[Ma che sant’uomo!] Le parole dolci dei piccini

Il beato Luis Martin uscì a passi lenti dalla camera da letto. Richiuse delicatamente la porta alle sue spalle, e prese un respiro profondo prima di posare gli occhi sulle sue figlie, che erano schierate l’una vicina all’altra di fronte alla stanza.
Erano così attente, silenziose, e prese – delle brave donnine di casa che si preoccupavano per la loro mamma – che Luis riuscì quasi a sorridere, facendo scorrere lo sguardo su di loro. “Andiamo in salotto”, disse semplicemente. “La mamma è stanca, lasciamola riposare”. E poi ripeté ancora: “andiamo in salotto, bambine. Dobbiamo parlare”.

E Luis parlò: con quella franchezza e con quella sincerità che i genitori, tante volte, non hanno il coraggio di trovare.
Luis parlò, a voce bassa e senza usare perifrasi. Spiegò alle bambine che la loro mamma era molto malata, e che anche il medico di fiducia, ormai, disperava di poterla salvare. Asciugò le lacrime delle sue piccine, e disse loro di non piangere: la mamma stava per andare in cielo, a fare compagnia a Gesù e a Maria. Avrebbe giocato con gli angioletti, avrebbe fatto amicizia con tutti i Santi: avrebbe protetto e custodito le sue bambine da lassù, non meno (anzi: forse ancor di più) di quanto facesse abitualmente, adesso, abitando il mondo assieme a loro.
Spiegò che un giorno tutta quanta la famiglia si sarebbe riunita in cielo: e allora la mamma avrebbe fatto trovare alle sue bimbe la tavola apparecchiata e quei biscottini che loro amavan tanto, e avrebbe presentato loro Gesù e Maria e tutti quanti sarebbero vissuti in perfetta beatitudine, riuniti assieme per l’eterno. E sorrise, quando vide attraverso gli occhi lucidi i sorrisi di speranza sui visetti belli delle sue bambine. Disse loro che quello che stava per succedere alla mamma era bellissimo: spaventoso, certo; ma bellissimo. E allora non bisognava intristirsi e piangere per lei; bisognava semmai essere forti e restare al suo fianco sorridendo, mentre lei si preparava per questo lungo, e meraviglioso, viaggio.

Le ragazze più grandi, ormai già delle adolescenti, ascoltavano in silenzio. Le due piccine se ne stavano sedute sul divano dondolando le gambe avanti e indietro, e per un attimo Luis si domandò fino a che punto fossero riuscite a capire le sue parole. Eppure sembravano attente, consapevoli di ciò che stava per accadere. Erano pallide e col volto teso; ma c’era come una luce di fiduciosa rassegnazione, nel loro sguardo.
Luis fissò a lungo le sue bambine, e sentì gli occhi velarsi di lacrime. “Che ne direste se adesso dicessimo tutti quanti una preghiera a Maria, così si prepara ad accogliere la mamma?”.

***

Alcune ore più tardi, la piccola di casa sgattaiolò furtivamente nella stanza della malata. Salì sul letto, si accoccolò vicino a lei, e sorrise nel sentire la mamma che la carezzava su una guancia.
“Sai mamma?”, sussurrò la bimbetta, che aveva quattro anni. “Papà ci ha detto che stai per andare in cielo, con Gesù”.
“Oh, Teresa…”. La mamma la carezzò ancora, guardandola con sguardo triste. “Non devi piangere. Non…”.
“No, mamma”, la interruppe la bimbetta. “Io non sono triste. Prima abbiamo pregato per te, lo sai?”.
La mamma sorrise, debolmente.
“E io ho chiesto alla Madonna di farti morire subito, mamma. Subitissimo”.
“…ah”, commentò la mamma, (probabilmente cominciando a pensare: ore e ore di travaglio, per mettere al mondo questa zotica che mi augura di crepare e me lo dice in faccia?!).
“Sì”, insisté Teresa, soavemente.
“Ehm”.
“Così, se muori subito, puoi andare subito a trovare Dio!”, commentò la bimba; ed era raggiante. “Dev’essere una gioia immensa, mamma: come sei fortunata, e quanto t’invidio!”.

***

 E… okay, d’accordo: a quattro anni, di cose strane se ne dicono tante.
Però, questo era un commento particolarmente adatto al personaggio – perché quella bambina si chiamava Teresa; e, dopo la morte della mamma, sarebbe andata a vivere a Lisieux.

17 risposte a "[Ma che sant’uomo!] Le parole dolci dei piccini"

  1. flavia

    Grazie! Avevo già letto di questo episodio, anche una mia suora disse la stessa cosa a sua madre che non lo interpretò molto bene 😀

    PS. gran bel template, se rimetto in piedi il mio blog, te lo scopiazzo 😛

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    1. Lucyette

      Pensa che in teoria era un template dedicato ai blog “a tema matrimoniale” (quei siti dove raccogli link per la lista nozze, mappe per raggiungere il ristorante, ecc.). Eppure mi piaceva tanto… :-))
      L’unico difetto è che non si vedono i commenti alla fine del post (cioè: quando sei in home, finisci un, post e vuoi leggere i relativi commenti, devi tornare in alto per cliccare sul titolo e poter visualizzare i commenti; è un po’ una seccatura). Ma per il resto mi piace tanto, si può personalizzare in mille modi 🙂

      Tsk… queste mamme che non si accontentano mai di niente… ;-)))
      😛

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  2. Anonimo

    Ma poverina… è stato il papà a cominciare dicendo che la mamma stava andando in un posto bellissimo: i bambini piccoli prendono le spiegazioni alla lettera, non poteva capire che era un modo per consolarla della prossima perdita 🙂
    Ma questo l’avevate capito, vero?

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  3. lucasette

    La tenerezza della frase e del momento non mi hanno cancellato la tristezza assoluta del momento. la bambina naturalmenet aveva capito SOLO una parte del discorso e questo è normale a 4 anni.

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  4. Emilia

    Tenerissimo omaggio ai coniugi Martin, di cui ho potuto venerare parte delle reliquie durante i giorni di Family 2012 a Milano!
    Be’, le parole della piccola Teresa contengono un fondo di verità: se noi vogliamo bene a qualcuno, non desideriamo forse che stia nel miglior posto possibile?

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    1. Lucyette

      Curiosità: ma come mai i coniugi Martin sono andati così tanto a spasso per l’Italia, quest’estate? 🙂
      So che le reliquie hanno veramente viaggiato in lungo e in largo, quella di Milano era solo una tappa di un viaggio molto più lungo. Per caso era un qualche anniversario (di morte, beatificazione, ecc.), o non c’era nessun motivo particolare? 🙂

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      1. Emilia

        Per quanto ne so, la peregrinazione è stata proprio in occasione dell’Incontro Mondiale delle Famiglie, anche se tempo prima è stata allestita una mostra al Meeting di Rimini, riproposta anche alla Fiera della Famiglia di Milano.
        Curiosità: lo sapevi che il miracolo che ha portato alla beatificazione è la guarigione di un bambino di Monza (quindi ambrosiano), Pietro, nato con difficoltà respiratorie? Ecco un articolo in cui i suoi genitori, Adele e Valter Schilirò, raccontano la loro avventura di fede: http://www.tempi.it/grazie-ai-coniugi-martin-abbiamo-scoperto-la-bellezza-della-vocazione-matrimoniale.

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  7. Emilia

    Ri-commento a distanza di tre anni e a ridosso della canonizzazione dei Martin perché ho trovato la fonte di quest’episodio: “Storia di un’anima”, manoscritto A, citazione di una lettera di Zelia alla figlia Paolina del 5 dicembre 1875 (cito da “Il quinto libro dei ritratti di santi” di padre Antonio M. Sicari):
    «La piccina è un folletto senza pari, viene ad accarezzarmi, augurandomi la morte: “Oh, come vorrei che tu morissi, mammina mia”. La sgridano e lei dice: “Ma è perché tu vada in Cielo, lo dici sempre che bisogna morire per andarci!” E così nei suoi trasporti d’amore augura la morte anche a suo padre».
    Per cui Teresa, nata nel 1873, non aveva neanche tre anni! Suppongo però che forse, mentre vedeva spegnersi la madre, avrà effettivamente pensato che quel suo auspicio stava diventando realtà.

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