Nel presepio – Uno zoo di simboli

 …ma naturalmente, oltre al gallo, ci sono un sacco di altri animali che sono un vero e proprio must in qualsiasi presepio.
Le pecore, vabbeh: quelle sono in dotazione ai pastori.
Ma se ci mettiamo a ragionare di animali che sono obbligatoriamente presenti in qualsiasi presepe, naturalmente ci riferiamo a loro: al bue e all’asinello.
Alcuni studiosi osservano – ed è vero – che è proprio la presenza di bue ed asinello a permetterci di distinguere un presepio da una Natività. Se ci troviamo di fronte a una statua di Maria, Giuseppe e Gesù Bambino, siamo di fronte a una Sacra Famiglia; ma se la Sacra Famiglia è accompagnata dal bue e dall’asino, allora siamo di fronte a un embrione di presepio.
Il bue e l’asinello non mancano mai.
Tranne che – aehm – nei Vangeli.

La storia è nota, quindi non mi ci soffermerò troppo a lungo: se prendete i Vangeli canonici e andate alla ricerca di buoi ed asini, probabilmente perderete mezzo pomeriggio inutilmente. In nessuno dei Vangeli canonici viene menzionata la presenza di un bue o di un asino alla nascita di Cristo. D’accordo: il Vangelo di Luca ci dice che Gesù è stato posto in una mangiatoia, quindi è ragionevole pensare che ci fosse qualche bestia nei paraggi… ma la nostra resta comunque una deduzione.
Il primo accenno all’asinello, inteso come l’animale che aveva accompagnato Maria e Giuseppe nel loro viaggio verso Betlemme, arriva dal Protovangelo di Giacomo. Una trattazione più organica si trova nel Vangelo dello Pseudo-Matteo, un apocrifo del VIII – IX secolo che è proprio molto esplicito: “Maria depose il bambino in una mangiatoia, ove il bue e l’asino lo adorarono”.

Bue_Asinello_Presepe_Immanuel

Il bue e l’asinello (Presepe Immanuel)

Dunque, il bue e l’asino sono elementi assolutamente non canonici che però sono accettati in ogni rappresentazione natalizia. E ci vien da chiedere: perché?

Nel senso: okay, è tradizione; tradizionalmente chiamiamo anche “Gioacchino ed Anna” due tizi che non sono certo chiamati per nome nei Vangeli canonici. Il punto non è il fatto di “prendere per buoni” alcuni elementi della tradizione apocrifa. Il punto è: perché proprio il bue e l’asino?
Perché gli autori dei Vangeli apocrifi si son messi in testa inserire nella narrazione proprio il bue e proprio l’asino – e non, chessò, un lamantino e un panda?
Qual è l’economia del bue e dell’asino all’interno di un presepio?

Noi – e soprattutto noi Italiani – siamo fortemente influenzati dal presepio francescano… che, diciamocelo, c’aveva un po’ la fissa per questa faccenda del pauperismo (lo dico con la massima simpatia, sia chiaro!).
Un tratto tipico della predicazione francescana del Natale era quella di accentuare gli elementi che potevano suscitare tenerezza e affetto verso il Bambino: e quindi, si calcava molto la mano sulla povertà della santa coppia; sulla paglia umida; sulla grotta al freddo e al gelo, (oh diletto pargoletto!), e così via dicendo. In questa visione, ben si inseriscono il bue e l’asinello della predicazione francescana, che più e più volte sono stati descritti nell’atto di scaldare Gesù col famoso “effetto stalla”.

Altre fonti un po’ più antiche ci raccontano che l’asino era quello su cui Maria aveva viaggiato lungo la strada per Betlemme. Il bue era invece la “fonte di reddito” che San Giuseppe si era portato dietro in previsione delle spese per l’imminente parto. Per la serie: mi vendo il bue, e pago una stanza alla locanda.

Accantonando queste storielle di matrice popolare, gli studiosi di presepi avanzano invece una interpretazione simbolica.
All’inizio di questo articolo, vi avevo sfidati a leggere i Vangeli alla ricerca di un bue e di un asinello, preannunciandovi che non li avreste trovati affatto.
Beh: non è mica vero.
L’asinello lo trovate, a un certo punto. Ad esempio, lo trovate quando fa da cavalcatura a Gesù nel suo trionfale ingresso a Gerusalemme, poco prima della sua morte.
E anche il bue, a cercar bene, lo trovate, nella Bibbia: ad esempio lo trovate nell’Antico Testamento, quando gli Ebrei si mettono ad adorare il Vitello d’Oro e Mosè si incavola.

Insomma: secondo le interpretazioni di alcuni presepisti, il bue testimonia un rapporto con l’Antico Testamento e l’asinello preannuncia, invece, le vicende dei Vangeli. È come se le due tappe della Salvezza si incontrassero in quella grotta e si unissero in adorazione, in quell’istante che fa da spartiacque e da collante  fra… il Vecchio e il Nuovo.

Il che, detto così, potrebbe anche sembrare una fesseria: ma in realtà, avete mai pensato al valore di simbolico “di richiamo” che hanno (anche) gli animali all’interno del presepio?

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Un… buon pastore (DEMI)

Il porcaro coi maiali sembrerebbe quasi una contraddizione, visto che gli Ebrei non avevano ‘sta gran simpatia per prosciutti e insaccati. Ci si poteva mettere un un’altra bestia meno impura. Chessò, le oche. Il maiale ha poco senso, perché è stata solamente la venuta di Cristo a sdoganare la porchetta e il salamino.
…ops! Ma allora, forse, il porcaro nel presepe ha un senso immenso.

Il gallo che canta in piena notte non è di certo un unicum, nella storia dei Vangeli: cantò anche un’altra volta, per l’orrore di San Pietro.

E questa statua alla mia destra? Facciamo un sondaggio di opinione: secondo voi, rappresenta un pastore che va alla grotta… o raffigura Gesù da adulto, nelle vesti di Buon Pastore? Un elemento che non manca mai in un presepio è il pastore o la pastorella che porta sulle spalle un animale del suo gregge. La sua presenza è data dal fatto che è un modo suggestivo per intagliare una statuetta, o è forse un’allusione alla pecorella smarrita di cui si legge nei Vangeli?

È difficile dare risposte certe: naturalmente ci si trova davanti a un mix di gradevolezza estetica, di tradizioni popolari ormai vecchie di secoli e di richiami a passi biblici che, oggettivamente, sono un po’ troppo suggestivi per essere ignorati in toto.

Noi oggi non siamo più abituati a leggere attraverso i simboli; ma fino a qualche secolo fa, era prassi abituale.
E se teniamo conto di questa commistione fra simbologia e tradizione… il presepio diventa improvvisamente molto più suggestivo. O no?

10 risposte a "Nel presepio – Uno zoo di simboli"

  1. Ilaria

    Io sono affezionata alla versione del “riscaldamento a fiato” di Gesù da parte di bue e asinello, perché fin da piccola mi è sempre stata raccontata così… Però mi piace l’interpretazione bue=AT, asino: NT.
    Mi sembra che il bue (non so se ciò si riflette anche nel presepio) rappresenti anche il sacrificio (perché buoi e pecore erano gli animali offerti in sacrificio nel tempio); non potrebbe essere un simbolo del sacrificio di Gesù? Inoltre, ma questo non c’entra col presepio, il nostro amico bue è anche il simbolo dell’evangelista Luca, cosa che mi ha sempre fatto simpatia!

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    1. Lucyette

      Sì, in effetti c’è anche la simbologia bue = sacrificio pre-cristiano, fra le mille che ci sono.
      In alcuni libri si legge anche che il bue porta il giogo come gli Ebrei la Legge; e, aggiogato, diviene utile e collabora col suo padrone, allo stess modo in cui gli Ebrei, per mezzo della Legge, vivevano nella rettitudine “collaborando” col Signore.
      L’asino invece è carico di pesi e porta la soma, come i popoli che non hanno ancora avuto la rivelazione e gemono sotto la soma del paganesimo.
      Mah.
      Questa onestamente mi sembra un po’ campata per aria; non capisco perché un bue aggiogato sia utile e felice e un asino con la soma invece sia triste e gemente. Forse mi sfugge qualcosa.
      Comunque è vero, a quanto pare, che il bue e l’asino sono simbolo (anche) dell’Antico e del Nuovo Testamento: e di fatto sono simbolo di tutta l’umanità che si raduna attorno a Cristo, a ben vedere 🙂

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  2. Cappellaio Matto

    Altro simbolismo che conoscevo: quello del bue come rappresentante delle forze benefiche, l’asino per le forze maligne. O come femminile e maschile.
    Comunque, in ogni caso, credo che il concetto di fondo sia sempre lo stesso: i due opposti che vanno a confluire o sottomettersi al Cristo nato.

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  3. marinz

    Avevo scritto un commento che è sparito :oP Lo riscrivo

    Quando hai parlato di simbologia, che ora praticamente non si “vede” più, ho pensato al bue/toro come al simbolo di Luca l’evangelista (anche se il simbolo è stato dato, se non erro, in “tarda” età, forse da San Girolamo)… ma quello che è più “coincidente” proprio oggi è che, nella 4^ domenica d’avvento ambrosiana (domani), il Vangelo è quello dell’entrata in Gerusalemme :o)

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  4. AlphaT

    Insonnia? Mangiato pesante?
    Cioè, prima dici che ci vuole ben mezzo pomeriggio per verificare nei racconti della Natività nei Vangeli l’assenza di asino e bue…e passi. Poi però suggerisci come “alternativa” un panda ed un lamantino nella Betlemme di allora…
    Ma soprattutto, scusa, cosa ci fa una “trade union fra… il Vecchio e il Nuovo.” ?
    Ci rivogliamo alle associazioni del commercio ora per fare esegesi? 😛 😛

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      1. Lucyette

        Nonnò, non mi ero offesa, per carità! :-)) Anzi, ho pure lanciato una discussione linguistica qui… ero solo rimasta un po’ indietro con i post e di conseguenza anche con qualche commento, negli ultimi tre-quattro giorni non ho avuto tempo di rispondere a tutti

        Cambio? Massì, adesso cambio :-)))

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