Profumo di Te

Lui era calabrese. Di Crotone.
Dico “era” perché adesso è morto, ma da vivo era di Crotone.
A Torino ci era arrivato per caso, molti anni fa, spinto dal bisogno: aveva necessità di trovare un buon lavoro, e da Torino aveva avuto un’offerta interessante.
Aveva salutato la sua famiglia – moglie, figli, e genitori – e se n’era andato su su, verso il Piemonte. Lì aveva vissuto per quindici lunghi anni, lontano dalla casa e dai quei figli che ormai s’erano fatti adulti: tornava giù ogni estate, mandava a casa i suoi risparmi, e scriveva delle lunghe lettere.
A un certo punto, quando aveva ritenuto di aver messo da parte abbastanza soldi, aveva lasciato Torino ed era tornato giù a Crotone.
Ha vissuto lì tutto il resto dei suoi anni, e poi, ormai vecchio, è morto.

I suoi nipoti, in una specie di tributo al nonno scomparso, hanno pensato che sarebbe stato bello andare, una volta, a Torino, “in suo onore”. Volevano visitare la città che lui aveva tanto amato, e ne hanno approfittato per farsi una vacanza: hanno passeggiato sotto i portici di Torino, hanno bevuto il bicerin nella caffetteria lussuosa, hanno ammirato silenziosi la corona delle Alpi.
E poi, la più affezionata delle nipoti ha avuto unidea geniale.

Dovete sapere che il signore di cui sopra, se fosse vissuto ai nostri tempi, sarebbe stato un blogger.
Siccome all’epoca il blog non esisteva ancora, il signore aveva l’abitudine di scrivere su carta. Scriveva lettere alla famiglia, questo è ovvio, ma scriveva anche delle poesie.
Non aveva grandi possibilità economiche, ma alle sue poesie ci teneva particolarmente: a un certo punto ha cominciato a batterle a macchina su tanti piccoli foglietti, e poi è andato in tipografia per farsele rilegare.
In questo modo, nei quindici anni di esilio torinese, il signore aveva creato quattro piccoli volumi di poesiole, artigianalmente riprodotti in una decina di copie. Li aveva regalati ai parenti, li aveva fatti leggere agli amici, e insomma ne andava molto fiero.
L’idea geniale della sua nipote, una volta arrivata a Torino, era stata la seguente: lei non ne era del tutto certa, ma le pareva di ricordare che suo nonno le avesse detto, molto tempo fa – una volta – che una copia dei suoi volumi era custodita in una piccolissima biblioteca di Torino. A quanto pare, il nonno era diventato amico di un caro ragazzo che ci lavorava a tempo perso; e a quanto pare, lui aveva accettato di accogliere fra i suoi scaffali le sue quattro piccole raccolte.
Così. Come gesto d’amicizia.

Bene. La nipote non era assolutamente certa di questa cosa, però voleva provarci. Pensava che sarebbe stato assolutamente emozionante, vedere i libri di suo nonno fra gli scaffali di una biblioteca.
E in effetti aveva l’aria emozionata per davvero, mentre io le indicavo il nome di suo nonno nel bel mezzo del nostro catalogo per autori.

“Eccolo qui. Mario Rossi. Ci sono tutte e cinque le sue opere”, l’ho informata con un gran sorriso, scorrendo le schede nel catalogo. “Gliele vado a prendere?”.
“Sì, graz…”, ha incominciato lei emozionatissima, ma poi s’è interrotta aggrottando le sopracciglia. “Tutte e quattro le sue opere, vuole dire”, ha precisato cortesemente.
Io ho lanciato un’occhiata allo schedario. “No no. Sono cinque. Nella fiamma di una candela, Il sapore del melograno, Rispecchiandosi nelle acque, La speranza del mio cuore, e Profumo di Te”.
La signorina ha sbattuto le palpebre, con l’aria un po’ perplessa. “Mio nonno ha scritto le prime quattro, ma Profumo di Te non è sua! Forse c’è un errore nel catalogo”.
Cinque minuti più tardi, io potevo affermare con sicurezza che no, non c’era nessun errore nel catalogo: “ecco qui Profumo di Te, signorina. È proprio dello stesso autore: Mario Rossi, nato a Crotone il 23 gennaio del 1920… e poi lo vede, anche la legatura è la medesima”. E sorridendo, le ho passato il libro.

Trenta secondi più tardi, appariva ormai evidente per quale validissima ragione il nonno avesse deciso di tener nascosta ai suoi nipoti l’esistenza di quel libro: le parole più frequenti in quelle (orribili) poesiole erano sulla linea di “gemiti vogliosi”, “viril membro che ti desidera”, “nudità infin discoverta”.
Mentre io meditavo orripilata di regalare l’orrendo libro alla ragazza – ne facesse quel che voleva, basta che lo togliesse di torno dalla mia linda biblioteca! – la signorina sconcertata cercava di articolare una frase di qualche senso. “Oh beh…”, commentava incredula posando il libro: “quantomeno, è bello vedere come mio nonno fosse ancora innamorato di mia nonna”, e ha ridacchiato. “Nonostante le distanze”.
“Oh sì. Quello sì”, ho commentato distrattamente, sfogliando l’orrendo opuscolo. “E poi si dice ‘lontano dagli occhi, lontano dal cuore’…! Nonna Elga non doveva avere di queste preoccupazioni…”.
La signorina mi guarda senza capire. “Nonna chi?”.
“Elga”, ripeto sovrappensiero. “Il libro è dedicato a Elga, e quind…”. Sbarro gli occhi e mi interrompo, ma ormai è troppo tardi. Richiudo di scatto il libro e cerco di parlare della borsetta della signorina, che è proprio tanto bella, ma la signorina insiste: “il libro è dedicato a Elga?”. Apparentemente, è proprio sconcertata. “Mia nonna non si chiama Elga! E chi diavolo è, ‘sta Elga?”.
Rido, nervosa: “oh beh, sarà una parente…”. E intanto cerco di non pensare Alla mia amata Elga, che dona un senso alla mia vita.
Non ho nessuna parente che si chiami Elga!! Nessuna Elga da nessuna parte! Mi faccia un po’ vedere…!”.

Meno male che i diretti interessati eran già tutti morti, altrimenti mi sarei sentita una rovinafamiglie del tutto involontaria. Da quanto si evinse da attenta lettura dell’orripilante opuscolo idiotamente depositato in una biblioteca (!!!), nei quindic’anni di permanenza torinese l’amato nonno si era dato alla pazza gioia. La misteriosa Elga doveva essere la sua amante fissa, con la quale s’era costruito una sorta di lupanar seconda famiglia.

Le biblioteche, per chi sa come usarle, possono portare a interessantissime scoperte.

22 risposte a "Profumo di Te"

  1. Lucyette

    Nota Bene: mentre controllavo su Google che non esistesse per davvero un libro di poesie intitolato "Profumo di Te" ad opera di Mario Rossi (ovviamente ho alterato tutti i dettagli per delle ragioni di privacy direi alquanto ovvie), sono capitata sul sito internet www.ProfumodiTe.it.
    Che, contrariamente a quanto si possa immaginare, non è un sito porno ma è il sito di un omonimo negozio di Seregno…
    … che vende tè e tisane! 😀
    Io lo trovo un nome assolutamente geniale! 😛

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  2. unknownknight

    Questa storia è fantastica!
    Parte da casa Dickens e arriva alla taverna del Boccaccio…ahahah…non ci sarebbe da ridere, ma forse proprio per questo fa ridere!

    L’idea di glissare la gaffe aducendo alla borsetta poi, è un passaggio che vorrei vedere, prima o poi…

    Domani vado a cercare nonnetti calabresi, che tanto al giorno d’oggi, tra pastigliette e sistemi d’informazione, magari qualcosa di simile salta fuori!

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  3. Layla24

    Lucyette, quanto m’infiammo per i tradimenti… >____<
    Possibile che si riesca a fantasticare (quasi) solo sul proibito… E sì che ce ne sono di argomenti umani che necessitano di passione, voli pindarici, disponibilità e follia senza implicazioni traditrici

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  4. Lucyette

    unknownknight, benvenuto! 🙂
    Peraltro, a proposito di "far saltar fuori" qualcosa di simile, la cosa che mi fa morir dalle risate è questa: sicuramente, quando svariati decenni fa il tizio aveva consegnato in biblioteca il libro incriminato, lui credeva di essere al sicuro. Probabilmente, nessuno dei suoi parenti sarebbe mai andato a Torino, e comunque nessuno dei suoi parenti sarebbe mai andato a sfogliare il catalogo di una biblioteca torinese, quindi credo che fosse abbastanza certo di non essere mai scoperto (o in alternativa, era molto idiota :-P).
    Ma la cosa che mi fa morir dal ridere, è questa: adesso, con i cataloghi delle biblioteche che sono finiti ONLINE, disponibili a TUTTI, teoricamente i suoi parenti avrebbero potuto scoprire l’esistenza del libro ANCHE DA CASA LORO! E in un futuro magari neanche troppo lontano, potrebbe anche capitare che le biblioteche inizino a digitalizzare in massa tutto il materiale per renderlo disponibile a tutti gli utenti con un semplice click…
    Sicuramente lui non si aspettava una evoluzione tecnologica del genere, ma invece… 😛

    Morale della favola: se non sei perfettamente certo di ciò che stai facendo, allora non farlo. Con l’avanzare della tecnologia, rischi assolutamente di essere scoperto 😛

    Layla: se ti consola, quello lì non fantasticava proprio per niente – faceva e basta, a quanto pare 😛
    Il bello è che, in genere, per tradimenti di questo tipo c’è anche una certa indulgenza (per la serie: "e va beh, dai, poverino, è stato quindici anni lontano da casa, è normale…").
    Normale?
    Io ho conosco un mucchio di gente che sostiene che, in queste condizioni, una scappatella è giustificabile "perché cosa doveva fare, quel poveretto? Star quindici anni senza far sesso?".
    Ecco, questo lo trovo del tutto delirante: siccome grazie al cielo non siamo bestie affamate e incapaci di  mettere freno ai nostri istinti, direi che sì, ci stai eccome quindici anni senza cercarti una amante, bello mio! (Soprattutto se sei sposato!).
    E invece, pare che in certe condizioni la gente abbia questa strana tendenza a giustificare…

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  5. suibhne

    il tuo livore per il povero vecchio mi pare un filino esagerato… se colpa ha avuto, l’ha avuta verso la moglie mica verso te, me o il mondo! E poi, comunque, sarebbe caduta in prescrizione 😉

    ora che ci penso, l’unica sua colpa è di scrivere versi brutti, ma è una colpa che si tende a sottovalutare…

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  6. Lucyette

    No: ma contro quel signore nello specifico, io non ho proprio niente… più che altro, mi danno molto fastidio quelli che giustificano i tradimenti adducendo le motivazioni di sui sopra (e credo che il caso di questo tizio, rimasto lontano da casa per quindici anni, sia il tipico caso di tradimento che può essere giustificato, secondo quella logica)
    Paradossalmente, io farei meno fatica a giustificare il tradimento di uno che sta vivendo un periodo di crisi con la moglie, trova un’altra donna, e se ne innamora (o simili). Certo, è comunque un tradimento e quindi è comunque una cosa molto grave, ma io lo trovo pur sempre meno squallido di un tizio che, non avendo la moglie a portata di mano, non riesce ad arrestare l’insopprimibile desiderio di sfrucugliarsi un’altra donna "perché ahò, la carne è debole!".

    Poi, ovviamente, non conosco il nonnino, non conosco le ragioni del suo gesto, e francamente nemmeno mi interessano
    La colpa di aver impestato le biblioteche torinesi con degli orripilanti versi illeggibili, invece, è del tutto imperdonabile

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  7. suibhne

    però non si scrivono versi, per quanto brutti, per una scappatella… secondo me il signor crotonese amava Elsa, probabilmente più che sua moglie alla quale non ha dedicato poesie…

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  8. Lucyette

    Ester: tranne che per la povera nipote che ha involontariamente scoperto gli altarini di suo nonno…

    Suibhne: a onor del vero, alla moglie il signor crotonese aveva dedicato gli altri quattro opuscoli (che erano tutti affettuosi e teneri, non sulle linee di "uh come mi piace sentire i tuoi gemiti" )
    Poi, non so che tipo di relazione ci fosse fra quei due, e nemmeno me ne importa… 😉

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  9. utente anonimo

    La penso come te :p

    Evviva il nonno di Crotone!!! XD

    Leggere tutto ciò comunque è stato esilarante, sarebbe una perfetta trama di un film (comico) XD

    Daniele

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  10. Lucyette

    Daniele, in effetti sono abbastanza convinta che sarei in grado di scrivere la sceneggiatura di un telefilm tipo Friends, basandomi sulle vite mie e dei miei più cari amici 😛

    Suibhne: il che, per l’appunto, mi pare estremamente squallido u_u

    Aerie, ormai credo che negerò di avere in biblioteca quegli opuscoli, di fronte a qualsiasi altra persona che voglia venire a chiedermeli…

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  11. Lucyette

    Claudio: e per vedere la mia, di faccia sconvolta, non pagheresti? Guarda che probabilmente era meglio ancora!

    Stella, e il bello è che la mia biblioteca è piccola… non oso immaginare cosa possa succedere in una Nazionale…
    (Anche se, probabilmente, in biblioteche così grosse il lavoro si riduce a un banalissimo lavoro d’ufficio. Io personalmente non avrei nessuna voglia di capitare in una grande biblioteca, tranne forse un paio d’eccezioni – invece pare essere il sogno segreto di tutti i bibliotecari…).

    Nacochan: sì, vero? u__u

    Fuliggine: nuuuu! Dici?

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