Dydd Santes Dwynwen

C’era una volta…
“San Valentino!”, diranno subito i miei piccoli lettori.

No, ragazzi, avete sbagliato: c’era una volta Santa Dwynwen. Non era una Santa molto popolare, ma una normalissima donna del Galles: una di quelle che si ricordano una volta all’anno per la festa comandata e poi ritornano nel dimenticatoio. Non so bene come andasse, ma fatto gli è che a un certo punto santa Dwynwen cominciò ad essere festeggiata in tutto il Galles come una sorta di “San Valentino in gonnella”. E in effetti la sua storia è romantica per davvero, anche se non esattamente sullo stile classico degli Harmony…

***  

Santa Dwynwen era nata in un anno imprecisato del secolo V. Era figlia del leggendario re Brychan di Brecknock, santo a sua volta: era, insomma, una giovane principessa.
Ed era bella. Virtuosa. Intelligente. Ma, soprattutto, era anche innamorata.
Innamorata follemente di un giovane principe di un regno confinante; e lui, Maelon Dafodrill, la ricambiava con passione. In un mondo ideale, i due fanciulli si sarebbero sposati, amandosi teneramente per tutto il resto della vita e governando il loro regno con benignità e sapienza.

Purtroppo, nella vita reale, è piuttosto raro che “tutti vivano per sempre felici e contenti”.

Nello specifico, all’amore puro dei due giovani si frapponeva un ostacolo non insignificante: la giovane Dwynwen, purtroppo, era già fidanzata.
Per somma disgrazia, fidanzata con un uomo che non amava. O chissà, magari avrebbe anche potuto innamorarsene: era difficile dirlo a priori, visto che non aveva mai avuto il piacere di conoscerlo.
Il fidanzamento era stato sancito anni prima, quando Dwynwen era appena una bambina. Per lunghi anni, una sanguinosa guerra aveva inutilmente contrapposto il re suo padre e il re che sarebbe stato il suo futuro sposo: solo dopo molte perdite di vite i due sovrani avevano stretto un’alleanza, suffragata dalla promessa che la bella Dwynwen sarebbe andata in moglie al re straniero.

Gli anni erano passati, ormai Dwynwen aveva già raggiunto l’età da marito. Il cuore le si stringeva al pensiero di dover sposare quell’uomo vecchio e rude, che le voci descrivevano come scorbutico e violento: eppure, non c’era alcuna alternativa. Per un folle istante, Dwynwen aveva addirittura pensato di assecondare le richieste del suo amato Maelon. Lui voleva prenderla, scappare: sposarsi segretamente, mettere tutti quanti di fronte al fatto compiuto; vivere con lei per tutto il resto della vita.

Oh, : per un folle istante, Dwynwen aveva pensato di assecondarlo.
Ma poi, le sue fantasie erano scoppiate come una bolla di sapone: per lei, non si trattava solamente di inseguire un sogno d’amore; per lei, la questione, era molto più complessa. Rifiutare il re straniero avrebbe significato invalidare l’alleanza fra i due regni. Avrebbe voluto dire scatenare una rappresaglia, forse una seconda guerra addirittura, danneggiando innanzi tutto il popolo. E come poteva, Dwynwen, anteporre il suo egoistico desiderio di amore alla salvezza dei suoi sudditi tanto amati?
No. Non c’era nessuna alternativa. La relazione fra lei e Maelon, assolutamente, doveva interrompersi al più presto: e lei lo spiegò al giovane con molta pacatezza, in un fresco pomeriggio estivo, camminando con lui lungo un viottolo nel bosco.

Maelon non capì. Non capì minimamente.
Osservò che del popolino non gliene importava nulla; che lui non aveva nessuna intenzione di sacrificare il sogno della sua vita per far piacere a una banda di villani; insinuò addirittura che Dwynwen avesse smesso di amarlo. Protestò e gridò, al punto tale che fra i due innamorati scoppiò una lite furibonda che durò per ore: alla fine, esausti per quella discussione, i due giovani si sedettero sull’erba, nel tentativo di riprendere le forze.
Maelon, ancora furente e sconvolto per la notizia, si girò su un fianco, e dopo poco tempo scivolò nel sonno.

Dwynwen, dal canto suo, sedeva sotto un albero e piangeva silenziosamente: lei amava Maelon, lo amava con tutto il cuore, e non riusciva a immaginare la sua vita lontano dal ragazzo. Ma era ferma nella sua decisione… e, peraltro, anche piuttosto spaventata: non avrebbe mai immaginato che il suo Maelon potesse dire, o insinuare, o anche solo pensare certe cose.
Giunse le mani e pregò, mentre le lacrime rigavano il suo volto: pregò il Signore affinché la aiutasse a superare questa prova, e gli chiese di porre fine a quell’amore che era causa di tante sofferenze. Pregò a lungo, singhiozzando, inginocchiata in quel bosco silenzioso: e pregò così forte che le sue suppliche arrivarono fino al cielo, dove Dio si commosse e volle inviare a Dwynwen uno dei suoi angeli.


L’angelo era bellissimo, risplendeva nella sua veste bianca. Teneva in mano un calice dorato e lo porse a Dwynwen con uno sguardo sorridente. “Fanciulla. Bevi questo”, le ordinò con molta calma. “Dopo che l’avrai bevuto, il tuo cuore cesserà di piangere”.
Dwynwen fece appena in tempo a prendere in mano il calice: l’angelo era già scomparso. Con le mani tremanti per lo spavento e per l’emozione, la principessa portò il calice alle labbra: aveva appena bevuto un sorso di quello strano filtro, ed ecco che cominciò che il suo cuore cominciò a scaldarsi di un’emozione nuova. Una sensazione stranissima, di pace serena, l’aveva avvolta improvvisamente: la disperazione era scomparsa e Dwynwen sorrise tra le lacrime, sussurrando a mezza voce, incredula, una preghiera di ringraziamento. Voltandosi per guardare Maelon, che stava ancora dormendo, provò solo un moto di infinito affetto – ma di un affetto quieto, fraterno, generoso. L’idea di non poter sposare Maelon, ormai, le sembrava del tutto tollerabile… anzi: a dirla tutta, le sembrava quasi ovvia, come quando non riesci proprio a immaginarti fidanzata col tuo migliore amico.
Il Signore aveva ascoltato le sue preghiere, e aveva trasformato la tormentata passione di Dwynwen in una amicizia sincera.

Raggiante per la gioia, la ragazza corse da Maelon e lo svegliò dolcemente: gli chiese di bere un sorso di quel liquido portentoso, affinché anche in lui si compisse il miracolo.
Ma qualcosa andò decisamente storto.
Maelon aveva appena finito di svuotare il calice, quando il suo volto si trasformò in una maschera di dolore: sbiancò violentemente, sentì i muscoli irrigidirsi e spalancò la bocca in un grido d’aiuto. Di lì a pochi istanti, anche quell’urlo si indebolì fino a tacere: Maelon si era trasformato in un’enorme statua di ghiaccio.

Dwynwen gridò con tutta la sua voce, mentre sentiva i suoi polmoni svuotarsi per l’orrore.
Gridò disperatamente, e scosse Maelon supplicandolo di svegliarsi: chiamò aiuto, implorò, cercò addirittura di riscaldarlo col suo abbraccio per sciogliere il ghiaccio che lo intrappolava, ma ogni tentativo fu inutile. Alla povera ragazza non restò che inginocchiarsi e gridare al cielo tutta la disperazione ed il suo sdegno: perché lei era stata oggetto di quella grazia e a Maelon era toccata quella sorte disumana? Perché quella maledizione? Perché questa ingiustizia?

Dwynwen pianse, gridò, arrivò addirittura a protestare. E l’angelo del Signore, udite le sue suppliche, tornò a manifestarsi.
“Giovane Dwynwen, il tuo cuore è animato da nobili sentimenti: per il bene del tuo prossimo sei disposta a sacrificare anche le cose a cui tieni, e la tua generosità ti fa onore”. L’angelo fece una pausa e sospirò, prima di continuare in tono grave: “non così, però, è per Maelon. Lui non comprende la tua generosità, e non è disposto a rinunciare a nulla pur di ottenere quello che desidera egoisticamente. Lui stesso ha scelto di trasformare il suo cuore in un blocco di ghiaccio, quando ha deciso di trascurare i bisogni del suo prossimo per pensare solo alle sue esigenze. Non accusare me per la sorte a cui è andato incontro, perché la decisione è stata unicamente sua”.
Dwynwen era impietrita. “Ti prego”, sussurrò. “Ti prego. Ti prego, salvalo”.
L’angelo sorrise. “Per la generosità del tuo sacrificio, il Signore ha deciso di concederti tre desideri. Prega con animo sincero, e le tue richieste saranno esaudite”.
Dwynwen rimase a bocca aperta. “Voglio che Maelon sia liberato dal ghiaccio!”, esclamò molto velocemente.
L’angelo annuì. “Avrà una seconda possibilità. Ma dovrà essere lui a scegliere di uscire dalla sua corazza”.
Dwynwen si mordicchiò il labbro inferiore, lanciando una timida occhiata alla statua di ghiaccio… che era sempre una statua di ghiaccio. Forse ci voleva solo un po’ di tempo?
“E poi”, aggiunse a voce bassa, “io… non voglio sposarmi”.
L’angelo la fissò a lungo. “Non vuoi sposarti con il vecchio re sconosciuto, o non vuoi sposarti proprio?”.
Dwynwen esitò. “Non voglio sposarmi con nessuno”, mormorò timidamente. “E non voglio che mi venga mai più voglia di sposarmi. È tutto troppo complicato. Forse non fa per me”.
L’angelo la guardò, e sorrise. “E allora sarai accontentata”, disse. “In un certo senso”.
Dwynwen fece finta di aver capito, e poi azzardò: “posso fare la mia terza preghiera?”.
L’angelo annuì con cenno del capo.
“Voglio che nessuno debba mai più soffrire per amore”, sussurrò la principessa, abbozzando un sorriso. “Voglio che tutti gli innamorati trascorrano assieme la loro vita, felici, seguendo la legge del Signore, senza farsi del male vicendevolmente, e senza svilire il loro amore in un puro desiderio”.
L’angelo sorrise, di un sorriso che era un misto di dolcezza e malinconia. “Questo sarebbe anche il desiderio del Signore”.


****


In un certo senso, effettivamente, a Dwynwen non venne mai più voglia di sposarsi.
Si sposò con Dio, di lì a pochi anni, prendendo i voti e fondando un monastero nell’isola di Llanddwyn… che è un’isoletta bellissima, a dar retta a Google Immagini, veramente meravigliosa: il posto ideale per un viaggio di nozze.
Sulle rive di quest’isola, una fontana d’acqua fresca fu considerata una sorgente sacra, dono di Dio alla sua sposa: secondo la tradizione, questa pozza d’acqua era la dimora di un pesciolino magico, che, con i suoi movimenti, poteva predire il futuro di ogni coppia che lo interrogasse.
La tradizione è sopravvissuta ben oltre alla morte di santa Dwynwen, tant’è vero che i dolci pellegrinaggi verso quest’isola sono proseguiti per dei secoli… e anzi continuano tutt’ora. Llanddwyn, al giorno d’oggi, può vantare una sorta di “via dell’amore” in salsa celtica, che viene percorsa ogni giorno da decine e decine di coppiette innamorate.

Essì. Perché i Gallesi, effettivamente, sono ancora molto legati alla “loro” Santa dell’amore.
Anche grazie a una serie di iniziative commerciali prese a partire dagli anni ’70 del ‘900, il “culto” è più vivo che mai. I Gallesi festeggiano “San Valentino” con un anticipo di un paio di settimane, anticipando al 25 gennaio – memoria liturgica di Santa Dwynwen – lo scambio di doni, auguri e cenerette romantiche.
Dydd Santes Dwynwen, la chiamano loro: la festa di Santa Dwynwen, in Gallese. Se l’anno prossimo volete stupire il vostro innamorato, o innamorata, con un pensiero fuori dal comune, fate come i Gallesi: festeggiate il 25 di gennaio.

Santa Dwynwen – ci scommetto – ne sarà più che felice.

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(A proposito: in realtà, questa era la versione “per famiglie” della vita della Santa; quella che in Galles trovate sui libri di lettura dei bambini delle elementari, tanto per capirci. In realtà, la leggenda agiografica ha anche una variante, che ha dato origine a una vera e propria versione “uncensored” della storia…).

12 risposte a "Dydd Santes Dwynwen"

  1. Lucyette

    Aerie: beh, in effetti Llanddwyn sembrerebbe proprio un posticino delizioso, a giudicare dalle immagini che si trovano su Internet 🙂
    Più che altro, sarebbe curioso andare in Galles attorno al 25 di gennaio: pare che ci siano proprio bigliettini di auguri, vetrine addobbate, pupazzetti-regalo… proprio come da noi, per San Valentino! 🙂

    Layla, dici che il terzo desiderio non si è realizzato?
    Beh… effettivamente ci sono in giro parecchi blocchi di ghiaccio, di questi tempi, ma la colpa è loro, che hanno deciso di fare come Maelon!
    … poi ci sono anche delle persone infelici e basta, tipo quelle che amano di amore non ricambiato, ma io ho questa teoria: secondo me, anche la jella è moderatamente onnipotente! ;-P

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  2. marinz

    Bello questo post… tutto quello che riguarda la storia "celtica" mi ha sempre affascinato e mi piace che esista un posto così… tipo una Avalon, l’isola magica dei druidi, dove leggende e realtà si fondono dai tempi di Artu 🙂

    Circa il terzo desiderio non credo si tratti di amore non ricambiato e statue di ghiaccio.. sicuramente un amore egoistico indurisce il cuore e non scalda l’Amore mentre un cuore Innamorato, anche se non ricambiato, trova sempre del calore per trasformare l’egoismo in Amore e quindi è felice per la felicità dell’Amato.

    Dici che è troppo utopico? Non credo… i Santi ce ne danno la dimostrazione :o)

    Un sorriso 🙂

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  3. marinz

    forse perchè essere innamorati è diverso da provare Amore :o)

    Se si scoprisse davvero questo sentimento profondo allora, come si diceva, la cosa non sarà utopica… purtroppo l’innamoramento è la prima fase quello che fa vedere tutto "rose e fiori" e che ci fa "credere" di essere unici al mondo… poi si scopre che ci sono anche dei difetti e qui che l’Amore sconfinge il "brutto" e scioglie i ghiacci :o)

    Senti ma oggi è la festa di san Faustino che è stato preso come patrono dei single oltre essere il santo di Brescia… che cmq con i single non ci azzecca nulla (era presbitero) 🙂
    Non c’è qualche leggendario santo che possa essere patronato dei single? :o)

    un sorriso 🙂

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  4. Lucyette

    Ahahahaha! Questa sì che è una buona domanda: potrei scriverci su un post per il prossimo giorno di San Faustino 😀
    In effetti, a quanto pare, il patrono dei single c’è per davvero: quello degli uomini non sposati è Sant’Ermanno di Colonia (per ragioni che mi sfuggono), mentre quello delle donne nubili è San Nicola (sì, proprio quel San Nicola: Babbo Natale :-P).
    Poi ci sono dei Santi appositi per le ragazze nubili che si vogliono sposare: San Brendano; Sant’Antonio da Padova; Santa Caterina d’Alessandria; San Colmano di Stokerau; Santa Eustella della Saintonge, e ancora una volta l’onnipresente San Nicola. Immagino che non ne facciano una questione di sesso, e diano retta anche alle preghiere dei maschi in cerca dell’amore.

    Insomma: i single stanno in una botte di ferro ;-P

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