[Pillole di Storia] Dear Mr. President…

Iniziava proprio con queste parole, in tono quasi confidenziale, una breve lettera destinata a Harry Truman, trentatreesimo presidente degli Stati Uniti d’America.
Correva l’anno 1948 – era il 7 gennaio, per la precisione – e interi Paesi distrutti dalla guerra stavano timidamente provando a risollevare il capo, e a ricostruire il loro futuro facendosi spazio fra le macerie.

Correva l’anno 1948, si incominciava a intravvedere una debole luce in fondo al tunnel… e il Presidente Truman riceveva una lettera, da parte della Barton’s Bonbonnier. Il nome potrebbe non dirvi niente (e infatti, era sconosciuto anche a me); ma dire “Barton’s” equivaleva a dire il nostro “Kinder & Ferrero”, all’epoca. Fondata nel ’38 da un cioccolatiere ebreo che era fuggito in America per evitar le leggi razziali, la Barton’s era una grossa produttrice di cioccolatini, dolci, uova di cioccolato, e così via dicendo.
E in quel 7 gennaio del 1948, il Presidente della Barton’s scriveva al Presidente degli Stati Uniti… con una dolcissima richiesta.

Barack Obama partecipa al tradizionale Egg Roll, nella Pasqua 2011

 Ordunque: voi sapete che, alla Casa Bianca, è in voga da oltre un secolo la tradizione dell’Egg Rolling. Nella mattina di Pasqua, il Presidente e la First Lady aprono i cancelli della Casa Bianca a un buon numero di bimbi. Correndo nel verde del giardino presidenziale, i bambini daranno il via a una vera e propria gara. Scopo del gioco: far rotolare un ovetto lungo un percorso prestabilito, gareggiando in velocità.
È bello, è divertente: in America, è una tradizione popolare.

Ebbene: torniamo a quel 7 gennaio 1948, quando il Presidente Truman apre una busta, e… si trova di fronte a questa lettera.

Caro Signor Presidente,

apprendendo che i bambini europei hanno un così disperato bisogno di uova, ci domandavamo se la Casa Bianca fosse graziosamente disposta ad accettare da parte nostra un certo quantitativo di uova, fatte di plastica e adeguatamente decorate, in maniera tale che i bambini di Washintong non vengano privati del piacere di poter prendere parte al tradizionale Egg Rolling alla Casa Bianca.

Capite? Siamo nel ’48, in pieno piano Marshall – anzi: a dire “pieno piano Marshall” sembra che i momenti più bui fossero già passati, mentre in realtà si stava giusto cominciando a tirarsi su le maniche, per affrontare uno sforzo non da poco.
In Europa si faceva la fame, si camminava fra le macerie; e anche negli Stati Uniti ci si preparava – ancora – a fare qualche sacrificio extra… non tanto per gli statunitensi in sé, ma per aiutare gli Europei. Per mandargli cibo, soldi. Uova.

Come premio di consolazione, la Barton’s Bonbonniere sarebbe lieta di regalare un ovetto di cioccolato ad ogni bambino che, con tanto altruismo, accettasse di giocare con uova di Pasqua sintetiche per aiutare i bimbi europei a mangiare come meritano.

Sinceramente vostro,

Barton’s Bonbonnier, INC.
Herbert Tenzer
Presidente del Consiglio di Amministrazione

La proposta non fu accettata, per il semplice fatto che la tradizione dell’Egg Rolling era stata abbandonata durante il periodo di guerra, e non sembrava ancora il momento adatto per riavviarla in pompa magna.
Ma… non so perché, ma questa lettera mi ha colpita.

Sarà perché mi immagino lo stato d’animo del fondatore della Barton’s, che contemplava le macerie fumanti della sua Europa e ripensava alla fortuna che era riuscito a fare in America, lui. Alla guerra che aveva scampato. Alla deportazione nei lager che era riuscito ad evitare.
Sarà perché mi immagino questi bimbi americani a cui viene richiesto di fare sacrifici per aiutare altri bambini a mangiare come meritano. Mi fanno pensare a quando rinunciavo a Topolino per mandare i miei soldini ai bambini del Rwuanda – ecco: gli Americani del ’48 rinunciavano alle uova di Pasqua per mandare i soldini a noi.
E sarà anche perché c’erano la mia mamma e il mio papà, fra quei bimbi europei affamati e bisognosi: erano dei fantolini di dieci mesi e non ne portano memoria… ma c’erano. In prima persona.

E mi ha colpita per davvero, questa lettera di cioccolataio ebreo che ha fatto la fortuna dopo essere sfuggito a Hitler, e si offre di regalare ovetti di cioccolato a tutti i bimbi americani affinché rinuncino alle uova vere, che servono ai bambini poveri di un’Europa ancora distrutta.

Al di là della strategia di marketing, è una bella immagine, dai.
Io la trovo una bella immagine.

15 risposte a "[Pillole di Storia] Dear Mr. President…"

  1. marinz

    Si la trovo anche io una bella immagine, anche se potrebbe sembrare una strategia di marketing.

    Ma oggi si usano ancora le uova vere o il Egg Rolling avviene con uova finte? Ti sei informata per scrivere il post?

    Un sorriso 🙂

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    1. Lucyette sloggata

      Ho provato ad informarmi (ci avrò perso una mezz’oretta abbondante!), ma non son riuscita a venirne a capo.
      Spero che ormai usino le uova finte, anche perché… voglio dire… usare uova vere per poi buttarle è decisamente uno spreco inutile, a parte tutto. Però non ho trovato nessuna notizia, in merito!
      Se sono uova finte, si tratta comunque di uova finte molto realistiche: a giudicare dalle foto, sembrano uova normali (e non, ad esempio, uova colorate o decorate o cose simili).
      Boh? :-O

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  2. Maturin

    E’ un sacchetto di farina ricevuto dai miei nonni che ho ritrovato in soffitta.
    Io e mia moglie l’abbiamo fatto incorniciare e l’abbiamo messo in cucina.
    Così ci ricordiamo…

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    1. Lucyette sloggata

      Bellissimo!!

      Davvero.
      Bellissimo il sacchetto, bellissimo conservarlo, e bellissima oltre ogni dire l’idea di incorniciarlo. Davvero!

      (Peraltro penso che come cimelio storico possa anche avere un suo certo valore, ormai…)

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      1. Maturin

        Rapida ricerca: su ebay un sacchetto più grande (e più “bello”) costava $12.00.
        Direi pochino… Ovviamente il valore affettivo è comunque più alto di qualsiasi cifra.

        Altro aneddoto trovato al volo: i sacchetti piccoli (come il mio) vennero presto sostituiti con sacchi più grandi; conseguenza fu che rimasero una grande quantità di sacchetti inutilizzati.
        Negli anni ’60 commercianti americani cominciarono a usarli per metterci le bottiglie di alcolici.
        Sì proprio come nei film (e probabilmente non solo): i beoni americani hanno sempre la bottiglia dentro un sacchetto di carta! Certo che, in questo caso, “the people of the USA”, che “donava” alcool, non ci faceva una bella figura!

        Dovrei avere qualche altra foto dove si vede un po’ meglio il “quadretto”; se le trovo magari te le mando. Abbiamo fatto mettere il doppio vetro per poter leggere anche il retro: ci sono le proprietà nutritive della farina, hai detto niente…

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      2. Lucyette

        Uh, solo 12 dollari?
        Secondo me, un appassionato di cimeli storici potrebbe anche arrivare a pagarla un bel po’ di più: tutto sommato non è che se ne trovino tante in giro… io ad esempio non ne avevo proprio mai viste neanche in foto!
        Ma naturalmente, il tutto ha ancor più valore per voi che ce l’avete in casa e che l’avete ereditato 😉

        Uh: le proprietà nutritive della farina? Interessante :-DD
        Per curiosità: era una farina enriched con cosa? Chissà se avevano pensato bene di mettere un surplus di vitamine extra per aiutare le popolazioni smagrite dalla guerra… 🙂

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      3. AlphaT

        In America puoi essere arrestato per il reato di “open container”!
        Perciò, se sei per la strada e hai voglia di bere un alcolico, devi nasconderlo con un sacchetto di carta. Sono pazzi.

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      4. Maturin

        Per completezza. Retro: “Store in a cold dry place after opening, keep unused flour in tightly covered containers. (e fin qui…)
        8 ounces of this enriched flour provide the following percentage of minimum daily requirements:
        Thiamine* 100 percent
        Riboflavin** 50 percent
        Niacin*** 80 percent
        and Iron 65 percent

        * Vitamina B1
        ** Vitamina B2
        *** Vitamina B3

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    1. Lucyette sloggata

      Beh, senz’altro era anche una strategia di marketing. O magari, era soprattutto una strategia di marketing.
      Però era quantomeno una strategia di marketing fatta benissimo, io trovo 😀

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  3. Daniele

    Io pure ho partecipato ad un gioco simile però non era alla Casa Bianca, e non ero col Presidente degli Stati Uniti d’America, probabilmente ero con la scuola >_> vabbè mi accontento 😛

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  4. Pingback: L’uovo di cioccolato « Una penna spuntata

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