La testa di morto

Beh: questa, in realtà, non è poi così terribile. La si potrebbe raccontare a un bimbo per davvero, soprattutto se è un maschietto nella fase dei racconti horror. Tipo “Piccoli Brividi”. Cose così.
L’avete già sentita, la storia di Tonio?

Di ragazzi come Tonio ce ne son tanti, a questo mondo. Ma questo Tonio qui era proprio un bambino fortunato. Il bambino più felice del pianeta!
Lui sì che era veramente amato!

La sua mamma lo adorava. Venerava. Non aveva altri che lui, nella mente e nel suo cuore.
Tonio voleva un abbraccio? Bastava chiedere: la mamma lo abbracciava.
Tonio voleva farsi leggere un racconto? Bastava chiedere: la mamma lo leggeva.
Tonio voleva un balocco nuovo? Bastava chiedere: la mamma lo comprava.

Tonio era un po’ stufo? Voleva divertirsi? “Massì, lascia stare i compiti, tesoro. Ci parlo io, domani, al tuo maestro”.
Tonio aveva sonno? Non voleva andare a scuola? “Massì, che vuoi che sia. Per un giorno di assenza, dai: che diamine!”.
Tonio prendeva una nota? Il maestro si arrabbiava? “Mannò, amorino: scusalo! Certamente avrà sbagliato: è colpa sua; lo so che tu sei bravo!”.

Tonio sì che era un bambino fortunato.
Il bambino più felice del pianeta.

Certo, non tutti lo apprezzavano.
Ogni tanto, giusto per dirne una, Tonio tornava a casa con qualcosa di speciale. Una volta era un panino (un bel pane e salame, di quelli grossi e succulenti); un’altra volta era un pennino rosso, bello fiammante e tutto decorato. E poi una trottola, un abbecedario, un trenino in legno per giocare… ormai s’era formato un piccolo deposito, di questi oggetti misteriosi che Tonio non riceveva certo da sua mamma, ma si procurava lui da chissà dove.
Certo: qualcuno mormorava. Alcune mamme si eran proprio lamentate: dicevano che quell’abbecedario lì l’avevano comprato loro, per il loro figlio piccolo, e che adesso il libro “non si trovava più”.
Erano andate a lamentarsi, eh!
Ma la mamma di Tonio, ovviamente, aveva difeso il suo pupillo, come ogni brava mamma dovrebbe fare immantinente. Figuriamoci se il mio tesoro è un ladro! E se anche fosse… son solo marachelle!

Eran marachelle anche i vetri rotti, nelle partite di pallone. Eran bravate anche gli occhi neri degli amici, nel corso di una rissa.
Gli anni passavano, ma la solfa era la stessa. Tonio non studia, non lavora, e passa i giorni in osteria? Beh, certo, sarebbe meglio lavorare… ma è un ragazzo, poverino! Son birbonate: lasciamolo svagarsi.
Il ragazzotto si svagava tanto bene che un paio di volte avevan bussato alla porta di casa due giovinette in lacrime; angosciate. Avevano dormito col ragazzo, e adesso c’era di mezzo un bimbo… ma per fortuna, Tonio era via di casa, ed era stata la mamma a gestire la faccenda.
Si sa come son fatti i giovani. Non è certo il caso di fargliene una colpa.
E poi, insomma, quelle tizie si arrangiassero: il problema era loro, ormai; che c’entrava il suo bambino?!

Il magnifico Tonio – il suo piccolo tesoro – di anno in anno era cresciuto a vista d’occhio. Aveva lasciato il paese per un anno, andando lontano a far servizio militare; e poi, al suo ritorno, eran cominciati fatti strani. Furtarelli; rapine; borseggi; scippi…
La gente lo accusava: contadini deficienti! La mamma schiumava di rabbia: non poteva tollerare certe basse insinuazione.
E poi, anche se fosse… sai com’è: senza lavoro…

Tonio sarà anche stato un integerrimo ragazzo; ma fatto sta che un bel giorno fu inchiodato. Aveva rapinato il macellaio, che aveva appena realizzato una grossa vendita; e per convincerlo a dargli i soldi, aveva pensato bene di ricorrere a un coltello. Col garzone, c’era ricorso così bene che gliel’aveva ficcato nella pancia; ma con il macellaio, per gran disgrazia, non aveva assestato abbastanza bene i colpi.
Il vecchietto era caduto a terra, esamine, ma dopo un po’ s’era ripreso: soccorso da un cliente ch’era entrato nel negozio, era stato portato all’ospedale e interrogato dai carabinieri.
Era morto di lì a poco, ma aveva fatto in tempo a denunciare il suo assassino. Tonio era stato arrestato, con le mani nel sacco, e nemmeno le grida di sua mamma erano valse per difenderlo.
Il ragazzino fu condotto in carcere; e dopo, processato.

Il giudice fu durissimo: applicò la pena massima. Ordinò che il ladro (l’assassino!) fosse decapitato immantinente: nella piazza del paese fu approntato un bel patibolo, e tutto il borgo si radunò urlante sotto al palco, per sbeffeggiare l’odiato criminale.

La benedizione.
Un colpo secco.
Tlank.

La testa pallida del ragazzo rotolò per terra, mentre il suo corpo si contorceva ancora negli spasmi della morte.
Calò il silenzio. Qualcuno osò fissar la testa. Qualcuno – molto pochi – provò persino un lampo di disagio, notando l’espressione di terrore puro che si leggeva sul viso morto del ragazzo.
Ma fu un istante. Il tempo di un grido orripilato. E il volto del ragazzo, improvvisamente, mutò la sua espressione.
Mutò la sua espressione in un misto di rabbia incredula e di sdegno odioso: s’inclinò da una parte, oscillò, si sbilanciò nella sua pozza di sangue, fino a rimettersi in piedi poggiando sul suo collo.
La testa di morto si guardò attorno, sgranando i suoi occhi lividi: poi notò qualcosa, al fondo della piazza, e assottigliò lo sguardo, digrignando i denti in una smorfia spaventosa.
Spostò il mento in avanti e fece un salto, avanzando di qualche centrimetro sul legno del patibolo. La folla urlò; una ragazza svenne; la testa non se ne curò minimamente, continuando a saltellare. Si spostò lungo il patibolo, saltò giù, rotolò rabbiosa per gran parte della piazza. (La gente si scansava urlando; le donne, terrorizzate, sollevavano le gonne).
Si fermò solo di fronte a una vecchietta velata di nero, che piangeva silenziosamente appoggiata a un carro di frumento.
Fece un salto: salì sui raggi della ruota.
Fece un altro salto: montò sulla ruota stessa.
Un salto ancora: si issò sul carico del carro.
E solo allora, quando arrivò all’altezza del volto della donna, interruppe la sua corsa.

La testa di morto e la donna singhiozzante si guardarono a lungo, nel silenzio della piazza.
La donna singhiozzava, sconvolta dal dolore; la testa la fissava, con i lineamenti resi lividi dall’odio.
Poi aprì la bocca per parlare, con disprezzo. “Tante grazie, mamma”.
E le sputò in faccia, prima di accasciarsi sul frumento: carne morta immobile e silente, in una macchia di sangue che pian piano si allargava.

13 risposte a "La testa di morto"

  1. shinykida

    ommioddio!
    ma io mi sono appena svegliata!
    non puoi farmi leggere ste robe di mattina presto!

    chiara

    p.s. mio fratello leggeva Piccoli brividi.
    ma alla fine non è diventato fan del thriller sanguinolento come me….
    mah.

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  2. Lucyette

    Claudio, in effetti ho l'impressione che i miei eventuali figli tireranno taaaanti accidenti alla loro bisnonna materna… ;-P

    Chiara, ma siamo ad Halloween!! 😛

    #3 (Chiara 2? :-P): a me, mia nonna lo raccontava tutte le volte che facevo i capricci, e mi lamentavo perché la mia mamma si rifiutava di comprarmi/concedermi una certa cosa 🙂

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  3. utente anonimo

    Mi sembra un metodo educativo diciamo un po' radicale, certo però che è degno di Halloween…
    Ma tua nonna sulle ginocchia ha cullato anche un certo Dario Argento?

    Diego

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  4. utente anonimo

    oh no, come storia non era per niente male, anzi, come la racconti tu poi è accattivante… infatti è degna di Halloween, dicevo però che non è proprio un pensiero della buona notte per i bimbi ecco…

    Diego

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  5. utente anonimo

    oh no, come storia non era per niente male, anzi, come la racconti tu poi è accattivante… infatti è degna di Halloween, dicevo però che non è proprio un pensiero della buona notte per i bimbi ecco…

    Diego

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  6. utente anonimo

    Mah, io la trovo migliore di quella precedente, perchè se i genitori sono troppo oppressivi magari una bichinata ci sta pure (alla fine la ragaza andava solo a ballare), ma è verissimo che una cattiva educazione crea degli esemplari come questi.

    Mi piace proprio questa storia.

    Aerie

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  7. Lucyette

    Diego, mannò, io sono cresciuta sentendomi raccontare costantemente queste storie, e sono diventata una splendida person…
    Ehm. Sono diventata una persona normaliss…
    Ehm. Sono diventata una persona mediamente equilibrat…
    Ehm.
    Okay, hai ragione tu: sono diventata completamente pazza, quindi è vero – probabilmente, è colpa di mia nonna 😀
    😉

    Aerie: beh, non voglio giustificare il terrorismo psicologico del racconto precedente, che è del tutto indifendibile (:-D); però, se fai bene attenzione alle dinamiche dell'altra storia, noterai che la "colpa" della ragazza non era quella di "andare solo a ballare" (che in effetti sarebbe una birichinata).
    Se ci fai bene attenzione, noterai che il diavolo non rapisce la ragazza perché sta ballando. Non è che le si avvicini con la scusa di una danza, o che la maledica con un ballo eterna che porta alla morte. Il diavolo riesce a impadronirsi della ragazza perché lei, nell'oscurità, l'ha scambiato per il suo fidanzato, e quindi gli ha dato il braccio.
    Un trucchetto del genere poteva funzionare solo se i due innamorati si incontravano nell'ombra, in piena notte, a lume spento; se si fossero dati appuntamento di giorno nella piazza del paese, o se lui fosse passato a prenderla entrando in casa e salutando i genitori, l'equivoco non ci sarebbe stato (tutti quanti l'avrebbero visto in faccia).
    Insomma, il diavolo riesce a catturare la ragazza solo perché lei frequentava di nascosto il fidanzato… il che è una birichinata già un po' più grossa, a ben vedere. (Immagino che nessuno di noi sarebbe contento di sapere che la propria figlia di quindic'anni frequenta di nascosto un ragazzo sconosciuto, "balla" con lui per tutta una notte intera, e fa di tutto per tenere segreta questa relazione perché sa che i genitori disapproverebbero). (Beh, poi ovviamente ci sono genitori che disapprovano per partito preso e genitori che disapprovano solo quando c'è qualcosa di concreto da disapprovare: se i tuoi genitori appartengono alla seconda categoria, e tu temi comunque le loro critiche, allora vuol dire che probabilmente c'è qualcosa di oggettivamente criticabile, in ciò che stai facendo).

    Insomma: l'altro racconto resta comunque indifendibile :-D, però in realtà la giovinetta non è stata punita per un ballo: è stata punita per aver frequentato segretamente un uomo che non piaceva ai suoi genitori, per come l'ho interpretato io.
    Poi magari i genitori eran due pazzi e il giovanotto, invece, una splendida persona… ma questo non si evince, dal racconto 😉

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  8. Lucyette

    Diego, mannò, io sono cresciuta sentendomi raccontare costantemente queste storie, e sono diventata una splendida person…
    Ehm. Sono diventata una persona normaliss…
    Ehm. Sono diventata una persona mediamente equilibrat…
    Ehm.
    Okay, hai ragione tu: sono diventata completamente pazza, quindi è vero – probabilmente, è colpa di mia nonna 😀
    😉

    Aerie: beh, non voglio giustificare il terrorismo psicologico del racconto precedente, che è del tutto indifendibile (:-D); però, se fai bene attenzione alle dinamiche dell'altra storia, noterai che la "colpa" della ragazza non era quella di "andare solo a ballare" (che in effetti sarebbe una birichinata).
    Se ci fai bene attenzione, noterai che il diavolo non rapisce la ragazza perché sta ballando. Non è che le si avvicini con la scusa di una danza, o che la maledica con un ballo eterna che porta alla morte. Il diavolo riesce a impadronirsi della ragazza perché lei, nell'oscurità, l'ha scambiato per il suo fidanzato, e quindi gli ha dato il braccio.
    Un trucchetto del genere poteva funzionare solo se i due innamorati si incontravano nell'ombra, in piena notte, a lume spento; se si fossero dati appuntamento di giorno nella piazza del paese, o se lui fosse passato a prenderla entrando in casa e salutando i genitori, l'equivoco non ci sarebbe stato (tutti quanti l'avrebbero visto in faccia).
    Insomma, il diavolo riesce a catturare la ragazza solo perché lei frequentava di nascosto il fidanzato… il che è una birichinata già un po' più grossa, a ben vedere. (Immagino che nessuno di noi sarebbe contento di sapere che la propria figlia di quindic'anni frequenta di nascosto un ragazzo sconosciuto, "balla" con lui per tutta una notte intera, e fa di tutto per tenere segreta questa relazione perché sa che i genitori disapproverebbero). (Beh, poi ovviamente ci sono genitori che disapprovano per partito preso e genitori che disapprovano solo quando c'è qualcosa di concreto da disapprovare: se i tuoi genitori appartengono alla seconda categoria, e tu temi comunque le loro critiche, allora vuol dire che probabilmente c'è qualcosa di oggettivamente criticabile, in ciò che stai facendo).

    Insomma: l'altro racconto resta comunque indifendibile :-D, però in realtà la giovinetta non è stata punita per un ballo: è stata punita per aver frequentato segretamente un uomo che non piaceva ai suoi genitori, per come l'ho interpretato io.
    Poi magari i genitori eran due pazzi e il giovanotto, invece, una splendida persona… ma questo non si evince, dal racconto 😉

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  9. agapetos

    Un mio amico mi ha raccontato questa storia (vera però):
    Quando andava alle elementari (fine anni '60) c'era un suo compagno di classe svogliato, poco diligente, che la mamma coccolava e difendeva sempre.
    Un giorno la direttrice (una suora) chiamò la mamma e le disse: "Signora, sappia che con troppe chicche e coccole a suo figlio si aprono due strade: quella dell'ospedale o quella della prigione".

    Passarono gli anni…

    Diventato adulto, al ragazzo si aprirono entrambe le strade.

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