Il Natale che non ti aspetti – col micetto assassino

Ogni paese ha le sue usanze.
Per noi Italiani, ad esempio, il Natale non sarebbe Natale senza una tavola imbandita e l’immancabile dolce delle feste.
Giusto la settimana scorsa parlavo con una signora indiana, che mi raccontava di come ai suoi connazionali non importi un granché, del cibo: la cosa più importante, a Natale, è fare visita ai vicini di casa.
Gli Islandesi, a quanto pare, hanno una tradizione ancora diversa. Per loro, il Natale non è Natale se non ricevi in regalo qualche capo d’abbigliamento.

Beh, sì: dalle loro parti, c’è quest’usanza.
Per tradizione, il clou dei regali di Natale è composto da cose da mettersi addosso: vestiti, scarpe, sciarpette, collane… cose di questo genere. Spacchettare i regali di Natale e non trovarci dentro nemmeno un vestito nuovo è una cosa che fa storcere un po’ il naso: lascia spiazzati, intristisce. Un po’ come intristirebbe noi andare a un pranzo di Natale dove, per dessert, ci servono un gelato al cocco.
Addirittura, in Islanda pare esserci questa vecchia tradizione. (Spacchettati i regali alla sera della Vigilia), pare che gli Islandesi facciano a gara per vedere chi di loro riesce a vestirsi, la mattina di Natale, indossando solamente cose nuove, dalla testa ai piedi.

Potrebbe essere una bizzarra tradizione locale… o potrebbe essere un disperato tentativo di scampare alla morte violenta.
Essì: perché l’Islanda, nella notte di Natale, è percorsa in lungo in largo da un terribile flagello.
Un micetto incarognito che ti salta al collo, ti azzanna, e ti uccide senza pietà.

Unico modo di tenerselo alla larga? Indossare qualcosa di nuovo, che ti è appena stato regalato. La magia del capo di abbigliamento nuovo sarà così potente da tenere lontano il malefico Jólaköttur… “il gatto di Natale”.

"Yule Cat" di Quizzical-Squidopus su DeviantArt

“Yule Cat” di Quizzical-Squidopus su DeviantArt

Ebbene sì: il gatto di Natale.
Apparentemente, questa simpatica bestiola esce dalla sua tana nella sera della Vigilia, cominciando a percorrere in lungo e in largo le città islandesi. Non appena sente l’odore di carne umana, si avvicina minaccioso alla sua vittima.
E se la vittima è indifesa… la aggredisce!! La azzanna!! Le conficca gli artigli nella giugulare!! La atterra!! La squarcia!! Ne beve il sangue ancora caldo, e poi pasteggia con il cadavere!!
Non c’è modo di difendersi: Jólaköttur è un gatto assassino; non lo fermate nemmeno con bastonate, randelli nodosi, lame affilate, lancio di bombe. No: l’unico modo per difendersi dal gatto mannaro è ricoprirsi di questo scudo magico: il tuo vestitino nuovo, appena ricevuto per Natale. Che, come tutti i regali fatti col cuore, un po’ magico lo è per davvero.

Se Jólaköttur ti troverà coperto con un vestito appena ricevuto un dono (foss’anche solo un paio di calzini!), allora indietreggerà senza colpo ferire, cercando una nuova vittima.
Ma se il tremendo gatto mannaro dovesse trovarti indifeso, mentre indossi i tuoi soliti vecchi straccetti…
allora, amico mio, comincerai ad augurarti di non esser mai nato.

***

(Ovviamente), non è facile capire come sia nata questa credenza.
Nel senso. Okay, d’accordo: in Islanda, l’abitudine di ricevere vestiti nuovi è una parte molto importante delle tradizioni natalizie.
Ma qui in Italia, mica abbiamo un mostro assassino che ti ammazza spietatamente se non porti il panettone il tavola, voglio dire. Se già uno è così jellato da non aver ricevuto un bel regalo di Natale, perché aggiungere il carico da novanta paventandogli la morte per sventramento?
Mica è colpa sua, voglio dire. Già è sfortunato di suo; che bisogno c’è del gatto assassino?

Beh: le spiegazioni fornite dagli studiosi sono principalmente due, o tre.

Innanzi tutto, lo Jólaköttur era evocato come spauracchio di tutti i bambini, com’è evidente.
Mi immagino una mamma islandese così esasperata dai capricci di suo figlio da ricorrere alle minacce: “se non ti comporti bene, non riceverai nemmeno un regalo per Natale! E lo sai cosa succede a quei bimbi così cattivi da non essersi meritati nemmeno una sciarpa nuova per le feste!”.
Insomma: una bizzarra (e astuta) forma di minaccia trasversale: se non ti comporti da bravo bambino, non solo non riceverai regali: la tua assenza di regali avrà essa stessa conseguenze letali.

Talvolta, la minaccia poteva trasformarsi in una richiesta di aiuto domestico. “Ohimè, ohimè, figliola mia: ti prego, aiutami a cardare la lana, in questo freddo inverno! Il Natale si avvicina, e non sono ancora riuscita a preparare il cappellino nuovo per il babbo: se tu non mi aiuti io non ce la farò mai, da sola. E Dio non voglia che lo Jólaköttur trovi la nostra famiglia senza vestiti nuovi, nella notte di Natale!”.

Un discorso di questo tipo, peraltro, poteva suonare molto affascinante alle orecchie di quello che te l’aveva fornita, la lana da cardare, e che percepiva un guadagno dai tuoi lavori.
In un sistema su base feudale, il feudatario aveva tutti gli interessi a spronare i contadini a lavorare il più possibile. Se il popolino avvertiva la necessità di prepararsi vestiti nuovi entro Natale, vuol dire che, entro fine novembre, tutta la lana doveva già essere cardata; tutta la stoffa doveva già esser tessuta. E visto che il feudatario era il proprietario di quella lana (la dava ai contadini da cardare, ma poi se ne riprendeva indietro una buona parte)… beh: il vantaggio era ovvio. Prima finiscono i tuoi lavoranti, prima entri in possesso di ottima lana già lavorata da piazzare sul mercato (magari, anche prima della concorrenza).
Anche questa, volendo, potrebbe essere una spiegazione.
Un babau inventato ad arte per terrorizzare il popolino e indurlo, sottilmente, a lavorare più di prima. Entro Natale dev’esser tutto pronto: non si accettano ritardi, pena la morte per squartamento!
E mica è colpa del padrone spietato, eh. È colpa del malefico gatto assassino, io non c’entro

***

Com’è, come non è, io quest’anno mi sento molto al sicuro.
Non devo temere questo bizzarro serial killer al soldo del capitale (e/o prezzolato da Anna Wintour): in occasione del mio onomastico, ho ricevuto in dono un fantastico pigiamino nuovo… e, beh: con quello addosso, mi sento al sicuro.
Ma se voi siete alla ricerca di un regalo last-minute da fare a quell’amico… perché non optare per un bel capo di abbigliamento? In fin dei conti, non sarebbe la prima volta che una bestiola esotica riesce ad arrivare in posti improbabili viaggiando a bordo di un volo aereo…
…e quindi, chi può dirlo? Il terribile gatto di Natale potrebbe arrivare anche in Italia, prima o poi. E un vestito nuovo sotto l’albero potrebbe fare la differenza fra la vita e la morte

 jolakottur

P.S. A proposito di inquietanti bestiole natalizie, non posso, ovviamente, non citare anche lei.
Quella che mi ha reso famosa nel settore (?).
Quella che, a distanza anni, continua ad essere la maggiore hit del mio blog: la chiave di ricerca più cercata (seconda solo a “sento strani movimenti nella mia pancia ma non sono incinta”); il post di questo blog più letto e citato in assoluto.
Parlo ovviamente di lei… la tremenda, l’immancabile, la partenopea. ‘A PAPERA CUGLIUTA.
Se non la conoscete ancora, rimediate immediatamente… e cominciate ad inquietarvi.

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