Il Natale che non ti aspetti – con un cadavere smembrato, come regalo sotto l’albero

Ah, che meraviglia.
Non so perché, ma ho un debole per tutti quei biglietti di auguri di Natale in cui c’è un uccellino in mezzo alla neve, appollaiato su una pianticella natalizia. Sarà per il senso di innocenza che ci trasmettono gli uccellini; sarà per la rappresentazione molto natalizia ma un po’ inconsueta – non il classico cliché con Babbo Natale o con l’agrifoglio, voglio dire.
Gli uccellini natalizi son proprio carucci: mi strappano un sorriso tutte le volte che appaiono. Ma sapete perché gli uccellini natalizi sono legati, da tradizione, alle feste di Natale?

***

 

wren christmas

E soprattutto, perché lo scricciolo?
Forse, qui in Italia, è un uccellino un po’ meno “famoso”, per quanto riguarda la sua presenza nelle feste natalizie. Però, soprattutto in area anglosassone, lo scricciolo è l’uccellino di Natale per eccellenza…
…e vien da chiedersi: ma perché una simile associazione?

Amici, tenetevi forte (e: animalisti, smettete di leggere) – sto per raccontarvi la vera storia del povero scricciolo di Natale.

Clement A. Miles, autore del (bel) libro Storia del Natale tra riti pagani e cristiani, lo definisce un “retaggio sacrificale”. Non si sa come, non si sa perché, ma sicuramente siamo di fronte a un chiaro dato di fatto: in epoche remote (comunque successive al “dopo Cristo”), la festa di Natale era associata a veri e propri sacrifici animali.
Come mai?, mi chiedete.
Non ne ho la più pallida idea, non so che dirvi – ma in molte zone del centro Europa cani e gatti venivano uccisi nella notte di Natale, con la convinzione che il loro sacrificio sarebbe servito a preservare il paese da carestie e malattie epidemiche.
Ed è già abbastanza impressionate il pensiero del piccolo micetto indifeso che viene ammazzato senza pietà proprio alla notte di Natale… ma c’è di più. C’è la storia orripilante, terrificante, del povero scricciolo natalizio.

Tutto cominciava – e ci siamo spostati a questo punto in area anglosassone – nel dopocena del 24 dicembre. La servitù veniva affrancata e riceveva il suo regalo di Natale: un giorno di riposo. I servitori in libero servizio bighellonavano per strada fino alla mezzanotte, quando si radunavano in chiesa prender Messa… dopodiché, tornavano a farsi i fatti loro, e passavano il 25 dicembre godendosi una un giornata di meritatissimo riposo.

Come decidevano di occupare questa giornata?
Passando del tempo con la famiglia, mi dite? Coccolando i bambini, riposando al caldo, dormendo fino a mezzogiorno, cucinando dolci per la festa?
No, miei cari. Costoro passavano il loro unico giorno di vacanza imbracciando fionde, arco e frecce, e andando a caccia di uccellini.
Di scriccioli, per la precisione.

Nel giorno di Natale, in Inghilterra e in Francia, aveva luogo una piccola mattanza di scriccioli. Numerose bande di servitori in libera uscita si scatenavano in una vera e propria battuta di caccia, facendo incetta di tutti gli scriccioli che riuscivano a trovare.
“Evvabeh”, direte voi: “poverini, magari li mangiavano”.
NO, miei cari: gli scriccioli catturati venivano conficcati, con le ali aperte, sulla punta di una lunga asta di ferro, che i cacciatori di ritorno dai boschi mostravano orgogliosamente a tutti i compaesani.
“Evvabbeh”, direte voi: “un trofeo di caccia, va anche bene…”.
NO, miei cari: i cacciatori non facevano impagliare lo scricciolo per tenerlo come trofeo di caccia – lo esibivano porta a porta, andando a bussare di casa in casa nel pomeriggio di Natale.
E – come se non bastasse lo schifo di aprire la porta di casa nel giorno di Natale, e vedere un perfetto sconosciuto che ti ficca sotto al naso il cadavere di uno scricciolo impalato – i prodi cacciatori distribuivano pezzi di cadavere a tutti i compaesani, a mo’ regalo per il dì di festa.

Pare che al tutto venisse data una forte valenza apotropaica.
Passando di casa in casa, il povero scricciolo morto ammazzato veniva lentamente smembrato in un clima di natalizio gaudio: una piuma qua, un’altra piumetta là – alla fine della giornata, la povera vittima era ridotta a un brandello spiumacciato di carne insanguinata. Però, le piume dello scricciolo ucciso alla mattina di Natale venivano considerate degli infallibili portafortuna… tant’è vero che la gente era disposta a pagare per averne una – e infatti, i cacciatori di scricciolo ricevevano abbondanti regalie, non appena si affacciavano alla casa di un concittadino facendo orgogliosamente sfoggio del loro trofeo sanguinolento.

Quanto allo scriccolo… una volta spiumato del tutto, il povero creaturino era adagiato su un catafalco. Una processione lo portava solennemente nei pressi del cimitero, e lì la bestiola veniva interrata, al canto di una nenia appositamente composta per l’occasione.
E poi si ripartiva per una nuova battuta di caccia – ché il giorno di Natale era ancora lungo, e la mattanza di scriccioli aveva ancora tempo per continuare!!

Ehm, .
È questa, la vera e truculenta storia che si cela dietro a un biglietto d’auguri per Natale.

Un VERO biglietto di auguri... a tema. Dal blog di Paul Hawkins
Un VERO biglietto di auguri… a tema. Dal blog di Paul Hawkins

4 risposte a "Il Natale che non ti aspetti – con un cadavere smembrato, come regalo sotto l’albero"

  1. Denise Cecilia S.

    So che il pettirosso ha tutta una storia dietro per spiegare appunto il rosso del petto, ma dello scricciolo proprio non avevo idea. Una tradizione cara ai gatti, immagino.

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      1. Lucia

        Anche io conoscevo la versione quaresimale, anche se nella mia storia il pettirosso capitava di lì per caso: non c’era tutta la storia a monte del pettirosso che cercava di farsi venire il petto rosso ma non sapeva come, ecc. ecc.
        In entrambe i casi, trovo che siano tipiche deliziose storielle cristiane… 🙂

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