La buffa storia di San Conone, che divenne cugino di Cristo

“E così”, scandì a voce alta il monachello leggendo da un libro miniato, “San Conone disse ai persecutori: non onorerò mai l’Imperatore, giacché faccio parte della famiglia di Gesù Cristo”.
Calò il silenzio nel refettorio.
Cioè: non che prima i monaci stessero parlando, eh ma calò un silenzio ancor più fitto, carico di inquietudine e di aspettative. L’abate si agitò sulla sua sedia, si schiarì la gola, aprì la bocca per parlare e poi la richiuse, esitò, e poi rassegnò a rompere il silenzio. Lanciò un’occhiata al monaco che leggeva, e ordinò “scusami, fratello. Non è che puoi ripetere?”.
Il monachello si schiarì la gola e ripetè. “E così, San Conone disse ai persecutori: non onorerò mai l’Imperatore, giacché faccio parte della famiglia di Gesù Cristo”.
Stavolta, ai due lati del tavolo cominciò a levarsi un brusio.
L’abate tossicchiò di nuovo, senza minimamente curarsi di zittire i monaci. Il momento era cruciale. Si inumidì le labbra con la punta della lingua, e poi domandò molto cautamente “dice proprio così?”.
“Preciso esatto”, fece il lettore.
L’abate scostò la sedia, avanzò a rapidi passetti verso il libro miniato, e ci lanciò un’occhiata.
Orpo. Dice così per davvero”.
Il brusio dei monaci stava rapidamente virando verso la caciara.
“Quindi San Conone era un parente di Gesù?!”, domandò un novizio.
L’abate e il monaco lettore si strinsero nelle spalle. “Apparentemente”.
“Ma il Vangelo non ne parla”, obiettò qualcuno.
“Beh, il Vangelo non può mica parlare di tutti quanti i parenti di Gesù”, osservò ragionevolmente un altro.
“Ma non c’è neanche negli Atti degli Apostoli. Qualcuno se lo ricordava, ‘sto San Conone?”.
“Ma magari è nato dopo, era – chessò – il pronipote di un cugino di Gesù, che puoi sapere?”.
Nel refettorio del convento, l’emozione era palpabile.
“Dimmi, fratello”, sussurrò l’abate con una certa fretta: “e da dove arrivava, questo San Conone? Lo dice, il testo?”.
“Uh. Un attimo”, commentò il lettore, affannandosi sui caratteri tondeggianti che si dispiegavano sul suo librone. “Dice che… uhm… aspettate un attimo…”.
Sssshhht!”, fece l’abate, per mettere a tacere tutti gli altri monaci.
“Ah, sì! Ecco qua, l’ho trovato! Dice che era di Cipro”.
Il silenzio calò di nuovo. Stavolta, era un silenzio meno emozionato e un po’ più scettico.
“Di Cipro”, ripeté qualcuno.
“Sì, Cipro”.
“E che ci facevano i parenti di Gesù a Cipro?”, fece eco un altro. “La famiglia di Gesù stava a Nazareh, mica a Cipro”.
“Non so che dire”, si difese il lettore: “qui c’è scritto chiaramente San Conone il cipriota”.
Oooohhh, fammi vedere!”, sbottò l’abate in preda alla tensione, quasi buttando il lettore giù dal leggio, per farsi spazio. Fece scorrere lo sguardo, affannosamente, sul manoscritto. Strizzò gli occhi. Cominciò a sudare. Per lunghi istanti, sembrò veramente in crisi. Poi, s’illuminò d’immenso e urlò gloriosamente “mannò!! Non c’è scritto San Conone il cipriota! C’è scritto: San Conone l’ortolano!!”.
Eh?”, fece il lettore.
“Massì! Guarda!”, insistette lui. “Hai letto male! Devi scogliere le abbreviazioni sopra le lettere, veh che non è mica facile leggere ‘sti cosi: hai frainteso, c’è scritto ortolano. Guarda qui, leggi bene: San Conone l’or-to-la-no”.
Il monaco lettore atteggiò il volto in un’espressione di garbata perplessità.
“Guarda che il testo originale è scritto in Greco, e in Greco le parole “cipriota” e “ortolano” sono quasi identiche. Qualcuno avrà frainteso il testo greco e avrà tradotto male in latino”.
Potrebbe essere”, ammise il lettore con una certa cautela; “però, a me parrebbe proprio che qui ci sia scritto…”.
“Oh andiamo, ragiona!”, sbottò l’abate: “come avrebbe potuto, uno dei parenti di Gesù, fare il martire a Cipro? Che c’entra Cipro?”.
“Beh…”.
“Cipro è chiaramente un errore di traduzione: il nostro San Conone era un parente di Gesù, forse un cugino, e faceva l’ortolano a Nazareth”.
“Padre, può anche essere”, fece un ultimo tentativo il lettore, “ma quello che dice il manoscritto, è che…”.
“Oh, il manoscritto! Il manoscritto! Andiamo a logica: il testo è corrotto! Chissà da quante mani di amanuensi ignoranti è passato, questo manoscritto! Hai idea di quante ce ne diranno, i Paleografi del 2012, per gli strafalcioni che noi amanuensi medievali sicuramente prendiamo? È chiaramente un errore di traduzione. San Conone era chiaramente un ortolano di Nazareth. È palese”.
Di fronte a cotanta certezza accademica, il lettore cessò di obiettare.

La comunità dei monaci, che aveva seguito con attenzione il dibattito fra i due, si produsse in acclamazioni da stadio quando capì che la discussione era approdata alla parola fine.
“Quindi San Conone era davvero un parente stretto di Gesù?!”, urlò un monaco.
“Ma se gli dicessimo una Messa, tutta in suo onore, domani? Se lo merita!”.
“Ma se lo riverissimo con una devozione particolare e senza pari?!”.
“Secondo me è perfetto per le intercessioni: Gesù darà retta a lui più che ad altri Santi, in fin dei conti si conoscevano!”.
“Oh, come siamo stati fortunati ad aver scoperto la vera storia di San Conone!”.
“Sì”, aggiunse l’abate rivolgendosi al lettore: “anzi, sai cosa dobbiamo fare, appena svegli domattina? Metti una glossa marginale a questo manoscritto spiegando che la vera storia di San Conone è andata così e cosà, e che la faccenda del cipriota era solo un deplorevole errore. I posteri ci saranno così grati, per aver chiarito una volta e per tutte questo grande enigma!”.
“Signorsì signore!”, annunciò il lettore, “lo farò senz’altro!”.

San Conone il cipriota, dall’alto della sua nuvoletta, guardò in basso verso l’abbazia senza sapere se mettersi a ridere o piangere. Ci vollero davvero svariati secoli, prima che qualche storico della Chiesa cominciasse a fare due più due, e realizzasse che ‘sto fantomatico San Conone che faceva l’ortolano a Nazareth, era in realtà da identificarsi, molto probabilmente, con uno sconosciuto cipriota che era stato martirizzato per i fatti suoi.

***

“Ma robe da matti”, commentava qualche tempo dopo San Conone, con l’aria scossa, sorseggiando nervosamente un caffè Lavazza sui divanetti del Bar Comunione dei Santi. “Io avevo detto che facevo parte della famiglia di Gesù, ma mi pareva ovvio che era una metafora. Volevo solo dire che mi riconoscevo come figlio di Dio prima ancora che come cittadino dell’Impero…”.
(“…sì, amico, ma davvero mi sembri turbato”, si intromise il Battista premurosamente: “domani, magari prendi un decaffeinato, se vuoi il mio consiglio”)
“…e tu guarda intere generazioni di fedeli, cosa sono andate a pensare sul mio conto”. San Conone posò la tazza su una nuvoletta, perché gli tremavano le mani. “Non c’è più religione a questo mondo, gente”.

6 risposte a "La buffa storia di San Conone, che divenne cugino di Cristo"

  1. ago86

    Sai che stavo per confondere questo san Conone con il Papa omonimo? Sapevo che un Papa con quel nome c’è stato, ma non ricordavo quando era vissuto. Invece ho scoperto che è morto nel 687, quindi non in periodo di persecuzioni. Peraltro non è nemmeno santo.

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    1. Lucyette

      Porello! Se vai su Wikipedia ti dice pure che “fu scelto come candidato di compromesso” giusto perché c’eran due fazioni in lite che non si accordavano su chi eleggere Papa… che misero ritratto che ne ha fatto la Storia, poro Papa! 😀
      (Io non l’avevo mai nemmeno sentito nominare, poverino…)

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    1. Lucyette

      Anche se, ultimamente, nelle pubblicità c’è una drammatica carenza di Santi e angeli che si prendono il caffè, hai notato? 😦
      Forse non hanno legato con i protagonisti dei nuovi spot… son sempre da soli…

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