Il dono di San Saba

“Ah, a proposito, Lucia… dovevo chiederti un favore”.
“Dimmi!”.
“Sai che fra qualche tempo io mi sposo… e abbiamo già scelto la chiesa, che è la chiesa di San Saba”.
“Fantastico”.
“Ecco, e io mi domandavo…”.
“Sì?”.
Chi è, San Saba?”.
“…”.
“No, dico. Visto che tu hai quel blog in cui parli sempre di Santi, e conosci a memoria tutti i Santi più improbabili, e io non ho la più pallida idea di chi sia questo Saba… mi domandavo: magari lo conosci tu!”.
“Ehm…”.
“Sì?”.
“In realtà non lo conosco… ma proverò a guardare…”.

***

Ma se proprio vuoi San Saba, ebbene, San Saba sia…
E dunque ecco a te, e a tutti voialtri che leggete, una nuova puntata di

Ma che sant’uomo!

ovverosia

Tutto quello che, in via eccezionale, volevate sapere sui Santi,
e addirittura avete osato chiedere!
(Wow!!)


Io pensavo che “Saba” fosse un nome così improbabile da esser appartenuto a un Santo solo… e invece, a quanto pare, di San Saba è pieno il mondo.
Dopo lunghe e approfondite indagini, ho appurato che il San Saba che ci interessa è un certo Saba Archimandrita, nato nel 439 a Cesarea di Cappadocia e morto nel 532 a Mar Saba, in Palestina.
Non ho la più pallida idea di cosa voglia dire “Mar”… ma “Saba” vuol dir “Saba”. Se andate a Betlemme, potete visitare ancora oggi il monastero di Mar Saba, fondato da San Saba, e titolato al buon San Saba.

Figlio cristiano di famiglia cristiana, il giovane San Saba era stato mandato a scuola in un monastero. Alcuni anni più tardi, ne era uscito con un’ottima cultura generale ed una marcata vocazione alla vita religiosa: sennonché, aveva sperimentato le varie forme di vita monastica, e ne era stato insoddisfatto.
Eremita? Na. Va bene per qualche tempo; ma alla lunga, diventa straniante.
Cenobita, in monastero? Naaaa: troppe distrazioni, troppo caos. Non è mica così facile, meditare in mezzo alla folla.
Alla fine, il nostro Saba si era rimboccato le maniche e si era inventato un nuovo stile di vita monastica: la laura. I monaci vivono per i fatti loro, ognuno nella sua casetta, ma si riuniscono il sabato e la domenica per far vita di comunità. Rispondono a un superiore, seguono una regola, ma fanno gli eremiti per gran parte della settimana. Per alcuni mesi all’anno, poi, sperimentano la solitudine totale in una regione del deserto; salvo poi tornare a casa, per riunirsi tutti assieme.
Il monastero di Mar Saba nasce appunto da questa esperienza. È ancora attivo, potete visitarlo: da oltre millecinquecento anni, ospita incessantemente una comunità di monaci.

Detto ciò: San Saba è nato, è andato in Terrasanta, ha fondato la laura, ci ha vissuto e è morto…
…e prima di morire, s’è ammalato.

E mentre giaceva in agonia sul suo letto di morte, Saba aveva teso un braccio ed aveva afferrato il polso di un confratello, fissandolo a lungo con gli occhi spalancati.
“Devo chiederti…”.
“Maestro”. Il monaco, un po’ spaventato, aveva dolcemente cercato di divincolarsi dalla presa. “Stai tranquillo, riposati… va tutto bene…”.
No!”. San Saba, morente, l’aveva guardato negli occhi, con decisione. “Devo dirti una cosa… tu devi…”.
Si era interrotto per un accesso di tosse; e il giovane monaco, preoccupato, si era affrettato a portargli alle labbra un bicchiere d’acqua fresca. “Bevi un sorso. Coraggio. Va tutto bene”.
Saba aveva bevuto un sorso; e poi aveva scostato il bicchiere con un gesto impaziente, tornando a guardare il monaco. “Un giorno, quando io sarò morto…”.
Il monaco aveva abbassato lo sguardo, per nascondere gli occhi lucidi.
“…allora, busserà alle porte del monastero un grande Santo. Porterà il mio nome”.
“Un…?”. Il monaco aveva lanciato un’occhiata al suo maestro, senza capire; e poi si era limitato ad annuirgli, con condiscendenza. “Certo. Un grande Santo”.
Saba era stato scosso da un altro attacco di tosse; e gli ci era voluto qualche minuto, per riprendersi. “Allora, dovrete accogliere il Santo che porta il mio nome… e dovrete consegnargli un quadro”.
“Un quadro”, aveva ripetuto, conciliante, il monaco.
“Sì. Un quadro. Il nostro quadro della Vergine”.
Il nostro quadro della Vergine?”. Il ragazzo era sconcertato.
“Quello grosso, che abbiamo in chiesa”. San Saba aveva annuito, col respiro affannato. “È importante: scrivilo da qualche parte. Lascialo detto. Lui deve avere il quadro”.
Il monaco aveva sgranato gli occhi; si era lasciato sfuggire, debolmente, un “ma perché?”.
“Perché sì. È importante”. E San Saba aveva chiuso gli occhi, abbandonando la testa sul guanciale, esausto.
Di lì a poco, sarebbe morto.

Il monaco, passato il lutto, ubbidì al maestro. Prese il Libro delle Memorie, in cui venivano appuntati tutti i fatti salienti della vita del monastero, e lasciò scritte ai confratelli le ultime volontà del Fondatore.
Ci furono alcuni mesi di fervente attesa, in cui i monaci si aspettavano da un momento all’altro di trovarsi alla porta un certo Saba che reclamava un quadro.
Poi il fervore venne meno, e si passò a una rassegnata attesa.
La rassegnazione divenne gradualmente noia, e la noia si trasformò in oblio.
Passarono gli anni, i lustri, e i secoli, e si perse la memoria di questo fantomatico San Saba jr., che avrebbe dovuto passar di lì per prelevare un quadro.

E poi, improvvisamente, da qualche parte del pianeta, le grida di una donna si mescolarono al primo vagito di un bimbo, appena nato. E le trombe del castello suonarono a festa e lungamente, per annunciare al popolo la nascita del terzogenito di re Stefano, fondatore dello Stato Serbo.

Passarono diciassette anni, da quel giorno… e un bel dì, il principino scappò di casa. Disgustato dalla politica, scappò di casa e divenne un monaco: correva l’anno 1191, e il giovane principino Ratsko prese solennemente i voti. Dovendo scegliere un nuovo nome, decise di chiamarsi “Saba”: da qualche parte aveva letto di un certo San Saba fondatore di un monastero; gli era sembrato un bravo Santo…

Passò il tempo, e Saba jr. divenne grande.
Divenuto grande, cominciò a ricevere degli incarichi commisurati alla sua statura.
Uno di questi incarichi lo condusse a Gerusalemme, messaggero in Terrasanta.
E visto che si trovava in zona, il nostro Saba jr. pensò bene di visitare il monastero fondato da Saba senior. In fondo in fondo, era il suo mito…

Bene: facciamola breve.
San Saba jr. varcò la soglia di Mar Saba, presentandosi come il grande Saba, arcivescovo di Zica.
I monaci di Mar Saba lo accolsero con uno sbadiglio, e lo fecero entrare senza batter minimamente ciglio.

San Saba jr. visitò la chiesa, lanciò apprezzamenti per l’architettura e per i meravigliosi quadri – e i monaci annuirono nel totale oblio, assolutamente dimentichi di quella vecchia profezia.

San Saba jr. sostò in chiesa per pregare, chiese di poter vedere le reliquie del suo Santo omonimo – e i monaci annuirono; ignari di tutto, e inconsapevoli.

A quel punto, da una nuvoletta in Paradiso, San Saba senior si guardò esasperatamente attorno (che, per un Santo, equivale al nostro “alzò gli occhi al Cielo”). E poi, visto che la cosa stava andando per le lunghe, si rimboccò le maniche… e decise di intervenire.
Quando Saba jr. si inginocchiò di fronte all’ossario che conteneva le ossa sparse di San Saba, San Saba schioccò le dita e le sue ossa si ricomposero. Davanti agli occhi attoniti di Saba jr., nonché dei vari monaci, lo scheletro di San Saba prese vita, miracolosamente. Puntò due orbite vuote negli occhi di Saba jr., gli fece “ciao” con la manina, e poi tornò al suo posto.
Gli sembrava sufficientemente eloquente, come segno.

Dopo un certo iniziale e comprensibile sconcerto, i monachelli di Mar Saba cominciarono a porsi delle domande.
Tipicamente, le reliquie di San Saba se ne stavano ferme e buone nel reliquario. Semmai qualche miracolo, okay: ma sempre stando ferme.
E quindi, perché di fronte al visitatore avevan fatto quella cosa strana?
I monaci che avevano assistito al miracolo interpellarono i più saggi – che interpellarono i più vecchi, che interpellarono gli storici. Gli storici, infine, interpellaron gli archivisti. E a un certo punto – o meraviglia! – il monaco archivista tirò fuori dei rotoli vecchissimi, e pressoché illeggibili. E scorrendo vari papiri, scoprì alla fine quella nota lontana del 532 d.C. … quando un altro archivista, mezzo millennio prima, aveva lasciato un appunto per i posteri.
E dentro all’appunto, una profezia.

***

Non si sa per quale ragione, precisamente, San Saba senior abbia voluto affidare a San Saba jr. il famoso quadro della Vergine.
Io, in ogni caso, son contenta che l’abbia fatto.
Il prezioso quadro – che, secondo la tradizione, era stato dipinto personalmente da San Saba – passò alle mani del secondo Saba, e viaggiò con lui dalla Terrasanta fino in Serbia.
Se diamo retta alla tradizione, fu dunque San Saba senior, attraverso Saba jr., a portare in Europa un topos iconografico che ebbe una fortuna dirompente, continuando ad essere riproposto lungo tutto il Medioevo.
E sto parlando – indovinate un po’? – del bellisimo topos della Vergine del Latte. Ovverosia: un quadro di Maria, ritratta in quel momento così dolce e intimo in cui stringe Gesù Bambino… e lo allatta, dolcemente.
A noi, oggi, potrà sembrare un’immagine strana; ma dipende principalmente dal fatto che siamo costantemente circondati dalla pornografia, secondo me.
Non diamola vinta alla pornografia.
Anche perché, lungo tutto il corso del Medioevo, l’idea di Maria che allatta è stata davvero una delle scene più amate, più raffigurate, (ed anche più profonde, se vogliamo), dell’intero repertorio artistico.
È una scena commovente, in fondo.

***

Quando ho cominciato a documentarmi su San Saba, non avevo la più pallida idea che saremmo finiti qui. È stata una bella sorpresa, ed anche una piacevole coincidenza… perché insomma: a quanto pare, San Saba è famoso per aver portato in Europa una immagine dolcissima (di due membri su tre) della Sacra Famiglia.
Il che non mi sembra neanche malaccio, come augurio, per due futuri sposi che si apprestano a formarla, una famiglia.

Auguri!

16 risposte a "Il dono di San Saba"

  1. Lucyette

    P.S. San Saba senior è venerato come Santo dalla Chiesa Cattolica; tant'è vero che a Roma c'è una chiesa dedicata a lui, e c'è gente che ci si sposa. Lo si ricorda il 5 dicembre.
    San Saba jr., invece, è venerato come Santo solo dalle Chiese orientali; quella Cattolica non lo ricorda. Ad ogni buon conto, per chi volesse, la Chiesa Ortodossa lo ricorda ogni anno il 14 gennaio del calendario giuliano, corrispondente al nostro 27 gennaio…
    …e questo è tutto!

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  2. marinz

    Bellissimo questo post con il racconto dei due Saba. 
    L'immagine inziale era un po' inquietante ma poi leggendo si scoprono tante cose… e la prossima volta che vado a Roma cercherò di passare per questa chiesa :o)

    un sorriso 🙂

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  3. Lucyette

    Marinz: ma vero?
    Io ho una discreta repulsione per le icone russe/orientali (mentre invece sono circondata da persone che ne vanno matte; ad esempio mia mamma). Per carità: so che ogni icona ha un significato e un messaggio ecc., si tratta solo di saperla leggere; ma al primo impatto, io le trovo bruttine e basta. "Inquietanti", ecco. Alcune sembrano proprio inquietanti, porelle.

    Ago, in effetti sembra ragionevole…
    Anche a logica, suppongo voglia dire qualcosa tipo "monastero di Saba"… quindi penso che tu ci abbia visto giusto, in effetti 🙂

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  4. poemen

    Credo che "Mar" sia un termine arabo per "San".

    Ci sono stato questa estate. Un quarto d'ora magico nel silenzio del deserto….*davanti* al monastero e non *dentro* perché i tempi frenetici del pellegrinaggio non ci permettevano di sostare di più. 😦
    Sarà per un'altra volta.

    A San Saba di Roma, invece, ci sono stato dentro, ed ho anche dormito nella foresteria attigua. All'epoca la parrocchia era affidata ai gesuiti…non so se lo sia ancora.

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  5. Lucyette

    Poemen, ciao!!
    Uh, è vero che quest'estate dovevate andare in Terrasanta… beh: deduco che ci siate effettivamente andati, allora 😉
    Ieri leggevo su Wikipedia che a Mar Saba possono entrare solamente gli uomini: la strettissima regola monastica dei monaci che ci vivono ancora oggi vieta l'ingresso alle donne (che possono solo visitare un'area molto ristretta)… però!

    "Mar" termine arabo per "San"?
    Oh!
    A questo punto, abbondano le interpretazioni… dovrei chiedere a un religioso che conosco e che è stato missionario in Medio Oriente, a questo punto 🙂

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  6. poemen

    Ciao!
    Sì, siamo andati.
    E' vero, a Mar Saba le donne non entrano. Anche per questo lo abbiamo solo "visto" da fuori.

    Bellissimo è anche il monastero di San Giorgio  Koziba. Al tramonto ci siamo fermati su uno spuntone di fronte a S.Giorgio ed abbiamo fatto silenzio. Solo il vento fra i capelli, nessun altro rumore. Bellissimo.

    Per "Mar" ho anche cercato su google, ma a parte trovare che "Mar Saba" è il nome arabo di San Saba, non ho trovato altro.

    A presto.

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  7. cabasilas

    Sì, "Mar" è aramaico e significa "signore", "padrone". Ricordate "maranathà"? E' composto da Mar-an (Signore nostro) e dalla verbo 't' ossia "venire". Essendo una lingua agglutinante: Mar-an-'atha'

    Nelle chiese siriache (il siriaco è un dialetto dell'aramaico, che si parlava ad Edessa) o cmq di origine aramaica,  il termine indica
    a) il titolo di santo – come nel caso di Mar Saba, Mar Narsai, Mar Teodoro (di Mopsuestia) etc.;
    b) il titolo di riverenza dato ai vescovi (Mar Dinkha IV etc.).

    um abraço dal vostro siriacista di fiducia!

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  8. utente anonimo

    Ma noo… San Saba è un quartiere bellissimo e se una volta sarà successo un furto è un po' come nel resto d'Italia. E' uno dei quartieri più belli di Roma, caratteristico e in pieno centro a due passi da Piramide. 

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  9. Lucyette

    Piramide?
    Adesso son curiosa: immagino che non cia una piramide a Roma: dunque, a cosa deve il nome, questa buffa località?
    E comunque… non so, io mi limito a riportare quello che c'è scritto su Internet! 😛

    Poemen, cabasilas: oooohh!
    Ma grazie per tutte queste informazioni: che bello, quando scrivi un post e poi scopri dal nulla tutte queste cose interessanti!!

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  10. Lucyette

    Ussignur: c'è per davvero, a quanto pare…

    Adesso mi attirerò le ire di tutti i Romani, ma… già a me non piacciono le piramidi in generale (nel senso: c'è gente che si incanta a guardare lo splendore delle piramidi immerse nel deserto… boh? Io capisco l'antichità e la difficoltà di costruzione e bla bla bla, ma le piramidi non mi dicono un bel niente, non mi procurano nessun tipo di emozione, insomma). Dicevo: già a me non piacciono le piramidi in generale, ma questa qui mi sembra proprio bruttarella O.o
    Povera piramide di Roma. Poraccia. Mi fa quasi pena!

    (P.S., curiosità: leggo su Wikipedia che Borromini voleva trasformare la piramide bislunga in una chiesa!!
    )

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  11. utente anonimo

    Hem, mi ero scordata di firmare, il commento su San Saba che non è un luogo stile Bronx è mio, cioè Astrid.

    Lucy, sì. C'è una piramide a Roma, è piccolina però e molto diversa da quelle egiziane, è di marmo e non è che sia un luogo da guardare incantati, ma è comunque una bella parte di Roma 🙂

    Ehh… guarda che prima o poi ti ci porto 😛

    Astrina

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  12. Lucyette

    Sì, avevo immaginato che fossi tu

    Io ripeto che 'sta piramide mi sembra proprio brutta!
    Però è talmente brutta che mi sta già simpatica, poi su Wikipedia ho anche letto che l'hanno dovuta costruire in fretta e furia altrimenti perdevano l'eredità del defunto da impiramidare. Quindi magari è per quello, che è così brutta!
    Povera!

    Io, quando sono andata a Roma, non ho visto assolutamente niente di Roma a parte… ehm… un ottimo ristorante che apprendo essere in piazza Mastai.
    E' dalle parti della piramide bislunga, per caso?

    C'erano anche un sacco di ragazzotti ubriachi in kilt, quella sera.
    Però non so se era una cosa normale del folklore romano, oppure no.

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  13. utente anonimo

    Hem… Che sia brutta è brutta e anche piccolina. Ma diciamo che è "particolare" dai, un tipo XDDD

    Piazza Mastai no, è tutta un'altra zona. Insomma tu vieni a Roma e non vedi nulla, nemmeno il Vaticano. Ma che devo fare con te? 

    Claudioooo portamela! ù_ù

    Astrina

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  14. Lucyette

    Tsk… io lo sapevo che era da quelle parti, me lo sentivo dentro! :-DDD

    Uh! No, aspetta! San Pietro l'ho vista, in effetti!!
    Al volo, toccata e fuga, dalle sei e mezza alle sette del mattino, perché subito dopo dovevamo tornare nel convento in cui eravamo per prender Messa… all'interno non ho visto praticamente niente perché eravamo di fretta, però ci sono stata!!
    Probabilmente era un orario troppo antelucano per ricordarmene…

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