Il campanile

Lo straniero era bellissimo, elegantissimo, ricchissimo. Arrivava dalla città, senz’altro, e trasudava raffinatezza da ogni suo singolo sguardo e movimento. Chissà cos’era, ad averlo portato in quella chiesetta alpina. Chissà come mai, aspettava pazientemente davanti alla porta della sacrestia, elegantemente appoggiato al suo bastone da passeggio.

Il sacerdote uscì.
Lo straniero gli sorrise.

“Reverendo, buona sera. Sto trascorrendo un periodo di villeggiatura nella vostra valle, e non ho potuto fare a meno di notare che alla vostra chiesa manca un campanile”.
“Sì”, ammise il parroco. “Effettivamente, è vero”.
Il forestiero gli sorrise ancora, ed era splendido. “Se non è un problema, mi offro di farlo costruire io”, gli annunciò. “A mie spese”.
Il sacerdote sgranò gli occhi. “Come, scusi?”.
“Intendo regalarvi un campanile”, ripeté l’uomo, conciliante. “Non dovete fare niente; non vi chiedo niente, in cambio. Da domani mattina, arriveranno i muratori. Prendetelo come un dono. Totalmente disinteressato”.
Il parroco squadrò l’uomo da capo a piedi; era palesemente sconcertato. “Non ne abbiamo bisogno, grazie”, gli disse lentamente, a denti stretti.
Il benefattore sgranò gli occhi, incredulo. “State rifiutando un dono per la casa del Signore?!”. Sbatté le palpebre più volte, con espressione di sorpresa addolorata: “davvero, non voglio niente, in cambio. Ve lo assicuro. È un dono, puro e semplice”.
Il sacerdote lo fissò a lungo, senza dir parola.
E poi accettò, e diede il via ai lavori.

Il benefattore scomparve: nessuno lo vide più, in vallata. Non era presente nemmeno quando la campana suonò il suo primo rintocco, dal campanile appena inaugurato.
Si presentò in parrocchia dopo qualche tempo, a un anno esatto da quel giorno.

“Reverendo”, esordì: “buongiorno. Come va, il campanile?”.
“Bene”. Il sacerdote lo fissò con aperta diffidenza. “Va benone. Grazie”.
“Prego”, ribatté lo straniero, sorridendogli d’un sorriso splendido.
Calò il silenzio, per qualche istante. E poi il parroco sbottò, all’improvviso: “si può sapere perché diamine l’hai fatto?”.
“Fatto cosa?”, domandò l’altro, sorridendogli innocente.
Costruito il campanile!”. E il sacerdote si avvicinò minaccioso, puntandogli contro un dito: “non credere di avermi fregato: io lo so, chi sei! L’ho capito fin dal primo istante!”.
Il Diavolo sorrise, ancora una volta: e il suo sorriso splendido si trasformò in sogghigno,  e poi in smorfia e in risata di vittoria. “Povero demente”, gli disse: “sapevi tutto, e non hai capito niente? Fino a un anno fa, nei giorni di precetto, i tuoi parrocchiani arrivavano in chiesa con largo anticipo, per paura di far tardi alla celebrazione. E se arrivavano in anticipo si sedevano sui banchi, ti salutavano. Chiacchieravate”. Fece una smorfia. “Pregavate insieme”.
Il sacerdote aggrottò le sopracciglia, senza capire.
“E adesso, invece”, sogghignò il demonio, “è arrivato il campanile. I popolani sanno perfettamente quando inizierà la Messa, perché sono avvisati dal suono delle campane. E quindi, arrivano in parrocchia all’ultimo minuto: passano in chiesa meno tempo di prima, entrano solo per ascoltare Messa e ne escono subito dopo, come un operaio che timbra il cartellino. Quand’è stata l’ultima volta che hai scambiato quattro chiacchiere a cuore aperto con un parrocchiano che passava di lì per caso? Sapevi tutto, e sei ancora così cieco da non vedere che il campanile è stato uno dei  miei migliori investimenti a lunga durata?”.

Orripilato, il parroco propose in paese di demolire la torre campanaria: ma il sindaco e i compaesani, ovviamente, lo presero per pazzo.
Allora smise di suonare le campane, nella speranza che i popolani, nell’incertezza, ritornassero alle vecchie abitudini. Ma ormai i valligiani si erano abituati: e quando la campana taceva, nessuno si presentava a Messa.

Nel folklore popolare (o almeno, nelle fiabe di mia nonna) ci sono un sacco di storie in cui il diavolo, sostanzialmente, fa la figura dell’idiota. Fa le pentole ma non i coperchi; si lascia turlupinare dal primo che capita; quando prova a comprar l’anima di qualcuno, viene truffato sistematicamente.
Io, invece, preferisco questa storia: è molto più profonda.
Perché diavolo non è affatto idiota: e ci va veramente poco, per cader nei suoi inganni.

P.S. Se qualcuno se lo stesse chiedendo, naturalmente la risposta è “sì”.
Questa era un’altra delle fiabe della buona notte di mia nonna: e vi stupite ancora?

25 risposte a "Il campanile"

  1. Lucyette

    Beh… sono stranissime per una bimba di oggi. Mia nonna ci è cresciuta, con queste fiabe: e prima di lei, anche la mia bisnonna, e la mia bis-bis-nonna, e così via dicendo. Sostanzialmente ci sono cresciuta anch'io, e non credo di esserne rimasta traumatizzata: questa idea che i bambini debbano esser fatti crescere nella bambagia, onestamente non la condivido molto.
    (Specifico: non è una idea solo tua, ovviamente; è una idea che hanno tutti, ma io non la condivido comunque :-P).
    Peraltro, a me piacciono le fiabe in generale, e mi sono letta anche le fiabe "classiche" (chessò: la Sirenetta, la Bella Addormentata, la Bella e la Bestia, e così via dicendo). Nella versione originale, sono molto più crude rispetto a quei polpettoni zuccherosi della Disney.
    Io non condivido questa idea di far credere ai bambini che il mondo sia tutto perfetto e tutto bellissimo, proteggendoli spasmodicamente da ogni cosa che possa turbarli e spaventarli. Tanto, prima o poi, il turbamento arriva comunque (metti anche solo un nonno che muore… o anche solo il cane, per non tirar jella al nonno!). E allora che fai?

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  2. Lucyette

    Beh… sono stranissime per una bimba di oggi. Mia nonna ci è cresciuta, con queste fiabe: e prima di lei, anche la mia bisnonna, e la mia bis-bis-nonna, e così via dicendo. Sostanzialmente ci sono cresciuta anch'io, e non credo di esserne rimasta traumatizzata: questa idea che i bambini debbano esser fatti crescere nella bambagia, onestamente non la condivido molto.
    (Specifico: non è una idea solo tua, ovviamente; è una idea che hanno tutti, ma io non la condivido comunque :-P).
    Peraltro, a me piacciono le fiabe in generale, e mi sono letta anche le fiabe "classiche" (chessò: la Sirenetta, la Bella Addormentata, la Bella e la Bestia, e così via dicendo). Nella versione originale, sono molto più crude rispetto a quei polpettoni zuccherosi della Disney.
    Io non condivido questa idea di far credere ai bambini che il mondo sia tutto perfetto e tutto bellissimo, proteggendoli spasmodicamente da ogni cosa che possa turbarli e spaventarli. Tanto, prima o poi, il turbamento arriva comunque (metti anche solo un nonno che muore… o anche solo il cane, per non tirar jella al nonno!). E allora che fai?

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  3. utente anonimo

    sai Lucy, che questa cosa delle fiabe truculente (ci siam capite dai) è una cosa su cui sto riflettendo molto ultimamente?
    Per millenni i bambini son cresciuti a suon di hansel e gretel e cappuccetto rosso, e in genere di fiabe che nella loro versione non disney fanno assolutamente paura.
    Oggi tendiamo a proteggerli aggiungendo lieti fini a destra e a manca, ma non so mica se sia una cosa saggia.
    Io da piccola adoravo una versione della sirenetta in cui lei alla fine, non riuscendo a conquistare l'amore del principe, si trasformava in schiuma di mare – ora che ci penso, in generale le fiabe di Andersen son da tagliarsi le vene, ma sono bellissime.
    ma era un modo per imparare a gestire la paura, per familiarizzare, se pure in modo indiretto, con le angosce che i bambini comunque hanno (abbandono, mostro che divora ecc.).
    Questo in teoria.
    Da mamma in realtà faccio una fatica indegna a non zuccherare, e le poche volte che ci provo (vedi fiaba del GT) mi sento le mie dal resto della famiglia.

    ma che bello bello questo argomento, non vedo l'ora di leggere le altre risposte.

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  4. utente anonimo

    sai Lucy, che questa cosa delle fiabe truculente (ci siam capite dai) è una cosa su cui sto riflettendo molto ultimamente?
    Per millenni i bambini son cresciuti a suon di hansel e gretel e cappuccetto rosso, e in genere di fiabe che nella loro versione non disney fanno assolutamente paura.
    Oggi tendiamo a proteggerli aggiungendo lieti fini a destra e a manca, ma non so mica se sia una cosa saggia.
    Io da piccola adoravo una versione della sirenetta in cui lei alla fine, non riuscendo a conquistare l'amore del principe, si trasformava in schiuma di mare – ora che ci penso, in generale le fiabe di Andersen son da tagliarsi le vene, ma sono bellissime.
    ma era un modo per imparare a gestire la paura, per familiarizzare, se pure in modo indiretto, con le angosce che i bambini comunque hanno (abbandono, mostro che divora ecc.).
    Questo in teoria.
    Da mamma in realtà faccio una fatica indegna a non zuccherare, e le poche volte che ci provo (vedi fiaba del GT) mi sento le mie dal resto della famiglia.

    ma che bello bello questo argomento, non vedo l'ora di leggere le altre risposte.

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  5. anonimok

    Di sicuro proteggere i bambini dall'orrido, affannarsi a spiegar loro che i mostri non esistono, tranquilli, non è una cosa saggia, da molti punti di vista.
    Se il genere horror, dall'infanzia alla vecchiaia, è tanto solidamente diffuso, qualche motivo ci sarà (ed il controllo delle paure è solo uno dei motivi).
    Il che non vuol dire che bisogna eliminare i lieto fine, visto che, a non avere gli occhi bendati e a saperli cogliere, sono l'unica cosa su cui si può fare affidamento nella vita.

    Ma come mai nei commenti si parla solo del Post Scriptum? Che il Post Scriptum sia il "campanile" di questo post?

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  6. Lucyette

    Ehm, giusto per precisare: non è che leggevi "una versione della Sirenetta": leggevi la versione della Sirenetta, quella di Andersen 😀 La Disney ha completamente snaturato questa fiaba meravigliosa rovinandola tantissimo, per come la vedo io: peggio della Sirenetta, ha fatto solo con il Gobbo di Notre Dame (che ovviamente non è proprio una fiaba per bambini…). La Sirenetta (in versione Andersen) è meravigliosa, prima o poi ci farò un post.

    Mah… ripeto: secondo me, le fiabe truculente non fanno male.
    Magari, dipende anche dal bambino: io, da piccola, ascoltavo tranquillamente queste storie, ma avevo un terrore irrazionale (e inspiegato) per i vampiri, quindi ovviamente non era il caso di esistere più di tanto con succhiatori di sangue & co. Ma a parte quello… ripeto quanto detto sopra: secondo me, non fanno male. Mi stupisce, ad esempio, che la tua famiglia ti critichi per la fiaba del Grande Torino (per i lettori miei e non tuoi che non sapessero di cosa stiamo parlando: tragedia di Superga. Ovviamente, Seavessi la presenterà in maniera fiabesca, e non a mo' di articolo di cronaca nera). Voglio dire: la morte è un fatto oggettivo, capita, purtroppo anche ai nostri figli capiterà di imbattercisi. Noi adulti possiamo anche tenergli nascoste tutte le brutture della vita, per auto-illuderci che i nostri figli non debbano mai incontrarle… ma ovviamente le incontreranno comunque, prima o poi. E se nessuno ha mai parlato loro di morte o malattia, c'è pure il rischio che ci arrivino impreparati ("dov'è andato il cagnolino? Cosa vuol dire che è morto? Cos'è la morte?". Eh…).

    Io, una volta, ho sentito la seguente versione di Cappuccetto Rosso: la nonna finisce nella pancia del lupo, Cappuccetto Rosso chiama il cacciatore, il cacciatore tira fuori la nonna e poi, essendo un cacciatore animalista, porta il lupo dal veterinario per farlo suturare (!). Il lupo chiede scusa e Cappuccetto Rosso lo prende con sé e con la nonna, e vissero per sempre felici e contenti.
    ?!?
    Punto primo, ma i bambini sono idioti? Cioè, non riescono manco a tollerare la morte del lupo cattivo? Ahò!
    Punto secondo, così si perde tutta la morale! Cappuccetto Rosso aveva un senso, e adesso gliel'hanno stravolto: grazie molte, complimenti.

    Poi, ovviamente, io ho tanta bella teoria e niente pratica: avendo una figlia piccola, magari sarei intimorita anch'io dall'idea di "spaventarla" (ma secondo me, comunque, non si spaventa. Non si son spaventati tutti gli altri: possibile che i bambini di oggi sian tutti scemi?).
    Però, insomma, io la penso così.

    Questa cosa che mi dici, dei tuoi parenti che ti "criticano" quando racconti all'Infanta la storia del Grande Torino, secondo me è emblematica. Cioè: non è che tu stia terrorizzando la bimba con la storia del mostro cattivo che viene per portarla via se non fa la brava; le racconti la storia (peraltro vera) di alcune persone che sono morte. Quindi il problema, immagino, è la morte: non si può parlare di morte ai nostri bambini.
    Ma la morte arriva lo stesso, ahimé: non è che ci evita per il solo fatto che non è gradita…

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  7. Lucyette

    Ehm, giusto per precisare: non è che leggevi "una versione della Sirenetta": leggevi la versione della Sirenetta, quella di Andersen 😀 La Disney ha completamente snaturato questa fiaba meravigliosa rovinandola tantissimo, per come la vedo io: peggio della Sirenetta, ha fatto solo con il Gobbo di Notre Dame (che ovviamente non è proprio una fiaba per bambini…). La Sirenetta (in versione Andersen) è meravigliosa, prima o poi ci farò un post.

    Mah… ripeto: secondo me, le fiabe truculente non fanno male.
    Magari, dipende anche dal bambino: io, da piccola, ascoltavo tranquillamente queste storie, ma avevo un terrore irrazionale (e inspiegato) per i vampiri, quindi ovviamente non era il caso di esistere più di tanto con succhiatori di sangue & co. Ma a parte quello… ripeto quanto detto sopra: secondo me, non fanno male. Mi stupisce, ad esempio, che la tua famiglia ti critichi per la fiaba del Grande Torino (per i lettori miei e non tuoi che non sapessero di cosa stiamo parlando: tragedia di Superga. Ovviamente, Seavessi la presenterà in maniera fiabesca, e non a mo' di articolo di cronaca nera). Voglio dire: la morte è un fatto oggettivo, capita, purtroppo anche ai nostri figli capiterà di imbattercisi. Noi adulti possiamo anche tenergli nascoste tutte le brutture della vita, per auto-illuderci che i nostri figli non debbano mai incontrarle… ma ovviamente le incontreranno comunque, prima o poi. E se nessuno ha mai parlato loro di morte o malattia, c'è pure il rischio che ci arrivino impreparati ("dov'è andato il cagnolino? Cosa vuol dire che è morto? Cos'è la morte?". Eh…).

    Io, una volta, ho sentito la seguente versione di Cappuccetto Rosso: la nonna finisce nella pancia del lupo, Cappuccetto Rosso chiama il cacciatore, il cacciatore tira fuori la nonna e poi, essendo un cacciatore animalista, porta il lupo dal veterinario per farlo suturare (!). Il lupo chiede scusa e Cappuccetto Rosso lo prende con sé e con la nonna, e vissero per sempre felici e contenti.
    ?!?
    Punto primo, ma i bambini sono idioti? Cioè, non riescono manco a tollerare la morte del lupo cattivo? Ahò!
    Punto secondo, così si perde tutta la morale! Cappuccetto Rosso aveva un senso, e adesso gliel'hanno stravolto: grazie molte, complimenti.

    Poi, ovviamente, io ho tanta bella teoria e niente pratica: avendo una figlia piccola, magari sarei intimorita anch'io dall'idea di "spaventarla" (ma secondo me, comunque, non si spaventa. Non si son spaventati tutti gli altri: possibile che i bambini di oggi sian tutti scemi?).
    Però, insomma, io la penso così.

    Questa cosa che mi dici, dei tuoi parenti che ti "criticano" quando racconti all'Infanta la storia del Grande Torino, secondo me è emblematica. Cioè: non è che tu stia terrorizzando la bimba con la storia del mostro cattivo che viene per portarla via se non fa la brava; le racconti la storia (peraltro vera) di alcune persone che sono morte. Quindi il problema, immagino, è la morte: non si può parlare di morte ai nostri bambini.
    Ma la morte arriva lo stesso, ahimé: non è che ci evita per il solo fatto che non è gradita…

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  8. Lucyette

    Ma come mai nei commenti si parla solo del Post Scriptum? Che il Post Scriptum sia il "campanile" di questo post?

    LOL.
    E' vero, parliamo anche del resto!!

    Si, detesto anche la tendenza opposta, cioè eliminare il lieto fine dove dovrebbe esserci. Qualche tempo fa avevo visto il servizio di una fotografa che aveva rivisitato in senso vagamente nichilista le varie fiabe della tradizione Disney: c'era Biancaneve in versione casalinga insoddisfatta e abbrutita, occupata a prendersi cura di sette neonati mentre il principe azzurro guardava la partita in panciolle sul divano;Oppure la Bella della Bella e la Bestia, che si sottoponeva a operazioni di chirurgia estetica per rimanere sempre giovane. L'idea era geniale, era ovviamente una provocazione… ma togliere il lieto fine è più grave ancora, concordo!

    Ma mettere il lieto fine dove non c'è (tipo la Cappuccetto Rosso in versione WWF)… argh.

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  9. Lucyette

    Ma come mai nei commenti si parla solo del Post Scriptum? Che il Post Scriptum sia il "campanile" di questo post?

    LOL.
    E' vero, parliamo anche del resto!!

    Si, detesto anche la tendenza opposta, cioè eliminare il lieto fine dove dovrebbe esserci. Qualche tempo fa avevo visto il servizio di una fotografa che aveva rivisitato in senso vagamente nichilista le varie fiabe della tradizione Disney: c'era Biancaneve in versione casalinga insoddisfatta e abbrutita, occupata a prendersi cura di sette neonati mentre il principe azzurro guardava la partita in panciolle sul divano;Oppure la Bella della Bella e la Bestia, che si sottoponeva a operazioni di chirurgia estetica per rimanere sempre giovane. L'idea era geniale, era ovviamente una provocazione… ma togliere il lieto fine è più grave ancora, concordo!

    Ma mettere il lieto fine dove non c'è (tipo la Cappuccetto Rosso in versione WWF)… argh.

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  10. utente anonimo

    Riccardo Bacchelli, Il diavolo al Pontelungo, edizioni varie; leggere prologo ed epilogo.

    Il tiro migliore è stato all'inizio:
    "cogli la prima mela, cogli la prima mela, cogli la prima mela, ah?!"
    (anche se l'identificazione è postuma)

    "p"

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  11. marinz

    Questa storia mi ha fatto venire in mente un'agiografia, di cui non ricordo il nome del santo, in cui questo era bambino e voleva fare la comunione prima degli altri ed a tutti i costi, su questo desiderio il diavolo lo tentava dicendogli che doveva pregare e non fare i compiti o altre cose… in fin dei conti sarebbe stata una preghiera fine a se stessa e quindi inutile senza contare il fatto del non svolgere i propri doveri… 

    inoltre questo fatto del campanile è veramente profondo.. indica che la gente fa le cose, forse, perchè deve farle ed è richiamata… diciamo una presa di coscienza del tempo che prima non c'era.. come il peccato che non è peccato se non sai che sia peccato… davvero interessante questa storiella…

    per il resto condivido quanto scritto dagli altri.. le fiabe e le favole non esistono più.. una volta erano scritte per far imparare a superare le difficoltà e il lieto fine non era previsto perchè non sempre le difficoltà si superano ma insegnava ad accettarle… ora invece è solo un lieto fino e la morale si perde nel contesto della storia…

    condivido anche si è perso il senso della "morte"… quanto volte ho sentito dire: "no, non è morto.. si è solo allontanato… è stato esiliato" oppure "poi torna e si risveglia"… e la cosa mi lascia abbastanza perplesso

    un sorriso 🙂

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  12. ago86

    Ma gli abitanti di quel paese non avevano gli orologi da polso o da taschino?

    Ad ogni modo, è davvero molto interessante come storia. Fanno bene queste favole, perché ci raccontano la verità su milioni di persone.

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  13. ago86

    Ma gli abitanti di quel paese non avevano gli orologi da polso o da taschino?

    Ad ogni modo, è davvero molto interessante come storia. Fanno bene queste favole, perché ci raccontano la verità su milioni di persone.

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  14. Lucyette

    P… oh! Ho trovato il prologo qui (a pg. 13), ma non trovo l'epilogo… adesso sono curiosissima!!

    Marinz, hai sentito dire di qualcuno che era stato esiliato?! O.o
    Cioè, il nonno muore e il bambino si sente dire che è stato esiliato? LOL… capirei "partito per un lungo viaggio", ma esiliato… 😀
    (Ma esiliato da chi, poi? Dal sindaco? Dal presidente della Repubblica? Da Berlusconi? LOL).

    Quanto all'agiografia… aaaargh, qualcosa del genere me lo ricordo anch'io, ma non mi ricordo più chi! Era un Santo bambino, vero? Cioè, era morto poco dopo? Argh, non mi viene proprio: eppure non ce ne sono nemmeno così tanti
    Comunque, sì, bellissimo paragone. Spronare al male convincendo qualcuno di star facendo il bene (o quantomeno una cosa neutra) è terribile… e trovo che il diavolo ci stia riuscendo particolarmente bene, in questi ultimi decenni. (Diciamo che per certe cose si è un po' perso il senso del peccato).

    Ago, no, non ce li avevano: le storie di mia nonna erano tutte ambientate nel Piemonte di fine/metà-Ottocento, dove i montanari ovviamente non avevano orologi da polso 😛
    Però hai ragione, non l'avevo specificato…

    A proposito di favole, e a proposito di favole sul diavolo, io preferisco di gran lunga queste (quelle che ti mettono "in guardia"). Okay, sono un po' ansiogene… ma c'è anche ragione di stare all'erta, voglio dire! Stiamo parlando del demonio… 😉
    Le varie storielle del diavolo gabbato hanno il loro senso (insegnarti che il diavolo si può sconfiggere) (perché altrimenti non ci provi nemmeno)… ma secondo me, anche queste sono utili 🙂

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  15. Lucyette

    P… oh! Ho trovato il prologo qui (a pg. 13), ma non trovo l'epilogo… adesso sono curiosissima!!

    Marinz, hai sentito dire di qualcuno che era stato esiliato?! O.o
    Cioè, il nonno muore e il bambino si sente dire che è stato esiliato? LOL… capirei "partito per un lungo viaggio", ma esiliato… 😀
    (Ma esiliato da chi, poi? Dal sindaco? Dal presidente della Repubblica? Da Berlusconi? LOL).

    Quanto all'agiografia… aaaargh, qualcosa del genere me lo ricordo anch'io, ma non mi ricordo più chi! Era un Santo bambino, vero? Cioè, era morto poco dopo? Argh, non mi viene proprio: eppure non ce ne sono nemmeno così tanti
    Comunque, sì, bellissimo paragone. Spronare al male convincendo qualcuno di star facendo il bene (o quantomeno una cosa neutra) è terribile… e trovo che il diavolo ci stia riuscendo particolarmente bene, in questi ultimi decenni. (Diciamo che per certe cose si è un po' perso il senso del peccato).

    Ago, no, non ce li avevano: le storie di mia nonna erano tutte ambientate nel Piemonte di fine/metà-Ottocento, dove i montanari ovviamente non avevano orologi da polso 😛
    Però hai ragione, non l'avevo specificato…

    A proposito di favole, e a proposito di favole sul diavolo, io preferisco di gran lunga queste (quelle che ti mettono "in guardia"). Okay, sono un po' ansiogene… ma c'è anche ragione di stare all'erta, voglio dire! Stiamo parlando del demonio… 😉
    Le varie storielle del diavolo gabbato hanno il loro senso (insegnarti che il diavolo si può sconfiggere) (perché altrimenti non ci provi nemmeno)… ma secondo me, anche queste sono utili 🙂

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  16. utente anonimo

    Lucia, esiliato… da Berlusconi ovviamente! XD

    A me ricorda molto un racconto di Buzzati, che si chiama tipo "Il sarto" o una cosa del genere. Anche lì il diavolo ti fa un dono praticamente, un dono che ti rende ricchissimo ma che è in realtà una mezza specie di maledizione, e anche liberandosene ormai la frittata è fatta 😛

    Bellissimo e ringraziamo tua nonna!!!

    Daniele

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  17. utente anonimo

    Anche io da piccola leggevo la vera Sirenetta, ma confesso di preferire la versione Disney ^_^
    Una volta ho sentito una psicologa dire in tv che Heidi non era adatto ai bambini perchè era troppo buona e i bambini devono abituarsi alla cattiveria. O_O
    Va bene non farli crescere sotto una campana di vetro, però a me Heidi non sembra così edulcorata, insomma le muoiono i genitori e vive col nonno, poi una zia cattiva la porta in città dove vive con una bimba poliomelitica ed un'educatrice terribile, mica ha una vita tutta rose e fiori.

    Forse il giusto mezzo è mettere nelle fiabe delle difficoltà però dimostrare che il protagonista può superarle.
    Ovviamente il cattivo deve essere punito, perchè altrimenti si perde l'azione educativa della fiaba, però penso che sia meglio non esagerare con la truculenza, che era tipica di un epoca diversa dalla nostra.
    Cioè, va bene che la strega di Biancaneve muoia, meglio delle scarpe roventi O_O

    Per inciso, la mattina fa una cartone animato dei personaggi della Sanrio che reiterpretano le fiabe classiche, sono davvero identiche a quelle originali, particolari orridi inclusi.
    Anche negli anime giapponesi ci sono punizioni terribili, insomma sono meno buonisti, però spesso nella versione italiana vengono doppiati per renderli "più adatti" (?) ai bambini.

    Per cui credo che sia un problema più occidentale, quello di addolcire la fiaba.

    Aerie

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  18. utente anonimo

    Anche io da piccola leggevo la vera Sirenetta, ma confesso di preferire la versione Disney ^_^
    Una volta ho sentito una psicologa dire in tv che Heidi non era adatto ai bambini perchè era troppo buona e i bambini devono abituarsi alla cattiveria. O_O
    Va bene non farli crescere sotto una campana di vetro, però a me Heidi non sembra così edulcorata, insomma le muoiono i genitori e vive col nonno, poi una zia cattiva la porta in città dove vive con una bimba poliomelitica ed un'educatrice terribile, mica ha una vita tutta rose e fiori.

    Forse il giusto mezzo è mettere nelle fiabe delle difficoltà però dimostrare che il protagonista può superarle.
    Ovviamente il cattivo deve essere punito, perchè altrimenti si perde l'azione educativa della fiaba, però penso che sia meglio non esagerare con la truculenza, che era tipica di un epoca diversa dalla nostra.
    Cioè, va bene che la strega di Biancaneve muoia, meglio delle scarpe roventi O_O

    Per inciso, la mattina fa una cartone animato dei personaggi della Sanrio che reiterpretano le fiabe classiche, sono davvero identiche a quelle originali, particolari orridi inclusi.
    Anche negli anime giapponesi ci sono punizioni terribili, insomma sono meno buonisti, però spesso nella versione italiana vengono doppiati per renderli "più adatti" (?) ai bambini.

    Per cui credo che sia un problema più occidentale, quello di addolcire la fiaba.

    Aerie

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  19. utente anonimo

    allora, intanto grazie di cuore a tua nonna, chè sono andata a leggere le fiabe che ti raccontava e sono bellissime.
    A me si limitavano a raccontare del trisnonno "mago" – che qui nel vercellese è qualcosa di più simile a druido – sottintendendo vagamente che anche io potessi avere oscuri poteri.
    Io  Voldemort gli mangio il risotto (panissa, ovviamente, conosci?) in testa.

    Comunque è da ieri che rifletto sulle fiabe e sulla loro funzione, soprattutto alla mammesca luce dei dvd di uinnipù e del fatto che mia figlia li snobba schifata. 
    Forse abbiamo poca fiducia nei nostri bambini, e temiamo la loro fantasia, e temiamo che ne siano sopraffatti. mentre in realtà siamo noi quelli spaventati.

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  20. utente anonimo

    allora, intanto grazie di cuore a tua nonna, chè sono andata a leggere le fiabe che ti raccontava e sono bellissime.
    A me si limitavano a raccontare del trisnonno "mago" – che qui nel vercellese è qualcosa di più simile a druido – sottintendendo vagamente che anche io potessi avere oscuri poteri.
    Io  Voldemort gli mangio il risotto (panissa, ovviamente, conosci?) in testa.

    Comunque è da ieri che rifletto sulle fiabe e sulla loro funzione, soprattutto alla mammesca luce dei dvd di uinnipù e del fatto che mia figlia li snobba schifata. 
    Forse abbiamo poca fiducia nei nostri bambini, e temiamo la loro fantasia, e temiamo che ne siano sopraffatti. mentre in realtà siamo noi quelli spaventati.

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  21. Lucyette

    Daniele: uh, ho il libro dei racconti di Buzzati qui vicino a me… vado a leggerlo immediatamente, allora 😀

    Aerie, sì: a naso, sono anch'io convinta che si tratti di un problema (fissazione?) occidentale. Del resto, credo che sia solo in Occidente (o forse anche in Oriente, ma comunque nelle zone "occidentalizzate") che i bambini sono diventati improvvisamente i piccoli reucci della casa, quelli da riempire di giocattoli e da proteggere in tutti i modi e da coccolare costantemente… e le posate con le faccine, le lenzuola con gli animaletti, la carta da parati coloratissima, e bla bla bla. Va benissimo, per carità: ma fino a qualche decennio fa, non penso proprio che fosse così (nemmeno nelle famiglie più ricche, credo). (Pensa anche solo al fatto di non sculacciare i figli: che i figli non vadano picchiati, è una gran cosa… ma credo che sia una "scoperta" molto recente). Immagino che la tendenza iper-protettiva ad addolcire le fiabe sia andata di pari passo 🙂

    Heidi poco adatta ai bambini?? Ma chi è 'sta pazza? 😛
    A parte il fatto che Heidi non mi sembra affatto edulcorata (le sue magagne ce le ha anche lei), un conto è edulcorare immotivatamente delle fiabe già esistenti, e un conto è scrivere fiabe originali che magari non sono affatto spaventose. Insomma: da piccola io amavo moltissimo anche dei libri assolutamente tranquilli, in cui magari il messaggio educativo era "è bello essere amici", "è bello rispettare l'ambiente", e così via dicendo. Il cattivo può anche non esserci… il problema è quando c'è, e poi viene tolto arbitrariamente!

    Seavessi: il trisnonno mago? Cos'era, un mascon? Brr, che paura: il mio trisnonno era rimasto paralizzato a causa di una masca (o di un ictus, a detta di quello scettico del medico)!

    Comunque… secondo me sì, il problema è degli adulti. Cioè, voglio dire: per centinaia e centinaia d'anni, tutti i bambini del mondo sono cresciuti sentendosi raccontare queste storie… e, insomma, non mi pare che tutte le generazioni precedenti alle nostre fossero composte da squilibrati pericolosi. O i bambini del 2000 si sono rincretiniti improvvisamente, ma non credo, oppure è cambiata la sensibilità degli adulti. Per me, è la seconda.

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  22. Lucyette

    Daniele: uh, ho il libro dei racconti di Buzzati qui vicino a me… vado a leggerlo immediatamente, allora 😀

    Aerie, sì: a naso, sono anch'io convinta che si tratti di un problema (fissazione?) occidentale. Del resto, credo che sia solo in Occidente (o forse anche in Oriente, ma comunque nelle zone "occidentalizzate") che i bambini sono diventati improvvisamente i piccoli reucci della casa, quelli da riempire di giocattoli e da proteggere in tutti i modi e da coccolare costantemente… e le posate con le faccine, le lenzuola con gli animaletti, la carta da parati coloratissima, e bla bla bla. Va benissimo, per carità: ma fino a qualche decennio fa, non penso proprio che fosse così (nemmeno nelle famiglie più ricche, credo). (Pensa anche solo al fatto di non sculacciare i figli: che i figli non vadano picchiati, è una gran cosa… ma credo che sia una "scoperta" molto recente). Immagino che la tendenza iper-protettiva ad addolcire le fiabe sia andata di pari passo 🙂

    Heidi poco adatta ai bambini?? Ma chi è 'sta pazza? 😛
    A parte il fatto che Heidi non mi sembra affatto edulcorata (le sue magagne ce le ha anche lei), un conto è edulcorare immotivatamente delle fiabe già esistenti, e un conto è scrivere fiabe originali che magari non sono affatto spaventose. Insomma: da piccola io amavo moltissimo anche dei libri assolutamente tranquilli, in cui magari il messaggio educativo era "è bello essere amici", "è bello rispettare l'ambiente", e così via dicendo. Il cattivo può anche non esserci… il problema è quando c'è, e poi viene tolto arbitrariamente!

    Seavessi: il trisnonno mago? Cos'era, un mascon? Brr, che paura: il mio trisnonno era rimasto paralizzato a causa di una masca (o di un ictus, a detta di quello scettico del medico)!

    Comunque… secondo me sì, il problema è degli adulti. Cioè, voglio dire: per centinaia e centinaia d'anni, tutti i bambini del mondo sono cresciuti sentendosi raccontare queste storie… e, insomma, non mi pare che tutte le generazioni precedenti alle nostre fossero composte da squilibrati pericolosi. O i bambini del 2000 si sono rincretiniti improvvisamente, ma non credo, oppure è cambiata la sensibilità degli adulti. Per me, è la seconda.

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