Proteggi la tua gola grazie ai nastri di sant’Audrey!

C’era una volta la bella santa Audrey.
Era una giovane donna, graziosa e intelligente. E vi dirò: mentre camminava verso il suo futuro sposo col suo abito da festa, era anche decisamente affascinante.
Il marito innamorato, messa la fede al dito e ringraziati i convenuti, era comprensibilmente impaziente di godersi finalmente la sua sposa. E quindi, l’aveva accompagnata a casa pieno di speranze: l’aveva lasciata sola perché si potesse preparare alla prima notte di nozze, era andato nell’altra stanza per darsi una rinfrescata… e, quando era ritornato al suo talamo nuziale, era rimasto quantomeno un po’ interdetto.
Nella sua mente, lui si era immaginato una scena tipo la moglie discinta che gli sorrideva da sotto le lenzuola… e invece si era ritrovato di fronte alla moglie inginocchiata in un cantuccio, che meditava sulle piaghe di Gesù Cristo morto in croce. E quel che è peggio, non dava segno di voler interrompere tale attività.

“Ehm… amore?”, azzardò timidamente l’uomo. “Cosa… ehm… cosa stai facendo?”.
“Sto pregando”, ribatté sant’Audrey in tono di ovvietà.
L’ometto si schiarì la gola. “Sì. Ehm. Questo l’avevo notato. Ma voglio dire. Cioè”. Esitò, un po’ imbarazzato. “Non vorrei distoglierti dalla tua preghiera, ma… A questo punto, in genere marito e moglie fanno… insomma, hai capito, no?”.
“Certo che ho capito”, replicò Audrey, fissando intensamente il crocifisso. “Ma con me non se ne parla proprio, mi spiace. Penso che mediterò per tutta la notte, grazie. Buon riposo”.
Il marito tentò disperatamente di non sprofondare nella disperazione. “È una preghiera propiziatoria perché il Cielo benedica la nostra unione, vero?”, domandò implorante. “Cioè, poi domani mattina ci abbracceremo e ci scambieremo tutte quelle normali effusioni a cui le coppie sposate sono avvezz…?”.
Ma manco morta!”, sbottò Audrey, che stavolta sembrava un po’ scandalizzata.
“Ma sei mia moglie”, tentò il marito in un sussurro.
“Certo; e ho anche donato la mia verginità al Signore”.
Il marito aprì la bocca per parlare e la richiuse senza aver detto niente, troppo sconcertato. “Scusa tanto: ma se Iddio, nella sua divina provvidenza, ha voluto il nostro matrimonio, penso proprio che sia disposto a rigirarlo a me, il dono della tua verginità. Quindi, molla ‘sto crocifisso e vieni a letto”.
Audrey sbatté le palpebre più e più volte, con aria di educata sorpresa: “non è stato Iddio a volere il nostro matrimonio: è stato il re mio padre, per sancire l’alleanza con il regno dei tuoi parenti. Ma io, per l’appunto, ho donato la mia verginità al Signore già da tempo: mi spiace per te, ma vai decisamente in bianco”.
Il poveretto lottò con tutte le sue forze per non sprofondare nel gorgo della disperazione. “Ma scusa”, boccheggiò incredulo: “tu sei già stata sposata! Vuoi farmi credere che non hai mai consumato neanche il matrimonio precedente?”.
“Certo che non l’ho consumato!”.
“E a tuo marito andava bene?”, le domandò sconvolto.
Audrey sorrise dolcemente: “oh, no, in effetti non gli andava affatto bene… ma fortunatamente si è ammalato dopo pochissimo tempo e poi è morto, quindi il problema s’è risolto da solo”.
Troppo sconcertato per proseguire oltre, il marito si limitò a grattarsi.
Quanto a Audrey, aveva già ricominciato a piagnucolare sulle piaghe di Gesù.

Il pover’uomo, aggrappandosi all’ultima briciola di speranza, si era illuso che si trattasse di un momentaneo attacco di follia.
Solo che Audrey non accennava minimamente a cambiare idea: la mattina dopo, era andata a Messa; il pomeriggio, si era fatta un accurato esame di coscienza per esplorare i suoi peccati; la seconda notte di nozze, aveva piazzato un teschio sulla cassettiera per meglio meditare sulla caducità dell’esistenza umana.
E al marito non dispiaceva neanche così tanto, questo inquietante dettaglio fetish: il problema è che c’era per l’appunto solo il dettaglio, mentre invece guai a provare anche solo a avvicinarsi ad Audrey.
Nelle settimane successive, aveva provato a prenderla con le buone, a prenderla con le cattive, a dirle parole dolci per intenerirla, a dirle parole sconce per infuocarla; aveva tentato di sedurla, aveva provato a coccolarla, l’aveva buttata sul mistico con l’unione dei due corpi, l’aveva buttata sul pratico con “la mia pazienza ha un limite”; l’aveva corteggiata, l’aveva supplicata; aveva provato a fare il macho, aveva provato a fare il cagnolino bastonato… ma niente: quella era irremovibile.

A un certo punto, aveva tentato di ricorrere al parere di un religioso nella speranza che egli sciogliesse Audrey dal suo voto. Peggio che andar di notte: il religioso interpellato, san Wilfrid di York, gli urlò di non provare nemmeno ad avvicinarsi a quella vergine consacrata, dopodiché mandò un messo da Audrey per offrirle tutto il suo appoggio nel caso in cui lei avesse voluto scappar di casa. Cosa che la donna effettivamente fece, spostandosi verso Sud, per rifugiarsi assieme a san Wilfrid in un promontorio in riva al mare.
Il marito, che ormai ne aveva fatto una questione di principio, inseguì Audrey fino al promontorio; ma Dio mandò sette giorni di alta marea per isolare il paesello in cui si trovava la moglie e impedire allo sposo di raggiungerla… dopodiché, il pover’uomo gettò la spugna.
“Ma fai quello che ti pare, tu e il tuo stramaledetto voto di verginità!”, le urlò furente. “Io ti ripudio, io faccio dichiarare nullo il matrimonio, io ti mollo qui senza un soldo e ti caccio via di casa!”.
Aveva sperato di spaventarla con questo ultimatum, e invece Audrey gli rivolse il primo sorriso della loro vita coniugale: “ho tanto pregato perché tu arrivassi a questa determinazione. Grazie! Non appena mi avrai ripudiata formalmente, fonderò una abbazia proprio in questo luogo e, in segno di gratitudine, pregherò di te!”.

Dicono che sposare una santa sia un ottimo modo per assicurarsi un posto in Paradiso, grazie alle sue preghiere. Ma se state cercando un buon partito, vi sconsiglio di fidanzarvi con una santa medievale: non garantisco per il Paradiso, ma generalmente la relazione prende una gran brutta piega, quaggiù in terra.

***

Non appena fu sciolta dai suoi vincoli matrimoniali, Audrey si fece effettivamente suora e visse come badessa per tutto il resto della vita.
Il problema è che la sua vita fu alquanto breve, perché dopo un po’ di tempo la donna scoprì d’avere un sozzo bubbone d’un livido paonazzo proprio lì, alla base del collo. Non è ben chiarito che cosa fosse, ma Audrey lo interpretò come una punizione divina: siccome lei era stata una principessa, e aveva passato parte della sua vita in lussi e agiatezze, Dio aveva deciso di punirla con un orrendo ponfo lì sul collo, proprio dove una volta lei si adornava di inutili gemme preziose.
Dio, probabilmente, sgranò gli occhi e la prese per cretina, ma Audrey morì con questa ferma convinzione. E poiché morì a causa di una malattia al collo (probabilmente, un tumore?), diventò la santa patrona contro tutte le malattie della gola.

Ora. Cosa bisognava fare per scampare al mal di gola grazie all’intercessione di sant’Audrey?
Nei pressi dell’abbazia in cui era sepolta la santa, era possibile acquistare un oggetto benedetto da applicare sulla zona da proteggere. Nello specifico, le suore del monastero cominciarono a confezionare dei piccoli laccetti di stoffa colorata che erano stati posti a contatto con le reliquie della santa. Appositamente benedetti, i laccetti diventavano un ricordo del pellegrinaggio, oltre che una reliquia da contatto: con devozione, i pellegrini se li legavano intorno al collo per evitare le malattie, confidando nella protezione di sant’Audrey.

E per concludere la storia con una nota che farà piacere agli appassionati di lingue estere: questi laccetti si chiamavano saint Audrey’s lace. Per contrazione, il nome di saint Audrey cominciò pian piano ad esser pronunciato con un suono simile a tawdry: col passar del tempo, i nastrini benedetti presero a farsi conoscere come tawdry lace.
Va aggiunto a questo punto il dettaglio per cui le consorelle di sant’Audrey erano sartine tanto volenterose, ma sciaguratamente prive di gusto artistico. ‘sti laccetti colorati erano di una bruttezza imbarazzante: una via di mezzo fra il kitch e l’imitazione malriuscita di collane vere e proprie. Tanto erano brutti, che il nome passò alla Storia: e ancora adesso, in lingua inglese, se volete dire che qualcosa è un un “oggetto pacchiano”, un “aggeggio a buon mercato che però non vale niente”, usate proprio questo aggettivo: tawdry.

Audrey

15 risposte a "Proteggi la tua gola grazie ai nastri di sant’Audrey!"

  1. utente anonimo

    … ecco perchè l'influenza continua a mietere vittime, c'è chi pensa che per andare sul sucuro è megli abbondare di soluzioni, e ha unito l'astinenza dal sesso alla sciarpa sul collo, ma l'incrocio ha dato… l'astinenza dalla sciarpa!
    (Mancava il foglio con indiczioni e controindicazioni)

    Diego

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  2. filippociak

    Caspita che tempra…se fossi stato il marito alla notizia della morte del mio predecessore…glom! Avrei smesso di insistere… (non si sa mai!!). Ah, buona idea quella della sciarpa, la terrò presente.

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  3. Lucyette

    Diego, caspita, quanto mi danno fastidio queste medicazioni-fai-da-te…! 😉
    Comunque io non escluderei del tutto l'idea dell'astinenza. Immagino che con i baci ci si possa scambiare anche un sacco di pericolosissimi bacilli. Quindi in effetti sì: se proprio uno vuole abbondare con le precauzioni, per prudenza…
    😉

    Flalia, nevvero? La cosa della sciarpa mi è sembrata un'utile indicazione: ho pensato che fosse il caso di diffonderla.

    Filippo, in effetti il marito è ammirevole, da un certo punto di vista… credo che si possa chiamare forza della disperazione 😛

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  4. marinz

    E scusa… san Biagio? Tutta sta storia di andare a farsi benedire la gola per la Candelora????

    Vuoi dire che con una sciarpa e la benedizione  della gola con le candele incrociate, oltre che noi milanesi mangiamo il panettone, eviterà per sempre il mal di gola????

    In effetti san Biagio cade il 3 febbraio quindi l'inverno è già passato nei giorni più gelidi, i 3 giorni della merla, e forse è l'ultimo rimedio prima dell'arrivo della primavere per non ammalarsi di gola… uhm uhm interessante tutte ste cose :o)

    cmq ora ho un termine in più in inglese per fare bella figura in un dialogo anglosassone :o)

    un sorriso 🙂

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  5. Lucyette

    Forse, qualche ergastolano… :-S

    Marinz, in effetti direi che, con la benedizione di San Biagio, noi lombardi siamo iper-tutelati… peraltro, pare che siano protettori contro le malattie alla gola anche Santa Bertilia di Mareuil e i Santi Cosma e Damiano (ignoro per quale ragione).
    Contro il raffreddore, invece, possiamo pregare San Mauro monaco, discepolo di San Benedetto.
    Insomma, c'è sempre un Santo a cui votarsi 😛

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  6. ClaudioLXXXI

    Queste sono quelle situazioni in cui mi viene voglia di concedere l'attenuante morale allo stupratore…

    cioè dai, insomma, questa si sposa e poi se ne esce con il voto di castità! E no, bella mia, dovevi dirmelo prima. Mi hai imbrogliato. Adesso è tardi ed è colpa tua. Oggettivamente si è comportata da vera stronza. Scusami Santa Audrey, ma diciamo pane al pane.
    Se il marito l'avesse presa con la forza, non dico che lo avrei totalmente giustificato, ma… un po' lo avrei capito!

    Quanti altri maschietti sono d'accordo con me?

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  7. anonimok

    Cosma e Damiano erano medici, come anche Biagio.
    Rispetto alla spiegazione che mi è capitato di sentire in famiglia materna (lombarda), ossia che san Biagio protegge la gola perché lo hanno decapitato, il fatto che fosse medico può essere di grande conforto a chi soffre di pois: devono trovare un santo medico che si sia occupato anche di andrologia, e non un santo a cui abbiano… glom… preferisco non pensarci.

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  8. Lucyette

    Uhm, io sapevo che San Biagio aveva salvato la vita a un bambino che si stava soffocando con una lisca di pesce, che gli era andata in gola. San Biagio gli ha dato da mangiare un pezzo di pane benedetto (un'ostia, forse?), e il bambino ha miracolosamente ricominciato a respirare.
    Questa è la ragione per cui:
    a) San Biagio è diventato il protettore contro i malanni del cavo orale;
    b) nei dintorni di Milano è abitudine mangiare il panettone (l'ultimo avanzato da Natale) nel giorno di San Biagio: per ricordare l'episodio del pane.
    Magari è diventato il patrono della gola per um mix di queste due ragioni 😀
    (In compenso, a proposito di Santi decapitati, io ero morta dal ridere nel leggere la storia di San Pietro. Non San Pietro apostolo, ovviamente: un altro, di cui adesso non mi ricordo il "cognome". Comunque, questo San Pietro è stato decapitato… ed è diventato il patrono contro il mal di testa. Non mi sembra incoraggiante per chi soffre d'emicrania: è un invito a tagliarsela, pur di smettere di soffrire? :-D)

    Invece, il Santo protettore degli impotenti e affini c'è per davvero: è San Luca!! Povero San Luca. Temo che il suo buon stato di salute sia stato oggetto di molte illazioni, da quando gli hanno affibiato questo incarico 😛
    In alternativa disponiamo anche di Santi castrati, ovverosia Nereo e Achilleo.
    Ce n'è per tutti, insomma

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  9. flalia

    Be', allora qua ci sta bene sant'Apollonia, la mia santa preferita. Io non ho mai avuto un culto né una gran conoscenza dei santi ma da ragazzina conoscevo bene i dentisti e gli ortodonzisti per via di una serie di torture (dette "scappucciamenti") cui sono stata sottoposta per via dei molari inclusi. Un giorno per caso avevo letto che la patrona dei dentisti era sant'Apollonia, una martire egiziana alla quale furono fatti cadere tutti i denti – AAARGH! – dopodiché lei si gettò volontariamente tra le fiamme e morì bruciata pur di non essere costretta a bestemmiare Dio). Da allora e per tutto il periodo delle torture divenni una fedelissima di Sant'Apollonia, che in futuro potrà testimoniare di essere stata ardentemente supplicata con insistenza da me medesima (è nella lista di quelli che devo andare a trovare nell'aldilà)

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  10. Lucyette

    Beh, io, qualche mese fa (non da bambina!) mi sono ridotta con le lacrime agli occhi leggendo la vita di San Camillo de Lellis.
    Soldato di ventura, si ferisce a un piede; la ferita stenta a chiudersi e continua a fargli male, quindi Camillo è costretto a abbandonare il suo lavoro. Comincia a fare lavoretti umili per mantenersi, e a un certo punto viene assunto come manovale in un convento di Cappuccini. Lì matura la sua conversione, e decide di diventare frate: ma l'abito di tela ruvida dei Cappuccini strofina sul suo piede e sulla sua ferita che è ancora dolorante; il fastidio è insopportabile, e Camillo è costretto a desistere dal suo proposito.
    Si chiede come mai il Signore gli abbia dato questo dolore, questo dolore che addirittura gli impedisce di seguire la sua vocazione; poi torna all'ospedale per curare la sua piaga che si è riaperta, si guarda attorno e realizza che ci sarebbe tanto bisogno di qualcuno che si dedichi all'assistenza (concreta e spirituale) degli ammalati, e che forse forse è questa la sua vera vocazione…
    … e fonda i Camilliani, che adesso sono attivi in 27 Paesi di tutti e cinque i continenti.

    Le lacrime agli occhi derivano dal fatto che anche io ne so qualcosa, di dolori cronici ad un piede… beh, ovviamente non ai livelli di San Camillo, credo, ma la sua storia mi ha commossa veramente 🙂
    Peraltro la trovo una storia meravigliosa in generale: è una botta di speranza per tutti quelli che soffrono!

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  13. Mercuriade

    Di solito non ci si rende ben conto fino in fondo di cosa fossero queste donne, in questo caso Santa Eteldreda di Ely: una ribelle, una donna che nella Northumbria del V secolo aveva già deciso il suo destino, un destino in cui nessun uomo ha potuto intromettersi.

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    1. Lucia

      Quant’è vero :-)))
      Mi è piaciuta tantissimo, l’8 marzo dell’anno scorso, questa riflessione della blogger Nihil Alieno, che è una suora, e che faceva notare: guardate che le suore in un certo senso sono state le prime grandi femministe della Storia, ribellandosi al destino che le loro famiglie avevano scritto per loro (e che, nella maggior parte dei casi, non contemplava certo una clausura in monastero), per seguire il destino che invece sentivano di voler davvero percorrere.
      Bella riflessione 🙂

      Purtroppo in questo momento linko un post illeggibile, nel senso che Nihil Alieno è lontana dal computer per un po’ di tempo e ha privatizzato il blog per non trovarlo invaso da spam e troll al suo ritorno. Io comunque comincio a lasciare il link del post; quando Nihil torna – tra poco – potete andare a leggerlo 😉

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