“True Love Waits”: e la castità diventa cool

TLW. Negli USA, il movimento è così popolare che il suo motto è addirittura diventato una sigla, un po’ sulle linee di ROTFL e TVB. “True Love Waits”, si ripetono ogni giorno centinaia di adolescenti in ogni parte degli Stati Uniti: “il vero amore sa aspettare; dunque, è più che possibile conservarsi casti fino alle nozze”.
Per una come me, “appassionata” di castità, era praticamente impossibile non imbattersi nelle (millemila) attività che il movimento True Love Waits organizza oltreoceano. Per chi non conoscesse TLW, trattasi di un movimento giovanile nato negli Stati Uniti che si rivolge a tutti quei giovani intenzionati a rimanere vergini fino alle nozze. È un movimento popolarissimo: molto ggggiovane, molto cool, molto famoso in tutta l’America, capace di raccogliere ogni anno centinaia e centinaia di nuove adesioni.

Ma come è nato, questo movimento? E soprattutto: come è riuscito nell’incredibile compito di far apparire la castità prematrimoniale come un qualcosa di desiderabile e modaiolo?
Me l’ha spiegato Elizabeth Abbott in un (bel) saggio sulla Storia della castità, (libro che ho trovato particolarmente apprezzabile anche perché l’autrice – una storica illustre che da anni studia la condizione femminile nella Storia – non ha assolutamente un atteggiamento “apologetico” pro-castità, anzi, probabilmente della castità non gliene importa assolutamente niente: ha scritto questo saggio per indagare un aspetto della sessualità umana nella Storia punto e basta, approcciando la materia con toni assolutamente asettici).

Embeh: cosa racconta Elizabeth Abbott?
Racconta, ad esempio, le origini del movimento, nato nell’aprile 1993 nella amena città di Nashville, nel Tennesse, in piena Bible Belt. All’epoca, Richard Ross è un giovane pastore protestante di belle speranze…
…che, un bel dì, perde qualcosa tipo dieci anni di vita nell’accogliere la “confessione” di due ragazze quattordicenni che frequentano la sua chiesa, e che a occhi bassi gli confidano: “nel nostro liceo, siamo rimaste le uniche ad essere ancora vergini”. E, ahinoi, la cosa non sembrava neanche tanto inverosimile: le statistiche dell’epoca parlavano di una sessualità giovanile sempre più promiscua e sempre più precoce, che esponeva i ragazzini a pericoli drammatici non soltanto sul piano morale, ma anche proprio sul piano medico. A parte l’ovvio rischio di gravidanze indesiderate, ricordiamoci che siamo pur sempre nel 1993: lo spauracchio dell’AIDS, all’epoca, faceva davvero davvero paura.

Richard Ross capisce che decisamente non si può andare avanti di questo passo: bisogna trovare un modo per proporre ai giovani uno stile di vita alternativo. O una “conversione”, oppure la fine.
Nasce così, nella primavera di ventun anni fa, un movimento che cerca di attrarre a sé i ragazzi americani… proponendo loro un piano di vita ben preciso, sintetizzato nel giuramento che i giovani devono sottoscrivere prima di entrare a far parte di True Love Waits:

Credo che il Vero Amore sa aspettare, e mi assumo l’impegno davanti a Dio, a me stesso/a, alla mia famiglia, ai miei amici, al mio futuro coniuge e ai miei futuri figli, di astenermi dal sesso a partire da oggi e fino al giorno in cui entrerò nel sacro vincolo del matrimonio basato sulla Bibbia.

Una firma qui sotto, e via il pensiero!

Una firma qui sotto, e via il pensiero!

A noi credenti può sembrare un concentrato di ovvietà, ma la Abbot analizza il giuramento con un approccio assolutamente ‘laico’, sottolineando come “nella cacofonia di messaggi urlati a raffica dagli onnipresenti media, le affermazioni di True Love Waits risuonano in modo chiaro e distinto”. Sì, insomma: per la serie “pochi ma buoni”, il movimento ruota attorno a due o tre punti focali, espressi “a prova di teen-ager”: Dio non ammette i rapporti prematrimoniali; la verginità “è un dono che si può fare una sola volta”; Dio ha un progetto per te, e sarà lui a farti incontrare la persona giusta; il vero amore esiste per davvero, e Dio lo dona a tutte le coppie che si rendono disponibili a vivere in comunione con lui (quindi, senza infrangere i suoi comandamenti e ufficializzando la propria unione davanti agli occhi del Signore).

Beh, ‘nsomma: non male. True Love Waits non spreca troppe parole, non tira in ballo alta teologia: ti spiattella in faccia due-tre concetti base che sono sicuramente molto condivisibili sul piano religioso, ma che sembrano anche tratti da un romanzo Harmony: il principe azzurro esiste davvero, farà la sua comparsa quando Dio stabilirà che è il momento giusto, dopodiché il vero amore trionferà per sempre e i due innamorati vivranno assieme per tutta la vita, (godendo di un erotismo che sarà ancora meglio rispetto alla media, perché intensificato dalla lunga stagione d’attesa e dall’unione spirituale e dalla benedizione dell’Onnipotente).
Tutto condivisibilissimo, eh… però, messa così, sembra davvero la trama di un film d’amore.
Il che, ovviamente, è una cosa molto positiva, se vuoi attrarre a te centinaia e centinaia di adolescenti disorientati che magari se ne infischiano se gli parli di peccato mortale… però, vanno in brodo di giuggiole all’idea di un principe azzurro che è lì fuori che aspetta.

Astinenti senza vergogna!

Astinenti senza vergogna!

La Abbot definisce TLW come un movimento “assertivo, più che difensivo”; e in effetti…
L’approccio non è una roba sulle linee di “la verginità può essere difficile, però bisogna osservarla perché bla bla bla”. Il messaggio è più una roba tipo “LA VERGINITÀ È UN ENORME SBALLO!”… e i teen-ager del movimento non fanno neanche troppa fatica a crederci. Punto primo, perché si tratta di una sacrosanta verità; punto secondo, perché gli organizzatori del movimento hanno capito alla perfezione quello di cui ha bisogno un adolescente-medio, per sentirsi cool. Come scrive la Abbott, “True Love Waits ha il sostegno di un marketing aggressivo e sapiente. Offre i tipici parafernalia degli adolescenti: magliette, felpe, giubbotti, sciarpe, berretti, poster e adesivi, ciondoli, spille, anelli, collanine, e anche Bibbie, manuali e libri in genere. Sponsorizza musica cristiana (i Newboys, DeGarmo & Key, Steven Curtis Chapman, Geoff Moore and the Distance, DC Talk, Audio Adrenaline) e balli cristiani: nessun attendista dovrà fare a meno dei tipici divertimenti dei ragazzi. Questa musica e queste feste (senza droghe e senza sesso) servono in effetti a far socializzare i giovani […] senza che avvertano un senso di deprivazione”.
Sì, insomma, il punto è proprio questo: i ragazzi di True Love Waits non sono (e soprattutto, non si percepiscono) come dei quindicenni jellati e brufolosi che rimarranno vergini fino al matrimonio “perché tanto, chi vuoi che gliela dia, a questo?”. Nonnò: i ragazzi di True Love Waits sono dei ragazzi cool, alla moda, popolari, pieni di amici – ascoltano la loro musica, vanno ai loro party, fanno (castamente) girar la testa alle ragazze che li vedono; hanno segni appartenenza che sfoggiano con orgoglio, perché sono orgogliosi di identificarsi con il movimento pro-castità. Non si vergognano di essere vergini, anzi se ne vantano: secondo gli insegnamenti (molto martellanti) di True Love Waits, la castità è una pratica nobile che ti porterà infiniti frutti, e che addirittura ti pone a un livello superiore rispetto al tuo compagno di banco che va con tutte, e che, ahilui, ancora non sa di starsi rovinando la vita.

Adolescenti orgogliosi del loro "purity ring" nuovo di pacca. Beh, non sembrano dei barbosi bigotti frustrati!

Adolescenti orgogliosi del loro “purity ring” nuovo di pacca. Beh, non sembrano dei barbosi bigotti frustrati!

Ripeto: non è che True Love Waits abbia scoperto l’acqua calda. Però, forse ha scoperto il modo per rendere cool e desiderabile quello stato di vita che, dai più, è percepito come una grama rinuncia.
E infatti, in questi vent’anni TLW ha goduto di enorme diffusione: pian piano si è espanso in tutti gli Stati Uniti; poi, ha viaggiato oltreoceano sbarcando in altri Stati legati a vario titolo agli U.S.A.
E la cosa più sorprendente è che ha sostenitori di ogni tipo. In una fase iniziale, TLW ha goduto di un particolare sostegno da parte della destra cristiana conservatrice; ma poi, pian piano, ha cominciato a fare breccia anche fra i giovani che provengono da famiglie cristiane più “moderate”, non particolarmente attive nel campo religioso, e non necessariamente schierate sul fronte conservatore. Addirittura, accoglie fra le sue fila anche ragazzi che non sono cristiani (o che addirittura sono atei e agnostici!); star come Justin Bieber e Miley Cyrus hanno più volte dichiarato ai mass media, con il massimo candore, di appartenere a loro volta a questo movimento. Pubblicità garantita a costo zero, e sicura fonte di attrattiva per centinaia e centinaia di giovani in tutto il mondo…

***

Ahem, sì: star come Justin Bieber e Miley Cyrus, dicevo. Il fatto che Miley Cyrus abbia appena girato un video in cui cavalca nuda una palla demolitrice leccando voluttuosamente utensili di ferramenta, dovrebbe dirla lunga sulla reale portata di questo movimento.
Che da un lato mi piace tantissimo e da un lato mi desta forti perplessità, se devo essere sincera. Nel senso: da un lato, trovo incredibilmente ammirevole il fatto che TLW ed altri movimenti analoghi siano riusciti a rendere la castità prematrimoniale un qualcosa di veramente cool, un ideale da ricercare e da perseguire con orgoglio. Io non faccio testo, perché sono sempre stata un’adolescente controcorrente che quasi si divertiva a fare il bastian contrario rispetto ai suoi coetanei: ma quanti dei ragazzi d’oggi decidono di non conservarsi puri perché la verginità è una cosa da jellati, è un peso umiliante da cui liberarsi? L’ideologia di True Love Waits risolve alla radice questo problema: jellati saranno quelli che passano da un letto all’altro, semmai.
D’altro canto, però, l’ideologia di True Love Waits risolve il problema alla radice rendendo la verginità una cosa di gran moda. Approccio che può essere preziosissimo, se ti stai rivolgendo ad adolescenti modaioli, ma che può anche rivelarsi un’arma a doppio taglio se ti stai rivolgendo ad adolescenti che – beh – decidono di rimanere vergini solo perché è la moda del momento nel loro ristretto cerchio di amici.
E poi chissà per quanto riusciranno a perseverare in questo proposito, se la loro adesione a True Love Waits si è basata solo ed esclusivamente sulla logica “certo che sembra una figata, ahò!”.

Sotto un certo punto di vista, sarebbe forse preferibile un’adesione più matura, per cui magari avremo pochi ragazzi disposti a dichiararsi casti, ma quei pochi che ci sono saranno davvero convinti della loro scelta e la porteranno avanti per davvero. Oppure, è meglio sparar nel mucchio con una strategia comunicativa molto “aggressiva” e molto gggiovane, mettendo in conto inevitabili defezioni “ma intanto abbiamo raggiunto quantità di giovani quasi impensabili”?

Non saprei. Io propendo per la linea “pochi ma buoni” e trovo che aspiranti-astinenti alla stregua di Miley Cyrus tolgano credibilità al movimento punto e basta… ma, certo, con la mia strategia non ho mai raggiunto folle oceaniche di teen-ager osannanti che inneggiano festosi alla castità prematrimoniale. True Love Waits sì, incredibilmente.

Insomma: voi che ne dite? È l’idea più geniale del secolo e bisognerebbe importarla di corsa anche in Italia… oppure, è la solita americanata da prender con le pinze?

36 risposte a "“True Love Waits”: e la castità diventa cool"

  1. Denise Cecilia S.

    Americanata, anche se con una base sensata.
    Meglio pochi ma buoni. Cfr. Miley Cyrus.
    (Ecco cosa penso).

    Purity ring e carta di dichiarazione d’intenti, chiamiamola così; mi piacciono, ma poi penso alle ricadute pratiche che possono avere se mal interpretati, e depenno anche quelli.

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    1. Lucia

      Cioè? A quali ricadute pratiche ti riferivi, nello specifico? 🙂

      Anche lì: il purity ring concettualmente mi piace, mi piace l’idea di poter indossare qualcosa che discretamente faccia presente agli altri (e soprattutto: ricordi a te) l’impegno che ti sei preso. Devo dire che, se fosse diffuso anche in Italia, probabilmente lo metterei volentieri.
      Sulle varie dichiarazioni d’intenti (perché TLW ha una sua formula, ma poi ci sono movimenti analoghi che hanno anche formule diverse) ho già molte perplessità in più. Più che altro… sarò io che magari mi faccio troppi scrupoli e/o do troppo peso a una promessa di questo tipo, ma fare una promessa solenne di fronte a Dio, beh, non è una cosa che io farei a cuor leggero O.o E tantomeno la proporrei a un gruppetto di adolescenti che magari ci aderiscono per moda / perché lo fanno tutti, senza reale convincimento… non so, magari esagero ma io la prendo proprio come una specie di “voto di verginità” (a tempo… ma pur sempre voto di verginità!), onestamente non è una cosa che proporrei così a cuor leggero a una ragazzina… tipo Miley Cyrus, sempre per tornare a rigirare il coltello nella piaga (povera Miley!).

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  2. rosenuovomondo

    Siamo un pochino arrivati all’assurdo per quanto riguarda alla sessualità dei ragazzi priva di valori veri.. però forse questa americanata è un pochino esagerata. E i valori non nascono da una moda ma da convinzioni profonde e personali…

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    1. Lucia

      Beh… però, soprattutto se sei un adolescente conformista, è molto difficile accettare dei valori che sono drammaticamente fuori moda. Se la castità prematrimoniale viene universalmente percepita come una cosa d’altri tempi a cui nessuno crede più, e/o un atteggiamento da bigotti frustrati, è ovvio che i ragazzi si sentiranno poco incentivati (per usare un eufemismo…) a perseguire questo obiettivo. O, per ben che vada, si vergogneranno come cani della loro verginità, considerandola un imbarazzante segreto più che un vanto.
      E se approcci la materia con un atteggiamento di questo tipo, secondo me sei già “con un piede nella fossa”, in questa società ipersessualizzata in cui tutto e tutti ti urlano che bisogna fare sesso, bisogna farne tanto, bisogna farlo sempre.

      A me piace tantissimo che TLW sia riuscito a rendere di moda la verginità, e trovo che questo sia il modo migliore in assoluto per portare ai giovani questo messaggio.
      Certo, ehm, poi ci sono i risvolti negativi di questo atteggiamento (vedi appunto la povera Cyrus ecc.)… però, di per sè, il fatto di aver reso accattivante e modaiolo il messaggio pro-castità, a me sembra il più grande successo in assoluto che un’associazione come TLW potesse ottenere!

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  3. filia ecclesiae

    Secondo me è un’americanata che fa del bene, eccezioni tipo Miley Cyrus.ce ne saranno sempre. Si tratta di una moda che a tanti bambini e a tante donne ha risparmiato la tragica esperienza dell’aborto.
    La lingua inglese si presta proprio per gli slogan che fanno breccia, sa essere concisa e non noiosa e andrebbe bene anche nel resto del mondo, quasi tutti ormai, almeno i giovani, comprendono poche parole in inglese lanciate come slogan.
    Sono “controcorrente” quasi come te, e ammetto che le adesioni alla “Manif” o alle “Sentinelle” non avranno successo. Una manifestazione una tantum non risolve il problema. Ci vorrebbe qualcosa di simile del TLW che dia testimonianza ogni giorno di una realtà e non soltanto in determinate occasioni. Magliette tipo queste di sopra con mamma, papà e bimbo/-i, sotto “true love=true life” (la butto li, eh, nulla di studiato), secondo me farebbero tendenza e sarebbero una testimonianza quotidiana. Si può fare in Italia? Mah….

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    1. Lucia

      Secondo me è un’americanata che fa del bene, eccezioni tipo Miley Cyrus.ce ne saranno sempre

      E’ che in realtà io ho il sospetto che Miley Cyrus non sia, purtroppo, un’eccezione… da quello che vedo e leggo in giro per il web, mi sembra proprio che TLW abbia questa capacità di attirare tanti giovani appassionati, pieni di convinzione e di determinazione… però a un livello molto molto superficiale. Non so come spiegarmi. Mi sembra che sia quella vita di castità che fila liscia finché il tuo fidanzatino fa a sua volta parte di TLW, ma che rischia di incrinarsi alla prima difficoltà o divergenza di vedute (o crisi di fede).
      …che però ovviamente magari non c’è – e pensando alla situazione delle mie coetanee qui in Italia, credo che un movimento come TLW sarebbe utile per davvero, per sensibilizzare circa un argomento che a me sembra passare un po’ in sordina, in tanti oratori. (Magari no, eh, ma è la mia esperienza).
      Io trovo che TLW sia ottimo per “mettere la pulce nell’orecchio”, per così dire; ma ho paura che di per sè non basti. A un certo punto mi sa che serve proprio fare uno step in più, altrimenti gli slogan magniloquenti di TLW non possono bastare; non possono bastare a lungo.
      Ma certo, sono un ottimo punto di partenza… 😉

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      1. filia ecclesiae

        Sono d’accordo, non bastano; ma, se ben fatti, si insinuano nel cervello ed è già un successo. Bisognerebbe completare l’opera con un lavoro dietro le quinte, ma in questo, forse, sono meglio gli europei. 😀

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      2. Lucia

        Sì, ecco, io ho un po’ l’impressione che in America, in questi movimenti pro-castità, manchi, in tanti casi, un lavoro dietro le quinte. Non so… io seguo online molti di questi movimenti (fra cui anche il famoso sito di Jason e Crystallina, che pure dovrebbero avere un appoccio identico al mio, visto che sono cattolici)… ma a me sembra che manchi un po’ di sostanza, onestamente. Tante belle parole, tanti messaggi presentati in modo accattivante; ma quando poi arrivano a spiegare bene il perché della verginità prematrimoniale, in genere vacillano.
        Non lo so: ad ascoltare solo le motivazioni che portano loro, io non so mica se sarei convinta O.o

        (Questo vale in parte con i chastity speaker cattolici, ma ancor più con gli evangelici: loro, in particolar modo, adducono motivazioni che proprio non mi convincono per niente, poveri. Ho l’impressione che i vari movimenti pro-castità americani siano tanto belli e carini e pieni di attivismo ecc. ecc., ottimi per mettere “la pulce nell’orecchio” come dicevo, ma che poi sotto sotto siano un po’ deboli quanto a sostanza).

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    2. Lucia

      Ecco, a proposito di statistiche su quanti rimangano fermi nel proposito e quanti abbandonino, ho recuperato uno studio dell’università di Yale, secondo cui… uhm…

      L’88% dei ragazzi che aveva aderito a TLW, in realtà ha avuto rapporti prematrimoniali.
      Però, rispetto alla media dei coetanei, i ragazzi di TLW hanno aspettato circa 18 mesi in più prima di avere il loro primo rapporto, e statisticamente hanno avuto relazioni sessuali con un numero inferiore di partner (sempre rispetto alla media dei loro coetanei). Per i ragazzi che poi hanno abbandonato TLW, il tasso di malattie sessualmente trasmissibili contratte a seguito di un rapporto sessuale è rimasto in linea con quello della media nazionale.

      (Tutti i dati sono riferiti a un campione di ragazzi che aveva aderito a TLW, che è stato interrogato a distanza di sei anni dalla sua adesione al movimento).

      Uhm.
      Beh, diciamo che un 88% di abbandoni è una percentuale piuttosto altina, ma quantomeno questo 88% di ragazzi sembra comunque avere una vita sessuale un po’ meno “caotica” rispetto ai suoi coetanei. Che se vogliamo, è già un bel risultato…
      E poi, ovviamente, resta quel meraviglioso 22%… 🙂

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  4. Denise Cecilia S.

    Ricadute pratiche tipicamente adolescenziali ed abbastanza imprevedibili: l’anello non (solo) come messaggio positivo e tratto identificativo, ma anche come mezzo per separare le persone in fazioni, individuare chi sta dalla tua e chi no, in una sorta di snobismo invertito.
    Per carità, potrebbe benissimo essere che tutto il movimento, per come è concepito, non dia affatto adito a rischi simili. Però sapendo come evolvono spesso le novità dalle buone intenzioni ma dalla struttura fragile…

    … a parte questo, concorde con te in tutto.

    Filia: posso chiederti come mai hai (avete) quest’impressione sulle Sentinelle?
    (Non parlo della Manif perché, anche se molto simile, non la conosco quasi per nulla).
    Facciamo manifestazioni una tantum, ma il più possibile ripetute e regolari, alternandole nelle varie città, e rimbalzando mediaticamente per quanto possibile.
    La chiave, io credo, sarà la costanza più che la frequenza; anche se intensificare non guasterebbe a parer mio 😉

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    1. Lucia

      Uhm… onestamente, se devo proprio essere sincera, la divisione in fazioni non la vedo nemmeno così dannosa in assoluto, se stiamo parlando di adolescenti, sai?
      Non è per fomentare l’odio 😛 ma ripenso ad esempio alla mia preadolescenza: ero finita in una classe di scuola media in cui detestavo tutti i miei compagni e tutti i miei compagni detestavano me. Oltre ad essere bulli sboccacciati scansafatiche ecc. ecc., i miei compagni di classe cercavano anche di mostrarsi “grandi”, “già arrivati”, attraverso una costante blasfemia e una vita affettiva oltremodo sregolata, ché ad ascoltar loro sembrava che le mie compagne di classe a quattordici anni facessero invidia a Cicciolina (e spero per loro che esagerassero… ma a giudicare da come si atteggiavano, erano esagerazioni non del tutto inverosimili :-\ )
      Io, che detestavo dal più profondo del mio cuore i miei compagni di classe (non è bello da dirsi, ma è così) ho sentito molto forte la contrapposizione “io (brava ragazza) / loro (gioventù depravata)”. Ed è sicuramente grazie a questi tre anni di inferno in questo ambiente “ostile” che io sono arrivata al liceo con convinzioni religiose piuttosto salde e con una “fissa” tutta particolare per la castità ed il pudore.

      Vabbeh, questa è la mia storia e una ragazza con altro carattere l’avrebbe magari vissuta molto diversamente. Però, per dire… nel mio caso, questa contrapposizione tutta adolescenziale “io/loro” è stata molto funzionale a farmi rimanere ferma nelle mie convinzioni, foss’anche solo per partito preso e per ripicca.
      Ovviamente doveva esserci qualcos’altro oltre alla ripicca, altrimenti a dieci anni di distanza non sarei qui a scrivere cose cattoliche; però, la ripicca è riuscita a tenermi ancorata a quei due-tre punti fermi che mi sembrava potessero differenziarmi più di tutti da quella… gioventù bruciata che mi circondava 😉

      E’ carino lasciare la scuola media disprezzando i propri coetanei blasfemi e (aspiranti) promiscui, guardandoli dall’alto in basso, e comportandosi bene solo per dimostrarti che sei migliore di loro? Ovviamente no, e non è neanche molto cristiano, ed è assolutamente indispensabile, a un certo punto, un cambio di prospettiva… però, secondo me, questa contrapposizione “noi/loro” funziona molto, nell’adolescenza. Forse è una tecnica poco ortodossa, ma secondo me funziona. E’ potente, tocca le corde più profonde di un essere umano, e di un ragazzo soprattutto. A me sembra che TLW non calchi eccessivamente su questa contrapposizione, e, semmai, cerchi di farla vivere in maniera cristiana, non con disprezzo ma semmai con pietà affettuosa… però, di per sè, secondo me è una tecnica che funziona.
      Forse non ortodossa al massimo, eh… però, potente. Cioè, su di me ha funzionato un sacco; e non so, onestamente, se sarei quella che sono, se non avessi avuto questa esperienza.
      Io mi ci sarei vista benissimo, in una high school americana, a sfoggiare con (stupido) orgoglio (adolescenziale) il mio purity ring, per dire “AH!, io resterò vergine fino alle nozze e voi no!”.

      Un atteggiamento stupido finché vuoi, non c’è dubbio… ma ooohh, quanto sarei stata orgogliosa del mio anello! Poi si cresce e si matura e si capisce che certe scelte non possono esser mosse dalla ripicca… ma nel frattempo… 😉

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    2. filia ecclesiae

      Denise Cecilia, farò anch’io la prima manifestazione con le Sentinelle questa domenica a Cremona. Non ho nulla in contrario, ma sono quasi certa che non avrà successo. La risonanza mediatica era molto più alta in Francia, eppure il voto è andato male. Per vedere un probabile successo si guarda normalmente all’esperienza altrui che in Francia non era e non è un granché. Alla fine, e questa è la mia impressione, rimane un’autoesaltazione per ciò che è stato fatto, un sentirsi parte di qualcosa che accomuna -che comunque è una bella cosa-, ma non andrà oltre, non con i politici che ormai hanno fatto della corruzione la loro fortuna, non se lo possono permettere.
      L’unica soluzione che vedo, ma è dura anche questa, è seguire l’esempio dell’Ungheria. Il modo con il quale viene tuttora “flagellata” dall’UE la dice lunga sul sistema predominante di quell’Unione che si infischia del volere dei cittadini.

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      1. Denise Cecilia S.

        Perdonami – sono un po’ ignorante – cosa hanno fatto in Ungheria?
        Mi dici che viene tartassata dall’UE, ergo non può esserne uscita come ho pensato sulle prime. Curios curios. (Chissà perché ho il presentimento che si tratti di qualcosa che noi italiani faremmo fatica a imitare).

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        1. filia ecclesiae

          Si, Denise, l’Ungheria è uscita ma viene ancora perseguitata con tasse retroattive ingiustificabili. Hanno un presidente in gamba che denuncia ad alta e non rimane in silenzio. Hanno avuto coraggio, l’economia si è ripresa, stanno bene, e dovranno pagare per il loro coraggio, temo. A meno che, la UE non salti.

          Per tornare alle sentinelle e la Manif, ecco un’articolo che spiega meglio quel che volevo dire:
          http://www.lanuovabq.it/it/articoli-quattromila-fantasmi-a-romala-censura-gay-e-gia-realta-8197.htm

          Il totale silenzio! Inutile se ce la cantiamo e raccontiamo fra di noi, no? Uno schifo. 😦

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      2. Denise Cecilia S.

        Ah. Capisco, non mi stupisce -.-

        Ho letto l’articolo, e già questo mi sorprende di più (anche se non mi stupisce del tutto). Oggettivamente il problema c’è. Per fortuna c’è anche il web. Ma soprattutto c’è il futuro: che i media tradizionali ne parlino o meno, ogni cosa nella storia si viene a sapere – non necessariamente dopo secoli, e senza incidere.
        Non voglio fare la fatalista, eh, penso solo che alcune cose abbiano valore anche quando questo non è precisamente… visibile. Poi chi vivrà, vedrà (forse).

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  5. Lucia

    Quanto alla questione Sentinelle etc dico brevemente la mia: in effetti capisco le osservazioni di Karin, nel senso che… non so come dire: non per criticare le Sentinelle, ma mi sembra chiaro che un movimento come TLW ha proprio una portata molto diversa. Un conto è fare una manifestazione una tantum (magari anche ottenendo molto rilievo mediatico, eh), e un conto è un’operazione come TLW che ha proprio un carattere pervasivo: è praticamente in azione 24h/24 e si mostra attraverso gadget, magliette, segni di riconoscimento, band e testate che lo sponsorizzano, ecc.
    Ovviamente sono due modalità molto diverse fra di loro. Credo che TLW, per il modo in cui si diffonde, abbia più popolarità e più diffusione, basta anche solo il passaparola e quella maglietta lì da indossare in ufficio (e nessuna vergogna: lo fanno in tanti!). Però, riflettendoci, non so se me lo vedrei bene in un contesto delicatissimo come quello della difesa della famiglia tradizionale. Centinaia di giovani urlanti che indossano felpe con slogan a casaccio, magari senza nemmeno capire al 100% quello di cui si parla… ehm, ma anche no. Non su questo tema, percaritàdiddio. Se c’è una cosa che mi piace delle Sentinelle è la loro assoluta, quieta, moderazione: puoi rigirarla come vuoi, ma non puoi dire che sono degli esaltati omofobi 😉
    Una manifestazione la tieni facilmente sotto controllo; ma una volta che “sguinzagli” centinaia di persone incaricandole di propagandare la difesa della famiglia tradizionale nella loro vita quotidiana? L’ultima cosa di cui c’è bisogno, è beccare lo sprovveduto che non sa argomentare e ci fa la figura dell’idiota omofobo… o peggio ancora, l’esaltato che va a prendere a insulti la gente indossando la magliettina “true love = true life”. Per carità. Un conto è la castità prematrimoniale, ma qui siamo su un terreno molto più sdrucciolevole.

    Però anche una testimonianza quotidiana e pressante in stile TLW ha le sue enormi potenzialità, certo. Però… (a parte il fatto che per diventare così popolari ci vogliono vent’anni di tempo e tanti soldi), temo che un movimento così modaiolo e diffuso rischi in qualche modo di perdere il controllo, e in questo caso specifico sarebbe proprio drammatico…

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  6. Denise Cecilia S.

    Capisco 😉
    Sì, gli adolescenti in effetti – se presi per il verso giusto – hanno un grande potenziale.

    Per il resto, il punto è proprio il contesto, e ancor più l’obiettivo: certo che i due fenomeni hanno portata diversa, ma l’obiettivo stesso è molto diverso, anche se in numeri forti in genere non guastano.

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      1. Lucia

        Però… ti faccio una domanda. Idealmente concordo con te nel dire che le manifestazioni vanno meglio se accompagnate da gesti incisivi nella vita di ogni giorno, ma… come dicevo prima: una manifestazione la controlli; la vita di ogni giorno di millemila persone, no.
        La difesa della famiglia tradizionale è un argomento delicatissimo, scottante, e in cui è facilissimo fare pessime figure se per caso (o per impreparazione al dialogo) ti sfugge la parola sbagliata.
        Secondo me sarebbe potenzialmente deleterio trasformare le Sentinelle in un movimento alla TLW, perché io francamente non sento il bisogno di centinaia di persone di buone intenzioni ma di scarso ingegno che nella vita di ogni giorno propagandano le loro idee con colleghi e amici, indossando la maglietta di Manif pour Tous.
        Cioè, sì: ne sento il bisogno eccome, ma vedo anche dei tremendi rischi. Che succede se va in giro con la felpa di Manif pour Tous un sempliciotto pieno di buone intenzioni, ma che poi però non sa argomentare le sue posizioni e ci fa una figura barbina? Che succede che va in giro con lo slogan di Manif pour Tous una testa calda che è omofoba per davvero (ce ne sono, eh), e aderisce al movimento perché è galvanizzata dal suo successo mediatico?
        In una manifestazione in piazza questo non succede, ma se il movimento si accompagna ad azioni della vita di ogni giorno, che per forza di cose non possono essere controllate…
        Passi, se vai a dire fregnacce sulla castità prematrimoniale o temi simili; ma quando si incomincia a parlare di omosessuali, bisogna andarci molto MOLTO cauti.
        Una impostazione in stile TLW io me la vedo proprio male perché poi non sai chi va in giro a testimoniare cosa e in quale modo, ma intanto hai gente che va in giro a dare la sua testimonianza usando gli slogan del movimento.
        Tu non vedi questo pericolo?
        O saresti proprio per soluzioni alla radice tipo quella dell’Ungheria, taglio netto e stop? 😛

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  7. filia ecclesiae

    Seguire l’esempio dell’Ungheria sarebbe l’ottimo ma non ne abbiamo le risorse economiche a causa di un governo da piangere che ovviamente non sarebbe in grado di gestire la situazione, non ha gli attributi. Se si verificano le voci di corridoio che comunque l’UE sarà sciolta, allora saremo nei guai perché ci lasceranno in mutande.
    No, non vedo il pericolo, basta organizzarsi. Un accattivante depliant, breve ma incisivo con tutti i riferimenti, consegnato con gentilezza a chi chiede, secondo il caso metterci anche un’indirizzo mail o numero di telefono, basta. Raramente qualcuno che chiede ha poi anche tutto il tempo per ascoltarti, li li sul momento.

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    1. Lucia

      Tu però parti dal presupposto che le persone che distribuiscono il volantino siano tutte persone sane di mente che hanno la stessa identica sensibilità (e lo stesso spirito di carità) sul tema. Il che probabilmente è vero nel 99,9% dei casi, ma io – se fossi un organizzatore del movimento – avrei proprio paura di mandare allo sbaraglio una massa di persone che non conosco, a parlare “per conto” di un movimento ben preciso. I volenterosi sprovveduti non mi preoccupano più di tanto, ma mi preoccuperebbero eventuali adesioni da parte di gente omofoba per davvero (e/o con un sentire diverso da quello del movimento, e/o mossi da ragioni diverse da quelle che animano gli altri manifestanti).
      Perché purtroppo, di gente idiota che ce l’hai coi gay in quanto tali, ce n’è. Poca, ma ce n’è. Non penso che attualmente scenda in piazza con le Sentinelle, ma che succede se uno di questi idioti piglia il volantino delle Sentinelle e poi lo distribuisce ai colleghi d’ufficio portando argomentazioni che non stanno nè in cielo nè in terra? Ci va di mezzo l’immagine delle Sentinelle nel complesso.

      Non lo so: secondo me, su un tema così “caldo” e scivoloso, in cui è facilissimo fare passi falsi (e alcuni fanno di tutto per farteli fare di proposito), lasciare la gente “allo stato brado” può portare più danni che vantaggi… anche se ovviamente avrebbe anche tanti vantaggi. Ma se poi arriva il pazzo che, (magari anche in buona fede), fa danni tali da minare la credibilità del movimento intero?

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      1. Denise Cecilia S.

        Non a caso i portavoce insistono nel suggerire di tacere, continuare a leggere e, piuttosto, indirizzare a loro chi passasse e fosse interessato – il che di per sè è un’ottima cosa, s’intende.
        Anche perché una domanda tira l’altra, se chi passa non è a sua volta acuto; e si finisce per fare salotto invece di manifestare… silenziosamente 🙂

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  8. filia ecclesiae

    Ho capito, ma allora perché non sfruttare le varie manifestazioni per un’introduzione a qualcosa di più serio. Non ci vuole mica tanto… Proprio perché il problema è così urgente e “caldo”, bocche chiuse e depliant in mano. Un riferimento email o telefonico riporterà a persone preparate. Questa legge è brutta forte, eh.
    Vediamo che in Francia non ha funzionato, cerchiamo di fare qualcosa in più.

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    1. Lucia

      Sì, sfruttare le varie manifestazioni per un’introduzione a qualcosa di più “capillare”, sì. Diciamo però che il “capillare” in stile TLW non mi convince 😛
      Forse si potrebbe pensare a una mobilitazione come quella che c’era stata ai tempi del referendum sulla legge 40? All’epoca ero praticamente una bambina 😉 e avevo fatto poco o niente, ma mi sembrava che lì ci fosse stata una mobilitazione molto capillare, ma comunque molto ben organizzata dall’alto e molto accentrata. Con poco spazio per sconsiderate iniziative personali, per così dire 😉

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      1. filia ecclesiae

        Oh si, io c’ero e ho rischiato, tanto era capillare la mobilitazione e anche l’insegnamento preparatorio da parte di quasi tutti i gruppi cattolici.
        Non prendete alla lettere le mie parole sulla TLW, non pensavo minimamente che doveva essere uguale come procedura, ma l’effetto della visibilità. L’importante è questo.

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      2. Lucia

        Aaaahh, ecco 😀
        Sì, circa l’utilità di avere una visibilità maggiore, sono daccordissimo. Certo, ci vuole tempo (e soldi), ma idealmente… 🙂

        Vero? Anche io avevo l’impressione che, all’epoca del referendum, i vari gruppi avessero preparato molto MOLTO bene i vari aderenti. Io all’epoca ero piccina, non potevo neanche votare 😛 , e l’unica cosa che avevo fatto era stata distribuire nelle buche delle lettere del mio condominio alcuni volantini che mi erano stati gentilmente passati da un mio professore.
        Beh: in effetti era poco, ma nel suo piccolo era già qualcosa 😉

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      3. Lucia

        Wellà, Karin!! Ti hanno dato retta 😀
        Parlavamo in questi giorni di maggiore visibilità, e mi sono appena trovata su Facebook un post sponsorizzato della Manif pour Tous! Cioè, proprio di quei post sponsorizzati in stile banner pubblicitario che appare direttamente nella home, senza che tu abbia clicckato “like” né niente… magari avranno pure segmentato gli utenti per far arrivare queste pubblicità a un target specifico, ma comunque è già tanto, in termini di visibilità 😀

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    1. Lucia

      Avviso ai lettori: non è che lo spezzone del film sia propriamente pro-castità e offra allo spettatore occasioni di feconda riflessione… anzi 😉

      Sai che è già la seconda volta in poche settimane che mi danno lo stesso consiglio, Minoko? 😀

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