Venerdì, pesce!

Figlio splendente del pesce celeste,
serbati puro,
tu che hai raggiunto la fonte immortale.

Rallegra il tuo cuore nelle acque perenni,
nelle onde infinite della grande saggezza.

Mangia, veloce! Il tuo cibo è ambrosia.
Pasciti fino a sazietà, bevi finché hai sete,
tieni il pesce ben stretto, dentro la tua mano.

Dammi, ti prego, pescatore, il pesce.


Potrebbe essere un pesce d’aprile. E quindi, potrebbe non esserci una soluzione.
O magari, invece, potrei lanciarvi una sfida seria. Questa filastrocca potrebbe davvero essere un rebus da risolvere; ogni singolo verso potrebbe avere un senso ben preciso.

Potreste scervellarvici sopra, e potreste indovinare.
O magari potreste affannarvi in una ricerca inutile, perché questa poesiola l’ho scritta io stanotte fra le due e le tre, siccome non riuscivo a addormentarmi.

Chi può dirlo?

Ad ogni buon conto, io vi getto il guanto di sfida.

Secondo voi, questo pesce è un pesce?
Oppure, sono seria?
 

Edit delle 23.45: alla fine della giornata… ecco a voi la soluzione! 

L’idea originaria sarebbe stata quella di copiarvi direttamente l’iscrizione di Pettorio, paro paro: poi ho scoperto che tramite una ricerca su Google avreste potuto risalire al testo originale… e quindi, sono stata costretta a parafrasarlo pesantemente, per renderlo irriconoscibile.
Ma in ogni caso, la risposta è no: non vi stavo prendendo in giro, e la “poesiola” in questione esiste davvero – e ha veramente un senso.

Si tratta di una antica iscrizione cristiana, risalente probabilmente al secolo IV. È stata trovata presso Autun nel 1830, ed è stata composta per volontà di un certo Pettorio, che è poi anche il dedicante.
Fuor di parafrasi, il testo originale è questo:

Divina stirpe del Pesce celeste,
serba un cuore puro tra i mortali,
tu che hai ricevuto la fonte immortale delle acque divine.
Riscalda il tuo cuore, amico, nelle acque perenni,
con le onde eterne della munifica sapienza.
Prendi il cibo, dolce come il miele, del Salvatore dei santi;
mangia a sazietà, bevi finché hai sete,
tenendo il pesce nelle palme delle tue mani.

E poi incomincia una seconda sezione, a carattere sepolcrale, che ci interessa di meno ma che vi copio per completezza:

Nutrimi, dunque, del pesce, ti prego, Signore salvatore;
che mia madre riposi bene, ti supplico, o luce dei morti.
O padre Ascandio,carissimo al mio cuore,
con la dolce madre e i miei fratelli,
nella pace del Pesce ricordati del tuo Pettorio.

Beh: il pesce è simbolo di Cristo; ormai è evidente. (E complimenti – di nuovo! – a Filippociak che l’ha intuito. E complimenti, ovviamente, anche a Giovanni… che però forse conosceva già questa iscrizione, quindi era un po’ avvantaggiatooltre che preparatissimo!).
Il pesce, notoriamente, è simbolo cristologico per eccellenza: le iniziali del vocabolo greco danno origine, infatti, alla frase “Gesù Cristo Figlio di Dio [è il] Salvatore”. E anche l’iscrizione di Pettorio, nel suo piccolo, cercava di onorar questa simbologia: in lingua originale, i primi cinque versi formavano l’acrostico di ictùs: ovverosia, il vocabolo greco per “pesce”, appunto.

Ma le simbologie, ovviamente, non si fermano a questo livello: il lettore, giacché cristiano, viene definito “divina stirpe del Pesce celeste”, cioè figlio di Dio; “la fonte immortale delle acque divine” altro non è che il Battesimo; mentre il dolcissimo cibo allude, naturalmente, all’Eucarestia. L’emozione di tenere il pesce, e cioè Cristo, ben saldo nelle proprie mani, è una allusione all’antico rito della comunione ricevuta nelle mani (esattamente come si fa oggi, insomma). (La pia usanza di riceverla direttamente sulla lingua – incredibile ma vero – invece è ben più tarda).

Ed ecco incominciare, improvvisa, la sezione a carattere sepolcrale: la simbologia diventa meno evidente ma non scompare, arrivando a definire l’Eterno Riposo come una Pace del Pesce; che in effetti è un bello scioglilingua, ma tant’è.

Avete visto?
Non sono pazza: e per stavolta, non vi stavo prendendo in giro!

28 risposte a "Venerdì, pesce!"

  1. utente anonimo

    io so solo che ho riletto due o tre volte e per due o tre vole ho letto pEsciti invece che pAsciti.

    L'unico enigma che mi sento in grado di affrontare oggi è un uomo entra in un caffè pluff, questo giro passo 🙂

    Seavessi

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  2. utente anonimo

    io so solo che ho riletto due o tre volte e per due o tre vole ho letto pEsciti invece che pAsciti.

    L'unico enigma che mi sento in grado di affrontare oggi è un uomo entra in un caffè pluff, questo giro passo 🙂

    Seavessi

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  3. Lucyette

    LOL… "pesciti del pesce" però sarebbe stato perfetto!

    Pasciti del pesce!
    Col pesce pasciamoci!
    Ho appena scoperto uno scioglilingua, è terribile: provate a dire anche voi "pasciti del pesce; pesci, pasciamoci!". Aaaaahhhh!!

    In tutto ciò, oggi ho mangiato risotto al pesce

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  4. Lucyette

    LOL… "pesciti del pesce" però sarebbe stato perfetto!

    Pasciti del pesce!
    Col pesce pasciamoci!
    Ho appena scoperto uno scioglilingua, è terribile: provate a dire anche voi "pasciti del pesce; pesci, pasciamoci!". Aaaaahhhh!!

    In tutto ciò, oggi ho mangiato risotto al pesce

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  5. utente anonimo

    Tra le due e le tre? 😉 Complimentoni! Guarda, la poesiola riecheggia bene la stele di Abercio (e non solo). In tal caso si capisce che non stai scherzando, e che non potresti essere più seria… 🙂

    Giovanni

    (PS: non capisco perché il tuo blog insista nel volermi catalogare come "utente anonimo", ma pazienza: purché me lo dica un giorno il pesce, il mio nome vero…)

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  6. filippociak

    Uhm… gioco anche questo giro, conscio di non dover sfidare la sorte!
    Potrebbe esserci qualcosa di paleocristiano:
    Il pesce simbolo/acronimo  per "Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore". Funziona bene per interpretare la filastrocca! 😀 …o no?

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  7. Lucyette

    … e quindi?
    Se fosse la giusta chiave di lettura (e non ho detto che lo è!), che significato ha ogni singolo verso?
    E' troppo facile, così…

    Seavessi, abbiamo vite parallele fino in fondo, eh… pure i menù identici, adesso… 😛

    Intransition, ciao!! Beh, in effetti… come darti torto? 😉

    Giovanni…
    Sì. Tra le due e le tre.
    Fra le altre cose, sono vittima innocente del metodo Estivill.
    Il metodo Estivill è quello che prevede il mettersi i tappi nelle orecchie e far piangere tuo figlio neonato come un ossesso fino a quando non tace perché ha perso tutte le sue forze. Lo scopo sarebbe quello di farlo abituare a dormire nel lettino.
    Io non ho figli neonati, disgraziatamente (altrimenti potrei ficcargli in bocca un ciuccio e un biberon pur di farlo star zitto, e magari, dopo qualche ora, otterrei qualcosa).
    La mia vicina di casa ha un figlio neonato, che piange come un ossesso.
    E il mio condominio ha pareti molto, molto sottili, a quanto pare…

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  8. Lucyette

    … e quindi?
    Se fosse la giusta chiave di lettura (e non ho detto che lo è!), che significato ha ogni singolo verso?
    E' troppo facile, così…

    Seavessi, abbiamo vite parallele fino in fondo, eh… pure i menù identici, adesso… 😛

    Intransition, ciao!! Beh, in effetti… come darti torto? 😉

    Giovanni…
    Sì. Tra le due e le tre.
    Fra le altre cose, sono vittima innocente del metodo Estivill.
    Il metodo Estivill è quello che prevede il mettersi i tappi nelle orecchie e far piangere tuo figlio neonato come un ossesso fino a quando non tace perché ha perso tutte le sue forze. Lo scopo sarebbe quello di farlo abituare a dormire nel lettino.
    Io non ho figli neonati, disgraziatamente (altrimenti potrei ficcargli in bocca un ciuccio e un biberon pur di farlo star zitto, e magari, dopo qualche ora, otterrei qualcosa).
    La mia vicina di casa ha un figlio neonato, che piange come un ossesso.
    E il mio condominio ha pareti molto, molto sottili, a quanto pare…

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  9. filippociak

    Nooooo… è un lavoraccio così… ma come? Non basta una sulfurea allusione dove il termine Cristo – declinato nelle mille sfumature di significato – si piega a tutte le parole della poesiola??? 😀
    Vedremo dai!

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  10. filippociak

    Nooooo… è un lavoraccio così… ma come? Non basta una sulfurea allusione dove il termine Cristo – declinato nelle mille sfumature di significato – si piega a tutte le parole della poesiola??? 😀
    Vedremo dai!

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  11. Lucyette

    Agapetos: con un po' di sforzo, magari sì, visto che altri ci si erano avvicinati 😛

    Daniele, io non ho mica fatto niente… ho solo parafrasato una vecchia lapide romana :-DD

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  12. Lucyette

    Agapetos: con un po' di sforzo, magari sì, visto che altri ci si erano avvicinati 😛

    Daniele, io non ho mica fatto niente… ho solo parafrasato una vecchia lapide romana :-DD

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  13. agapetos

    Questo potrebbe essere un nuovo gioco: prendi un testo e rendilo irriconoscibile tramite una parafrasi, che però ne mantiene intatto il senso.
    Però questo per le mie capacità sarebbe stato impossibile!

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  14. agapetos

    Questo potrebbe essere un nuovo gioco: prendi un testo e rendilo irriconoscibile tramite una parafrasi, che però ne mantiene intatto il senso.
    Però questo per le mie capacità sarebbe stato impossibile!

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  15. Pingback: La comida del hambre « Una penna spuntata

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