Cartoline dal mare – Branda cujun!

“Branda” deriva dal provenzale brander, che significa “sminuzzare”.
Di “cujun”, a esseere onesti, non conosco l’etimologia, ma mi sembra che il significato sia ben chiaro a tutti quanti.

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Il mio svago preferito, nei rari casi in cui mi capita di ospitare gente a casa mia, è quella di arrivare in tavola con uno splendido piatto di stoccafisso a brandacujun, e poi godermi le espressioni dei miei ospiti quando mi chiedono il nome del piatto che stanno assaggiando.

Lo stoccafisso a brandacujun – incredibile ma vero – è uno dei piatti più caratteristici dell’intero Ponente Ligure.
Come suggerisce il nome stesso, si tratta di un piatto di pesce a base di stoccafisso – dunque, un alimento poco costoso che si conservava per moltissimo tempo, diventando una risorsa particolarmente preziosa per i marinai che per lunghi mesi si trovavano a solcare il mare.
Anche gli altri ingredienti sono decisamente umili, e di facile conservazione: patate, aglio, un filo d’olio, e tutte quelle altre cose che possono facilmente esser rinvenute nella stiva di una nave. Prezzemolo, pinoli, pepe, e quel che suggerisce l’estro del cuoco.

Pure la preparazione è molto semplice: come potrebbe esser diversamente? Si buttano gli ingredienti in una padella sufficientemente grande, e li si fa cuocere affinché non diventano molli. A questo punto, la padella va scossa con una certa violenza, con movimento rotatorio, allo scopo di brandare (“sminuzzare”, “amalgamare”) tutti quanti gli ingredienti. Il risultato è una specie di purè di stoccafisso – niente di troppo esaltante, per un palato come il mio che non ama il pesce, ma comunque una variante degna di nota al solito pesce cotto al forno, che dopo un po’ viene decisamente a noia.

E poi…
…e poi, insomma: volete mettere la soddisfazione di servire uno di stoccafisso a brandacujun alla nonnina attonita che sgrana gli occhi fissando incredula quella pappina dal nome strano?

A proposito: circa le origini del nome, esistono oggigiorno svariate scuole di pensiero.
La più accreditata, che io sappia, è quella che fa derivare il nome da una antica pratica in voga fra i marinai. Nei giorni di mare mosso, quando le onde sbatacchiavano da una parte all’altra le piccole navi di legno, completamente in balìa del vento…
…allora, l’operazione del “brandare” (cioè, come abbiamo detto, quella di scuotere la padella con movimento rotatorio) veniva affidata, con molto spirito pratico, niente di meno che… al mare. Il marinaio non doveva far altro che stringere saldamente la padella fra le sue gambe, per evitare che prendesse il volo: a sbatacchiarla di qua e di là, ci avrebbe pensato, premurosamente, il mare.
E pensate agli effetti di una padella ancora calda, stretta vigorosamente fra le gambe in mezzo a un mare a forza otto… e comincerete forse a capire che lo stoccafisso nella pentola non era l’unica cosa a riportare – come dire – dei danni strutturali. Aehm.

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Ed è con questa poetica visione che si concludono, per quest’anno, le mie cartoline dalla Riviera.
Anzi, no: si concludono con questa poetica visione e con un piccolo concorso a premi – perché stavolta, tanto per concludere, la cartolina dal mare la metto in palio per davvero, in carne ed ossa.
In cartoncino e inchiostro, via.

Non so se sia diffusa anche dalle vostre parti quella simpatica abitudine di creare cartoline con le ricette tipiche del luogo. Invece di spedire alla vecchia zia una veduta di Sanremo, le spedisci una cartolina che riporta la ricetta di uno dei piatti tipici che si possono gustare lì in paese.
Mi sembra una bella idea, è originale: se si tratta di inviare un saluto a un conoscente, io attingo con gran piacere alle cartoline della serie “cucina ligure”.

E quindi, stamane, indico un modestissimo concorso. In palio per il vincitore, una fantastica cartolina riportante la ricetta dello stoccafisso a brandacujun.
Cosa fare per poterla vincere?
Suggerirmi, qui nei commenti, un altro piatto dal nome così improbabile da poter gareggiare col mio stoccafisso sfranteca-testicoli.

Potete partecipare fino a tutto il 1° settembre – dopodiché, a mio insindacabile giudizio, farò il nome del fortunato internauta che potrà portarsi a casa… ehm… l’ambìto premio.
Accorrete, madame e messeri!!!

 

 

 

6 risposte a "Cartoline dal mare – Branda cujun!"

  1. Fabio Besostri

    Segnalazione: http://www.etimo.it/?cmd=id&id=3963&md=3b227b9a5fdd4ac00d80e24b944b78cb e anche http://www.etimo.it/?cmd=id&id=3961&md=1fbe66ebef9a5ed5c64b9026b802874d
    Ricordo la citazione dantesca del “rinfrescar le coglia” da qualche parte nell’Inferno (non ho il volume sotto mano in questo momento).
    Il famoso Bartolomeo Colleoni pare derivasse il suo nome dal fatto che, dei preziosi ammennicoli, ne avesse addirittura tre, come conferma anche lo stemma gentilizio, ben visibile sul cancello esterno del suo mausoleo a Bergamo alta (opera dell’Amadeo, lo stesso della Certosa di Pavia): http://www.anticoemoderno.it/Brocca-Bacile/anteprime/Stemma%20Colleoni.jpg

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  2. Andrea

    conosco questo piatto, è con patate, pinoli e limone; molto buono, molto saporito ma non sgarbato, non conosco i dettagli della ricetta e mi farebbe piacere averli, cercherò una ricetta per partecipare al concorso!

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  3. Andrea

    come nomi strani per i cibi la liguria non la batte nessuno, mi viene in mente una pizza dedicata ad Andrea Doria che se non ricordo male in liguria si chiama piscialandrea; olive in salamoia acciughe e capperi e aglio, tanto aglio!

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  4. Miquel Boix Espígol

    Questo piatto e molto comunne in tuti i paesi del mediterraneo nor occidentale
    branda dal verbo brandar puo essere podto in italiano come brandegiare ma como in quedto caso non nessuna arma in giocho potremo fare la traduzione per ruotare che e una parola maritima la barca ruota quando il mare la prende di traverso.
    In provençale in catalano e in valenciano il verbo brandare a una significa piu extensa.
    le barche brandan quando il mare e preso di traverso. E anche le campane branden quando sono volteggiate.
    In quanto a la seconda parte a la estesa significa.
    Per cio questo piatto in catalano si chiama bacallà a la grandi colloni e in valenciano il suo nome e bacallà.a la sacsacollons.

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    1. Lucia

      “Bacallà a la grandi colloni”! 😀 😀 😀
      Grazie mille per questa testimonianza: fantastico!

      Estremamente interessante, davvero! Grazie per il commento 🙂

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