Una Pasqua quotidiana

Aaaahh, l’ovetto Kinder.
Penso che ci siamo passati tutti quanti, a un certo punto della nostra infanzia: il papà tornava a casa dal lavoro, e sulla strada del ritorno si fermava dal tabaccaio, per comprarsi un pacco di sigarette o qualcos’altro che gli serviva.
E allora, mentre era in coda, la sua attenzione veniva catturata dall’espositore colorato degli ovetti Kinder – e ce ne comprava uno, a mo’ di regalo, sorridendo fra sé e sé al pensiero degli occhi sgranati e del sorrisone entusiasta che lo avrebbero accolto, di lì a poco, al suo ritorno a casa.

O quantomeno: non so per voi, ma per me è stato proprio così.

L’ovetto Kinder – che arrivava di tanto in tanto, in maniera del tutto imprevedibile e dunque ancor più soprendente – è stato una costante della mia infanzia. Da qualche parte, custodisco ancora uno scatolone con tutte le sorpresine che ci avevo trovato dentro.
E – vi confesserò – ho ricevuto nuovamente un ovetto Kinder non più di qualche settimana fa. Ero caduta facendomi male, ero costretta a letto per la botta, ero ovviamente triste e immusonita… e mia mamma, di ritorno dal supermercato, ha pensato bene di regalarmi una confezione da tre ovetti Kinder. Così: per farmi una sorpresa.
Probabilmente erano passati più di diec’anni, dall’ultima volta che ne avevo aperto uno. E non mi son mai sentita più scema in vita mia, ma non vi so descrivere l’entusiasmo con cui ho scartato i miei ovetti.
Aehm.

Ovetto Kinder, dicevamo.
Adesso mi produrrò nella classica “scoperta dell’acqua calda”, ma… l’ovetto Kinder è un uovo di Pasqua in miniatura, se ci pensate!
(Si ode un coro in lontananza: “ma vah?!”).
Massì (proseguo io imperterrita): si tratta di un ovetto di cioccolato avvolto in carta variopinta, che custodisce al suo interno una piccola sorpresa… è chiaramente un uovo di Pasqua! O no?
(“, idiota”, risponde il coro in lontananza).

Beh: tralasciando la banalità di questa osservazione, io non conoscevo, fino a qualche giorno fa, la storia dettagliata del famoso ovetto tanto amato.

Nel 1968 – a quattro anni di distanza dalla nascita della “Nutella” – la Ferrero, azienda ormai famosa non solo in Italia ma anche all’estero, aveva avuto l’intuizione di creare una linea di prodotti al latte destinata ai più piccini: nascevano così i dolcetti Kinder. Più o meno, sono gli stessi prodotti Kinder che ci sono ancora adesso: barrette, tavolette, dolci al cioccolato, e così via dicendo.

La linea vendeva bene, funzionava, portava soddisfazione e incassi…
…ma si voleva fare di più. Si voleva strafare. Si voleva creare un prodotto che non si limitasse a piacere ai bimbi, ma li facesse proprio impazzire dall’entusiasmo: si voleva ricreare l’effetto ‘bambino strillante che ti si getta al collo riempiendoti di baci perché gli hai regalato l’Oggetto Dei Desideri Che Rende Perfetta La Vita Di Ogni Bimbo’.
E questo effetto, tipicamente, si ricrea in due o tre occasioni all’anno.

Ad esempio a Natale, quando il bambino si sveglia all’alba e vede – oh meraviglia! – tutti i regali sotto l’albero.
Oppure al compleanno, quando gli portano la torta con le candeline e tutti si mettono a cantare in coro ‘tanti auguri a te’.
Oppure a Pasqua, quando il bimbo sgrana gli occhi alla vista delle uova colorate che si parano davanti a lui, sul tavolo.

L’uovo di Pasqua sembrava una buona opzione su cui puntare, per una ditta che produceva da decenni cioccolato prelibatissimo.

Come ricorda uno dei suoi colleghi,

Un giorno Michele Ferrero, il “re della Nutella”, disse ai suoi collaboratori: “Sapete perché ai bambini piacciono tanto le uova di Pasqua? Perché hanno le sorprese dentro… E allora, sapete che cosa dobbiamo fare? Diamogli la Pasqua tutti i giorni!”.
Nacquero così i famosi Ovetti Kinder.

E, in linea di massima, a questo punto dovrei storcere il naso, per esser coerente con me stessa. Perché sotto sotto non si può dare a un bambino “la Pasqua tutti i giorni”: a forza di festeggiare, rischi quasi di assuefarti… e poi, quando arriva veramente Pasqua, sei così abituato agli ovetti con sorpresa che fai spallucce e dici ‘vabbeh, scartiamo anche questo e vediamo cosa c’è dentro’.
I giorni di festa sono speciali proprio perché si ripetono solo una volta all’anno: l’albero di Natale illuminato a festa ci emozionerebbe così tanto, se fossimo abituati a vederlo nel salotto sistematicamente, dodici mesi all’anno?

In linea di massima, dicevo, a questo punto dovrei storcere il naso – ma è più forte di me, non ci riesco proprio. L’ovetto Kinder ha fatto parte della mia infanzia in una maniera tale da guadagnarsi tutto il mio affetto, tutta la mia simpatia, tutta la mia gratitudine, e tutto il mio appoggio: così, a prescindere.

In fin dei conti, può quasi essere una cosa che inorgoglisce, da un certo punto di vista: in tutto il mondo, miliardi di bambini gioiscono da anni ed anni per il magnifico ovetto Kinder…
…senza nemmeno sapere, in fin dei conti, che quell’ovetto Kinder – in buona sostanza – non esisterebbe affatto, se non esistesse Pasqua.

Le “radici cristiane d’Europa” sono così profonde e estese, che… in fondo in fondo, si potrebbe ricondurre ad essere addirittura l’ovetto Kinder!

15 risposte a "Una Pasqua quotidiana"

  1. poveromabello

    Qualche altro blogger avrebbe fatto un ciclo di post sulla propria caduta, invece tu ne fai una breve menzione solo adesso… nei giorni passati avevo avuto la sensazione dai tweet di una tua permanenza più lunga del normale in città, sarà forse per questa ragione? Spero che ora sia tutto ok.

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    1. Lucyette

      Ma io l’avrei pure fatto, il ciclo di post sulla caduta (peraltro meritava: è stata alquanto surreale!), ma poi rischiavo di diventare monotona… come mi è stato fatto amabilmente notare mentre io mi barcamenavo fra cerotti e disinfettanti, mi faccio male ogni due per tre: ormai non vale nemmeno più la pena di parlarne… :-PP

      Sì, in effetti sono caduta quand’ero al mare e questa fotografia rappresenta l’ultima volta in cui sono riuscita ad accovacciarmi (:-P), perché di lì a poco sono caduta rovinosamente come una cretina riuscendo a procurarmi ferite lacerocontuse a:
      n. 2 ginocchia;
      n. 2 polsi;
      n. 1 gomito (sx);
      n. 1 mano (dx).
      ‘na larva, insomma :-DD

      Tutte le altre ferite erano sbrollature da niente; invece mi son fatta un taglio a un ginocchio che era un po’ profondo e un po’ brutto e un po’ infetto, e in effetti ho passato alcuni giorni dividendomi fra divano, letto e scrivania, anche per non sforzare la gamba e agevolare la guarigione 🙂 (E… sì: in effetti sono rimasta a Torino più del previsto, proprio per questo motivo!).
      Ero immusonita non tanto dal fastidio in sé ma dal fatto che in quei giorni avrei dovuto essere in vacanza e volevo fare un sacco di belle cose con i miei genitori visto che li vedo poco: e invece mi son limitata a stare a casa a farmi coccolare dalla mamma 😛
      Beh: non male neanche quello, in ogni caso… 😉

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  2. Daniele

    Povera Lucia 🙂 Guardiamo il lato positivo… ti sei riposata un po’e hai avuto l’ovetto kinder 😛
    Adoro l’ovetto kinder, ne avrò mangiati forse troppi a giudicare dal numero di sorpresine (mai buttata una credo) che con inquietudine mi osservavano fino a poco tempo fa in un enorme vaso di vetro… chissà dove sono finite ora o.o soffitta forse.

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    1. Lucyette

      Ma peraltro pare che le collezioni compete, ormai, abbiano anche preso un po’ di valore…
      …secondo me, se continuiamo a conservare tutte le sorpresine, da ottantenni decrepiti potremo rivenderle quantomeno a un prezzo tale da pagarci il pranzo al ristorante… 😀

      Io purtroppo non sono quasi mai riuscita a completare le collezioni, con mio grande scorno. Di complete, ne avrò solo due o tre: li squali, gli elefanti (li ricordate?), e… boh, qualcos’altro.
      In compenso ho la collezione stra-completa (con parecchi pezzi doppi!) dei pupazzetti “Medievalli” delle merendine Parmalat: qualcuno se li ricorda? Che entusiasmo, sembrava fatto apposta: tutte le volte che aprivo una merendina nuova ci trovavo dentro una sorpresa che non avevo e che andava a incrementare la collezione… una roba mai vista! I miei compagni di scuola mi invidiavano un sacco!
      Forse avrei dovuto leggerla come una sorta di premozione: ero così fortunata col Medio Evo perché già il Medio Evo nutriva simpatie per me, e infatti guarda come siam finiti? ;-))

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  3. Ilaria

    Ah, cari ovetti Kinder con relative sorpresine… no, non potremo mai storcere il naso davanti a quei meravigliosi ovetti… Sono stata abbastanza melodrammatica? 😉 Comunque anche nel mio caso i mitici ovetti hanno accompagnato la mia infanzia… quando meno me l’aspettavo, come un premio appunto a sorpresa, ecco che ogni tanto i miei genitori mi facevano trovare un ovetto; forse era proprio questa la cosa più bella, e poi quell’inconfondibile sapore e la consistenza sottile. Evviva la Pasqua, anche per queste profane risonanze 😉

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    1. Lucyette

      🙂
      Sì, è vero: per quanto mi riguarda, la magia dell’ovetto era la doppia sorpresa – la sorpresa di vederselo arrivare a casa, in modo del tutto imprevedibile, e la sorpresa di vedere cosa c’era dentro. In effetti è stata un’idea mica male, lanciare sul mercato un prodotto simile… aveva tutte le carte in regola per diventare un successone (e infatti…) 😉
      Peccato che a me non piacesse il cioccolato: il gusto del cioccolato al latte della Kinder, poi, mi sembrava ancora peggio rispetto al sapore di altre marche. Quindi, per quanto mi riguarda, non potevo gustarmi l’ovetto in quanto dolce (il cioccolato lo lasciavo sempre ai miei genitori).
      Altrimenti, sarebbe stato proprio il top del top… 🙂

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  4. Denise Cecilia S.

    Non posso che sottoscrivere ogni cosa.
    Ah, il mio papà che l’ovetto lo comprava direttamente sul lavoro, all’Autogrill (che allora era la Pavesi)… ricordo un pomeriggio in particolare, quando entrò in casa proprio sulla sigla conclusiva di Holly e Benji. Ce l’ho stampata dentro, una roba pazzesca.

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    1. Lucyette

      … 🙂

      E’ vero: tavolta capita anche a me di ricordarmi le cose più assurde – cose che magari sono successe quand’ero bambina piccola… e conservo memoria di queste minuzie, e non magari di eventi più importanti che mi sono successi nello stesso periodo. In effetti è buffo, vedere come funziona la nostra memoria!
      Però è bello; è bello ricordarsi “come se fosse successo ieri” delle scenette apparentemente più insignificanti… e forse per questo, ancor più preziose 🙂

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  5. Pingback: E io ti sequestro la Pasqua! « Una penna spuntata

      1. Daniele

        Ho anche delle varianti tipo dei pupazzi con della parti di un altro colore… quelle valgono di più 😛 Per ora diciamo che non sono ricco eh? Ma li terrò gelosamente per un futuro, così da assicurarmi la pensione anche quando avranno deciso di eliminarla (piano geniale vero? XD )
        Anche se ho delle varianti, di alcune collezioni mancano dei pezzi, ne sono certo… li avevo catalogati parecchi anni fa e ricordo che mancavano molti gnomi ad esempio.

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  6. dabogirl

    e anni dopo, il signor Ferrero (…veramente, chi per lui) spedì una brillante, colta, preparata e totalmente BALENGA blogger in incognito ad esplorare in giro per l’Europa i simboli Pasquali in riferimento agli alimenti… (di più non dirò in codesta sede… son pur sempre legata al segreto…)

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