La Pasqua a Salamanca

La notizia, forse, sembrerà completamente al di fuori del nostro vissuto: ma, originariamente, la Chiesa non si limitava a suggerire ai fedeli, in Quaresima, l’astinenza dalle carni.
Consigliava anche – potremmo dire – l’astinenza dalla carne. Al singolare. Tipo “la carne di tua moglie”, per capirci.

Sia chiaro: la continenza sessuale non c’entrava niente con il digiuno; non c’era alcuna correlazione fra l’astinenza dalle carni e l’amor carnale (mi sono inventata il paragone per fare una battuta). L’abitudine di astenersi dai rapporti sessuali partiva semmai dalla considerazione che… beh… se restano quaranta giorni di vita alla Persona che ami di più al mondo, generalmente non ti vien voglia di atteggiarti da femme fatale.
Ad ogni modo, la questione è sempre stata controversa e non è mai diventata un vero precetto della Chiesa. Con la Riforma gregoriana, l’atteggiamento in materia si era fatto meno rigido; con il Decretum di Graziano, si stabiliva che, in linea di massima, astenersi dal folleggiare sarebbe cosa molto ammirevole – ma, se una coppia non se la sente, non c’è assolutamente alcun problema. E da lì in poi, gradualmente, il “precetto” è caduto pian piano nel dimenticatoio.
Mi serviva tirarlo in ballo perché, se non si conosce questo retroscena, diventa difficile capire una delle più buffe usanze pasquali di cui io abbia mai letto in vita mia.

Dunque.

Se in Quaresima, in linea teorica, sarebbe meritorio astenersi addirittura dai rapporti con la propria sposa, presa legittimamente in moglie di fronte a Dio, figuriamoci quant’è moralmente riprovevole avere dei rapporti con una prostituta!
(“Ah, perché?”, ribatterete voi. “Durante il resto dell’anno, si può fare?”. Beh: evidentemente no; ma almeno in Quaresima, per la miseria…!).

In un’epoca in cui i governanti ritenevano ancora fosse loro compito quello di salvar le anime dei concittadini, il cattolicissimo Filippo II re di Spagna legiferò in maniera tale da… preservare la purezza dei suoi amati sudditi. E, nello specifico, dei cittadini di Salamanca – che, in quell’epoca, era sede di una famosissima università, con tutto il corredo di giovanotti e goliardia che giustamente ne consegue.

Questi gaudenti di Salamanca, nello specifico, si divertivano un sacco ad andare a prostitute. Pare che Salamanca fosse un lupanare a cielo aperto che nemmeno il quartiere a luci rosse ad Amsterdam. Il povero Filippo II, che durante una visita alla città aveva avuto occasione di… ammirare bellezze locali molto più di quanto non fosse sua intenzione, nel 1543 scelse di prendere provvedimenti.
Cacciar via le prostitute in massa, beh, gli sembrava poco proponibile. Ma almeno, pensò il monarca inorridito, avrebbe fatto in modo di allontanarle dalla città quantomeno per quaranta giorni all’anno. Quantomeno per la Quaresima. Certo: questo provvedimento non estirpa il problema alla radice, ma almeno impedisce ai ragazzotti di cadere nella fornicazione proprio nel tempo più importante dell’anno.
Certo non è molto; ma almeno è qualcosina.

E così, per volere regio, le prostitute di Salamanca vennero cortesemente scortate al di fuori della città, e affidate alle cure di un certo prete di nome Putas che si occupò di procurar loro vitto e alloggio nei giorni in cui le signorine non potevano – aehm – contare su alcun guadagno.

Fu una lunga Quaresima, per i giovanotti di Salamanca.
Li si vedeva proprio contriti e afflitti, mentre facevano il conto alla rovescia per i giorni che mancavano alla domenica di Pasqua. Occielo: forse erano impegnati a tirare accidenti al re più che a innalzare lodi a Gesù Cristo… ma in ogni caso fu una Quaresima molto sentita.
E Re Filippo e Padre Putas erano persino contenti, eh, mentre contemplavano i risultati. “Tu guarda come fanno penitenza questi giovanotti! Bene!!”.

Ecco: forse, i due derelitti avevano trascurato un piccolissimo dettaglio – e cioè, che dopo la Quaresima arriva Pasqua. E che dopo le privazioni quaresimali ci si dà alla bella vita, con un entusiasmo che è direttamente proporzionale alla quantità di tempo in cui hai aspettato, silenziosamente, l’alba di questo giorno.

In breve?
In breve, quando Padre Putas tornò in città scortando le prostitute (che, secondo me, avevano passato tutta quanta la Quaresima a benedire il Cielo per questa caritatevole “vacanza”, N.d.R.)… beh: quando Padre Putas tornò in città scortando le prostitute, ci fu un vero e proprio assalto – ehm – alle fanciulle. Urla, risate, grida di gioia; risse per aggiudicarsi la più bella, botte fra i contendenti che si litigavano la stessa donna.
Ovviamente fu un episodio niente affatto edificante (anzi: io cerco di immaginarmi la disperazione di quelle poverette che vengono assalite da una marmaglia di erotomani, e mi viene un groppo in gola).
Ma… tant’è. E la giornata passò alla Storia.

La si ricordò a lungo, quella giornata; e il racconto di quel giorno saltellò lieve di bocca in bocca.
Si raccontò di quel giorno di festosa liberazione, con coppiette innamorate (o schiave date in pasto al miglior cliente, a scelta) che passeggiavano per la città godendosi il ritorno alla vita quotidiana. Si raccontò delle risate, dei lazzi, e dei sospiri… e anche dei piaceri finalmente riassaporati, dopo quaranta giorni di astinenza.
Andare a prostitute, onestamente, mi sembra una cosa umiliante sotto svariati punti di vista, più che un piacere. Ma se parliamo della gioia di poter riassaporare tutti quei cibi che ci erano stati “vietati” per quaranta lunghi giorni, ci intendiamo già un po’ di più.

Incredibile, ma vero: a Salamanca, nel giorno di Pasquetta, ancor oggi si commemora – in una sorta di Carnevale, con tanto di maschere tipiche e di scherzi ai propri amici – quella indimenticata Pasquetta del 1544.
E, a quanto pare, la si commemora (anche) gustando un piatto che, secondo la tradizione, era stato preparato in quella Pasqua lontana, a Salamanca, per festeggiar la fine della Quaresima.

Il piatto si chiama “Hornazo”; e non ha un ricetta precisissima, a dire il vero. Anche solo cercandolo su Google Immagini, potete vedere Hornazo (Hornazos?) di forme molto diverse.
Il concetto, in ogni caso, è quello di preparare una torta salata che contenga, al suo interno, tutti quegli alimenti che erano proibiti durante la Quaresima. Lo si cucina preparando torta di pastafrolla (salata, naturalmente!), ripiena di salumi, prosciutto, lardo e uova sode. Un’apoteosi di sapori da consumarsi proprio nel giorno in cui, infine, tutti questi sapori potevano finalmente tornare a deliziare le nostre bocche.

La tradizione di festeggiar Pasquetta commemorando un assalto di massa a un bastimento di prostitute, è senz’altro originale ma mi sembra anche un po’ deprimente. O almeno: senz’altro è stato deprimente il fatto storico che, di anno in anno, viene commemorato.

Ma l’Hornazo…
…hhhmm…

Alla “ricetta” che ho scritto sopra io mi limiterei ad aggiungere qualche fetta di formaggio, nel ripieno…
…e a quel punto, avrebbe tutte le carte in regola per diventare, in direttissima, il mio piatto preferito!

23 risposte a "La Pasqua a Salamanca"

  1. ClaudioLXXXI

    😀
    Ehm… ma il nome “Hornazo” cosa significa esattamente?

    Lo chiedo perchè vorrei sapere se c’è un possibile nesso con l’aggettivo “horny”, che significa (ehm ehm) “arrapato” in inglese… 😛

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    1. Lucyette

      Aehm, non credo proprio (e non sapevo nemmeno che “horny” volesse dire “arrapato”! :-O)

      Dopo una breve ricerca su Google, in ogni caso, credo di aver capito che “hornazo” deriva da “horno”, cioè il termine spagnolo per indicare il forno. Correggetemi se sbaglio.
      Insomma, il nome starebbe ad indicare “prodotto cotto nel forno”…
      …e ribadisco che questo prodotto cotto nel forno mi sembra veramente delizioso: yum! 😀

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      1. ClaudioLXXXI

        ah, ecco, invece “horn” in inglese significa “corno”.
        Mi astengo dallo spiegare il nesso semantico con l’aggettivo…

        Comunque anche il sacerdote, eh! Ma davvero si chiamava Padre Putas?!? Fu scelto apposta perchè si chiamava così o era una coincidenza?

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      2. Lucyette

        Le cronache dicono che si chiamava così.
        Poi non so fino a che punto le cronache siano veritiere (nel senso che può anche darsi che l’appellativo sia stato popolarmente affibbiato al prete a posteriori, visto l’incarico che ricopriva…)

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  2. Ilaria

    Leggendo di questa privazione e delle relative conseguenze mi sono tornati in mente i commenti che io e te, anime candide, ci scambiavamo pochi post orsono, su come sia dura privarsi per tutta la Quaresima di cioccolata o di shampoo profumati e della gioia piena di riappropriarcene, dopo… :-S
    A me fa ridere il fatto che la tradizione di commemorare questa giornata sia arrivata, chiaramente trasfigurata in stile carnevalesco, fino a oggi… il buon Filippo II avrà anche salvaguardato quella Quaresima, ma l’effetto ottenuto è stato comunque decisamente controverso!
    Comunque, quel che mi chiedo io è: ma tutte queste povere prostitute, con tutti i preti che c’erano in giro, proprio da uno che si chiamava Putas dovevano mandarle? 😉

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    1. Lucyette

      Forse, sembrava il più adatto al ruolo… :-DDD

      Eh: in effetti, anche questa privazione non doveva esser male per sentire fisicamente dentro di sè l’attesa della Pasqua 😉
      Però, secondo me, (vado in controtendenza), questa qua è una “bazzeccola” di fronte al diugno, a dire il vero. Voglio dire: la continenza non può spaventare seriamente un Cattolico, visto che ha vissuto in continenza tutti i luuunghi anni del fidanzamento; il digiuno invece si fa sentire forte nello stomaco che brontola e nella fame-fame (quella “seria”).

      Secondo me, è peggio star quaranta giorni senza lasagne al forno, rispetto a quaranta giorni senza intimità col proprio sposo ;-D

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  4. marinz

    E pensare che da Salamanca è partito il mio cammino per Santiago… sono stato li una mezzagiornata e l’ho girata tutta… ma sulle guide e le info non c’era proprio scritto di questa tradizione!!!

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    1. Lucyette

      LOL!
      Tu non sei mio marito! Non hai nessuna ragione valida per chinare il capo :-DD

      (Però, scherzi a parte… dai: secondo me è verissimo! Quaranta giorni di digiuno sono molto peggio di quaranta giorni di continenza, ecchessaranno mai quaranta giorni di continenza? Voi non trovate? :-\ )

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  5. levminskij

    bhé scusate se mi intrometto ma è questione di strategie: una volta conosciute queste inclinazioni, basta dotarsi di … eau de lasagne … :). ad ogni modo, non sapendo quale fra i due appetiti sia prevalente, preferisco esercitare la continenza su entrambi.

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    1. Lucyette

      Ehm.
      Non vorrei essere impietosa, ma sei riuscito a beccare proprio l’UNICO formaggio del mondo (assieme all’emmental, a dire il vero) che non mi piace.
      L’UNICO.

      😛

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  6. levminskij

    @lucyette: merci, madame
    @claudio: ma devo proprio dirti tutto?!?!?! il formaggio no! non mi puoi puzzare di formaggio la prima notte! qualcosa di delicato, benedetto figliolo… (e non esser malizioso, non è un caso che molti alimenti sono … allusivi … 😉

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  7. Ilaria

    Ah ah, pure il formaggio sbagliato! A Claudio non resta che confidare in Santa Cunegonda (mi ricordo che è la “sua” santa di quest’anno perché è anche la mia) 😛

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