San Michele e la sua Sacra

Sapete cosa pensavo? Fra qualche settimana, a Torino, comincerà l’ostensione della Sindone.
Visto che questo blog, fra le altre cose, parla  anche di Santi, è possibile che sia letto, fra le altre cose, anche da cattolici.
Metti mai che qualcuno dei cattolici che legge il mio blog, e si interessa di Santi, stia programmando un viaggetto a Torino per veder la Sindone.
Magari non la conosce affatto, Torino, questo pover’uomo. Magari non sa come occupare il tempo, una volta che ha fatto la visita alla Sindone ed è in attesa di ripartire.
Magari, a questo pover’uomo che sta programmando un viaggio a Torino, potrebbe far piacere ricevere qualche “indicazione turistica”, da parte di una che a Torino c’è nata e c’è cresciuta.
Naturalmente, qualche indicazione turistica “a modo mio”.
E cioè, qualche indicazione turistica che non sfiguri in un blog in cui si parla di Santi.
E così, in una edizione straordinaria della mia rubrica ormai famosa (?), mi sposto in via d’eccezione nel mio bel Piemonte alla ricerca di volti subalpini per il mio  

Ma che sant’uomo! ovverosia

Tutto quello che non volevate sapere sui Santi,
e che men che meno avreste osato chiedere


C’è una cosa, nei pressi di Torino, che non potete assolutamente non vedere, soprattutto se v’interessa la religione (ma anche se siete iscritti alla UAAR: non importa, andateci lo stesso). È un vero e proprio gioiello dell’architettura; è una delizia per gli occhi e per la mente; è la gioia dei lettori, degli escursionisti, degli storici, e di chiunque ami tutte le cose belle. È la Sacra di San Michele, signori e signore: e non si può soggiornare in Piemonte senza andare ad ammirarla.

 

Però, signori cari, mettiamo le mani avanti. Se state progettando un viaggio a Torino, e vi è venuta la bizzarra idea di contattarmi come guida turistica acciocché vi illustri dal vivo le bellezze della Sacra… beh, scordatevelo. Manco morta.

Se andate a Torino, e chiedere a un qualsiasi Piemontese di raccontarvi qualcosa sulla Sacra, ecco che lui tirerà fuori la triste storia della bell’Alda – una ragazzina che un giorno, per sfuggire ad alcuni soldati che volevano violentarla, aveva cercato di rifugiarsi nelle mura della Sacra. Sfortunatamente, la ragazza era stata raggiunta dagli aggressori proprio quando si trovava su una altissima torre, che si affacciava a strapiombo su un precipizio: pur di evitare la violenza, Alda aveva preferito gettarsi giù dal burrone… ed era stata protetta da una schiera di angeli – che, per salvare quella vita innocente, avevano attutito in volo la terribile caduta.
L’indomani, la bella Alda, tutta gasata per l’incredibile miracolo di cui era stata oggetto, aveva dato appuntamento a tutto il paese ai piedi di quel terribile strapiombo. Voleva mettere in mostra i suoi poteri soprannaturali, e quindi salì una seconda volta sulla altissima torre e salutò tutti quanti con la mano, annunciando che di lì a poco avrebbe ripetuto il suo folle volo. Certa che gli angeli sarebbero venuti una seconda volta a soccorrerla, Alda si gettò giù dalla torre e precipitò giù giù verso il fondo dello strapiombo…
… dove, manco a dirlo, si spiattellò su un sasso morendo tutta spiaccicata, come da programma in ogni storia edificante.

Ora.
Tutte le nonne piemontesi, compresa la mia, raccontavano ai loro nipotini che la bell’Alda aveva peccato di troppo orgoglio, e quindi era stata punita per le sue azioni.
Io, però, vorrei proporvi una seconda interpretazione, che mi sembra ugualmente attendibile: la bell’Alda, dopo essere salita in cima alla Sacra, molto più semplicemente aveva dato un’occhiata alla scalinata che avrebbe dovuto percorrere per ridiscendere. E, in una scelta del tutto condivisibile, di fronte a quella visio horribilis aveva comprensibilmente optato per il suicidio.

 

La scalinata della Sacra di San Michele, che in questa foto sembra molto meno peggio di quanto non sia per davvero, è la cosa più ripida, scoscesa, e vertiginosa che mi sia mai capitato di vedere in tutta la mia vita.
Quando vai in visita alla Sacra, la guida turistica ti spiega che quella roba lì si chiama “lo scalone dei morti” – perché, a suo dire, nelle mura laterali venivano inumati i monaci defunti, secondo l’usanza medievale.
Secondo me, si chiama “scalone dei morti” per una causa molto più evidente (se non ti arpioni al mancorrente, sei un uomo morto); ma soprattutto, io mi sento di giustificare pienamente il gesto della bell’Alda.
Portatemi ancora una volta sulla cima di quella scala terrificante, e nemmeno io garantisco di poter rispondere delle mie azioni.

 

****

Ad ogni modo. Tutto questo mio lungo sproloquio, in realtà, non ha ancora toccato il punto focale della vicenda – ovverosia: che diamine c’entrano, i Santi, con la Sacra?
Beh… innanzi tutto, è stato un Santo a fondarla.
Nello specifico, San Giovanni Vincenzo.
San Giovanni Vincenzo, che è vissuto nell’alto medioevo, ha fatto giusto in tempo a godersi il capodanno dell’anno 1000 prima di morire di lì a poco, il 12 di gennaio.
Il nostro sant’uomo, nella prima parte della sua vita, era decisamente stato un uomo di mondo: fra le altre cose, era anche diventato vescovo di Ravenna; un incarico di tutto rispetto. Solo che, oltre ad essere molto prestigioso, quello di vescovo era anche un incarico decisamente stressante: dopo quindici anni di fatiche ininterrotte come capo della diocesi, il nostro San Giovanni aveva lanciato uno sguardo stranito alla pila di lavoro arretrato, ed aveva improvvisamente realizzato che il sogno della sua vita era quello di fare l’eremita.
Aveva salutato tutti, mollato baracca e burattini, ed era andato in Piemonte per starsene un poco in pace: si era trovato una bella grotticella sul monte Caprasio, all’imbocco della Val di Susa, e aveva cominciato a godersi il suo meritato riposo.
Era sereno. Spensierato. Felice come una pasqua.
Finalmente non aveva più scadenze, non aveva più impegni, non aveva più obblighi pressanti da rispettare. Era una meraviglia.
Se non che, proprio mentre San Giovanni era immerso in questi serenissimi pensieri, si sentì un boato nella sua piccola grotticella, e una luce folgorante abbagliò gli occhi del nostro povero eremita. San Giovanni trattenne a stento un gemito di disperazione, quando si rese conto di avere visite – e non visite qualsiasi! Di fronte a lui c’era un omaccione alato, vestito da guerriero, con uno spadone in una mano e una bilancia nell’altra.
“Buongiorno, Giovanni!”, esordì entusiasticamente l’ospite non richiesto. “Sono San Michele Arcangelo!”.
“Sì. Ehm. L’avevo immaginato”, sussurrò timidamente il povero vecchietto. “Posso offrirti la mia zuppa di rape?”.
“No, grazie”, replicò Michele molto gentilmente. “In realtà, venivo da te per assegnarti un lavoretto”.
“Ma guarda un po’ che novità…”, borbottò Giovanni sotto i denti.
“Mi piacerebbe che tu mi costruissi un santuario”, esplicitò Michele con un gran sorriso.
L’espressione perplessa di San Giovanni si tramutò rapidamente in una smorfia di terrore. “Un santuario?!”, gracidò senza parole. “Ma io sono un eremita!”.
“Beh, appunto”, replicò Michele facendo spallucce. “Hai molto tempo libero”.
San Giovanni aprì la bocca per parlare, ma la richiuse senza aver detto nulla. “Ma io sono un pensionato!”, balbettò piuttosto debolmente. “Io voglio fare i lavoretti di bricolage, non costruire santuari! Sono troppo vecchio!”.
San Michele gli fece pat-pat sulla spalla. “Oh, sono convinto che saprai fare un bellissimo lavoro”, lo incoraggiò in tono conciliante. “Mi piacerebbe davvero molto, un santuario su questo grazioso monticello. Grazie in anticipo per la collaborazione: è davvero meraviglioso che tu sia disponibile ad aiutarmi!”.
E così, siccome non è carino scontentare il prossimo tuo, (soprattutto se il prossimo tuo è un potente arcangelo), San Giovanni Vincenzo abbracciò tristemente un’ascia, e andò a tagliar legna per costruire ‘sta benedetta chiesa.

Aveva già raccolto un discreto numero di assi, quando San Michele tornò a manifestarsi. “Giovanni, abbi pazienza, ma avrei cambiato idea. Questo monte non è un granché. Non ce la voglio più, la chiesa”.
Giovanni fece un sorriso a trentadue denti, raggiante di speranza.
“Preferirei quella cima che vedi lì davanti”, spiegò San Michele con un timido sorriso. “Vorrei una chiesa sul monte Pirchiriano. Spero che per te non sia un problema”.
Il sorriso di San Giovanni si afflosciò istantaneamente, e si contrasse in una smorfia indredula. “Vuoi una chiesa sul monte Pirchiriano?!”, gli domandò letteralmente orripilato. “Ma sei impazzito? È un serraglio di bestie feroci! Rovi dappertutto! Non ci sono sentieri! E tu vuoi che io vada a costruirti una chiesa in quel posto infame?!”.
San Michele sorrise, incoraggiante.
San Giovanni gli lanciò un’occhiataccia, gelido.
Scordatelo”, borbottò tornando a tagliare la sua legna: “io posso costruirti una cappella sul monte in cui abito, se proprio ci tieni, ma figuriamoci se devo andare a arrampicarmi sulla cima del Pirchiriano giusto per farti un piacere. Ma non se ne parla proprio!”.

Quella richiesta così assurda aveva proprio fatto rabbuiare il  nostro povero San Giovanni. Era ancora irritato all’ora di cena, ed era stanco e nervoso anche la mattina dopo: figuratevi un po’ la sua reazione, quando si incamminò verso il cantiere per la sua cappella e realizzò… che era completamente deserto!
La legna tagliata era misteriosamente scomparsa, i sassi che aveva accumulato erano spariti nel nulla, e persino i progetti per la costruzione erano irrintracciabili!
Trattenendosi dall’imprecare solo perché era giustappunto un Santo, il nostro povero Giovanni trascorse tutta la giornata a tagliare da capo la legna necessaria, e andò a letto con una stanchezza atroce.
L’indomani mattina, tutta la legna tagliata era di nuovo scomparsa nel nulla.
San Giovanni ripeté l’operazione per una terza volta; e per la terza volta i tronchi scomparvero nella notte.
Ancora una volta San Giovanni si preoccupò di trovare dell’altro materiale, e ancora una volta il materiale scomparve misteriosamente.
Quando San Giovanni, ormai, si stava rendendo responsabile della deforestazione del monte Caprasio, decise di prendere in mano la situazione e di appostarsi a guardia dei suoi tronchi, per cercare di capire cosa caspita succedesse durante la notte. Possibile, che ci fossero degli animali che gli rubavano sistematicamente tronchi e sassi?
Così, quella notte, San Giovanni si nascose in un angolino riparato e tenne gli occhi ben aperti. Stette ad aspettare. E, proprio mentre ormai avvertiva le palpebre appesantirsi, ecco che un rumore improvviso lo fece trasalire: San Giovanni fece scorrere lo sguardo sulla piazzola in cui aveva accumulato tutto il necessario per la costruzione… e credette di sognare, tanta fu la sorpresa per quello che stava vedendo!
Un piccolo esercito di angeli, in divisa da operaio, si stava caricando in spalla i pezzi di legna che San Giovanni aveva pazientemente tagliato. Sbattendo le candide alucce, gli angeli prendevano il volo – con tutta la sua legna! – alla volta del monte Pirchiriano, ubbidendo tranquillamente agli ordini di un altro angiolone grande e grosso… che San Giovanni riconobbe come l’arcangelo Michele.
“EHI!!”, urlò San Giovanni uscendo allo scoperto, mentre una ordinata fila di angeli svolazzava attorno a lui, su e giù dal monte Caprasio al monte Pirchiriano. “Ma cosa state facendo?! Quella è la MIA legna!”.
San Michele gli sorrise, molto gentilmente. “No: tecnicamente, quella è la legna per la mia chiesa, e ti ho già spiegato che io gradirei che fosse edificata sul monte Pirchiriano, per l’appunto”.
San Giovanni rimase a bocca aperta, chiedendosi quanto fosse grave, da uno a dieci, prendere a male parole un angelo. “Ma io vivo sul monte Caprasio!”, piagnucolò sconsolatamente. “Come faccio ad arrivare sul monte Pirchiriano? È una selva oscura e selvaggia e forte! Come faccio a costruire una chiesa lì sopra?”.
“Con il nostro aiuto!”, ribatté San Michele con un sorriso enorme, indicando i suoi angeli-lavoratori. “Siamo in tanti, non lo vedi? Non ti costerà troppa fatica!”.

E in effetti, al giorno d’oggi, è proprio sul monte Pirchiriano che sorge, imponente, la bellissima Sacra dedicata a San Michele Arcangelo.

Andateci, sul monte Pirchiriano, perché la visita merita per davvero. C’è una ferrata, sulla cresta nord della montagna, e c’è un lungo percorso escursionistico, che si chiama “il sentiero dei Franchi”.
E poi, soprattutto, c’è la Sacra, che davvero merita una visita. Aperta mattino e pomeriggio, dal martedì alla domenica, la Sacra di San Michele dista mezz’ora di macchina da Torino. Il costo del biglietto è di 4 euro (3 per i bambini e gli over-65); e, credetemi, li vale tutti.
Se siete a Torino, avete un’automobile, e non sapete cosa fare, datemi retta: andate alla Sacra.
San Michele ne sarà molto contento.
E ripagherete San Giovanni di tutte le sue fatiche.

 

14 risposte a "San Michele e la sua Sacra"

  1. marinz

    Questa storia è incredibile… e anche qui gli Angeli, anzi gli Arcangeli, fanno pat-pat sulle spalle dei santi 🙂

    Peccato che non fai da guida per Torino, che ho già visitato diverse volte avendo "contatti" da quelle parti… l’ultima volta ho visitato il parco del Valentino… mi sembra che avevo fatto anche un post sulla "fortezza" medievale presente sulle rive del grande fiume :o)

    Io sarò a Torino il giorno 22 maggio, il penultimo giorno prima della chiusura e vigilia di Pentecoste … che dire, se non vedo gli Angeli, potrei anche arrabbiarmi come ha fatto San Giovanni Vincenzo … e mi hai incuriosito sulla Sacra di San Michele, sicuramente, se ne avrò occasione, non mancherò di visitarla… sicura che non vuoi fare da guida? :o)

    Per chiosare complimenti sempre per la tua narrazione dei fatti perchè è molto avvincente

    Un sorriso 🙂

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  2. marinz

    Questa storia è incredibile… e anche qui gli Angeli, anzi gli Arcangeli, fanno pat-pat sulle spalle dei santi 🙂

    Peccato che non fai da guida per Torino, che ho già visitato diverse volte avendo "contatti" da quelle parti… l’ultima volta ho visitato il parco del Valentino… mi sembra che avevo fatto anche un post sulla "fortezza" medievale presente sulle rive del grande fiume :o)

    Io sarò a Torino il giorno 22 maggio, il penultimo giorno prima della chiusura e vigilia di Pentecoste … che dire, se non vedo gli Angeli, potrei anche arrabbiarmi come ha fatto San Giovanni Vincenzo … e mi hai incuriosito sulla Sacra di San Michele, sicuramente, se ne avrò occasione, non mancherò di visitarla… sicura che non vuoi fare da guida? :o)

    Per chiosare complimenti sempre per la tua narrazione dei fatti perchè è molto avvincente

    Un sorriso 🙂

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  3. utente anonimo

    Come non andarci adesso che l’hai descritta così? Almeno una volta ci si deve andare quasi per forza… o l’Arcangelo si arrabbia e ti fa costruire una cattedrale…
    Se non ci sarà una seconda volta sarà per la scorciatoia a scendere che ha preso la bell’Alda?
    grazie mille…
    Diego

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  4. utente anonimo

    Come non andarci adesso che l’hai descritta così? Almeno una volta ci si deve andare quasi per forza… o l’Arcangelo si arrabbia e ti fa costruire una cattedrale…
    Se non ci sarà una seconda volta sarà per la scorciatoia a scendere che ha preso la bell’Alda?
    grazie mille…
    Diego

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  5. Lucyette

    Aerie: onestamente?
    Non stavo esagerando, io davvero cerco di evitare di tornare alla Sacra, che di per sé è bellissima, perché non ho voglia di dover ridiscendere quelle scale. Sono davvero impressionanti.
    Ma io non faccio testo – soffro di vertigini in una maniera incredibile, e poi sono stata "traumatizzata" dal modo in cui sono stata costretta a fare quella scalinata la prima volta (ero in gita scolastica, per di più avevo preso dei farmaci contro il mal d'auto che mi davano problemi alla vista, quindi stavo veramente male, e le mie professoresse mi hanno praticamente buttata giù da quella scalinata all'urlo di "sbrigati e non fare tante storie!"). Ero piccola, spaventata, stavo male, ero circondata da gente che non sopportavo…  insomma, m'è rimasto il trauma 😀
    Ma voi non datemi retta e andateci lo stesso – c'è un solido mancorrente 😉

    Marinz, il motivo per cui non voglio fare da guida l'ho chiarito qui sopra >_>
    Bellissimo il Valentino, davvero merita una visita… lo sai che la fortezza medievale non è medievale per davvero, sì? 😀

    Diego: sissì, consiglierei anch'io di andarci al più presto. Con San Michele, mica si scherza… 😉

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  6. Lucyette

    Aerie: onestamente?
    Non stavo esagerando, io davvero cerco di evitare di tornare alla Sacra, che di per sé è bellissima, perché non ho voglia di dover ridiscendere quelle scale. Sono davvero impressionanti.
    Ma io non faccio testo – soffro di vertigini in una maniera incredibile, e poi sono stata "traumatizzata" dal modo in cui sono stata costretta a fare quella scalinata la prima volta (ero in gita scolastica, per di più avevo preso dei farmaci contro il mal d'auto che mi davano problemi alla vista, quindi stavo veramente male, e le mie professoresse mi hanno praticamente buttata giù da quella scalinata all'urlo di "sbrigati e non fare tante storie!"). Ero piccola, spaventata, stavo male, ero circondata da gente che non sopportavo…  insomma, m'è rimasto il trauma 😀
    Ma voi non datemi retta e andateci lo stesso – c'è un solido mancorrente 😉

    Marinz, il motivo per cui non voglio fare da guida l'ho chiarito qui sopra >_>
    Bellissimo il Valentino, davvero merita una visita… lo sai che la fortezza medievale non è medievale per davvero, sì? 😀

    Diego: sissì, consiglierei anch'io di andarci al più presto. Con San Michele, mica si scherza… 😉

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  7. Lucyette

    Tu ci scherzi, ma in effetti dovrebbero cercare di farlo davvero, in qualche modo, un "percorso alternativo" (non credo che esista. Anche perché giustamente la Sacra avrà giusto un tantinello di vincoli da rispettare per non stravolgere la sua architettura originaria…).
    Però, scherzi a parte, quella scala è veramente ripida: a me fa impressione perché soffro di vertigini, e vabbeh, ma penso che un signore di mezza età un minimo malfermo, o una donna incinta col pancione che la sbilancia, o categorie simili, potrebbero trovarsi davvero un po' in difficoltà, a scendere i gradini!

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  8. Lucyette

    Tu ci scherzi, ma in effetti dovrebbero cercare di farlo davvero, in qualche modo, un "percorso alternativo" (non credo che esista. Anche perché giustamente la Sacra avrà giusto un tantinello di vincoli da rispettare per non stravolgere la sua architettura originaria…).
    Però, scherzi a parte, quella scala è veramente ripida: a me fa impressione perché soffro di vertigini, e vabbeh, ma penso che un signore di mezza età un minimo malfermo, o una donna incinta col pancione che la sbilancia, o categorie simili, potrebbero trovarsi davvero un po' in difficoltà, a scendere i gradini!

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