Costui è un gufo.
Fratello minore del mio Gufo Bubo, il Gufetto Ancora Senza Nome (accentansi suggerimenti) è arrivato a casa mia qualche giorno fa.
Ci è arrivato assieme ai regali di Natale, ma in realtà sarebbe il regalo per la mia laurea da parte della mia madrina, che a suo tempo ne aveva ricevuto uno identico da parte dei miei genitori.
No, non un gufo.
Aveva ricevuto un salvadanaio, intendo.
Detto gufo, infatti, ha una piccola fessura nella cervice: è un salvadanaio a forma di gufo, insomma, che mi è arrivato – nello specifico – ripieno di monetine.
Anche questa è una tradizione che si ripete: quando i miei genitori avevano regalato il salvadanaio alla mia madrina, l’avevano riempito di lire sonanti. L’augurio implicito era quello di prosperità: e dunque, di trovare in fretta una buona occupazione, che potesse garantire una sicurezza economica.
“Ma ce l’hai ancora, il nostro?”.
Mentre io spacchettavo il mio regalo, mia mamma lanciava un’occhiata incuriosita alla sua amica: “ce l’hai ancora? Con tutte le monetine dentro?”.
“Essì”, ha replicato la mia madrina: “per forza. Adesso son monete che non valgono più niente, ma… sì: sono ancora lì dentro. Anche perché”, mi è stato spiegato, “il mio salvadanaio era il classico salvadanaio di terracotta, come quelli di una volta: per prendere le monete, dovevi necessariamente romperlo… e ovviamente mi spiaceva”.
Il mio gufetto ripieno di monetine ha fatto cling-cling mentre lo rigiravo fra le mani, osservandolo.
“Il tuo ha il tappo di plastica sotto, invece”, ha osservato la mia madrina. “Volendo, si può aprire e richiudere senza danni. I salvadanai di una volta non eran mica così avanti…”.
“Però in teoria bisognerebbe lasciarlo chiuso, con le monete tutte lì dentro”, si è intromessa la mia mamma. La logica sarebbe che il salvadanaio ti porterà tanta fortuna che tu non avrai mai bisogno di usarlo, perché non ti mancherà mai uno stipendio a fine mese”.
“Apperò. E funziona?”, mi sono informata con grande interesse.
La mia madrina si è stretta nelle spalle. “Beh, nel mio caso ha funzionato: ho subito vinto il concorso da insegnante, e sono entrata rapidamente in ruolo”.
“Wow. Potente, questa cosa”.
Ho lanciato uno sguardo colmo di ammirazione al mio piccolo gufetto, tenendolo in mano con atteggiamento reverenziale.
C’è stato un attimo di silenzio, interrotto solo dal clink delle monetine che cozzavano nel salvadanaio.
E poi il mio padrino è intervenuto, in tono pratico. “Sì, beh”. Ha fatto una pausa, e ha commentato: “se invece non funziona, e tu stai alla frutta, e sei proprio disperata… puoi sempre usare le monetine dentro. Ti ci compri un chilo di pasta, e tiri avanti per qualche giorno ancora”.
Che è comunque una garanzia per il futuro, in ogni caso.
Denise Cecilia S.
Ruberò l’idea del salvadanaio-regalo, pieno di monetine… io al massimo l’ho ricevuto, ma ancora tutto da riempire! 🙂
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claudiolxxxi
Offresi suggerimento: assomiglia tantissimo ad Anacleto, il gufo parlante di Mago Merlino nel film della Disney su Re Artù.
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AlphaT
L’ho pensato subito ma non sapevo come si chiamava. Direi che il nome a ‘sto punto non può che essere quello.
Fosse mio comunque lo svuoterei definitivamente subito per dimostrare che non ho simpatia per le superstizioni. Ecco.
😛
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Denise Cecilia S.
Voto anch’io per Anacleto, che è nome fichissimo, ma faccio notare come questo gufo abbia un’espressione decisamente meno arrabbiata 🙂
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Lucyette
Ma… non assomiglia così tanto ad Anacleto: il mio ha addirittura le penne di color grigio, mentre Anacleto è marrone ed ha la faccia un po’ diversa! :-O
Uhm…
P.S. AlphaT: ma se lo svuoto adesso, poi non ho più nessuna riserva di soldini per comprarmi il chilo di pasta quando sono proprio alla disperazione! ;-D
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AlphaT
Gli Americani sono più avanti: ti puoi comprare, ora che i soldi li hai, una fornitura di scatolame speciale, che ha la data di scadenza tra 25 anni.
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Lucyette
Però! 😀
Io invece avevo letto che in Inghilterra, dopo la pubblicazione del Canto di Natale che in qualche modo aveva lanciato la moda, era diventata abitudine comune mettere parte dei propri risparmi in una cassa per l’oca. Proprio in un istituto di credito, eh: ‘na roba seria.
I meno abbienti, durante tutto il corso dell’anno, mettevano da parte i piccoli risparmi, che accumulavano lì, nella casa per l’oca. Con i soldi accumulati, a fine anno potevano acquistare un’oca da far cuocere al forno e gustare per Natale. (Secondo me facevano meglio a star senza oca e a mettere i soldi da parte per qualche evenienza più seria del futuro, ma vabbeh: si è già capito che io non ho passione per i pranzi delle feste :-P)
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Denise Cecilia S.
Sì, ma il costo di un’oca poteva coprire la spesa, chessò, per una visita dal medico?
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Lucyette
Credo di no.
Non vorrei dire castronerie, ma penso che fossero proprio dedicati all’acquisto dell’oca. So che all’epoca erano anche molto criticati, perché li si accusava di lucrare sulla fiducia della povera gente (ti vendevano l’oca a un prezzo eccessivamente alto; ma alla gente tornava comunque comodo poter depositare in cassa poche monete la settimana per mesi; forse non si accorgevano nemmeno della truffa).
Però credo che fossero destinati solo ed esclusivamente all’oca.
Suppongo che in qualche modo si potesse estinguere il conto se proprio non ce la facevi più a pagare, però erano una cosa “a parte” rispetto al conto in banca normale.
Mah…
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rosenuovomondo
fantastico… la saggezza di chi è passato in crisi grosse…
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Lucyette
Occielo, “crisi grosse”: se c’è una generazione che è sempre stata molto fortunata dal punto di vista lavorativo, quella è proprio la generazione dei miei genitori e dei miei padrini 😛
Facendo mente locale pensando agli amici di famiglia, mi viene in mente quasi tutta gente che è stata assunta con contratto a tempo indeterminato a pochi mesi dalla laurea… proprio altri tempi, da questo punto di vista 😛
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Aerie
Che idea carina, soprattutto il fatto di riempirlo.
Da considerare…
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Anonimo
Ciao
Sono la madrina di Lucyette..tendo a precisare, per non dar adito a pensieri di oscurantistiche forme di superstizione (AH AH)! che ..dopo la laurea trascorsi 4 anni e 159 giorni nell’ onorevole precariato “di allora”….poi fu indetto il concorso….Adesso è tristemente tutto diverso: il precariato dura decenni!!!..Ammesso che possa terminare in un incarico a tempo indeterminato.
Quello che trovai emozionante, ai tempi della mia laurea e che ho voluto tramandare a Lucyette con il gufetto salvadanaio è il ricordo del forte sentimento di affetto che legava e lega ancora me, il mio allora fidanzato, poi marito (il padrino), ai genitori di Lucia e ad altri amici, con cui condividiamo assiduamente parti importanti di vita da più di quarant’anni! …… Rammento con gioia il modo allegro e beneaugurante con cui tutta la compagnia mise le monetine nel salvadanaio, che conservo tuttora!!!….Spero che i bellissimi e duraturi sentimenti di allora e di oggi possano, insieme alla sua preparazione e bravura, accompagnare Lucia nel suo percorso lavorativo e di vita…
…e il gufetto ne sarà testimone.
Un caro abbraccio a Lucia e tanti cari Auguri di sereno 2012 a tutti i lettori del tuo blog, ai quali io e padrino siamo affezionati.
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Stella
Cara Lucyette,
quest anno, purtroppo, mi è mancato il tempo di leggere tutti i tuoi post di Natale perchè io un lavoro ce l’ho che mi da si lo stipendio a fine mese, ma, per esempio, il mese scorso, ho fatto oltre 40 ore di straordinario…
Quindi ecco, io ti auguro il meglio e che il tuo gufetto ti porti tutto ciò che vuoi, magari senza doverti distruggere va 🙂
Buon anno!!!
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ago86
Vado in controtendenza, Anacleto come nome non mi piace, mi ricorda troppo il vicino di casa di Paperino. Meglio cercargli un nome da saggio, o da bibliotecario. Ma non conosco nomi evocativi a riguardo. L’unico che mi viene in mente è Beda.
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Lucyette
Anacleto non piace nemmeno alla mia madrina, cioè alla donatrice del gufo.
Va tenuto in conto… 😛
Ieri ho avuto un’illuminazione.
Adesso ho due proposte.
Nome numero uno: il Gufo Epifanio. Non è relativo al fatto che fra un po’ è l’Epifania; è relativo a Sant’Epifanio di Pavia, sulla cui chiesa ho scritto la tesi (all’incirca).
Nome numero due: il Gufo Sturmio. Il giorno in cui il gufo è arrivato a casa mia si festeggiava San Sturmio di Fulda (e una volta, si battezzavano i bambini col nome del Santo che era festeggiato quel giorno :-P)
Terza proposta, vabbeh, Alcuino, in onore di Alcuino di York che di cose ne ha fatte, nel Medio Evo.
Che ne dite? °_°
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Denise Cecilia S.
Dico che Sturmio non ha un bel suono.
Epifanio invece mi fa venire in mente il sapore della banana (sì, ho queste continue associazioni suono-sapore) e comunque mi piace da matti.
La faccia da Epifanio, d’altronde, ce l’ha 😉 Yeah.
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ago86
Epifanio? http://www.donnamoderna.com/var/ezflow_site/storage/images/media/images/attualita/antonio-albanese/antonio-albanese-epifanio/7493991-1-ita-IT/antonio-albanese-epifanio_avorigh.jpg
Meglio Alcuino.
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Chiara
Facciamo che si chiama Gianni e basta.
Una mia amica aveva la macchina che si chiamava così, una Uno
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Lucyette
Giammai chiamerò “Gianni” un pupazzo posto sotto la mia tutela!
Se non trovo un nome improbabile come “Tranquillino” o “Burgundofara”, non sono tranquilla 😀
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Anonimo
Io propendo per” Agilulfo”..nome del cavaliere inesistente,,pronto a combattere per la santa causa, razionale, ma ricco di sentimenti…inoltre la “u” ha assonanza con la “u” di gufo. ed è nome non proprio comune, come vuole Lucyette…
Ciao Buon anno!!
da Grigiofumo
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Ilaria
E’ vero, Agilulfo non è male. Però anche Epifanio, perché in fondo è un regalo per la laurea e la tua tesi c’entra con la chiesa a lui dedicata. Comunque sicuramente Gianni no! 😉
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Daniele
Ahm… carina l’assonanza ma Agilulfo mi sembra che ha a che fare con un altro animale XD
Però, per restare sul tema “alto medievo”, lo chiamerei Adaloaldo… così come diminutivo, nei momenti intimi (non oso immaginare quali), o nei momenti di bisogno (visti i tempi, non si sa mai), lo chiami solo Aldo XD
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martayensid
e chiamarlo York ?
Comunque … Buon annoooo!
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