In che senso San Francesco ha inventato il presepe?

C’era [a Greccio] un uomo di nome Giovanni, di buona fama e di vita anche migliore[…]. Circa due settimane prima della festa della Natività, il beato Francesco, come spesso faceva, lo chiamò a sé e gli disse: “Se vuoi che celebriamo a Greccio il Natale di Gesù, precedimi e prepara quanto ti dico: vorrei rappresentare il Bambino nato a Betlemme, e in qualche modo vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato […]”. Appena l’ebbe ascoltato, il fedele e pio amico se ne andò sollecito ad approntare nel luogo designato tutto l’occorrente, secondo il disegno esposto dal Santo.

Avviso anticipatamente: a me non piace sentir dire che “san Francesco ha inventato il presepio”.
Sembra che san Francesco sia stato il primo uomo nella storia a mettersi lì ad armeggiare con statuine colorate per creare la scenetta coi pastori e le pecore attorno alla capanna.
Non è vero!
Non solo esistevano già, ai tempi di san Francesco, forme rudimentali di presepi fatti di capanne e statuine. Non solo: il presepio “inventato” da san Francesco ha ben poco a che vedere col presepio che teniamo in salotto.

Cosa che, peraltro, era molto chiara a san Francesco e a tutti i suoi contemporanei. Per svariati secoli, nessuno mai si sognò di attribuire al Poverello una paternità che proprio non gli spettava. Fu un frate francescano di nome Juan Fernadez, che Iddio l’abbia in gloria, a tirar fuori questa storia nel 1581, chissà poi perché. Ma fino a quel momento, nessuno mai avrebbe ricondotto a san Francesco l’invenzione del presepio con capannuccia e statuine.

E allora, cosa combinò il Poverello in quella famosa notte di Natale?
La storia vera ce la raccontano U. Occhialini e P. Messa nell’agile libretto Il primo presepio del mondo. San Francesco e il Natale di Greccio (edizioni Porziuncola).
Ed è una storia bella, che merita d’esser raccontata.

***

Innanzi tutto: torniamo al testo di Tommaso da Celano, che riporta il dialogo che San Francesco ebbe a metà Avvento col signore di Greccio, il cavalier Giovanni Vellita.
Siamo – a quanto dicono le fonti – nel dicembre 1223, al termine di un anno molto significativo, per San Francesco: il 29 novembre di quell’anno, con la bolla Solet annuere, papa Onorio III aveva infine approvato la Regola dell’Ordine.
E insomma: dopo questo grande successo, e San Francesco decide “celebrare a Greccio il Natale di Gesù”.

Questa celebrazione, però, dovrà essere particolare: San Francesco vuole “in qualche modo vedere con gli occhi del corpo” la nascita di Cristo. È una richiesta interessante, anche perché – non so voi – ma io non l’ho mica mai notata tutta questa attenzione pastorale a far rivedere con gli occhi del corpo la nascita di Gesù nel bel mezzo di una Messa natalizia. In genere, alla Messa di Mezzanotte, noi ricordiamo la nascita di Cristo: ce la sentiamo leggere e la visualizziamo con gli occhi della mente: ma Francesco dice di no; non basta. Lui ritiene che all’uomo faccia un gran bene anche la possibilità di vedere fisicamente: tanto più concrete sono le immagini che abbiamo davanti, tanto più facile è per noi poterci immedesimare in questa scena. I Sacri Monti nascono all’incirca in quel periodo e per la stessa identica ragione.
E poi… sarà un caso – o forse no – ma San Francesco era tornato da poco dalla Terra Santa, dove aveva accompagnato le milizie dei Crociati. È molto ragionevole pensare che il fraticello di Assisi abbia fatto tutto il possibile per visitare di persona i luoghi in cui Gesù è nato ed è cresciuto: forse, il ricordo di questa esperienza era rimasto in lui anche dopo il suo ritorno in patria.

E quindi, San Francesco vuole organizzare una celebrazione che permetta di rivivere fisicamente, concretamente, questo momento della Storia. San Bonaventura ci racconta che, dopo aver richiesto il permesso al Papa, “avuta la licenza si fece apparecchiare la mangiatoia con il fieno, e ivi fece venire il bue e l’asino e facevi venire molti frati e altra buona gente […] e sopra la mangiatoia […] si celebrò la Messa, con grande solennità”.

“Si celebrò la Messa”.
Wow.
Cioè, voglio dire… wow.

Appare evidente, da questa narrazione, che il presepio di San Francesco non è in realtà il presepio che intendiamo noi, con Maria e Giuseppe e Bambinello e stella cometa e bla bla bla. Maria e Giuseppe non ci sono proprio (neanche sottoforma di statua o figuranti); ci sono il bue e l’asinello, che di fatto simboleggiano il Vecchio e il Nuovo, il Popolo Eletto ed i Pagani, la Terra Promessa e Tutto Il Resto Del Mondo… una scena semplicissima ma dallo sconcertante simbolismo, se ci pensiamo.

C’è qualche traccia di pastori o Magi?
Nada.
O forse sì.
Nel senso che non ci sono dei figuranti agghindanti da pastori, ma in fin dei conti è anche normale: stiamo dicendo Messa, mica siamo a un party di Carnevale.
Non ci sono i pastori in senso stretto, ma ci sono i frati francescani e c’è la gente di Greccio: se costoro campino di pastorizia o di mercatura, poco importa. Sono “i pastori del Duemila” (anzi: del 1223): sono la gente che ha ricevuto l’annuncio della nascita di Cristo ed ha lasciato le sue case per unirsi a Lui ed adorarlo.

E poi, soprattutto, c’è Lui.
Gesù, intendo.
Non sottoforma di bambolotto biondo e coccoloso adagiato in una mangiatoia: c’è Cristo in carne ed ossa, vero corpo e vero sangue, che compare nelle specie eucaristiche nel corso di una Messa che viene celebrata – e quanto è significativo! – su un altarino posto sopra alla mangiatoia.

Durante la Messa alcuni testimoni riferirono di aver visto Gesù Bambino che giaceva nelle braccia di San Francesco e si gridò giustamente al miracolo; ma da un certo punto di vista, uno potrebbe anche dire “e grazie al cavolo”.
Nel senso che Gesù Bambino c’era già di suo, in questa Messa-presepio così famosa, senza bisogno di apparire miracolosamente nelle braccia di qualcuno. La grande intuizione, veramente geniale, di San Francesco fu quella di collegare la venuta del Bambino alla venuta di Cristo nel pane consacrato.

E poi… e poi, c’era la gente comune, a fare da contorno.
Non “i pastori di 2000 anni fa”, ché uno potrebbe anche dire “embeh, beati loro, io nata nell’88 e non ho visto proprio un accidente”. San Francesco ha fatto ridiscendere Gesù sulla terra, nella capanna, sulla mangiatoia, fra bue e asinello davanti agli occhi della gente del suo tempo. Ha ricreato il presepio, sì – ma non nel senso che si è inventato la tradizione delle statuette. Proprio nel senso che ha fatto rivivere la venuta di Cristo sulla Terra – e ha messo dentro al presepio tutti noi.

Perché Gesù viene sulla Terra tutti i giorni; non lo ha mica fatto solo a Natale.
E quando noi siamo inginocchiati sui banchi della chiesa, in silenzio, a contemplare Cristo che è sceso in mezzo a noi… stiamo facendo esattamente la stessa cosa che ha fatto il pastorello del presepio che si è inginocchiato davanti alla magiatoia; né più né meno.
San Francesco non ha – tecnicamente – inventato il presepio nel senso moderno, ma ci ha dato una meravigliosa lezione di spiritualità e di vita.
E ditemi voi se è poco.

15 risposte a "In che senso San Francesco ha inventato il presepe?"

  1. Lucyette

    Ecco: un librettino carino che posso consigliare a chi vuole approfondire l’argomento “presepio di Greccio” è Il primo presepio del mondo. San Francesco e il Natale di Greccio di U. Occhialini e P. Messa, edizioni Porziuncola (ha una cinquantina di pagine, e costa 5 euro).
    Credo che il titolo sia una malsana scelta editoriale, perché in realtà anche il ilbretto ci tiene molto a mettere in chiaro che il presepio di Francesco NON è stata la prima rappresentazione natalizia in assoluto 😛

    Molto carino: si legge in mezz’ora a dir tanto, ma è bello. Io l’ho raccontata in modo più “storico”, il libro ci da un taglio più “spirituale”; ma se volete tenerlo presente come regalo di Natale… 🙂

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  2. marinz

    Non è poco per nulla… ormai si separa il vissuto cristiano dalla Vita Vera che è Cristo… bellissimo post e molto molto vero.

    Grazie di questa testimonianza e questa riscoperta che Cristo viene ogni giorno in mezzo a noi

    un sorriso 🙂

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    1. Lucyette

      Ammazza, ma quanto leggi veloce?! L’avevo praticamente appena postato… :-DD

      Ma sai che io ad esempio non la sapevo, questa cosa della Messa detta sopra la mangiatoia (che poi è il dettaglio che dà senso a tutta la cosa, a ben vedere)? Ho passato una ventina d’anni a sentirmi raccontare del presepio di Greccio, ma questo piccolo dettaglio era sempre omesso (o addirittura mal interpretato). E invece è la cosa più importante!!

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      1. marinz

        Pura coincidenza… avevo appena finito un lavoro e ho guardato i readers e c’era un nuovo tuo post :oP

        Purtroppo questo fatto non è conosciuto… il Natale ha perso il senso e anche l’Avvento… se solo si facesse attenzione alle letture ci si accorge che non solo preparano alla venuta del Salvatore ma sono il preludio alla Pasqua, senza cui, Passione, Morte e Risurrezione non ci sarebbe tutta la storia della Salvezza :o)

        Ma Francesco è stata capace di leggere la “storia” come nessuno… Avvento:Nascita=Eucaristia:Pasqua

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  3. Diego

    Sì, direi he il poverello l’ha imbroccata giusta!
    Che Betlemme voglia dire “casa del pane”, che nella mangiatoia ci sia appunto qualcosa da mangiare; è una cosa che il nostro parroco ha ripetuto a iosa facendo il paragone con l’Eucaristia.
    Ma che dal segno si passi a celebrarci sopra effettivamente una Messa, beh, è una genialata!

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    1. Lucyette

      Ehi!!
      Che volesse dire “casa del pane” lo sapevo anch’io, ma non avevo mai fatto il collegamento con il pane consacrato… in effetti è geniale anche il tuo parroco, mica solo San Francesco!!

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      1. Lucyette

        😛

        Gasp, è vero!
        Sulla questione “anno zero” ho una parziale giustificazione: nel senso che secoli fa, su Internet (mi pare fosse un qualche forum, ma non mi ricordo neanche bene) continuano onestamente a parlare di anno 1 d.C. e un paio d’altre persone mi avevano amichevolmente suggerito di – cito – “tirarmela di meno”, perché dire anno 1 sembrava uno sfoggio di cultura e un piccolo forum/bloggherello amatoriale su Internet non è il posto adatto per far vedere quanto sei bravo >.>
        In effetti era anche un’osservazione plausibile, da un certo punto di vista, ma una persona intelligente a questo punto eviterebbe proprio di mettere la data, invece di mettere una data sbagliata… :-PP

        Invece per la trade union non ho proprio giustificazioni!
        Però ho una domanda.
        Da voi non si dice?
        Perché io sono abituata a sentirlo usare ovunque come sinonimo di “filo conduttore”, anche se in effetti bisogna quantomeno leggere l’espressione in senso molto lato per darle questo significato. Però lo sento proprio usare di continuo!
        Anzi: ora che ci penso, lo sentivo usare di continuo a Torino. A Pavia, forse non m’è mai capitato di sentirlo usare in questa accezione.
        Dalle vostre parti non si dice proprio?
        Che sia un uso impreciso del termine, non ci piove: ma adesso mi è venuta la curiosità di sapere se è un uso impreciso diffuso in tutta Italia, o solo dalle mie parti! 🙂

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  7. AlphaT

    Scusa eh, ma secondo il calendario di Dionigi il Piccolo mi risulta che la nascita sarebbe nell’1 a.C.
    Che poi ci siano dubbi sulla precisione della data è un’altra storia.

    Per l’altra questione risulta che dunque non leggi le repliche indietro, perchè l’arcano era già stato svelato: l’espressione corretta è trait d’union. Vedi a non studiare il Francese? 😛

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