L’accusa del sangue, 3: San Simonino

Era il 23 marzo dell’anno 1475… e il piccolo Simone, figlio di un conciapelli di Trento, spariva senza lasciar traccia. L’indomani – era ormai Venerdì Santo – il padre denunciava alle autorità locali la scomparsa del bambino. Esprimendo la preoccupazione che il bimbo fosse affogato nel fossato vicino a casa, il genitore chiedeva tuttavia di perquisire anche le case degli ebrei: “egli aveva udito da molte persone in diversi luoghi della città affermare che gli ebrei, nei giorni della settimana santa, […] rapiscono bambini cristiani e li uccidono”. Il podestà ordinò l’immediata perquisizione della casa di un certo Samuele, la cui abitazione era anche sede della sinagoga degli Ebrei di Trento: l’ispezione, tuttavia, non diede alcun esito.

A sorpresa, fu proprio Samuele, due giorno dopo, a presentarsi spontaneamente alle autorità locali: denunciò di aver ritrovato il corpo del bambino nello scantinato di casa sua (scantinato che, a onor del vero, era attraversato dallo stesso fossato in cui si era temuto fin da subito che il bambino fosse caduto).
A onor del vero, le autorità di Trento si infischiano del fossato e arrestarono Simone. Dopo una sommaria perizia, furono arrestati altri sette Ebrei.
Prove a carico? Il fatto che il cadavere stesse ancora sanguinando. Se ci fosse un telefilm intitolato CSI Middle Ages, sapreste infatti che “per esperienza si è scoperto che le ferite dei morti emettono sangue quando l’omicida si trova presso il cadavere”. Scommetto che non lo sapevate: vero?

Nel corso della giornata, mentre si spargeva la notizia del ritrovamento del cadavere, Bernardino da Feltre era andato a parlare col principe-vescovo della città di Trento: il predicatore era convinto che gli Ebrei fossero colpevoli, e cercava di convincerne il prelato. Quest’ultimo “non udì volentieri [simili accuse] anzi sdegnato disse che li Hebrei erano huomini da bene [e che] nella lor legge pur hanno il precetto di non uccidere”… tuttavia, gli Ebrei erano pur sempre gli unici sospettati, e il cadavere del bambino era stato rinvenuto nella cantina di uno di loro. Il principe-vescovo acconsentì affinché partissero le indagini: era cosa buona e giusta, visti gli indizi a carico.

Il 27 marzo si procedette al riconoscimento ufficiale del cadavere: contestualmente si escluse che le ferite potessero essere state provocate da contusioni varie, o magari da abrasioni causate dalle rocce del fossato. Alcuni religiosi furono convocati in veste di periti: esaminando il cadavere del bimbo, valutarono che… in effetti sì: le ferite sul corpicino sembravano essere esattamente speculari alle ferite di Gesù Cristo in croce. Un indizio schiacciante.
Nello stesso giorno, si provvide a interrogare un certo Giovanni da Feltre: era un Ebreo convertito al cristianesimo, che era detenuto per i fatti suoi nel carcere di Trento, imprigionato a casa di reati vari. Fu interrogato circa i riti segreti dei suoi ex-correligionari… e ahilui mentì, come molti conversi desiderosi di prender le distanze dall’ebraismo. Sperando probabilmente anche in uno sconto di pena come “collaboratore di giustizia” (aehm), dichiarò che era usanza comune presso gli Ebrei sacrificare bimbi cristiani nei giorni della Pasqua: il podestà di Trento (autorità civile) fece immediatamente arrestare altri dieci Ebrei, e cominciò ad interrogarli.

Mancava, però, una qualunque prova a carico. Fermamente convinto della colpevolezza degli Ebrei, il podestà ricorse infine alla tortura… che in effetti “servì allo scopo”, calcolando che provocò le confessioni di ben otto degli imputati.
A questo punto, va fatta una premessa: gli statuti di Trento prevedevano che la tortura dovesse svolgersi sotto l’attento controllo di due “guardie”, allo scopo di evitare che il torturatore oltrepassasse il limite (ed estorcesse, ad esempio, confessioni false). Il podestà di Trento andò contro la legge: gran parte delle torture venne svolta allegramente in proprio, senza alcun controllo da parte degli addetti.
Il podestà di Trento, tanto per gradire, andò anche contro la legge “religiosa”: all’epoca era ancora in vigore la bolla di Gregorio X, che il podestà aveva allegramente trascurato. “Stabiliamo che in casi e circostanze come questi i cristiani non debbano essere ascoltati coltro gli ebrei”, scriveva inutilmente il papa, “e comandiamo che gli ebrei […] non siano da ora in poi neanche catturati in simili circostanze”. L’intera vicenda relativa a Simonino andava assolutamente CONTRO al comando della Chiesa: era stata provocata da un’isteria collettiva, che ormai non era più sotto controllo. A meno di ventiquattr’ore dal suo ritrovamento, il cadavere di Simonino era già stato ricomposto da alcuni monaci ed esposto alla venerazione dei fedeli. La devozione popolare verso Simonino da Trento, il povero fanciullo ammazzato dagli Ebrei, era iniziata ancor prima degli interrogatori degli imputati.

Era una situazione così irregolare che l’arciduca del Tirolo pensò di intervenire, e diede ordine al podestà di Trento di sospendere l’inchiesta.
Ahimè.
Il principe-vescovo di Trento pensò di esser stato scavalcato, e non gradì l’ingerenza dei potenti. Lui, che fino ad allora aveva mantenuto una posizione di neutralità prudente, cominciò improvvisamente ad appoggiare le ragioni degli inquirenti – sia in veste di principe, sia in veste di vescovo. Mentre iniziavano a circolare inni e canti dedicati a Simonino il Santo, il processo per omicidio giungeva al termine e un primo gruppo di imputati era condotto sul patibolo.

E il papa?
Il papa si incavolò come una bestia, giustamente: il 23 luglio ammonì il principe-vescovo con una lettera ufficiale; il 3 agosto spedì a Trento un commissario apostolico, con gli incarichi di:
. esaminare gli atti del processo ed esprimere un parere;
. chiedere la liberazione immediata degli Ebrei ancora in carcere;
. avviare un’inchiesta autonoma sui presunti miracoli attribuiti a “San” Simone… che, nel frattempo, cominciavano a fioccare.

Il commissario apostolico arrivò a Trento il 2 settembre e scappò via venti giorni più tardi, dopo aver ricevuto minacce di morte da parte dei pezzi grossi cittadini. Tornò da papa Sisto IV ululando che il processo si era svolto in modo irregolare, che Trento era una città di pazzi; e che, orribilmente, gli Ebrei già giustiziati erano probabilmente innocenti, uccisi senza colpe.
Il papa, a quel punto, pensò bene di scrivere ai principi italiani affinché vietassero, nei loro territori, la predicazione circa il presunto San Simone.
Il principe-vescovo, in tutta risposta, pensò bene di radunare i predicatori di tutta Trento e di mandarli a predicare in Germania la morte e le gesta dell’amato San Simone.
Il commissario apostolico del papa, tornato a Trento, aveva frattanto incominciato a svolgere indagini parallele e aveva fiutato una seconda pista: i suoi sospetti si concentravano su un tizio di nome Schweizer, cristiano e incarognito, che pare avesse sempre avuto dei conti in sospeso col padre di Simone.
Insomma: una storia di detective che non ha niente da invidiare ai moderni telefilm, e che ha pure il colpo di scena: il podestà di Trento accusò il commissario apostolico di essere parziale e scandalosamente filo-semita. Quanto al commissario apostolico, che stava ormai rischiando il travaso di bile, penso bene di reagire… scomunicando il podestà: pena orribile, per l’epoca.

La faccenda stava diventando una questione personale. A garanzia di maggiore imparzialità, Sisto IV rimosse il commissario dal suo incarico e convocò un team di cardinali affinché esaminassero da capo tutti gli atti del processo. Merita di esser segnalata, perché è un capolavoro d’ironia, la lettera che quel mito di Sisto IV inviò al principe-vescovo di Trento annunciandogli la nuova:

abbiamo tuttavia compreso che, nonostante la presenza [del team di cardinali], ogni giorno ti inventi qualcosa di nuovo contro gli ebrei. […] Ammiriamo la tua accortezza nel non aver considerato tali provvedimenti come rivolti a te, e che, stanti tali divieti, non li hai osservati: comunque sia, vogliamo che tu lo faccia, sotto minaccia di sospensione a divinis […], e ti comando di non trovare d’ora in poi più niente di nuovo contro gli ebrei […] perché non crediamo che tu voglia fornirci l’occasione di accendere in noi nei tuoi confronti un’ira così violenta (1)

(LOL)

A giugno del 1478, il team di cardinali finì di esaminare le carte del processo. Il responso fu che il precedente commissario apostolico, probabilmente, s’era fatto prendere la mano: certe accuse al podestà e al principe-vescovo furono giudicate infondate e persino calunniose. I cardinali giudicarono che il processo si fosse svolto correttamente, dal punto di vista procedurale, ma negarono con decisione che il povero Simone potesse esser considerato un Santo. Era un povero innocente che probabilmente adesso ci sta guardando da una nuvoletta in Paradiso… ma non era certo un Santo martire. Fu vietata la devozione popolare al fanciullino, e il papa aggiunse un esplicito divieto ad aggredire gli Ebrei o a molestarli in altri modo. Quanto agli Ebrei incarcerati con accusa di omicidio, tutti quanti erano già stati giustiziati.

Il popolino di Trento diede retta al papa?
No, almeno per quanto concerne gli aspetti devozionali: il culto popolare in onore di Simonino non s’interruppe affatto, e anzi prosperò con gloria. La Santa Sede capitolò nel 1588, quando gli animi di tutti s’eran già calmati: chiuse un occhio e ammise il culto locale di Simone, che in effetti proseguì fino quasi ai nostri giorni. Il piccolo Simonino era tanto amato dai Trentini che solamente nel 1965 il vescovo di Trento osò abolire ufficialmente la festa per Simone, ponendo fine a un’usanza secolare (e suscitando vive proteste, che in certa misura sopravvivono tutt’ora in certi ambienti cattolici iper-tradizionalisti).

 

(1) Archivio Storico di Trento, Sezione Latina, Capsa 69, n. 70

13 risposte a "L’accusa del sangue, 3: San Simonino"

  1. utente anonimo

    Quel Murphy sì che dovrebbero farlo santo, le sue perle di saggezza sono vere profezie…
    Peccato che le idiozie si ripetano sempre lungo la storia!
    Intanto ti rinnovo gli auguri!
    ciao!

    Diego

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  2. utente anonimo

    Che bello, la mia città è una città di pazzi.
    Ma sei sicura che tutt'ora Simonino sia beato? Io avevo capito che era stato "decanonizzato" completamente. Invece gli ebrei tutt'ora considerano Trento come città su cui incombe un anatema, proprio in seguito ai fatti di Simonino, infatti la comunità ebraica è a Bolzano.

    Chiara

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  3. Lucyette

    Diego, a proposito di leggi di Murphy e profezie storiche, ti/vi segnalo un bellissimo librettino scritto da Carlo Maria Cipolla, che era un professore di Storia economica all'università di Pavia (il nostro dipartimento di Storia è intitolato a lui, che adesso è morto). Comunque: Carlo Maria Cipolla è autore di un librettino molto ironico che si intitola Allegro ma non troppo: oltre a una parodia della storia economica medievale, c'è anche un saggio sulle leggi che regolano la stupidità umana.
    E' geniale.
    Le leggi di Murphy sono bellissime, ma Cipolla secondo me le batte.
    Geniale, ripeto 😀

    Chiara, sai che pensavo proprio a te, mentre scrivevo questo post? Mi ricordavo che eri di Trento, mi son detta "chissà cosa ne pensa di certi giudizi" 😀
    Argh… nonnò, Simonino non è più beato! Quando dicevo che il vescovo aveva abolito la festa, sottintendevo anche che Simonino era stato espunto dal martirologio! Però in effetti è meglio dirlo esplicitamente, ché se no non si capisce… grazie 🙂
    E grazie anche per la curiosa notizia sulla comunità ebraica che è a Bolzano e non a Trento: non lo sapevo! Interessante…

    Aerie: non era lunedì, era ieri… quindi sei in ritardo di pochissime ore, al limite! Grazie mille!

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  4. Lucyette

    Non ne fanno un film perché… chi sarebbe quel pazzo disposto a finaziarlo? 😛
    Però, sì, è una storia davvero interessante. Peraltro io l'ho dovuta tagliare senza pietà perché già così è venuto fuori un post immenso, ma ci sarebbe anche altro da dire. La nostra fortuna è che gli atti del processo di Trento si sono conservati tutti quanti, quindi si tratta veramente di una marea di informazioni!

    Invece, per quanto riguarda la sceneggiatura di CSI Middle Ages, avrei veramente un sacco di materiale per decine di puntate mica male!
    E' da mesi (ma fra una cosa e l'altra continuo a rimandare) che ho voglia di pubblicare alcuni resoconti di processi medievali…
    Beh, quello sarebbe un altro genere, però. Una roba tipo: Law and Order – I due millenni della legge ;-P

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  5. ClaudioLXXXI

    Guarda, io ogni tanto mi faccio le fantasie del tipo "il telefilm che vorrei fare se fossi sceneggiatore e produttore e miliardario", e una delle cose a cui penso è una serie ambientata nel medioevo in cui il protagonista è un inquisitore, ovviamente lontanissimo dallo stereotipo corrente stile il nome della rosa, uno che gira a dorso di mulo per l'europa a risolvere crimini usando la logica aristotelica… e ovviamente gli attori recitano in latino-volgare con sottotitoli!!!

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