Maritozzi!

Ha tutti gli elementi della classica leggenda metropolitana, sebbene un anziano amico si ostini ad assicurare che è storia vera veramente.
Comunque, così andarono le cose (assicura l’anziano amico).
C’era questo ragazzo – amico di un amico del garzone del cugino – che aveva fatto le cose con tutti i crismi. Aveva risparmiato per mesi e mesi, era sceso giù in città, aveva comprato l’anello di fidanzamento più bello di tutta la gioielleria e poi l’aveva portato dal fornaio, chiedendogli di nasconderlo in un piccolo dolcetto di pasta lievitata. Nel giorno in cui la sua fidanzata compiva gli anni, lui le avrebbe regalato il dolce. E allora – oh! – quale sorpresa, addentare graziosamente quel dolcetto e scoprire il dono che si celava nel suo interno!

Il ragazzo aveva calcolato tutto, ma non aveva tenuto conto del fattore jella.
La ragazza, evidentemente ingorda, ingoiò il dolcino in un sol boccone.
Il fidanzato, sbiancando, ebbe quasi un mancamento.
La ragazza lo soccorse, chiedendo spiegazioni.
Ricevute le spiegazioni, passò i giorni successivi a frugare nelle sue proprie deiezioni, cercando di recuperare l’anello… che comunque tornò alla luce, per chi se lo stesse chiedendo: solo un pochino sporco e puzzolente.
Aehm.

Alla luce di queste esperienze, mi sento di poter affermare: no, mio caro amico, nascondere un anello di fidanzamento dentro un prodotto della panificazione non mi sembra affatto una buona idea – ché se proprio è il tuo giorno no, invece di impalmare la ragazza rischi pure di ammazzarla soffocata.

Però

Però, a quanto pare, codesta strategia è stata utilizzata molto a lungo, nel corso della Storia.
E ad esempio la si utilizzava a Roma, di questi tempi: nel bel mezzo della Quaresima.
Mai sentito parlare dei maritozzi?

***

I maritozzi – cioè “maritucci”, “piccoli mariti” – erano il dolce per eccellenza di tutti coloro che, per l’appunto, si apprestavano a diventar mariti a breve.
Si trattava di una categoria molto numerosa, in questo periodo dell’anno: la primavera, d’altro canto, è la stagione in cui fioriscono e si concretizzano gli amori che erano timidamente nati nel tepore delle stalle nel freddo inverno. Ma ecco che coi primi caldi, col finire della Quaresima, con la stagione bella che si avvicina, si può passare all’organizzazione di qualcosa di più concreto. Diciamo pure che, a inizio marzo, centinaia di coppie innamorate cominciavano a pensare seriamente al loro grande giorno.
E allora, i ragazzi tentavano di stupire le loro belle: compravano loro un dolce. Un “maritozzo”, appunto – così chiamato proprio perché veniva acquistato principalmente dai futuri sposi. E, di tanto in tanto, se le possibilità economiche lo permettevano, provvedevano anche a far nascondere dentro al dolcetto un qualche dono per la futura moglie: una collanina, un anellino, un monile, e così via dicendo.

Si compravano di venerdì, questi maritozzi.
Si compravano nelle vie attorno a S. Pietro – che, soprattutto nei venerdì di Quaresima, si riempivano di pellegrini, diretti verso la chiesa per ascoltar la predica settimanale.
Erano giorni di Quaresima, erano venerdì: erano giornate di strettissimo magro, in cui si era tenuti ad astenersi dalle carni… e, almeno fino a un certo momento, anche da tutti i prodotti di origine animale. Leggasi: latte, burro, uova.
Caso vuole che “latte”, “burro” e “uova” siano gli ingredienti principali di un buon novanta per cento di tutte le preparazioni dolciarie degne di tal nome… ma non dei maritozzi. Cosa che, per l’appunto, rendeva questi dolci adatti a essere consumati anche nei giorni di astinenza più stretta.

Prima che il Valentine’s Day si imponesse in tutto il mondo come festa degli innamorati, i fidanzati, a Roma, festeggiavano il proprio amore ogni venerdì di Quaresima (che allegria). E, in modo particolare, festeggiavano il primo venerdì di marzo (mica potevan sbaciucchiarsi per due mesi di fila, ahò).

E dunque…
Il primo venerdì di marzo si avvicina, e voi volete stupire il vostro amato riesumando una tradizione antica?
Benissimo: comprategli un maritozzo – o, ancor meglio, preparateglielo con le vostre mani.
Per la ricetta, vi affido alle cure della mia amica Dabogirl e del suo inquietante ricettario a firma di Ada Boni. Ché noi siam blogger veri professcional molto 2.0, ahò: ci organizziamo pure per postare in contemporanea post autolinkantisi!
Veh che roba?

15 risposte a "Maritozzi!"

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    1. Lucyette

      :-PPP

      Il meglio comunque è stato il fidanzato di una ragazza che conosco (cioè, la conosco personalmente: questa è successa per davvero!).
      Costoro avevano litigato di brutto, e lui, per farsi perdonare, aveva pensato bene di inondarle la casa di fiori: aveva preso le chiavi di casa, che lei gli aveva consegnato tempo prima, ed era entrato in casa sua mettendole fiori in ogni dove. La sera, tornando a casa dal lavoro, la ragazza si sarebbe trovata di fronte a questa sorpresa meravigliosa.

      Il poveraccio, però, non aveva calcolato un piccolo dettaglio.
      LA RAGAZZA SOFFRIVA DI ALLERGIA AI FIORI.

      Questo è stato epico 😀

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  3. Lucyette

    Volevo solo mettere agli atti questa cosa.
    In questo week-end di vacanza trascorso al mare, complice una fiera che c’era dalle mie parti, ho assaggiato per la prima volta in tutta la mia vita due fantastici maritozzi.

    No, niente.
    Volevo solo dire che ho capito come mai i fidanzati lo regalavano alle future spose, con o senza (soprattutto “senza”) anello di fidanzamento all’interno.
    Descrivere la delizia dei maritozzi è una cosa difficile a parole, ma secono me ben riassumibile in: che me ne importa del brillozzo di diamante, se l’alternativa è poter addentare questa delizia?!?

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