Un post… di bizzarrie. Uno special guest su queste pagine, un Beato che inganna la Patria, e un blog che va in aspettativa

“Questo post nasce su richiesta di ClaudioLXXXI, che sta leggendo una biografia su San Josemaria Escrivà e ogni tanto mi suggerisce aneddoti per la mia rubrica, che io finora ho respinto sistematicamente perché non erano abbastanza alla Lucyette?!”.
“…sì! È andata proprio così! Dicevi che non erano abbastanza divertenti!”.
“…”.
“Lo dicevi!”.
“…sì, ma il punto è che non l’ho scritta io, ‘sta frase”.
“…no, certo. L’ho scritta io”.
“…e allora perché tu parli come se fossi me, figlio caro?”.
“…beh, così hai già il tuo post pronto da pubblicare, devi solo cambiare qualche parola qua e là se proprio non ti piace. Fai meno fatica”.
“…”.
“Era per venirti incontro!”.

Capisci che il tuo ragazzo ha una concezione parecchio strana di “diventare una sola carne” (circostanza, peraltro, ovviamente non verificatasi) quando comincia a scrivere dei post facendo finta di essere te.

Ad ogni modo, aehm.
Da qualche tempo, ClaudioLXXXI sta leggendo una monumentale biografia su Escrivà. Periodicamente sottopone alla mia attenzione degli episodi che, a suo dire, sarebbero materiale perfetto per i miei “Ma che sant’uomo!”. Sistematicamente, io dissento: si tratta di episodi edificanti, istruttivi, spirituali, e tutto quanto, ma niente di abbastanza bizzarro per finire sulle pagine del mio blog.
Ebbene, qualche tempo fa ClaudioLXXXI ha scoperto un bizzarro episodio riguardante don Álvaro Del Portillo (un caro amico di Escrivà, nonché suo successore alla guida dell’Opus Dei, nonché prossimo alla beatificazione).
Il povero blogger s’è gasato tantissimo, e ha cominciato a insistere per un mio post su Álvaro. Siccome io non mi decidevo a scriverlo, ha preso il toro per le corna e ha deciso di scriverlo al posto mio.
E fu così che ClaudioLXXXI entrò, come special guest, nelle schermate nel mio blog.

…blog che, salutandovi con questo post un po’ sui generis, si prende una lunga pausa.
(Come dite? Si poteva vagamente intuire? Aehm, appunto).
È uno di quei periodi che definire “troppo” è dire poco. Troppi impegni, troppo lavoro; troppe cose da fare, e troppo a cui pensare. Mi spiace per la storiella che avevo (improvvidamente) iniziato a raccontare e che adesso lascio in sospeso (la recupererò, quando torno!)… ma, come si suol dire, un gliela facevo più. D’altro canto trovo che non abbia alcun senso scrivere (di corsa) (e quindi male) (peraltro sforzandosi), una volta ogni venti giorni, giusto per tenere aperto un bloggherello che dovrebbe solamente mettersi in pausa.
E quindi: ciao!!
Ci rileggeremo, su queste pagine, fra un po’ di tempo (che non so quantificare bene: “qualche settimana” o “qualche mese”). Per chi invece avesse piacere di “seguirmi” sulla pagina Facebook, quella rimarrà rigorosamente attiva (e anzi: approfittando della mia assenza qui, starò “di là” molto più di prima. Se vi piace la Storia fatta per immagini, potrebbe forse valer la pena di darci un’occhiata).
Per quanto riguarda il blog, invece, ci salutiamo qui con un “arrivederci a presto”… e per aggiungere alla situazione un ulteriore tocco di bizzarria (no, dico: ma voi l’avete mai visto, un blogger che si accomiata con un “ultimo post” scritto da un altro?), andiamo tutti a dare un’occhiata a quel che ha da dirci ClaudioLXXXI.

Per quanto riguarda a me… vi dico solo: “a dopo!” (su questi schermi) oppure “ci vediamo di là!” (su Facebook).
In ogni caso… ciao!!

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DOMANDA. Non tutti sanno che Monsignor Álvaro Del Portillo, che fu collaboratore e successore di San Josemaria Escrivà e sarà beatificato l’anno prossimo, quand’era giovane e prima di diventare sacerdote:
a) Ha contraffatto dei documenti;
b) Ha dichiarato il falso a un pubblico ufficiale;
c) È entrato tra i comunisti;
d) Si è arruolato nell’esercito ma poi ha disertato
Ammetterete che, di qualunque cosa si tratti, non sembra il miglior biglietto di presentazione per uno che sta per salire sugli altari.
Bene.
La risposta corretta è…
TUTTE QUANTE.
Eggià. Se questa fosse stata una domanda da quiz, sarebbe stata la solita domanda in cui tutte le opzioni sono corrette, che metto sempre così nessuno può rammaricarsi di aver fatto zero punti.
[Nota di Lucyette. No, dico. Sottolineando che il post l’ha scritto un altro: ma a voi sembra normale?!]
Il futuro beato don Álvaro del Portillo ha combinato tutte quelle cose.
Aveva i suoi buoni motivi, certo. C’erano delle circostanze attenuanti. Era una situazione particolare. O almeno così dicono. Altrimenti non l’avrebbero fatto beato.
Ne siamo proprio sicuri?
Scopriamolo insieme, e andiamo a vedere…

[Ma che sant’uomo!]
Una divina commedia di errori e spropositi

1936-1939. In Spagna infuria la guerra civile.
Nelle zone controllate dai comunisti, Madrid compresa, la persecuzione contro i cattolici e il clero è tremenda: nel computo a fine guerra civile si conteranno una dozzina di vescovi, più di seimila tra sacerdoti e religiosi, e un numero semplicemente ignoto di laici che furono uccisi per in odio alla fede. Josemaria Escrivà, allora sacerdote, aveva fondato l’Opus Dei dieci anni prima e il suo gruppo comprendeva pochi fedeli, ragazzi e ragazze, tutti giovani studenti o lavoratori; alla fine della guerra si salvarono quasi tutti, ma sfiorarono la morte tante di quelle volte. Uno dei più vicini a don Josemaria era appunto Álvaro del Portillo.
Probabilmente è difficile per noi oggi comprendere la persecuzione che subirono i cattolici in quel periodo. I comunisti bruciavano tutte le chiese e i conventi che trovavano, facevano retate nelle abitazioni a caccia di religiosi da uccidere e oggetti sacri da distruggere, perquisivano la posta; farsi per strada il segno della croce era pericolosissimo, portare un abito da consacrato avrebbe significato la morte immediata.
Don Josemaria ne passò di cotte e di crude: dovette rimanere nascosto molto tempo nell’appartamento di sua madre, la quale a un certo punto, per dissimulare la sua condizione di sacerdote e farlo apparire sposato, gli aveva dato la fede nuziale del marito defunto; Andreas Vasquez De Prada, l’autore della biografia, afferma che per il figlio portare quell’anello fu come ereditare una santa reliquia del padre”. Successivamente, per evitare una perquisizione imminente, dovette scappare a rotta di collo e per sintetizzare tutte le sue peripezie ci vorrebbero davvero pagine e pagine. Teneva i contatti con i suoi figli spirituali perlopiù per lettera, e per ingannare la censura della posta scriveva in codice, es. “pregate Gesù” diventava “chiedete al signor Emanuele”, “dite il rosario” diventava “comprate delle rose”. Per un certo periodo si nascose pure in un manicomio, fingendosi pazzo.
In un altro momento lui e i suoi cercarono di scappare dalla zona comunista tramite le ambasciate diplomatiche, ma questi tentativi fallirono: in una di queste occasioni i ragazzi di don Josemaria cercarono di procurargli un passaporto argentino, e a tale scopo lo fornirono di un certificato di nascita truccato con la scolorina. Sfortunatamente, questi bizzarri tizi dell’Opus Dei credono che il lavoro debba essere fatto bene ed anzi, più che bene, fatto santo; ma stranamente ritengono che ciò valga solo per il lavoro onesto. Così, nessuno di loro essendo contrabbandiere di professione, la contraffazione non fu fatta nel più esperto dei modi e la scolorina macchiò la carta; quando Josemaria si recò al Consolato argentino, con la speranza di ritirare il passaporto, fu rimproverato dal Console per l’imbroglio. “Don Josemaria reagì prontamente e replicò: «Sono avvocato e sono sacerdote. Date le circostanze, come avvocato lo difendo e lo giustifico, come sacerdote lo benedico». Gli presentarono le loro scuse, ma non gli diedero il passaporto.”
Alla fine, Josemaria e alcuni dei suoi riuscirono ad uscire fuori dal territorio controllato dai comunisti, passando attraverso le montagne della zona di Rialp in una spedizione clandestina organizzata da contrabbandieri (ma stavolta gente del mestiere, esperta, contrabbandieri seri ed affidabili…); ma siccome il sacerdote era costretto a lasciare altri dei suoi ragazzi nella zona “rossa”, rimase incerto fino all’ultimo, non sapendo se la Provvidenza volesse farlo restare di qua o andare di là; e nonostante i suoi che lo incitavano, e perfino minacciavano di usare la forza (!) per portarlo dall’altra parte, era torturato dal dubbio. La storia racconta che ci volle letteralmente la mano di Dio per convincerlo a non tornare indietro… ma questo è materiale per un’altra volta: per adesso, potete anche tenervi la curiosità!
Anche Álvaro del Portillo, che non faceva parte del gruppo che era scappato per i monti di Rialp, aveva passato i suoi guai. A un certo punto lui e altri amici cattolici, riconosciuti come tali, erano stati arrestati dai comunisti; Andreas Vasquez De Prada ci dice che “a volte i miliziani, con feroce sadismo, avevano dato loro da mangiare persino escrementi umani”; un’altra volta “c’era là una guardia soprannominata Petrov, che un giorno gli mise la pistola alla tempia e gli disse che avrebbe benissimo potuto ucciderlo all’istante, poiché sicuramente era un prete: per Petrov gli occhiali di Álvaro dovevano essere un segno inequivocabile di intellettualità ecclesiastica”.
Comunque, a un certo punto fu rimesso in libertà per fare posto nelle carceri ad altri catturati; ma la vita nella zona repubblicana, per i cattolici o sospetti tali, restava feroce ed incerta, e la speranza di fuga praticamente impossibile. Anche i loro tentativi con le ambasciate andarono a vuoto.
Finché, qualcuno ebbe un’idea geniale.
Arruolarsi nei comunisti.
Sembrava la trovata perfetta. L’esercito “rosso” li avrebbe sottoposti ad interrogatorio, sì, (“vi faranno il terzo grado”, aveva detto loro l’amico Isidoro, e vedremo come questo si rivelerà vero) ma alla fin fine aveva pur sempre bisogno di carne da cannone; loro avrebbero chiesto di essere mandati al fronte, e alla prima occasione sarebbero passati dall’altra parte… se non morivano ammazzati in guerra, ovvio (“combattendo” per il marxismo: bel modo di morire, per un cattolico!).
Certo, un qualche documento falso bisognava pur prepararlo, visto che Álvaro e gli altri avevano già la fedina penale sporca; e bisognava millantare qualche malattia, per giustificare il ritardo con cui si presentavano al reclutamento; ma si poteva comunque sperare che i militari avrebbero fatto meno attenzione alla forma rispetto agli ambasciatori.
Era l’anno 1938. L’esercito repubblicano aveva appena subito ingenti perdite e doveva ricostruire le proprie forze, perciò aveva mobilitato classi superiori e inferiori di quelle già sotto le armi: non solo i contingenti del 1927 e del 1928, cioè di gente che l’età per fare il militare l’aveva avuta dieci anni prima, ma anche del 1941: cioè che l’età per andare in guerra l’avrebbe avuta solo tre anni dopo. Ma intanto la Patria l’internazionale comunista chiamava, e bisognava rispondere.
Álvaro e altri suoi amici, per giustificare il ritardo con cui si presentavano, decisero di dichiarare un bel po’ di malattie: di stomaco, di fegato, difetti della vista e persino attacchi epilettici. Questo risolveva il problema della salute… restava quello dell’età.
E dunque.
Data: 2 luglio 1938.
Luogo: Madrid.
Circostanze: Álvaro, con un documento falso consistente nella tessera della C.N.T. (il sindacato anarchico spagnolo) che gli ha dato suo fratello José, si presenta all’ufficio reclutamento di fronte al militare addetto al controllo dei registri anagrafici.
Ed ecco avvenire pressappoco il seguente dialogo, quasi degno di un film di Totò e Peppino:
ÁLVARO – buongiorno, compagno soldato.
MILITARE – buongiorno, compagno recluta. Come ti chiami?
ÁLVARO – il mio nome è Josè Del Portillo.
MILITARE – di quale leva sei?
ÁLVARO – 1941.
MILITARE – ah, ecco … la leva biberon, eh eh… hai 18 anni … però sembri più vecchio…
ÁLVARO – (eh già, infatti ne ho 24) beh, sono stato molto malato. Ma ora sono pronto a fare il mio dovere.
MILITARE – Bravo. Dunque, 1941… ecco il registro… però… Del Portillo … Del Portillo …. Dove ho già visto questo nome …
ÁLVARO – (oh oh. Mi devo preoccupare?)
MILITARE – Del Portillo … Del Portillo …. Vediamo nel registro della leva del 1941…
ÁLVARO – (Ave Maria, gratia plena, dominus tecum…)
MILITARE – ah ah! Ecco!!!
ÁLVARO – (Nunc dimittis servum tuum, Domine…)
MILITARE – nei registri anagrafici di questa leva c’è già un Del Portillo. Ma il nome è diverso, Angel, nato il 14 febbraio. Tu invece ti chiami Josè.
ÁLVARO – Ma no!
MILITARE – Ma sì. Non capisco come mai…
ÁLVARO – (oh no! Quello è mio fratello minore Angel! Lui ha veramente 18 anni adesso, certo che è nel registro della leva 1941! presto, devo rispondere in fretta e con naturalezza, altrimenti questo sospetta qualcosa… Angel… Angel… Angelus Dei, qui custos es mei…)
[N.B.: inseriamo qui, per motivi drammaturgici, l’intervento dell’angelo custode di Álvaro come personificazione narrativa del suo conflitto interiore. Oppure, chi lo sa, perché intervenne sul serio. Considerato come andò a finire, potrebbe pure essere.]
ANGELO CUSTODE – ÁLVARO.
ÁLVARO – (chi è?)
ANGELO CUSTODE – SONO IL TUO ANGELO CUSTODE.
ÁLVARO – (gulp)
ANGELO CUSTODE – RICORDA, ÁLVARO, CHE LA MIGLIORE BUGIA È LA VERITÀ.
ÁLVARO – (ehm… ma ne sei sicuro?)
ANGELO CUSTODE – HO UN CORPO SPIRITUALE E UN’INTELLIGENZA ANGELICA. VUOI METTERTI A DISCUTERE CON ME PROPRIO ADESSO?
ÁLVARO – oh, ma certo. La spiegazione è semplice. Quello è mio fratello. Angel. Caro Angel. Come gli voglio bene.
MILITARE – Ah, ecco. Ma perché lui è nel registro e tu no?
ÁLVARO – ah, vorrei saperlo anch’io! Questi errori burocratici sono veramente fastidiosi! Ma quando il comunismo avrà trionfato, allora sì che…
MILITARE – (oh no, piuttosto che ascoltare un altro marmocchio idealista partire con il solito pistolotto su come sarà bello il mondo sotto il comunismo, mi faccio saltare le cervella con la pistola d’ordinanza) sì sì… benissimo… passiamo avanti…
ÁLVARO – (gratias tibi Deus, gratias tibi…)
MILITARE – Data di nascita?
Álvaro, ormai tranquillo e rilassato – 11 marzo.
MILITARE – Luogo di… aspetta, hai detto 11 marzo???
ANGELO CUSTODE – OH OH.
ÁLVARO – (OH NO! Mi sono confuso e ho detto la mia vera data di nascita!)
MILITARE – Dunque, fammi capire. Tu sei nato nel 1920. E anche tuo fratello è nato nel 1920. Due fratelli che sono nati lo stesso anno. Ora, io non sono un ginecologo, ma mi sembra di ricordare che ci vogliono nove mesi a fare un bambino. Perciò, se tu sei nato a marzo del 1920, o tuo fratello è nato a metà 1919, o è nato a inizio 1921. Ma allora, come mai siete nello stesso anno di leva?
ÁLVARO – (Angelo custode, cosa devo fare? Devo dire di nuovo la verità?)
ANGELO CUSTODE – NO, ÁLVARO. PENSO CHE STAVOLTA TU DEBBA SPARARE UNA PANZANA COLOSSALE.
ÁLVARO – (Ah. Bièn!) oh, ma la spiegazione è semplicissima.
MILITARE – sono molto curioso di sentirla.
ÁLVARO – siamo fratelli gemelli.
MILITARE – Oh.
ÁLVARO – In effetti, ci assomigliamo come due gocce d’acqua. Proprio identici.
Il militare posò la penna. Si tolse gli occhiali. Si massaggiò le tempie. Chiuse gli occhi. Li riaprì.
Poi, con uno sguardo d’immensa stanchezza, disse:
MILITARE – perciò. Tu sei nato l’11 marzo. E qui c’è scritto nel registro che tuo fratello è nato il 14 febbraio. E siete fratelli gemelli.
ANGELO CUSTODE – D’OH!
ÁLVARO – (d’oh!)
MILITARE – Impressionante. Sono testimone di un prodigio vivente. Meno male che i preti li stiamo ammazzando tutti quanti, altrimenti griderebbero al miracolo. Se esisterà ancora la Chiesa cattolica quando morirai, ti faranno sicuramente santo. O almeno beato.
ÁLVARO – ehm… 11 marzo?
MILITARE – Sì. Hai detto di essere nato l’11 marzo.
ÁLVARO – No.
MILITARE – Sì.
ÁLVARO – No, assolutamente no. Io sono nato il 14 febbraio.
MILITARE – Ma prima mi hai detto di essere nato l’11 marzo. Me lo ricordo benissimo. Cos’è, non sai neanche la tua data di nascita? O forse insinui che io non sappia fare bene il mio lavoro?
ÁLVARO – (Angelo custode, cosa devo fare? Mentire? Dire la verità?)
ANGELO CUSTODE – MHM… FAMMI PENSARE UN ATTIMO…
ÁLVARO – (Hai un corpo spirituale e un’intelligenza angelica. Se non lo sai tu…)
ANGELO CUSTODE – IN VERITÀ, ÁLVARO, CREDO CHE LA MIGLIOR DIFESA SIA L’ATTACCO. ATTACCA! ATTACCA!!!
ÁLVARO – !!!
MILITARE – sto asp…
ÁLVARO – MA INSOMMA! MA SEI CRETINO? MA CHE NE SO COSA HO DETTO PRIMA! MA CHI SE NE IMPORTA!
MILITARE – ma come…
ÁLVARO – SICURAMENTE, SE SIAMO FRATELLI GEMELLI, IO SONO NATO LO STESSO GIORNO DI MIO FRATELLO!!! A CHE SERVONO TUTTE QUESTE DOMANDE??? ALLORA, MI RECLUTATE O NO? LÀ FUORI C’È UNA GUERRA CHE MI ASPETTA!!!
Il militare guardò Álvaro.
Álvaro guardò il militare.
L’angelo custode, possiamo presumere, guardava entrambi.
Alla fine, l’uomo alzò le spalle.
“Bah. Se ci tieni così tanto ad andare là fuori a farti sparare, a me cosa importa. Reclutato. Avanti il prossimo!”
E fu così che Álvaro Del portillo, futuro beato della Chiesa Cattolica, riuscì (con l’aiuto del Cielo e di una notevole faccia di bronzo) ad arruolarsi nell’esercito comunista, per poi fortunosamente riunirsi con i suoi amici che si erano arruolati anch’essi.
Pochi mesi dopo, disertavano tutti assieme, e il 14 ottobre si riunivano a don Josemaria Escrivà, fuori dal territorio comunista.
Tutto è bene quel che finisce bene.
by ClaudioLXXXI

11 risposte a "Un post… di bizzarrie. Uno special guest su queste pagine, un Beato che inganna la Patria, e un blog che va in aspettativa"

    1. Lucyette

      O.o
      Guarda che secondo me si vede lontano un miglio che il post non l’ho scritto io, eh…
      Cioè, lo so che hai provato a imitare il mio stile, me l’avevi detto: ma a voi(altri) sembra che questo racconto assomigli anche solo lontanamente ai miei, a livello di stile (solo di stile, non di contenuto)?! °__°

      Capisco che io son di parte, ma, dal mio punto di vista, manco per idea 😛

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    1. Lucyette

      No, dai, per sempre no 🙂

      P.S. Aerie… a proposito di scomparse 😉 (ma scomparse giustificatissime!), io ho passato qualche mese ad aggiornare freneticamente la home page del tuo blog alla ricerca di novità 😀 Tantissimi auguri, di cuore!!

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      1. Aerie

        Hai ragione cara, ma ti assicuro che riuscire a scrivere qualcosa con due bimbi è un macello!!
        Il primo è un grande appassionato di computer, appena mi vede che lo accendo si fionda perchè lo vuole lui!
        Comunque confido di tornare in autunno ^_^

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  1. Daniele

    Anche a me è piaciuto tanto, e comunque si vede che l’ha scritto qualcun altro 🙂 Però è ben riuscito!
    Lucia, torna presto, e in bocca al lupo per tutto ^_*

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