciogliendosi, scompare.

Vasnetsov_Snegurochka

13 risposte a "La fanciulla di ghiaccio che non poteva amare"

  1. Cappellai0Matto

    Rompo l’incantesimo U.U

    Mi hai fatto tornare alla mente un episodio di un qualche cartoon giapponese (Galaxy Espress?!). Non ricordo.

    Anche lì c’era, se non erro, una sorta di prioncipessa del ghiaccio incapace di provare sentimenti.
    Solo un piatto di spaghetti bollente, cucinato dal cuoco con vero amore e vera passione, avrebbe potuto svegliarla da quel glaciale torpore.

    Non rammento però se si sia poi sciolta durante la digestione…

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