Il reclamo di “san” Maximon

San Pietro si strofinò gli occhi con un movimento stanco, sprofondando nello schienale della poltroncina del suo studio, in Paradiso. “Un reclamo?”, ripeté stancamente.
“Sì”, confermò il suo angelo-segretario, facendo scivolare sulla scrivania una richiesta in carta bollata. “C’è qui un certo Maximòn che pretende di essere immediatamente accolto entro la Corona dei Santi. Si ritiene leso nei suoi diritti per non essere mai stato ammesso e quindi ha sporto protesta formale”.
San Pietro sospirò, con l’aria di chi darebbe tutto per una buona tazza di caffè Lavazza. “E sentiamo. In base a che cosa, questo tale pretende di diventar Santo?”.
“Dice che è da svariati secoli che la popolazione del Guatemala già lo venera come tale”, fece l’angelo.
Per un istante, san Pietro sembrò rianimarsi. “Ah beh, ma questo cambia tutto! In genere, quand’è così, i miei vicari autorizzano il culto locale e tanti saluti”. Tacque per un istante, lanciando uno sguardo al segretario. “Perché? Che problemi c’ha, questo Maximon?”.
Se un angelo può essere a disagio, beh, il segretario di San Pietro aveva tutta l’aria di esserlo. “È una vicenda un po’ intricata, in effetti. Diciamo che la Chiesa Cattolica non ha mai approvato la devozione popolare verso quest’uomo”.
San Pietro prese un respiro profondo. Aveva come l’impressione che il momento della sua pausa-caffè si stesse pericolosamente allontanando.
“Diciamo che questo Maximon ha una storia un po’ particolare”, sussurrò l’angelo, con uno strano tic alle ali. “Era, come dire, il protagonista di una vecchia leggenda maya, fondamentalmente. Una roba pre-cristiana. Molto pre-cristiana”.
“Beh, ma i missionari avranno preso questa leggenda e l’avranno cristianizzata, no?”.
Ssssììì…”, commentò l’angelo; ed aveva un’aria molto incerta. “Cioè… diciamo che ci hanno provato… ma era obiettivamente un po’ difficile trasformare la leggenda in una storiella edificante, e…”.
“In che senso, scusa?”.
“Nel senso che…”. L’angelo tossicchiò. “Insomma. Racconta la leggenda. La leggenda originale, intendo…”.
San Pietro lo fissò, in educata attesa.
“Ecco, nella leggenda originale c’è questo Maximon che un bel giorno arriva in un villaggio del Guatemala. È mattina presto; tutti gli uomini del villaggio sono andati a lavorare nei campi”.
“Hm-hm”, annuì San Pietro.
“E insomma, Maximon si trova in questo villaggio senza uomini, e…”.
“E…?”.
“E, ecco, secondo la leggenda, Maximon giace con tutte le donne del villaggio – svariate decine di donne – nell’arco di mezza giornata”.
San Pietro fece uno sforzo notevole per mantenere un’aria ieratica.
“Quando gli uomini del villaggio, tornando a casa, lo vennero a sapere, andarono a recuperare Maximon e gli tagliarono le braccia e le gambe, e poi lo uccisero”.
Ah”.
“Dopo questo trattamento, non si sa bene perché, ma la popolazione locale cominciò a considerare Maximon una specie di divinità e a venerarlo come tale”.
“Beh, senz’altro era dotato di una notevole prestanza fisica…”, tossicchiò Pietro a mezza voce.
Eh. Solo che poi a un certo punto arrivarono in Guatemala i missionari cattolici, e decisero che non era molto edificante far venerare alla popolazione locale un tizio con tali trascorsi”.
Ma dai?”.
“E quindi i missionari dissero ai guatemaltechi che non si poteva più venerare Maximon il machoman, ma anzi che il suo culto andava sostituito con. Ehm. Con quello di san Giuda Taddeo”.
Seguì un silenzio di mezzo minuto abbondante, al termine del quale San Pietro cominciò a ridere come un matto.
“Ecco, appunto. Non c’era nemmeno una logica. Han sostituito a Maximon san Giuda Taddeo, così, de botto, senza senzo. Il problema è che il culto di san Giuda Taddeo è andato in qualche modo a confondersi col culto di Maximon, nella mente dei locali…”.
San Pietro rise più forte.
“E quel che è peggio, la popolazione locale si è sentita autorizzata a portare il culto di Maximon all’interno delle chiese… tipo, ancora adesso c’è gente che porta a spasso la sua statua nelle varie processioni della Settimana Santa e gli indirizza preghiere, con la scusa che c’è questa confusione fra il machoman stupratore e il povero Taddeo…”.
San Pietro aveva le lacrime agli occhi per le risate.
“Sì, però è una cosa seria”, proseguì l’angelo, “negli anni ’50 i vari vescovi hanno anche cercato di mettere una fine a questo culto, che in effetti è pure abbastanza inquietante, ma c’è stata una specie di rivolta popolare e la popolazione ha fatto appello alle autorità locali affinché le fosse restituito il permesso di venerare Maximon, e alla fine la Chiesa ha fatto sostanzialmente dietrofront. Molto limitata rispetto a prima, ma c’è ‘sta devozione che prosegue”.
San Pietro cercò di assumere un’aria compresa e grave, ma non fu facile.
“E il problema”, insistette l’angelo, “è che ‘sto Maximon adesso c’ha proprio una sua bella forma di devozione popolare… tipo, gli costruiscono delle graziose statue raffiguranti omini in costume guatemalteco senza braccia e senza gambe, in ricordo, ehm, del suo martirio, e le piazzano in un bel tempietto dove i fedeli vanno a pregare”.
“Ma stai scherzando?”.
“No, anzi. Guardi. Nella sua lettera di protesta, Maximon ha allegato ampia documentazione fotografica atta a testimoniare che è venerato come santo per davvero”, e l’angelo lasciò scivolare sul tavolo una serie di fotografie più o meno di questo tenore:

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“Oh cielo”, commentò San Pietro.
“Sì, vero? Beh, fino agli anni ’50 ‘sti tempietti erano collocati nelle navate delle chiese, adesso li hanno spostati fuori, quindi abbiamo già fatto un passo avanti. Comunque, pure la venerazione popolare di questo Maximon ha un nonsocché di esilarante: agli occhi dei fedeli ‘sto tizio è risaputamente un alcolista tossicomane…”.
“…”.
“…i fedeli gli portano in dono dei sigari per ottenere in cambio una grazia, e pare che questo sedicente san Maximon vada molto forte nell’esaudire i desideri di vendetta. Tipo far finire sotto a una macchina il tizio che t’ha messo le corna, o far fallire l’impresa di quel maledetto che t’ha licenziato…”.
“…”.
“Guardi questa”, disse l’angelo, indicando una seconda foto. “Tutte le statue di san Maximon hanno la bocca aperta, in maniera tale che i fedeli possano infilargli tra le labbra la sigaretta che gli portano in dono”.
San Pietro guardò, sconsolatamente.

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“Talvolta tolgono la sigaretta e gli ficcano in bocca una bottiglia di superacolici. Pare che sia anche un alcolista”.
“Mi vien da piangere”.
“Il tutto, con grande presenza di simboli religiosi e di crocifissi e di acquasanta, e con un manipolo di fedeli poco istruiti e molto confusi che probabilmente non hanno mica capito bene che questo qua non è davvero un santo. Pensano che sia una specie di Santo cattivo”.
“Sul serio, voglio piangere”.
“Sì, ecco: e questo tizio è chiaramente un tipo senza scrupoli, e quindi siccome la Chiesa Cattolica si ostina a non riconoscere il suo culto lui ha deciso di protestare direttamente da noi, chiedeva se si potesse ottenere una specie di riconoscimento ufficiale…”.
San Pietro singhiozzò leggermente.
“Ci ha anche mandato un video con qualche immagine di una, ehm, cerimonia in suo onore”.
L’angelo mosse la punta delle ali, e una nuvoletta davanti alla scrivania di Pietro cominciò a proiettare le seguenti immagini, sotto gli occhi sconcertati del sant’uomo.

“Bisogna dargli una risposta in carta bollata”, osservò l’angelo con cautela. “Che faccio?”.
San Pietro fissò il suo segretario, con aria vagamente spersa. “Io, tutto sommato, credo di aver bisogno di un buon caffè”.

20 risposte a "Il reclamo di “san” Maximon"

  1. dabogirl

    MA POVERO GIUDA TADDEO!
    Già tutti lo confondono con Giuda Iscariota, ora anche questa…
    ti credo poi che, come diceva una Suora che conoscevo, diventa il Santo delle grazie impossibili, perchè “tanto non lo prega nessuno, ha tempo”…

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    1. Lucyette

      😛
      Io non li conoscevo benissimo (cioè: sapevo della loro esistenza, ma non mi ero mai presa la briga di approfondire)…
      Poi l’ho fatto, e, voglio dire… una storia come questa, come facevo a non raccontarla? :-DD

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    1. Lucyette

      Davvero?! Non lo sapevo :-O
      Ma lo citano solo perché è il nome del paese in cui si svolge la vicenda (ho fatto una ricerca su Google), o si parla anche proprio del Santo?

      (Sono una collezionista di opere di narrativa aventi come protagonisti i Santi… anzi, prima o poi dovrei farci un post!)

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      1. nihilalieno

        Il protagonista appartiene ad una confraternita dedicata a diffondere il culto dello sfortunato santo… e si immedesima molto nella sua vicenda di “vittima” della omonimia. Viene abbastanza fuori nel corso del romanzo, che è bizzarro, ma interessante.

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    1. Lucyette

      Più che altro, io mi domando come mai i casi più bizzarri siano tutti quanti in America Latina!
      Okay, okay, c’è stata una “cattolicizzazione” molto decisa e molto rapida; ma, per dire… non mi risulta che – per fare un esempio – in Estremo Oriente, nei territori che erano stati terra di missione da parte dei cattolici, si siano create delle commistioni così bizzarre e durature.
      Chissà come mai, in America Latina sì e altrove no?
      Magari qualcuno ci ha fatto sopra qualche ricerca; uhm…

      (P.S. Benvenuta!! Non conoscevo il tuo blog… interessantissimo! Dovrò spulciarmelo ben bene, apppena avrò un po’ di tempo… 😉 )

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      1. Nicoletta De Matthaeis

        Grazie! La presenza cattolica in America Latina è stata molto più forte che in Asia perché no solo c’è stato l’operato dei Missionari (come in Asia) ma anche la dominazione, che ha cercato di annichilire i culti locali. Ma non è una cosa nuova. Già dagli esordi della Chiesa è sempre stata una prassi normale. Vedi per esempio la festa di San Giovanni, che si sovrappone alle feste del solstizio, o la trasformazione di templi pagani in chiese: Roma ne è piena.

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  2. Anonimo

    Realmente per altri ed ho letto unlibretto scritto dagli stregoni maya (brujos) nel quale dicono che si tratta di giuda ma l’iscariote. Senza dubbio e un culto di tipo sincretista: mischia di cultura maya e cattolica. Infatti nella sua casa vi ho trovato affianco o dietro la sua statua la vergine di guadalupe. A lui come nel culto maya offrono y frutti della terra, sigari, un gallo al quale tagliano la testa………

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    1. Lucia

      😀

      Ma grazie!!
      Questo è il fantastico momento in cui uno può dire “sai?, anche io seguo il tuo blog da tempo senza mai commentare, ma mi piace davvero tantissimo!”.. e senza nemmeno l’ “imbarazzo” di dover fare per prima un primo commento nel blog di un altro! 😉

      Quanto adoro questi momenti 😀

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