Il presepio di San Gaetano

Alla debole luce delle candele, le statuette del presepio di Santa Maria Maggiore se ne stavano immobili davanti agli occhi dello spettatore.
Gesù Bambino affondava i piedini nella veste della Madonna, e San Giuseppe rimanea un po’ in disparte osservando quel suo figlio che non era suo.
I Re Magi erano vicini al Salvatore, immobili. Gli portavano i loro doni, e l’attenzione dell’osservatore si focalizzava inevitabilmente sul Re più anziano, inginocchiato in adorazione del Dio fattosi uomo. Mani giunte, occhi bassi, piedi scalzi nella sabbia, il Re si prostrava ai Re dei Re, in un atteggiamento di preghiera e di sorpresa incredula.
Gaetano lo fissò ad occhi socchiusi e sbuffò, irritato.

Il suo confratello, che era seduto accanto a lui, gli lanciò un’occhiata incuriosita. “Cosa c’è?”.
Gaetano aprì la bocca e poi la richiuse; abbozzò un sorriso divertito e scosse impercettibilmente il capo, come a dirsi ‘che stupidaggine’. Ma poi lanciò un’occhiata al confratello e rispose: “è che…”. Si interruppe, e abbozzò un nuovo sorriso. “È che credo di essere invidioso”, ammise piano, scherzosamente.
Sorrise anche l’altro, per contagio. “E di chi? Del Re Magio?”, lo prese in giro.
“Esatto”. Gaetano guardò negli occhi il suo confratello; e stavolta, era serissimo.
Nella chiesa calò il silenzio, per qualche istante.
Poi, Gaetano prese un sospiro e tentò di spiegarsi: “voglio dire… Io guardo questo presepio e mi domando: perché loro sì, e io no?”.
L’altro ragazzo non rispose.
“Lo so, che è una stupidaggine” puntualizzò Gaetano, in fretta: “Dio scende sulla terra tutti i giorni, io stesso tengo nelle mie mani il suo vero corpo. Lo so che è una stupidaggine essere invidiosi – ma poi, non è nemmeno ‘invidia’ – delle persone che hanno potuto vederlo bambino, in quella notte di Betlemme… Però…”.
Il confratello rimase ad osservarlo in silenzio, ad occhi socchiusi, come chi ascolta attentamente…
“…però sembra tutto così lontano…”, sospirò il primo, per concludere. “Queste rappresentazioni mi fanno sembrare tutto così lontano. Dimmi, sono pazzi io?”.
“Beh, non…”, azzardò il ragazzo.
“Voglio dire: lo trovo quasi deleterio. Guardo questi presepi e mi trovo di fronte a centinaia di persone che accorrono alla grotta, e sono tutti quanti personaggi che sembrano usciti fuori da un qualche libro di Storia. Non mi piace”. Gaetano tornò a fissare le grosse statuette in pietra e scosse il capo: sembrava quasi stizzito. “Io non riesco a immedesimarmici. Sarà un problema mio, ma non riesco a immedesimarmici. Guardo queste statuette e mi domando: cosa c’entro, io, Gaetano Thiene, con un pastore che tosava pecore a Betlemme millecinquecento anni fa? Non mi ci identifico”.
“Beh, ma il pastore è quasi un simbolo di tutta l’umanità…”, protestò l’altro, un po’ stupito.
“Lo so”, esclamò Gaetano: “ma è un’umanità così diversa…! Probabilmente sono io che son limitato, ma non riesco a immedesimarmici. Anzi: mi dà quasi sui nervi, a dire il vero. A questo punto preferisco un quadro della Sacra Famiglia, guarda”, sbuffò: “il presepio mi dà il nervoso. Vedo la Madonna con Gesù Bambino circondata da persone che sono lontanissime dal mio stile di vita e dal mondo che conosco, e… boh: non si accende la scintilla. Zero. Rimango indifferente”.
“Beh, ma bisogna saper legger fra le righe…”, tentò l’altro ragazzo, un poco incerto. “Le statuette hanno una loro simbologia, e gli atteggiamenti dei pastori sono talmente universali che…”.
“Sì, ma io la conosco, questa simbologia?”, protestò Gaetano. “D’accordo: io, magari, potrei studiarmela… ma la vecchietta che viene a Messa e non capisce nemmeno più che giorno è oggi? Secondo te è in grado di intenderla, la simbologia di un presepio?”.
Il ragazzo aprì la bocca e la richiuse senza aver parlato. Era chiaramente un po’ interdetto. “Evvabbeh, ma che vuoi fare?”, domandò perplesso. “Aboliamo i pastori del presepio solo per far piacere a te e alla vecchietta?”.
Gaetano scosse il capo, e sbuffò ancora. “Mannò! Semmai…”. Esitò, come riflettendo. “Io vorrei mettere una statuetta di me stesso, in mezzo a quelle dei pastori!”.
Il ragazzo scoppiò a ridere, di gusto.
Gaetano invece si illuminò, e lo guardò con tanto d’occhi. “Sì, ecco! Una statuetta di me stesso! E poi, una anche di te!”.
Il confratello ridacchiò, di nuovo.
“E poi, una statuetta della vecchietta rimbambita! E poi, una statuetta del tipo che vende caldarroste in piazza! E poi, un gruppetto di zampognari, come quelli che passeggiano per strada sotto Natale raccogliendo offerte!!”.
Adesso, il religioso aveva smesso di ridacchiare: guardava Gaetano in silenzio, per studiarlo.
“E poi, una statuetta dell’arrotino! Un ritratto della vecchia che vende le zeppole e gli struffoli! Il mercato!! Voglio metterci il mercato!!”.
“Ma che cosa… Ma sei serio?”.
“Non sono mai stato più serio in vita mia!”, esclamò Gaetano, elettrizzato. “Voglio metterci dentro tutta la gente di Roma! Voglio portarci dentro il profumo di Napoli! Voglio metterci dentro il mendicante che chiede l’elemosina sul sagrato della nostra chiesa; voglio metterci il salumiere che prepara i tagli per il pranzo di Natale; voglio metterci dentro la comunità dei canonici, e i sacerdoti, e gli scugnizzi di strada, e il vecchino con l’organetto, e…”.
Il ragazzo si schiarì la gola. “Scusami, Gaetano: ma è irrealistico. Non c’era nessun vecchino con l’organetto, a Betlemme”.
“Ma la nostra città diventa Betlemme tutte le volte che Dio scende in mezzo a noi col suo vero corpo e il suo vero sangue! Gesù non è nato solo quella volta!”. Gaetano era raggiante. “Rinasce sempre! Anche oggi: anche qui!”.

***

Non è stato San Francesco a inventare dal nulla il presepio: e questo, l’abbiamo chiarito già a suo tempo.
Però, a voler essere precisi, c’è altro Santo a cui si può effettivamente attribuire l’invenzione di quel presepio che – con pesanti rivisitazioni settecentesche – adesso definiamo “il presepio napoletano”. Quello con i politici e con i personaggi di attualità che fanno capolino fra un pastore e un (anacronistico) caldarrostaio, per capirci.

E questo Santo – quello che veramente ha creato il presepio così come lo conosciamo oggi – è il fondatore dei Teatini. San Gaetano da Thiene.

San-Gaetano-II

11 risposte a "Il presepio di San Gaetano"

  1. marinz

    E’ stata una bella idea… mi hai fatto venire in mente, leggendo questo post, quando due settimana fa sono andato a vedere il nuovo Evangeliario ambrosiano… nel percorso che portava alla scoperta di quello nuovo, c’erano alcuni reperti storici che normalmente stanno nella biblioteca ambrosiana… ed una cosa che mi ha colpito è stato il fatto che nei “disegni” rappresentativi della pagina le persone erano vestite come all’epoca in cui erano scritti… appunto perchè la “Parola” è presente OGGI :o)

    Lo stesso discorso vale per il quadro di Georges De La Tour di cui ho parlato nel mio post di ieri… i pittori non sempre usavano rifarsi agli abiti del periodo di Gesù ma contestualizzavano il “momento” in cui vivevano

    Un sorriso 🙂

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  2. Ilaria

    Non lo sapevo ma mi piace! Credo che sia un po’ quello che fanno i bambini quando tra le varie statuine canoniche del presepe casalingo inseriscono i loro omini del Lego preferiti, i loro pupazzini o – come ho visto di recente – dinosauri di plastica… per esserci anche loro!

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    1. Lucyette

      Io invece prendevo le varie statuette e le mettevo nella casetta delle bambole 🙂
      Essì, credo che il meccanismo psicologico sia proprio questo (soprattutto quando, invece di giocare con le statue, metti i tuoi giochi nel presepio): è un modo per esserci! Ed è bellissimo 🙂

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