Il panettone di san Biagio

Sto per tagliare il panettone.
Ciò non dipende dal fatto che ho ricevuto così tanti panettoni che non ho ancora finito di mangiarli (cioè, sì, anche: di questo passo, festeggerò Pasqua col pandoro). Il punto, in realtà è tutt’altro: sto per tagliare il panettone perché domani è la festa di San Biagio.
Il panettone di San Biagio è la cosa più inquietante che mi sia mai successa da quattro anni a questa parte: il fatto che non riesca più a immaginare una festa di San Biagio senza il panettone è chiaro segno che mi sono definitivamente lombardizzata (…e chissà cosa ne sarà di me, quando e se tornerò a vivere a Torino!)

Ad ogni modo, dicevamo: la festa di San Biagio.
Sto immaginando la vostra faccia perplessa, “che cavolo c’entra san Biagio col panettone?”. Se vi consola, ero perplessa anch’io quattro anni fa, quando le vetrine di Pavia hanno cominciato a riempirsi di panettoni in questo periodo dell’anno. Era Carnevale, e questi pazzi si mangiavano il pandoro?

Poi, il mistero mi è stato svelato. Domani è San Biagio, carissimi signori!
E a San Biagio, in Lombardia, si mangia il panettone.

Ma che santuomo!

ovverosia

Tutto quello che non volevate sapere sui Santi
e che men che meno avreste osato chiedere


San Biagio, originariamente, era un dottore. Accidentalmente, era anche diventato vescovo; ma oltre a saper vantare un singolare contatto col divino, san Biagio era anche un bravo medico. Il suo miracolo più famoso, effettivamente, potrebbe essere alternativamente attribuito alla potenza del Signore o alla sapienza del grande Ippocrate: un bel giorno, mentre Biagio predicava sulla piazza del mercato, gli si era avvicinata una donna disperata, che stringeva fra le braccia un bambinetto esanime. Il bimbo – come si ricostruì confusamente – stava mangiando del pesce quando aveva improvvisamente cominciato a tossicchiare. E poi a tossire, e poi ad ansimare proprio: gli era andato qualcosa in gola (una liscia di pesce!, realizzò San Biagio); e il poverino, ormai, stava soffocando.

San Biagio era un santo: agì prontamente, perché ispirato dal Signore.
In alternativa: san Biagio era un medico. Agì prontamente, perché sapeva perfettamente cosa fare in condizioni di emergenza.
Non indaghiamo sulle dinamiche, ma atteniamoci ai risultati: san Biagio prese velocemente una pagnotta, strappò la sua mollica, ordinò al bimbo di ingoiarla… e la mollica portò via con sé la lisca di pesce, liberando la gola del malato. Il bimbo ricominciò a respirare, la sua mamma pure, e anche san Biagio respirò, finalmente, di sollievo. Quanto alla folla di Sebaste, acclamò esultante il suo santo vescovo, che aveva compiuto mirabili prodigi, e molte furono le conversioni che furono operate in quel felice giorno.

Ed è questo il motivo per cui san Biagio è diventato il patrono contro tutte le malattie di gola (assieme a santa Audrey).
E questo è il motivo per cui, a San Biagio, si mangia il panettone: la dolcissima mollica ripiena di uvetta e di canditi ci riporta alla memoria il pane di quel giorno, che per mezzo di san Biagio ha salvato la vita a quel bambino.

***

O meglio.
Sì, certo: formalmente, è questa la ragione. Ma perché proprio il panettone?

Voglio dire: si potrebbe mangiare una torta qualsiasi, volendo. Si potrebbe creare un dolce apposito per la festa di San Biagio, come i nostri antenati hanno fatto così tanto di frequente.
Ma perché i Lombardi si tengono il panettone sulle croste per un mese per poi tagliarlo solo ed esclusivamente al giorno di San Biagio? Non ha senso, mi sembrava illogico: doveva pur esserci una qualche spiegazione.

E infatti, la spiegazione c’è. E, come capita spesso in questi casi, affonda nella leggenda.

Siamo a Milano, in anno imprecisato (ma più vicino al Medio Evo che all’Età Contemporanea). Siamo in un’epoca in cui è in vigore la pia usanza di far benedire il cibo, in certe occasioni particolari: Natale è un’occasione particolare… e pare decisamente di buon auspicio, portare in tavola un qualche dolce benedetto! E così, una buona madre di famiglia decise di chiedere al suo parroco una benedizione sul panettoncino che aveva intenzione di portare in tavola a Natale.

Una richiesta, per così dire, di routine… ma quella volta qualcosa andò storto: la donna bussò alla porta della canonica, ma si sentì rispondere che il parroco non era in casa, in quel momento. Fu invitata a lasciare il dolce in sacrestia, con la promessa che il sacerdote l’avrebbe benedetto al suo ritorno, cosa che in effetti avvenne. Sennonché, la donna non torno più a riprendersi il dolce.

Difficile immaginare cosa possa esserle capitato: un contrattempo imprevedibile, senz’altro. Forse una malattia, forse un lutto, forse un viaggio che la costrinse a partire all’improvviso: in ogni caso, il panettone restò lì, desolatamente abbandonato in chiesa. Passò Natale, passò l’Epifania e nessuno bussò alla porta per reclamarlo.

Il sacerdote, che del resto non aveva idea di come ritracciare la donna del mistero, cominciò a domandarsi cosa farsene di quel benedetto panettone, che non è esattamente quel tipo di cibo che si conserva a lungo senza andare a male. Ormai il dolce era già visibilmente vecchio, e lasciarlo lì a seccare sembrava uno spreco bello e buono: verso la metà del mese di gennaio, genuinamente convinto del fatto che nessuno sarebbe mai tornato a prenderselo, il sacerdote scacciò via i sensi di colpa e ritenne che ormai il panettone potesse considerarsi suo per usucapione. E così, lo tagliò e se lo mangiò di gusto offrendone un po’ anche ai collaboratori parrocchiali.

Quand’ecco, il colpo di scena. La mattina del 3 febbraio, alla fine della messa, il parroco fu avvicinato da una donnetta che gli si presentò timidamente come la proprietaria del panettone. Imprevisti di ogni tipo le avevano impedito di venire a riprendersi il dolce, e anzi la donna di scusava tanto di essere stata d’incomodo. Ma, giustappunto, adesso era tornata in città, pronta a riprendersi il suo panettone benedetto!

Comprensibilmente, il sacerdote impallidì.

Chiaramente, avrebbe provveduto a rimborsare la donna, com’era giusto, ma a dir la verità ciò che più gli pesava era il pensiero di dover ammettere di aver mangiato il dolce: che figura ci avrebbe fatto?
Colto alla sprovvista, il sacerdote biascicò qualcosa circa il fatto di non essere sicuro di dove avesse messo il panettone, dopo tutto quel tempo (ma sicuramente una soluzione si sarebbe trovata, eh: al massimo le avrebbe reso i soldi!) e chiese alla donna di aspettarlo lì dov’era mentre lui andava a cercare in sacrestia. E, mentre si allontanava, mormorò una preghiera al santo del giorno (cioè, guarda un po’, a san Biagio), domandandogli di toglierlo d’impiccio facendogli venire una buona idea su come uscire dalla quella brutta situazione.

Il sacerdote non era un uomo di troppe pretese: al santo, aveva chiesto solamente la grazia di trovare le parole giuste per spiegare la situazione senza sembrare un goloso che si intasca il cibo d’altri. Ma san Biagio, evidentemente, volle strafare: compresa la buona fede di quel parroco, volle premiarlo con un miracolo in grande stile; e quanto il sacerdote aprì la porta della sacrestia, si trovò di fronte un panettone nuovo di pacca, così morbido e fragrante da sembrare appena uscito dal forno del pasticcere.

E quando il sacerdote, alla fine, dopo molti anni, trovò il coraggio per raccontare la vera storia e dare testimonianza del prodigio che l’aveva visto protagonista, i Milanesi furono profondamente colpiti da questo tenero fatterello di vita quotidiana. Al punto tale che lo ricordano ancor oggi: non a caso, consumando panettone nel giorno della festa di san Biagio, per far memoria di quel miracolo.

E lo fanno con così tanta dedizione da aver reso persino me parte di quella memoria antica.
E infatti, non vedo l’ora di tagliare il mio bel panettone.

27 risposte a "Il panettone di san Biagio"

  1. filippociak

    E' sempre curioso sentire aneddoti e storielle su come la gente "normale" si approcci a pandoro e panettone… Mio papà lavora per un'azienda di pandori/panettoni… e se anche negli ultimi anni in casa abbiamo avuto un plebiscito… ricordo un'infanzia dove giorno dopo giorno dopo giorno in tavola come dessert c'era il pandoro/panettone (ma anche colomba, perché no?)
    Comunque questa di San Biagio e il panettone non la sapevo proprio!!! E' una bella tradizione. Mi sono sempre chiesto come mai San Biagio sia sentito molto anche dalle mie parti.. forse un tempo i disturbi della gola erano sentiti come veramente terrificanti….????

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  2. diggiu

    La devozione a San Biagio me l'ha passata mia nonna. Da me in una chiesa c'è una statua che lo ricorda e dove domani faranno la benedizione della gola! Io andrò a farmi benedire perchè soffro di gola abbastanza spesso. Bella la tradizione del panettone a San Biagio. Non andrebbero perse queste tradizioni orali  tramandate di generazione in generazione. Un plauso a te che ce le ricordi!
    Buona giornata, cara Lucyette!!

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  3. Lucyette

    Filippo, un panettone a tavola ogni giorno come dessert? Aiuto! E per Natale, cosa mangiavate di speciale, per rimarcare che quel giorno era diverso da tutti gli altri? 😀
    (Parlo io, che dopo Capodanno non esito a comprare i panettoni in offerta, scontatissimi, per mangiarli successivamente come un qualsiasi altro dolce. Però, ogni giorno è un'altra cosa! :-P)
    In effetti, noto anch'io che San Biagio è un Santo molto venerato. Forse, una volta, il "mal di gola" includeva anche tutti i disturbi polmonari, che erano effettivamente pericolosissimi… boh?

    Diggiu, in effetti io amo tantissimo queste antiche tradizioni popolari che rischiano di perdersi (sarà che sono una storica; sarà che le amo e basta). Infatti mi piace molto ricordarle, raccontarle, raccontarle agli altri…

    … e infatti, Berlic, sapere che tu aprirai il panettone avanzato pensando al panettone di San Biagio, mi fa un grandissimo piacere!
    Mi sembra di aver appena fatto la mia buona azione (di memoria storica) quotidiana 😀

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  4. filippociak

    Ehehe… beh, come dolce natalizio mia mamma faceva il tradizionale (ma solo a casa mia, ovvio) "Tronchetto di Natale", consistente in una foglia di pan di spagna arrotolata e farcita con crema al… (tieniti forte) cioccolato… modellata a tronchetto e decorata coi rembi di una forchetta per fare le venature del legno…coi nodi e tutto. Però il pandoro/panettone natalizio lo tagliavamo lo stesso!!! Figurati se a Natale, con tutti quelli che c'erano, non lo tagliavamo 😀

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  5. utente anonimo

    Temo che oggi sia divenuta la buona occasione per pasticcerie e centri commerciali per smerciare i panettoni avanzati, senza dover tagliare troppo il prezzo visto che beh, a San Biagio si mangia il panettone, perchè svenderlo? 😛 Poi non so eh magari mi sbaglio… tanto + che lo conserveranno tutti dai regali di Natale.

    E… w la taranta XD

    Daniele

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  6. Lucyette

    Filippo, buono!!
    A me non piace molto il cioccolato (credo di essere una delle poche persone al mondo che non ama la Nutella), quindi il tronchetto non è nella top-ten dei miei dolci preferiti in assoluto… però non mi dispiace affatto, come dolce natalizio!
    A casa mia, cerchiamo sempre di evitare il classico panettone o pandoro (mio papà va matto per il panettone coi canditi, che però non piace a me; io vado matta per il pandoro, che però non piace a mio padre… e siccome fra i due litiganti il terzo gode, cerchiamo sempre di scegliere un terzo dolce che piaccia a entrambe). Insomma, dicevo: per il pranzo di Natale, cerchiamo sempre di trovare un qualche dolce alternativo… e il tronchetto di Natale è stato fra questi, ogni tanto, sì 😀

    Daniele, secondo la tradizione bisognerebbe vendere due panettoni al prezzo di uno, ma in effetti non so quanti la rispettino. Nel negozietto di alimentari vicino a casa mia, effettivamente stanno vendendo tre panettoni al prezzo di due… che comunque, è già qualcosa!!
    Il momento migliore per comprare panettoni (e cotechini!) a prezzo scontato, comunque, è subito dopo l'Epifania. Io in genere lo faccio tutti gli anni: si trovano veramente prezzi bassissimi… e poi, comunque, si tratta di cibi che si conservano per mesi!

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      1. Lucyette

        Come, no?! 😐
        E tutti i cotechini di Capodanno rimasti invenduti??
        In tutti i supermercati in cui m’è capitato di andare a fine festività, vedevo sempre montagne di cotechini a metà prezzo: erano senz’altro le pile e pile di cotechini di Capodanno che in un qualche modo bisognava cominciare a togliersi dai piedi (e dai magazzini)…
        Io ne faccio incetta ogni anno: adesso li sto attendendo al varco! 😛

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  7. utente anonimo

    Ehm.

    C'ho una cosa che devo dirti.
    Io riciclo i tuoi racconti, ancora da molto prima di delurkarmi, e li racconto a mia figlia come  fiabe della buona notte.
    Ti interesserà sapere che il panettone di San Biagio ha fatto un successone – non come l'abete di San Bonifacio, ma inzomma è nei top 10.

    bacione,
    Seavessi

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  8. Lucyette

    Voglio credere che dipenda dal fatto che stanotte avrò dormito sì e no due ore mezza discontinue, e quindi sono in uno stato psicofisico leggermente alterato. Fatto sta che mi sono immaginata questa bimba che si addormenta di sera ascoltando le mie storie…
    … e mi son commossa, giuro!

    Grazie 

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    1. A nnalisa

      Io rimpiango di non aver conosciuto il tuo blog quando avevo i figli piccoli. Ho perso l’occasione di narrare storie stupende e, per giunta, radicate nelle nostre traadizioni. Annalisa

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      1. Lucia

        ❤️❤️❤️

        Beh, le storie non sono solo per bambini, vediamola così. Ovviamente non è la stessa cosa, ma io mi diverto moltissimo a raccontarle anche agli adulti, a tavola, chiacchierando, quando capita l’occasione.
        (Però ovviamente coi bimbi è un’altra cosa, va da sé!)

        ❤️

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  9. utente anonimo

    Mi aggrego alla corta lista di chi proprio la Nutella, anche se non c'è fa niente!
    In casa mia riesco a farla scadere!
    quando lo racconto cominciano a raccogliere i sassi per la lapidazione…
    un anno e qualcosa fa ne ho comprati alcuni barattolini piccoli, quelli da appendere sull'albero di natale, che bastano sì e no per un panino… beh, alla fine ho rifornito mia sorella!
    il dramma, mi dicono, è che non mi vergogno nemmeno…
    Sono fatto male, lo so…

    Diego

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  10. Lucyette

    Diego, è che ormai noi siamo adulti. La società di oggi ci ha inibiti e ci fa vivere con disagio quella che dovrebbe essere una tendenza naturale, come tante altre. Quando io ero piccola, vivevo con molta più naturalezza la mia diversità.
    Mia mamma continua a raccontarmi, traumatizzata, di quel giorno al supermercato: io avevo tre anni circa, avevo fatto qualcosa di meritevole di un premio, e mia mamma aveva proposto, innocentemente: "guarda che bel barattolone di Nutella, Lucia! E' uno di quei barattoloni enormi, grossi grossi, in offerta! Te lo compro?".
    E io ero scoppiata a PIANGERE (ma proprio disperatamente!) in mezzo al supermercato: "NOOOOOO, la Nutella NOOOOOO, TI PREEEEEEGOOOO! Non ho fatto nieeeeeente, non comprarmi la Nuteeeeella, sono stata buoooonaaaaa! Perdonami, mamma, non lo faccio piùùùùùù, ma tu non farmi queeeestooooo!!!".

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  11. martayensid

    Senti tu non ci crederai ma io sto, sul serio, e dico sul serio, stampando tutti i tuoi post della rubrica "ma che sant'uomo" per mio diletto personale innanzitutto e per leggerli come racconti a Luca quando è stanco di giocare…

    Sono uno migliore dell'altro e … avrei una curiosità OT.. ma non è che per caso alla storia di Giacobbe manca la parte finale? O manca o non sta catalogata nel tag dei sant'uomini …

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  12. Lucyette

    No, niente da fare: stanotte ho dormito di più, ma la reazione è la stessa. A questo punto temo di esser proprio io.
    Sono onoratissima!

    LOL, però sto anche cercando di fare mente locale su tutte le agiografie che ho scritto, e ne viene fuori una veduta d'insieme abbastanza inquietante: c'ho la Santa che non vuol far sesso col marito, il Santo che inventa il viagra, la Santa che truffa il fidanzato, il Santo che affoga negli escrementi (beh, questo forse piace, ai bambini), la Santa che viene violentata… ARGH, non ci avevo mica fatto caso, prima 😀
    A questo punto, devo urgentemente scrivere qualcosa di un po' più family-friendly (anche perché se no mi scomunicano, ehm O.o)

    Sì, è vero, mi sono clamorosamente dimenticata la terza parte del povero Giacobbe! Provvederò… in effetti, prossimamente, pensavo di dedicare qualche "Sant'uomo!" anche agli uomini della Bibbia, quindi ho occasione per rimediare 😉

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  13. martayensid

    anche perchè mi manca proprio il pezzo che non ho mai capito: quello dove si racconta che Giacobbe lottò contro l'angelo del Signore (o Dio stesso?) …insomma l'ultima cosa che mi aspetterei da uno che mi è amico è di doverlo prendere anche a botte…

    Ah visto che ci sono … non è tutto: son riuscita a recuperare anche altri test dei tuoi e mi è venuto in mente come giocarmeli con il gruppo di adolescenti che ho per le mani.
    …spero sopravvivano a me fino ad arrivare indenni almeno alla maggiore età…

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  14. martayensid

    Ovviamente ho cercato di imitare lo stile, ma le domande sono tutte originali tranne una.
    Visto che si tratta di castità e amore … mi piaceva un sacco quella sui baci sotto al vischio me la sono risucchiata tra le mie le cui risposte sono molto più facili da rintracciare per persona che ha accesso al web.

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  15. Lucyette

    "anche perchè mi manca proprio il pezzo che non ho mai capito: quello dove si racconta che Giacobbe lottò contro l'angelo del Signore (o Dio stesso?) …insomma l'ultima cosa che mi aspetterei da uno che mi è amico è di doverlo prendere anche a botte"

    Sì, ma tu stai dimenticando un dato importantissimo: sono maschi, poverini… mica si possono pretendere rapporti sociali tanto elaborati, porelli; hanno i loro limiti… 😛 😛 😛

    Scherzi a parte… guarda: sto leggendo proprio proprio adesso un bel libretto di Jacqueline Dauxois, che si intitola Le più belle storie d'amore nella Bibbia (nello specifico: Adamo ed Eva, Noè e la moglie, Abramo e Sara, Lot & statua, Isacco e Rebecca, Giacobbe & company, Dina e principe di Sichem, Giuseppe e moglie di Putifar, Rot e Booz, Sansone e Dalila). Non è male. Pensavo che fosse una specie di Harmony a sfondo biblico (l'avevo comprato appositamente per i "Ma che sant'uomo!", oltre che per il fatto che era super scontato alla Feltrinelli), invece l'autrice si sforza anche di fare un po' di esegesi dei vari episodi. Non so quali titoli abbia per farlo, ma vabbeh.
    Comunque, giusto stamattina stavo leggendo la storia di Giacobbe, e lei ha interpretato la lotta con l'angelo in questo modo.
    La lotta si svolge mentre Giacobbe si sta preparando a ritornare da Esaù, senza avere idea di quali sentimenti nutra il fratello nei suoi confronti. Le notizie non sembrano un granché confortanti, perché i messaggeri dicono che Esaù è armato.
    Quindi 'sto poveraccio va a dormire, già abbastanza angosciato per i fatti suoi, e si trova a dover combattere con Dio. Dopo essersi battuto valorosamente gli chiede la benedizione (finalmente una benedizione meritata, invece di quella che aveva rubato al padre: così, Giacobbe si "rimette in regola"), e l'angelo gli cambia il nome in Israele (come a dire che il passato è sepolto, Israele è una persona nuova, e bla bla bla). E infatti, la mattina dopo Israele incontra Esaù, si umilia profondamente di fronte a lui per "scusarsi", nessuno rivanga più il passato, e tutti vivono felici e contenti. L'autrice di questo libro diceva che la lotta con l'angelo ha la doppia funzione di:
    a) "chiudere i conti col passato";
    b) sostituire la lotta con Esaù, che infatti non c'è stata.
    O quantomeno: il mio libretto mi dava questa spiegazione, vedi tu se ti pare buona

    Per i test: nooo, ma che bello! 😀
    Però adesso sono curiosissima: posso vedere i test che ti ho "ispirato"?
    Poccio? Poccio? Poccio?
    😀

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  16. martayensid

    il test è andato alla grande! e… ho pubblicato il capitolo finale per questa epopea che è durata …pure troppo!

    Per quanto riguarda Giacobbe mah … ritengo che la spiegazione "sono maschi per loro funziona così" resta la più idonea a lasciare meno riserve.
    Sai in genere uno si aspetta una frase tipo "se ti acchiappo ti cambio i connotati!!!" mica "se ti prendo ti cambio il nome" anche se poi in effetti con il nome cambiava proprio tutta l'indole di una persona, vabbeh.. vado a concedermi il mio meritato riposo :-PPP

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  17. Andrea

    per San Biagio il panettone??????

    Abito a Cento (FE) e il santo patrono della Città è San Biagio, la chiesa principale è intitolata a lui, il 3 febbraio è festa grande eppure del panettone non ho mai sentito parlarne. Noi per tradizione per San Biagio mangiamo gli “ansér” castagne lessate e poi affumicate, che si mangiano senza doverle cuocere, fredde, solo sbucciandole.
    Non chiedetemi perché in nostro patrono è San Biagio perché non lo sò!

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    1. Lucyette

      Credo che sia proprio solo una tradizione lombarda (forse della zona attorno a Milano, oserei dire).
      🙂
      Io, a Torino, non ne avevo assolutamente mai sentito parlare, e così nemmeno i miei genitori: e dire che, se si tratta di tradizioni locali proprie delle nostre zone, noi in genere le conosciamo!

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      1. Andrea

        mha, certo è che non conoscevo questa tradizione, come non sò perché sia tradizione mangiare anseri, non siamo zona in cui si coltiva castagne, vero è che sulle colline Bolognesi e modenesi i castagneti sono presenti, nelle nostre tradizioni ci sono piatti e dolci fatti non tanto con la castagna ma con la farina di castagne comunque vatti a sapere perché proprio gli anser siano nostra tradizione!
        Ripensando al Santo Patrono mi è venuta in mente una motivazione di cui però non ho documentazione; San Biagio ha camminato sulle acque? Cento, come molti altri paesi, in epoca antica era palude…lo stemma cittadino gambero rosso in campo d’argento… bla bla bla ecc ecc (non vorrei annoiare con la storia della città) sembra che San Biagio sia diventato patrono della città proprio perché camminasse sulle acque; è plausibile?

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