Il Medioevo in maschera

Siamo ad una fiera medievale; e, a guardarsi intorno, sorge spontanea una domanda. “Senti, Lucia: toglimi una curiosità, visto che studi Storia. Quando vedo un film ambientato nel Medio Evo, o anche solo una rievocazione storica, ci sono sempre dei costumi femminili con scollature enormi. È per adeguarli al gusto d’oggi, o le donne medievali si vestivano così sul serio?”.

Talvolta si vestivano così sul serio, nel caso in cui qualcun (altro) se lo stesse domandando. Pare che, nel Medio Evo, il seno non avesse questa valenza così tanto erotica che ha preso ai nostri giorni: del resto, si dipingevano Madonne allattanti e addirittura nobildonne a seno nudo (e poi ci stupiamo per i nostri calendari con le modelle ignude…)
Giusto per capire quanto cambino i canoni di bellezza a seconda delle varie epoche, aggiungerò che un uomo medievale avrebbe anche potuto non scandalizzarsi (troppo) di fronte a una scollatura vertiginosa, ma sarebbe stato messo a dura prova da un collo nudo. Il pomo d’Adamo (che in certe donne non si nota, ma in altre invece sì) era considerato particolarmente seducente, soprattutto per il fatto che si muoveva: non che tutte le donne dabbene fossero costrette a usare la sciarpa per non scandalizzare il prossimo, ma ci si turbava per cose differenti.
Canoni di bellezza molto diversi, insomma.
E anche vestiti molto differenti da quello che potremmo immaginare, di conseguenza.

Perché ve lo dico adesso?
Ma come? Ve lo dico – ovviamente – perché siamo a Carnevale!!
Volete vestirvi in maschera?
Volete indossare un buon costume medievale?
Lasciate perdere i siti fantasy che vi propongono abiti stile Signore-degli-Anelli, e date retta alla vostra medievista di fiducia. Fate tabula rasa di ogni vostra convinzione circa l’abbigliamento medievale, e scoprite assieme a me in che modo dovete vestirvi, se volete mascherarvi da…

REGINA.
Il mio consiglio è… [rullo di tamburi] tunichetta di fustagno.

Sorpresi?
Sì, lo so.
E ovviamente, debbo precisare. Non è che i re e le regine andassero in giro con le pezze ai piedi: avevano anche abiti molto lussuosi, naturalmente… però, li mettevano da parte per le occasioni di gran gala. Nella vita di tutti i giorni (quando non c’erano ospiti, non c’erano parate; quando si stava tranquilli a casa, insomma), avevano un abbigliamento molto più corrente.
Il caso più eclatante è la corte estense di Nicolò III (1382 – 1441): le spese erano controllate con la massima oculatezza, e non facevano eccezione gli abiti regali. Parisina, la seconda moglie di Nicolò, possedeva abiti di broccato d’oro e poteva far sfoggio di pregiatissimi ricami; ma nella vita quotidiana, indossava delle vesti di fustagno. Taglio semplicissimo, e stoffa molto povera.
Le sue dame di compagnia erano dotate di vesti di seta, ma di solito andavano in giro con tuniche modestissime, quasi “da contadina”. Poteva addirittura capitare che riciclassero le vesti usate. I paggi vestivano un po’ meglio; ma in compenso, dormivano sulla paglia.
E non si può dire che la corte estense fosse una corte povera: nei casi di bisogno, Niccolò non esitava a tirar fuori tappeti di drappo d’oro, o arazzi a centinaia…

CONTADINA.
Il mio consiglio è… [rullo di tamburi] top e minigonna.

Ancora più sorpresi?
.
Lo so.
Nel Medioevo, i contadini (ma anche i lavoratori più umili, in senso generale) avevano sostanzialmente un guardaroba composto di tre pezzi: tunica, grembiule, e mantello per l’inverno. Chi aveva bisogno di un abbigliamento comodo per fare il suo lavoro, poteva vestirsi in modo assai succinto: le donne, ad esempio, potevano limitarsi al guarnello. Il guarnello era una specie di sottoveste, scollata e senza maniche: teoricamente, la si sarebbe dovuta indossare a mo’ di biancheria; ma i poveri – si sa – non hanno sopravveste…
E quindi, poteva capitare che le contadine uscissero in strada indossando il guarnello (possibilmente coperto da una camiciola più accollata… ma non tutte lo facevano). E poteva anche capitare che, lavorando i campi, le contadine ‘accorciassero’ la loro gonna per essere più libere nei movimenti: se la arrotolavano sui fianchi per avere meno ingombro, e la lasciavano ricadere ai piedi solamente a lavori terminati.
Non che fosse onorevole ritrovarsi di fronte alle gambe nude di una donna… eppure, capitava.

CITTADINA BENESTANTE.
Il mio consiglio è… [rullo di tamburi] tacco 12 (+ 38).

“Tacco 12” vuol dire che è un tacco alto 12 centimetri, nevvero?
Benissimo: aggiungetene altri 38, e sarete a posto.
Sul finire del Medioevo, le donne che volevano essere eleganti indossavano un completo a due pezzi: la parte di sopra era costituita da un corpetto, allungato e attillatissimo; la parte di sotto era una gonna immensa, tenuta larga da una sottogonna rigida. Per far risaltare ancor di più l’ampiezza delle gonne, si raccomandava l’uso di scarpe con tacchi alti fino a 50 centimetri (dei trampoli, praticamente!): il canonico cinquecentesco Tommaso Garzoni commentava, ironicamente, che tale stile “alle signore venetiane dona grandezza tale, che per la piazza di San Marco par di vedere nane convertite in gigantesse”.

Cominciate a visualizzare? Scollatura, canotta, gonna mini, e tacco 12. Scommetto che non ve la immaginavate così, la moda di quei secoli…

DONNA SPOSATA.
Il mio consiglio è… [rullo di tamburi] completino castamente sexy.

Okay, vi ho dato il colpo di grazia.
Eppure…

Vabbeh, diamo pane al pane: quando parlava di vita coniugale, non è che frate Roberto Caracciolo da Lecce (metà del secolo XV) incentivasse le donne a diventare delle panterone sexy. Anzi, sosteneva che il matrimonio era proprio una schifezza: se ti nascono dei figli, perdi ore di sonno; se non ti nascono dei figli, tua moglie ti rinfaccia che non ti stai impegnando; se tua moglie è bella e seducente, diventi geloso e inquieto; se tua moglie è brutta e trascurata, non…
Essì: se tua moglie è brutta e trascurata. Il frate francescano analizza anche il caso di una donna eccessivamente spenta, che non seduce lo sposo e non si preoccupa di attrarre. Una moglie conturbante non va assolutamente bene (ti inquieta, e ti induce in tentazione); ma sorprendentemente, non va bene neanche una moglie troppo casta, che induce tedio nel marito.

Insomma: il matrimonio è una grande fregatura, e faremmo meglio a votarci a Dio.
Ma se proprio abbiamo intenzione di sposarci… allora, un pizzichino di pepe, di tanto in tanto, e ovviamente senza esagerare…

PROSTITUTA.
Il mio consiglio è… [rullo di tamburi] come vi pare.

Insomma: se le donne di buona famiglia andavano in giro con il tacco di cinquanta centimetri, il corsetto attillato e il completino sexy, come diamine si vestivano le prostitute?!
Non c’è una risposta univoca: le prostitute erano tenute a osservare un determinato codice di abbigliamento che veniva imposto dall’autorità cittadina. Lo scopo era semplice: renderle riconoscibili (e quindi, evitabili).
Le norme di abbigliamento variavano appunto da Stato a Stato, ed è impossibile generalizzare. Ma la legge più geniale in assoluto è stata quella emanata dalla Repubblica di Venezia: nel secolo XVI, le prostitute veneziane potevano vestirsi… come gli pareva. E grazie tante.
La norma era particolarmente geniale perché, invece, tutto il resto della popolazione era soggetta alle leggi sumptuarie, volte cioè a limitare le manifestazioni di lusso eccessivo. A seconda del ceto di appartenenza, le donne veneziane potevano indossare solo una certa quantità di orpelli, e non di più.
Le uniche donne immuni a questa legge erano per l’appunto le prostitute: avendone le disponibilità economiche, potevano anche andare in giro ricoperte d’oro, se ne avevano voglia (e spesso lo facevano!).
La genialità del provvedimento sta proprio in questo: le nobildonne, che erano generalmente riottose all’idea di dover limitare le proprie ostentazioni di ricchezza, a Venezia erano costrette a farlo per una questione di buon nome. Una donna eccessivamente elegante avrebbe rischiato di essere scambiata per una cortigiana; e ciò non era bello. Un conto è rischiare la multa per aver infranto la legge; un conto è rischiare di essere fermata per strada, al grido di “ahò, bella! Quanto prendi, all’ora?”.

DONNA DEL MISTERO.
Il mio consiglio è… [rullo di tamburi]     orecchini alla gitana.

Quelli grossi, a cerchio. Avete presente?
“Donna del mistero” non è una cosa intrigante, ma indica semplicemente una donna che non si saprebbe bene come etichettare.
Le prostitute, effettivamente, non erano le uniche a doversi rendere riconoscibili mentre camminavano fra la folla. L’altra categoria sociale che aveva questo obbligo era composta dagli ebrei. (E gli ebrei, peraltro, avevano preso sorprendentemente bene questa imposizione, che a noi suona ripugnante: memori del passo biblico in cui gli israeliti segnavano le loro case con il sangue di agnello per distinguerle da quelle egizie, gli ebrei erano quasi orgogliosi di potersi distinguere dalla massa di cristiani. Finché non venivano discriminati, gli andava anche bene: incredibile ma vero).
Ad ogni modo: come per le prostitute, anche nel caso degli ebrei le norme cittadine prevedevano determinati codici di abbigliamento, che variavano da zona a zona. Per le donne ebree, un accessorio particolarmente diffuso era quello degli orecchini a cerchio, alla gitana: affinché fosse riconoscibile in mezzo alla folla, una donna ebrea era tenuta a metterli.
La cosa particolarmente comica, in tutto ciò, è che gli orecchini erano belli. Piacevano anche alle donne cristiane, porcaccia la miseria. In certe regioni del Sud, erano anche un accessorio di particolare pregio, esattamente come ai nostri giorni (al Nord erano un po’ meno popolari, invece).
Insomma: alle cristiane non andava bene affatto, questa cosa di dover rinunciare agli orecchini per non sembrare ebree!
Ci fu una vera e propria rivoluzione femminista.
Le donne medievali imposero ai legislatori di cancellare subito questa norma assurda.
E si riappropriarono del diritto di indossare gli orecchini, imponendo alle donne ebree di usare altri segni di riconoscimento.

Insomma: entrando in una macchina del tempo programmata per portarvi indietro al Medioevo, gli orecchini alla gitana sarebbero un’arma a doppio taglio.
Se capitate nel Medioevo comunale, vi segnalerebbero immediatamente come donna miscredente.
Se capitate negli ultimi secoli del Medioevo, invece, vi darebbero un appeal di grande classe.

UOMO DI CLASSE.
Il mio consiglio è… [rullo di tamburi] usare un rosario a mo’ di collana.

Questa ve la segnalo perché, al giorno d’oggi, è la cosa più coatta in assoluto: e invece, nel Medioevo era segno di grandissima eleganza. Nel secolo XIV, i rosari erano un ornamento molto in voga: gli uomini e le donne amavano portarli appesi alla cintura o attorcigliati ai manici della borsa. Usarli a mo’ di collana, o arrotolarli al polso a mo’ di braccialetto, era una cosa altrettanto chic.
No comment.

CORTIGIANO VESTITO A FESTA.
Il mio consiglio è… [rullo di tamburi] cortigiano vestito a lutto.

Ci sono due categorie di vestiti che non si possono assolutamente mettere, se si è invitati a un matrimonio: uno è il vestito bianco (il bianco è della sposa); l’altro è il vestito nero (che fa tanto funerale).
La moda del vestito bianco per le spose è relativamente recente; e di conseguenza, il problema non si pone. Per quanto riguarda il vestito nero, invece…
Per quanto riguarda il vestito nero, noi abbiamo un memoriale di Giovanni Gaspare da Sala, che era un ricco bolognese. Nel 1487, dovendo prendere parte a Verona al matrimonio di una fanciulla, predispose il trasporto di tutte le vesti necessarie. Ci è giunto l’elenco di queste vesti. Leggiamo insieme.
La divisa-tipo per un invitato a nozze era composta di: mantello di velluto nero; vestito lungo nero; calze e scarpe nere; borsa e guanti dorati, per un tocco di colore.
Insomma: ci vestiamo più allegramente ai funerali di oggigiorno

FANCIULLA DI BUONA FAMIGLIA.
Il mio consiglio è… [rullo di tamburi] stoffa da pigiama.

Avete presente quei pigiamini con le stampe? Quelle stampe piccolissime: fiorellini, orsacchiotti, righine… e lettere dell’alfabeto? Ecco.
Sembrerà incredibile, ma le fanciulle nubili (che quindi potevano sfoggiare un look più giovanile) amavano moltissimo andare in giro con dei vestiti su cui erano ricamate tante lettere dell’alfabeto. Io accetterei di indossare una roba simile giusto solo per andare a letto: nel Medioevo, invece, era veramente di gran classe.
Le lettere erano l’ornamento più frequente nelle vesti medievali, anche per il significato che la società dell’epoca attribuiva ai vari segni. La A e la E, ad esempio, simboleggiavano la castità; la M richiamava il nome di Maria Vergine; la Y era associata a Cristo, perché la sua forma ricordava vagamente un Crocifisso. Le lettere potevano anche avere proprietà magiche, e precisi legami con gli astri in cielo: la E, la K e la R proteggevano in nati sotto il segno di Marte; la A, la O e la X erano associate alla luna… e così via dicendo.
Talvolta le lettere potevano anche essere ricamate in piccoli gruppi, per riprodurre l’aspetto di un fiore o comporre una vera e propria filiera di parole: e allora si potevano avere messaggi d’amore, preghiere di ringraziamento, brevissime frasi, e così via dicendo.

Insomma: credevate che le T-shirt stampate fossero una invenzione dei nostri giorni?
Macché.
Manco per scherzo.

Il Medioevo riserva un sacco di sorprese, per chi ha voglia di conoscerlo.

T-Shirt Fight for my honour! (Im a Medieval Princess!),
via Geeky Medievalists

  Molto più medievale di quanto sembri a prima vista...  

17 risposte a "Il Medioevo in maschera"

  1. fiordicactus

    una foto sola???

    Comunque, nei miei ricordi di bambina ci sono un sacco di bambini e bambine con il rosario al collo . . . poco poco arrivo dritta dal medioevo e non lo sapevo???

    Ma le donne sposate, non portavano il collo coperto e sopra il velo, come in questa foto?

    Buona notte! R

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  2. Lucyette

    Beh… dipende. Il Medioevo è lungo mille anni, nel corso dei secoli le mode sono cambiate molto.
    Però… sì: in certi periodi e in certe zone, era così. Le ragazzine da marito (che non erano ancora fidanzate) erano le uniche a poter far sfoggio delle loro due più potenti armi di seduzione: il collo (col pomo d'Adamo, appunto) e i capelli lunghi, che potevano lasciar ricadere sciolti sulle spalle. Quando venivano promesse in sposa, cominciavano a legarsi i capelli, per rispetto del fidanzato.
    E quando si sposavano, tagliavano i capelli e mettevano in velo, per dimostrare al marito che ora non avevano più intenzione di sedurre nessuno, ed erano tutte per loro. (Cosa che le suore fanno ancora ai giorni nostri, quando si sposano… a noi sembra una specie di umiliazione, mentre invece è un gesto tipico delle donne innamorate!!).
    E comunque, il velo delle spose copriva capelli e collo, che per l'appunto erano due zone "critiche" perché molto seducenti. Se ci pensate, anche nei Paesi islamici le donne hanno il dovere di coprirsi almeno i capelli e il collo, per essere decenti.
    Comunque in realtà il taglio dei capelli veniva fatto tre o quattro anni dopo il matrimonio, e non subito (come avrebbe dovuto essere): così, il marito poteva godersi una lunga luna di miele con la mogliettina ancora al massimo del suo splendore!

    Peraltro io l'ho sempre trovata molto buffa / interessante / fonte di riflessione, questa cosa. Era proprio un'altra mentalità, si vede.
    Date due zone ad alto fattore di seduzione, le ragazze in cerca di marito potevano mostrarle senza problemi, per attirare corteggiatori; quando si fidanzavano e poi quando si sposavano, cominciavano a coprirsi per rispetto del marito.
    E' abbastanza sorpredente, se ci pensate.
    E' strana la "libertà" di cui godevano le ragazze da marito (nel senso: se oggi una donna single fa sfoggio eccessivo del suo corpo – più di quanto facciano le donne impegnate, intendo – viene presa per una donna di facili costumi; non per una ragazza dabbene che sta cercando marito).
    E invece mi fa riflettere il cambiamento d'abito delle donne impegnate (ché al giorno d'oggi, non penso che ci siano molte donne che abbondonano improvvisamente minigonna e scollature profonde solo per il fatto che adesso sono impegnate, e quindi magari il fidanzato non gradisce. All'epoca non era nemmeno un'imposizione, credo: era proprio un fatto naturale, di moda; diventi promessa sposa e cambi look, punto e basta).
    Un altro mondo, veramente 🙂

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  3. Lucyette

    Beh… dipende. Il Medioevo è lungo mille anni, nel corso dei secoli le mode sono cambiate molto.
    Però… sì: in certi periodi e in certe zone, era così. Le ragazzine da marito (che non erano ancora fidanzate) erano le uniche a poter far sfoggio delle loro due più potenti armi di seduzione: il collo (col pomo d'Adamo, appunto) e i capelli lunghi, che potevano lasciar ricadere sciolti sulle spalle. Quando venivano promesse in sposa, cominciavano a legarsi i capelli, per rispetto del fidanzato.
    E quando si sposavano, tagliavano i capelli e mettevano in velo, per dimostrare al marito che ora non avevano più intenzione di sedurre nessuno, ed erano tutte per loro. (Cosa che le suore fanno ancora ai giorni nostri, quando si sposano… a noi sembra una specie di umiliazione, mentre invece è un gesto tipico delle donne innamorate!!).
    E comunque, il velo delle spose copriva capelli e collo, che per l'appunto erano due zone "critiche" perché molto seducenti. Se ci pensate, anche nei Paesi islamici le donne hanno il dovere di coprirsi almeno i capelli e il collo, per essere decenti.
    Comunque in realtà il taglio dei capelli veniva fatto tre o quattro anni dopo il matrimonio, e non subito (come avrebbe dovuto essere): così, il marito poteva godersi una lunga luna di miele con la mogliettina ancora al massimo del suo splendore!

    Peraltro io l'ho sempre trovata molto buffa / interessante / fonte di riflessione, questa cosa. Era proprio un'altra mentalità, si vede.
    Date due zone ad alto fattore di seduzione, le ragazze in cerca di marito potevano mostrarle senza problemi, per attirare corteggiatori; quando si fidanzavano e poi quando si sposavano, cominciavano a coprirsi per rispetto del marito.
    E' abbastanza sorpredente, se ci pensate.
    E' strana la "libertà" di cui godevano le ragazze da marito (nel senso: se oggi una donna single fa sfoggio eccessivo del suo corpo – più di quanto facciano le donne impegnate, intendo – viene presa per una donna di facili costumi; non per una ragazza dabbene che sta cercando marito).
    E invece mi fa riflettere il cambiamento d'abito delle donne impegnate (ché al giorno d'oggi, non penso che ci siano molte donne che abbondonano improvvisamente minigonna e scollature profonde solo per il fatto che adesso sono impegnate, e quindi magari il fidanzato non gradisce. All'epoca non era nemmeno un'imposizione, credo: era proprio un fatto naturale, di moda; diventi promessa sposa e cambi look, punto e basta).
    Un altro mondo, veramente 🙂

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  4. fiordicactus

    Sì, penso proprio che l'abito e gli accessori, oltre all'acconciatura (come hai spiegato bene tu in tutto il post), non fossero solo "status symbol" nel senso del potere economico della famiglia , ma "simbolo" dello "stato civile" . . . un po' come nelle isole dei mari del Sud, dove a secondo di dove la donna tiene il fiore in testa invia un messaggio "libera" "impegnata ma disponibile ad altre esperienze", "Impegnata seria", "sposata . . . alla larga che il marito vi mena" . . .

    Ciao, R

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  5. utente anonimo

    per chi vuole farsi una idea sui vestiti medievali esiste un forum specializzato in ricostruzione storica medievale: villaggiomedievale.com. c'è una sezione apposta per l'abbigliamento

    ciao

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  6. utente anonimo

    per chi vuole farsi una idea sui vestiti medievali esiste un forum specializzato in ricostruzione storica medievale: villaggiomedievale.com. c'è una sezione apposta per l'abbigliamento

    ciao

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  7. ClaudioLXXXI

    Non posso fare a meno di chiedermi
    a) se la persona che ti ha fatto quella domanda fosse un maschio
    b) nel caso, se la sua espressione fosse in certo qual modo di delusione, perchè si aspettava di vedere alla fiera medievale donne procaci semisvestite e non era così
    c) sei sicura che sotto sotto non sperasse che TU andassi alla fiera vestita così???

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  8. ClaudioLXXXI

    Non posso fare a meno di chiedermi
    a) se la persona che ti ha fatto quella domanda fosse un maschio
    b) nel caso, se la sua espressione fosse in certo qual modo di delusione, perchè si aspettava di vedere alla fiera medievale donne procaci semisvestite e non era così
    c) sei sicura che sotto sotto non sperasse che TU andassi alla fiera vestita così???

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  9. ago86

    A me non sorprende che gli ebrei dovevano avere dei segni di riconoscimento nel medioevo. Se non vado errato, tutti ne avevano alcuni, anche per indicare il mestiere che facevano. Sbaglio?

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  10. Lucyette

    Fiordicactus: cioè, nelle isole dei mari del Sud esiste un tipo di abbigliamento che significa "impegnata ma disponibile ad altre esperienze"?
    Immagino il gaudio del poveretto che scopre di essere impegnato con una donna così aperta alle sperimentazioni… 😛

    #4, bel forum! Non lo conoscevo!
    Beh, visto che siamo in vena di consigli di lettura, io cito il libro da cui ho preso le informazioni per questo post: è Guardaroba medievale. Vesti e società dal XIII al XVI secolo, di Maria Giuseppina Mauzzarelli, ed. Mulino. Costa(va, un paio di anni fa), 14 euro.
    Attenti, però: è un testo molto preciso, non è così leggero come sembra. Quando l'ho comprato, io pensavo fosse molto più discorsivo: se vi interessa, magari dateci un'occhiata, prima di comprarlo.

    Claudio, non ci posso credere: ti sei unito al partito di quelli che mi vogliono vedere accasata? Tu quoque?
    E comunque, la risposta è ovviamente no 😛 (Per quanto riguarda le ultime due domande. Per quanto riguarda la prima: sì, effettivamente era un ragazzo, molto interessato alla Storia medievale)

    Ago… uhm. La tua è una ottima domanda che richiederebbe una lunga spiegazione; solo che l'ora è quella che è, e non ho forza di dilungarmi troppo. Comunque: effettivamente, nel Medioevo, molti vestiti erano usati come "simboli" per identificare la "funzione" della persona (es. la conchiglia dei pellegrini per Santiago), e le restrizioni colpivano diversi gruppi di persone (ad esempio, in certe zone i contadini avevano a disposizione una certa metratura di stoffa per cucirsi l'abito e non potevano superarla neanche avendone le possibilità economiche. In caso contrario, avrebbero rischiato di essere scambiati per gente più ricca di un normale contadino, e quindi gente di un rango superiore. Giusto per fare un esempio).
    Ma gli ebrei, oggettivamente, erano un caso a parte: e se senti dire che è stato il Papa a imporre un "segno di riconoscimento" agli ebrei… beh, stavolta è vero (è stato Innocenzo III nel IV concilio lateranense). Gli ebrei e saraceni dovevano rendersi riconoscibili affinché non si verificassero più unioni fra cristiani e infedeli (o che quantomeno non si verificassero più "per errore", nel senso che io mi sposo e scopro solo dopo di aver sposato un musulmano).
    Però è una cosa che non possiamo capire bene usando le nostre categorie: perché ovviamente adesso ci ricorda la stella di David hitleriana e così via dicendo, mentre invece all'epoca lo scopo era principalmente un altro. Nel Medioevo era una cosa molto frequente essere identificati in base a un simbolo (ed era anche una cosa positiva, nel senso che evitava equivoci): non era una umiliazione; e infatti non risulta che gli ebrei la percepissero come tale. In alcuni statuti cittadini si raccomanda esplicitamente di evitare qualsiasi tipo di violenza nei confronti degli ebrei dopo che questi si sono resi riconoscibili mediante un segno.
    Quindi… sì: è vero che gli ebrei non erano gli unici a portare indosso dei simboli specifici; però è effettivamente vero che erano costretti a farlo per legge affinché non si mescolassero coi cristiani (per altre categorie sociali, la situazione era oggettivamente un po' diversa).
    Però, ripeto: era una mentalità completamente differente, noi facciamo fatica a capire 🙂

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  11. Lucyette

    Fiordicactus: cioè, nelle isole dei mari del Sud esiste un tipo di abbigliamento che significa "impegnata ma disponibile ad altre esperienze"?
    Immagino il gaudio del poveretto che scopre di essere impegnato con una donna così aperta alle sperimentazioni… 😛

    #4, bel forum! Non lo conoscevo!
    Beh, visto che siamo in vena di consigli di lettura, io cito il libro da cui ho preso le informazioni per questo post: è Guardaroba medievale. Vesti e società dal XIII al XVI secolo, di Maria Giuseppina Mauzzarelli, ed. Mulino. Costa(va, un paio di anni fa), 14 euro.
    Attenti, però: è un testo molto preciso, non è così leggero come sembra. Quando l'ho comprato, io pensavo fosse molto più discorsivo: se vi interessa, magari dateci un'occhiata, prima di comprarlo.

    Claudio, non ci posso credere: ti sei unito al partito di quelli che mi vogliono vedere accasata? Tu quoque?
    E comunque, la risposta è ovviamente no 😛 (Per quanto riguarda le ultime due domande. Per quanto riguarda la prima: sì, effettivamente era un ragazzo, molto interessato alla Storia medievale)

    Ago… uhm. La tua è una ottima domanda che richiederebbe una lunga spiegazione; solo che l'ora è quella che è, e non ho forza di dilungarmi troppo. Comunque: effettivamente, nel Medioevo, molti vestiti erano usati come "simboli" per identificare la "funzione" della persona (es. la conchiglia dei pellegrini per Santiago), e le restrizioni colpivano diversi gruppi di persone (ad esempio, in certe zone i contadini avevano a disposizione una certa metratura di stoffa per cucirsi l'abito e non potevano superarla neanche avendone le possibilità economiche. In caso contrario, avrebbero rischiato di essere scambiati per gente più ricca di un normale contadino, e quindi gente di un rango superiore. Giusto per fare un esempio).
    Ma gli ebrei, oggettivamente, erano un caso a parte: e se senti dire che è stato il Papa a imporre un "segno di riconoscimento" agli ebrei… beh, stavolta è vero (è stato Innocenzo III nel IV concilio lateranense). Gli ebrei e saraceni dovevano rendersi riconoscibili affinché non si verificassero più unioni fra cristiani e infedeli (o che quantomeno non si verificassero più "per errore", nel senso che io mi sposo e scopro solo dopo di aver sposato un musulmano).
    Però è una cosa che non possiamo capire bene usando le nostre categorie: perché ovviamente adesso ci ricorda la stella di David hitleriana e così via dicendo, mentre invece all'epoca lo scopo era principalmente un altro. Nel Medioevo era una cosa molto frequente essere identificati in base a un simbolo (ed era anche una cosa positiva, nel senso che evitava equivoci): non era una umiliazione; e infatti non risulta che gli ebrei la percepissero come tale. In alcuni statuti cittadini si raccomanda esplicitamente di evitare qualsiasi tipo di violenza nei confronti degli ebrei dopo che questi si sono resi riconoscibili mediante un segno.
    Quindi… sì: è vero che gli ebrei non erano gli unici a portare indosso dei simboli specifici; però è effettivamente vero che erano costretti a farlo per legge affinché non si mescolassero coi cristiani (per altre categorie sociali, la situazione era oggettivamente un po' diversa).
    Però, ripeto: era una mentalità completamente differente, noi facciamo fatica a capire 🙂

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  12. Lucyette

    Argh… rettifico la mia risposta a Claudio: la risposta è "ovviamente no" solo per la domanda di mezzo, non per la terza (altrimenti sembra che ovviamente io non sia niente affatto sicura che sotto sotto il poveraccio non sperasse, ecc.)

    Okay, scappo a letto

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  13. Lucyette

    Argh… rettifico la mia risposta a Claudio: la risposta è "ovviamente no" solo per la domanda di mezzo, non per la terza (altrimenti sembra che ovviamente io non sia niente affatto sicura che sotto sotto il poveraccio non sperasse, ecc.)

    Okay, scappo a letto

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  14. ago86

    Grazie Lucyette, è proprio quello che intendevo. E' più o meno la risposta che diedi ad uno che mi fece notare questa cosa (anche se ovviamente non risposi proprio come te).

    "Mi piace"

  15. ago86

    Grazie Lucyette, è proprio quello che intendevo. E' più o meno la risposta che diedi ad uno che mi fece notare questa cosa (anche se ovviamente non risposi proprio come te).

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  16. utente anonimo

    «due più potenti armi di seduzione: il collo (col pomo d'Adamo, appunto) e i capelli lunghi, che potevano lasciar ricadere sciolti sulle spalle»
     
    Tre cose lunghe e tre cose curte sì fanno
    La donna bella, & tre larghe e tre strette
    Tre grosse e tre suttile appresso stanno
    Tre rotonde e tre piccole si mette,
    tre bianche con tre rosse se gli agiunge
    tre negre in fin le parti fan perfette
     
    le tre lunghe: i capelli, le mani le gambe;
    le tre corte; i denti, le orecchie, le mammelle;
    le tre larghe: la fronte, il petto, i fianchi;
    le tre strette: la vita, le cosce, “la terza sia quella dove ogi dolce pose la natura”;
    le tre grosse (“però con sue misure”): le trecce, le braccia, le cosce (“morbide e non dure”);
    le tre sottili: i capelli, le dita, le labbra;
    le tre tonde, le braccia; “de dreto poi tra la schiena e cosse quelle due grosse pome con che siede”
     
    (cfr. http://centri.univr.it/rm/biblioteca/scaffale/p.htm#Giuseppe%20Palmero)
     
    la dona che in beltà se vol vantare
    sopra ognia altra felice e più beata
    da vintiquattro cose esser dottata
    bissogna da nattura chel pò fare;
    tre bianche con tre negre da nottare,
    tre longe con tre curte chi ben guata,
    tre grosse e tre sutile in sua brigata,
    e sey che sopra tute sono care:
    biancha la pelle i denti con i capeli,
    le ciglie negre le palpebre e gli ochi,
    le braze grosse le anche e nel bel pecto,
    sotil nel mezzo i labri e soy cimbegli
    longa persona mano e capey fiochi,
    corto fia el pede la bocha e bel mozeto;
    e vole sopra ogni effeto
    esser venusta lieta e costumata
    verzine piazente e inamorata
     
    (ASMi, Fondo Notarile, cart. 2240, 1467 giugno 13)
     
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  17. utente anonimo

    «due più potenti armi di seduzione: il collo (col pomo d'Adamo, appunto) e i capelli lunghi, che potevano lasciar ricadere sciolti sulle spalle»
     
    Tre cose lunghe e tre cose curte sì fanno
    La donna bella, & tre larghe e tre strette
    Tre grosse e tre suttile appresso stanno
    Tre rotonde e tre piccole si mette,
    tre bianche con tre rosse se gli agiunge
    tre negre in fin le parti fan perfette
     
    le tre lunghe: i capelli, le mani le gambe;
    le tre corte; i denti, le orecchie, le mammelle;
    le tre larghe: la fronte, il petto, i fianchi;
    le tre strette: la vita, le cosce, “la terza sia quella dove ogi dolce pose la natura”;
    le tre grosse (“però con sue misure”): le trecce, le braccia, le cosce (“morbide e non dure”);
    le tre sottili: i capelli, le dita, le labbra;
    le tre tonde, le braccia; “de dreto poi tra la schiena e cosse quelle due grosse pome con che siede”
     
    (cfr. http://centri.univr.it/rm/biblioteca/scaffale/p.htm#Giuseppe%20Palmero)
     
    la dona che in beltà se vol vantare
    sopra ognia altra felice e più beata
    da vintiquattro cose esser dottata
    bissogna da nattura chel pò fare;
    tre bianche con tre negre da nottare,
    tre longe con tre curte chi ben guata,
    tre grosse e tre sutile in sua brigata,
    e sey che sopra tute sono care:
    biancha la pelle i denti con i capeli,
    le ciglie negre le palpebre e gli ochi,
    le braze grosse le anche e nel bel pecto,
    sotil nel mezzo i labri e soy cimbegli
    longa persona mano e capey fiochi,
    corto fia el pede la bocha e bel mozeto;
    e vole sopra ogni effeto
    esser venusta lieta e costumata
    verzine piazente e inamorata
     
    (ASMi, Fondo Notarile, cart. 2240, 1467 giugno 13)
     
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