Il biancospino di Glanstombury: un miracolo di Giuseppe d’Arimatea


Ormai era già sera, quando venne Giuseppe di Arimatea. Era un uomo ricco, il quale era diventato pure lui discepolo di Gesù. Egli andò da Pilato e gli chiese il corpo di Gesù. E Pilato ordinò di lasciarglielo prendere.
Allora Giuseppe prese il corpo, lo avvolse in un lenzuolo pulito, e lo mise nella sua tomba; quella che si era fatto preparare per sé, scavata nella roccia. Poi fece rotolare una grossa pietra davanti alla porta della tomba, e se ne andò.

Di Giuseppe d’Arimatea si sa ben poco. Le uniche informazioni certe sono quelle che ci derivano dai quattro Vangeli: Giuseppe era un uomo ricco, membro del Sinedrio, che ammirava Gesù e ne seguiva gli insegnamenti (ma in segreto, per paura di ritorsioni). Con il permesso di Ponzio Pilato, si occupò della sepoltura di Gesù: accompagnato da un certo Nicodemo, depose il corpo dalla croce, lo ricompose con tutti gli onori e lo collocò nel suo sepolcro.
Punto.
Tutto il resto, è leggenda; epperò, è leggenda estremamente affascinante!

Il povero Giuseppe, secondo la tradizione, si attirò involontariamente l’ira degli Ebrei per quella sepoltura regale che aveva riservato a Cristo. Improvvisamente scomparve, e tutti lo diedero per morto. I suoi figli piansero per lui, poi smisero di portare il lutto, poi ricominciarono con la loro vita. Nel frattempo, a Gerusalemme, il malgoverno aveva raggiunto livelli intollerabili: nel 66 dopo Cristo scoppiò la rivolta, brutalmente sedata da una serie di campagne volte a (ri-)sottomettere i Giudei al potere imperiale. Nella primavera dell’anno 70, Tito Flavio Vespasiano stava assediando Gerusalemme per sconfiggere i rivoltosi… quand’ecco che, creatosi un varco nelle mura della città, fu annichilito dalla sorpresa nel trovarsi davanti niente meno che un vecchietto, che era rimasto imprigionato per anni nell’intercapedine di un muro.
Il vegliardo era proprio san Giuseppe d’Arimatea, murato vivo dagli Ebrei una quarantina d’anni prima, sopravvissuto per tutto quel tempo per opera della grazia celeste e finalmente tornato alla libertà, grazie al caso fortuito offertogli dalla Provvidenza.

Comprensibilmente desideroso di ampliare i suoi orizzonti (vorrei vedere voi, dopo quarant’anni passati dentro a un muro!), Giuseppe d’Arimatea decise di andarsene un po’ a spasso per il mondo. Sbarcato in Inghilterra su consiglio dell’arcangelo Gabriele, che nel frattempo si era reinventato come tour operator, andò a Glanstombury e ci costruì una chiesa. Un bel giorno, passeggiando nel giardino dell’abbazia, piantò a terra il suo bastone… ed esso miracolosamente prese vita e fiorì, trasformandosi in un biancospino splendido.
Effettivamente, il “biancospino di Glastombury”, che cresce davvero nei dintorni di della cittadina inglese, ha una caratteristica speciale che lo rende diverso da tutti gli altri biancospini del pianeta. I normali biancospini, infatti, fioriscono nella tarda primavera; ma la varietà Monogyna Praecox, (giustappunto, il “biancospino di Glastombury”) fiorisce nella tarda primavera, e poi fiorisce una seconda volta, in pieno inverno. Nel periodo di Natale.

Miracolo? Volontà divina? Visti i presupposti, era facile immaginarlo: e comunque, avere fiori freschi nel giorno di Natale era qualcosa di troppo straordinario per poter passare inosservato!
E così, pian pian, il biancospino entrò a buon diritto nel novero delle decorazioni che non possono mancare in una ghirlanda natalizia. A partire dal tardo Medioevo, un rametto di biancospino in fiore – raccolto proprio lì, dal “miracoloso” albero che sorgeva nei pressi di Glastombury – cominciò ad essere consegnato solennemente al re d’Inghilterra la mattina del 25 di dicembre.

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Un francobollo commemorativo del miracolo emesso dalla British Royal Mail

Nel 1649, per volontà politiche, la “miracolosa” pianta fu abbattuta brutalmente: decapitato Carlo I e proclamata la repubblica, Oliver Cromwell fece tagliare in segno di spregio quel povero biancospino, simbolo degli omaggi che ogni anno venivano tributati al re e ai suoi parenti.
Ma l’Inghilterra repubblicana, va da sé, ebbe vita alquanto breve. Di lì a qualche tempo, ristabilita la monarchia, i restauratori della monarchia vollero dedicare le loro attenzione persino al povero biancospino. Ovviamente non riuscirono a ridargli vita (!) ma lo onorarono con una sorta di lapide tombale. Se andate a Glastombury e passeggiate fra i resti della sua abbazia, ancora oggi potrete vedere un cippo che indicava il luogo in cui sorgeva il biancospino. Il biancospino di San Giuseppe.

Poco più in là, ancora al giorno d’oggi, sorge un altro, timido, alberello della stessa specie. Lo fece piantare il re, una volta ritornato in patria; e grazie a quel piccolo alberello, la tradizione natalizia, ancora oggi, si ripete.
Di qui a qualche settimana, la mattina di Natale, la regina Elisabetta entrerà nella sua sala da pranzo e siederà alla tavola reale, riccamente decorata.
E proprio lì, davanti al suo piatto, troverà un piccolo ramoscello di biancospino… appena arrivato da Glastombury, come da antichissima tradizione.

15 dicembre 1999: la regina Elisabetta riceve una delegazione di cittadini provenienti da Glastombury e accetta il tradizionale dono del biancospino

16 risposte a "Il biancospino di Glanstombury: un miracolo di Giuseppe d’Arimatea"

  1. Cappellai0Matto

    Non c'è proprio nulla da fare, no. I Giuseppe sono sempre i meglio!

    La credenza intorno al biancospino di Glastonbury era talmente forte, che gli Inglesi lo utilizzarono infatti come banco di prova per verificare la fondatezza del nuovo calendario gregoriano (In Inghilterra introdotto relativamente tardi, a metà del '700).
    Un cronista narra che un bel gruppetto di gente si recò in cima alla collina di Glastonbury la Notte di Natale del 1752 e non vedendo fiorire il biancospino non esitarono un minuto di più a considerare illegittimo lo slittamento di ben dodici giorni indietro che il nuovo calendario aveva avallato.
    Doh, son cose, eh!

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  2. utente anonimo

    Quarant'anni dentro un muro a Gerusalemme, e poi per sgranchirsi le gambe una passeggiatina in Inghilterra…
    Se non lo fermavi così dove sarebbe arrivato?

    Diego

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  3. utente anonimo

    Quarant'anni dentro un muro a Gerusalemme, e poi per sgranchirsi le gambe una passeggiatina in Inghilterra…
    Se non lo fermavi così dove sarebbe arrivato?

    Diego

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  4. diggiu

    Grazie Lucyette, non sapevo nulla di questa tradizione che si perpetua in Inghilterra. Amo osservare il biancospino, pianta semplice e delicatissima.(Basta sfiorarlache il fiore semina petali) e ad ogni primavera mi incanto a guardare le siepi di questa delicata pianta.  Alla prosssima  lo guarderò con un occhio diverso ricordandomi del tuo racconto su Giuseppe di Arimatea.
    Buon proseguimento di Avvento, carissima!

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  5. diggiu

    Grazie Lucyette, non sapevo nulla di questa tradizione che si perpetua in Inghilterra. Amo osservare il biancospino, pianta semplice e delicatissima.(Basta sfiorarlache il fiore semina petali) e ad ogni primavera mi incanto a guardare le siepi di questa delicata pianta.  Alla prosssima  lo guarderò con un occhio diverso ricordandomi del tuo racconto su Giuseppe di Arimatea.
    Buon proseguimento di Avvento, carissima!

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  6. Lucyette

    Cappellaio, ma questa è meravigliosa: non lo sapevo assolutamente!
    Grazie per questa chicca splendida!!

    Diego, effettivamente… 😛

    diggiu, in effetti il biancospino è un fiore molto bello, nella sua semplicità: concordo!

    Fiordicactus, ehm… beh, grazie! 🙂

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  7. Lucyette

    Cappellaio, ma questa è meravigliosa: non lo sapevo assolutamente!
    Grazie per questa chicca splendida!!

    Diego, effettivamente… 😛

    diggiu, in effetti il biancospino è un fiore molto bello, nella sua semplicità: concordo!

    Fiordicactus, ehm… beh, grazie! 🙂

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  8. utente anonimo

    Ahm, ma sicura che non ne avevamo già parlato?
    Vicino casa c'era una volta un piccolo terreno ove ogni anno il giorno del mio compleanno, o poco prima, nasceva un fiore stupendo, arancione e lungo, se non ricordo male, come un grosso mughetto forse, ma non ricordo bene questo. Mai saputo che pianta è! I miei lo andavamo a cogliere sempre, per abbellire casa. Purtroppo ci hanno costruito una casa sopra quel terreno, da allora addio fiori :S

    Sono come Gesùùù XD ghhh

     

     

    Daniele

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  9. utente anonimo

    Ahm, ma sicura che non ne avevamo già parlato?
    Vicino casa c'era una volta un piccolo terreno ove ogni anno il giorno del mio compleanno, o poco prima, nasceva un fiore stupendo, arancione e lungo, se non ricordo male, come un grosso mughetto forse, ma non ricordo bene questo. Mai saputo che pianta è! I miei lo andavamo a cogliere sempre, per abbellire casa. Purtroppo ci hanno costruito una casa sopra quel terreno, da allora addio fiori :S

    Sono come Gesùùù XD ghhh

     

     

    Daniele

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  10. Lucyette

    Apperò! Mica da tutti, in effetti… 😀

    Uhm, non credo proprio di averne già parlato, sai? Avevo letto questa notizia su un numero di "Medio Evo" (bellissima rivista, per medievisti e appassionati di Medio Evo in generale, peraltro!) che mi era arrivato a casa l'anno scorso dopo Natale, quando avevo già finito il precedente calendario dell'Avvento. Mi ero mangiata le mani perché era una storia molto interessante, mi sarebbe piaciuto molto inserirla… e infatti ho buttato giù questo post qualcosa tipo undici mesi fa: era da secoli che aspettava di esser pubblicato! 😉

    Quindi, non credo di averne già parlato: fino all'anno scorso, non conoscevo proprio questa leggenda!

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