Il Purgatorio di San Patrizio

San Patrizio si lasciò cadere in ginocchio e scoppiò a piangere. Singhiozzò lacrime di frustrazione e di avvilimento e pianse per dieci minuti abbondanti, inginocchiato a capo chino, davanti al crocifisso, nel buio della sua cella.
“Io non riesco a farglielo a capire, Signore. Io ci provo, io mi impegno, ma loro non mi capiscono”. Si asciugò gli occhi con il dorso di una mano, fissò il crocifisso, e poi si lasciò sfuggire un nuovo singhiozzo. “La gente di qui. I pagani. Tu lo sai quanto impegno io ci metta, Tu lo sai, ma loro non mi ascoltano. Non mi credono. Peggio: decidono di non ascoltarmi. Io annuncio il tuo Vangelo, smaschero le menzogne dei loro idoli pagani, parlo delle torture che attendono tutti coloro che, ascoltata la tua Parola, rifiuteranno di accoglierla… ma loro non mi ascoltano, non ci credono. Ti prego, Signore, parlami: che cosa devo fare, a questo punto?”.
Attraverso il velo delle lacrime, Patrizio puntò i suoi occhi in quelli del crocifisso e rimase a fissarlo per qualche secondo, ancora scosso dai singhiozzi.
E poi, Dio gli parlò. “Potresti provare a mostrare loro il destino che attende chi rifiuta ostinatamente la Verità”, suggerì in tono propositivo.
Oddio”. Poco mancò che San Patrizio rimanesse secco per lo shock.
“Mio caro amico: conosci il lago di Lough Derg? È a poche miglia di distanza dal luogo in cui ti trovi in questo momento”.
“…”, boccheggiò Patrizio, senza riuscire ad articolare una risposta di senso compiuto.
“Prendi una barca a remi, e attraversa il lago che ti ho indicato. Al centro del lago, vedrai un’isola. Al centro dell’isola, troverai una fenditura nel terreno – uno stretto cunicolo che sprofonda nelle viscere della terra. In verità, in verità ti dico: quello stretto cunicolo è la porta d’accesso che conduce al Purgatorio”.
“…”, ripeté Patrizio.
“Chiunque oserà varcare le porte del Purgatorio, potrà sperimentare in prima persona il destino che attende i peccatori, dopo la loro morte. Avrà occasione di meditare sulle sue scelte e di espiare – se ne ha il coraggio – parte dei suoi peccati. E tu, Patrizio, mostrerai tutto questo ai tuoi fratelli, affinché essi credano e si convertano”.
“…”, boccheggiò Patrizio, con una certa ripetitività. E poi, non appena si fece giorno, corse fino al lago che il Signore gli aveva indicato, affittò una barca, remò fino all’isoletta che emergeva dalle acque, e…
oh! Le porte del Purgatorio c’erano per davvero!

Purgatorio San Patrizio

(Prevedibilmente), se dovessimo dar retta alle fonti in nostro possesso, non troveremmo nessuna testimonianza in grado di farci dire “sì, San Patrizio ha effettivamente messo piede sull’isoletta di Lough Derg”.
Fatto sta che, nell’isoletta di Lough Derg, nella contea di Donegal, esiste per davvero una località che ancor oggi è nota come “Purgatorio di San Patrizio”. Tale località è realmente stata meta di infiniti pellegrinaggi, da parte di individui che ritenevano di poter trovare, sulle rive di quell’isola, la porta d’accesso al Purgatorio.
Un “Purgatorio” che è da intendersi in questo modo: il Purgatorio è sicuramente quel posto in cui finisci dopo la morte per scontare i tuoi peccati… ma, se viaggi fino a Lough Derg e ti addentri oltre le porte del Purgatorio di San Patrizio, avrai occasione di vivere il tuo Purgatorio… uhm… essendo ancora in vita.
Nel senso che – secondo la tradizione – chi avesse oltrepassato, da vivo, le porte del Purgatorio, avrebbe avuto modo di sottoporsi a svariate prove che, di fatto, lo avrebbero purificato dalle sue colpe. Sì, insomma: il peccatore avrebbe avuto modo di scontare, mentre era ancora in vita, le pene ultraterrene che, diversamente, lo avrebbero atteso dopo la morte.
Che è già una cosa mica da poco, se permettete: avventurandosi all’interno del Purgatorio di San Patrizio, si potevano scontare in un colpo solo interi decenni di peccati. E così, ci si avviava verso la fine della propria vita con la certezza di essere stati mondati da tutte le proprie colpe: chi, da quel momento in poi, si fosse impegnato a vivere santamente, avrebbe goduto della ragionevole speranza di potersi effettivamente salvare, dopo la morte.

San Patrizio PurgatorioMa cos’era, concretamente, ‘sto Purgatorio di San Patrizio?
Era una fenditura. In mezzo alla terra.
C’era ‘sto isolotto in mezzo a un lago; in mezzo all’isolotto, c’era una piccola grotta, che – a dar retta alla leggenda – era l’imboccatura del Purgatorio.
Oltrepassando a gattoni una fenditura alquanto stretta (50×90 cm. circa) ci si addentrava in quella che (laicamente) era una grotta sotterranea, e che (secondo il popolino medievale) era l’ingresso dell’Aldilà.
Attorno a tale spaventoso confine, San Patrizio aveva fatto costruire un cancello chiuso da una porticina, perché – intuibilmente – avventurarsi nell’oltretomba non è cosa da tutti. A custodia di cotanto luogo mistico, aveva inoltre fatto erigere un’abbazia, capace di accogliere e indirizzare tutti i pellegrini che avessero osato addentrarsi nel Purgatorio nella speranza di scontare i peccati che li opprimevano.

La credenza ha origini piuttosto remote. La più antica testimonianza giunta fino a noi è una piccola operetta intitolata Purgatorio di San Patrizio, e composta, attorno agli anni ’90 del XII secolo, da un monaco cistercense che si firma H. (forse, Henricus?). Il monaco raccoglie e divulga la testimonianza del cavaliere Owein, che, qualche tempo prima – un po’ per curiosità, un po’ per tenzone cavalleresca, un po’ perché animato da vera volontà di redenzione – aveva osato avventurarsi oltre la Porta del Purgatorio.
Per mio gusto personale, il Purgatorio del cavaliere Owein è persino più affascinante di quello di Dante Alighieri… ma non è questo il punto: semmai, ne parleremo in un post a parte. In ogni caso, Owein si addentra nella fenditura di Lough Derg e si trova immerso in un ambiente spaventoso che molti di noi definirebbero decisamente “Inferno”, altro che Purgatorio! Sottoposto a una lunga serie di terrificanti prove, Owein riesce a sopravvivere solo grazie alla sua incrollabile fede in Dio. Ultimato il suo percorso penitenziale e mondato da tutte le sue colpe, il cavaliere ritorna “nel mondo” proponendosi di non peccare più, e facendo il proposito di raccontare la sua storia a quante più persone possibili.

Beh, direi che Owein è decisamente riuscito nella sua missione: in breve tempo, il Purgatorio di San Patrizio diventa un vero e proprio best seller. Viene tradotto in lingua straniera, viene copiato in lungo in largo, comincia a circolare in tutta Inghilterra, e poi in tutta Europa. Se il Purgatorio di San Patrizio ci dava conto di una credenza effettivamente già diffusa in Irlanda all’epoca della redazione del testo, il sorprendente successo ottenuto dall’opera non fa altro che diffondere vieppiù la tradizione. Tutti cominciano a parlare di quell’isola miracolosa in cui Dio Onnipotente ha voluto collocare le porte del Purgatorio; tutti vagheggiano l’idea di viaggiare fino a Lough Derg per trascorrere qualche giorno in quel luogo di  purificazione, ove anche i peccatori più incalliti possono purgarsi delle loro colpe.

Ma concretamente, come aveva luogo questo pellegrinaggio penitenziale?
Oltrepassare le porte del Purgatorio – l’ho già detto – è un’impresa non adatta ai più, e le leggende parlavano di prodi cavalieri che, una volta oltrepassata la soglia, non avevano più fatto ritorno. Forse erano stati sopraffatti dalla disperazione; forse erano stati schiacciati sotto il peso dei loro peccati; forse erano stati catturati da un diavolo di passaggio, pronto a trascinarli nelle viscere infernali. Insomma: oltrepassare le porte del Purgatorio significa, il più delle volte, avventurarsi in un viaggio di sola andata – e, proprio per questa ragione, i pellegrini diretti verso Lough Derg erano vivamente sconsigliati dal persistere nella loro impresa.
Chi desiderava addentrarsi nel Purgatorio di San Patrizio aveva innanzi tutto bisogno di un permesso scritto del suo vescovo, il quale doveva per prima cosa tentare di dissuadere il prode in tutti i modi. Se il vescovo non riusciva nella sua impresa, era tenuto a fornire al pellegrino un lasciapassare, da mostrare al priore che gestiva la comunità monastica dell’isola di Lough Derg. Il priore a sua volta si indaffarava in una disperata opera di dissuasione: sottolineava i rischi dell’impresa; suggeriva ai pellegrini altre modalità per espiare le proprie colpe.
Purgatorio Patrizio Legenda AureaMa se il pellegrino rimaneva fermo nelle sue intenzioni, veniva ospitato dalla comunità dei religiosi per due intere settimane, al termine delle quali si confessava, assisteva a una Messa, faceva la comunione, e veniva esorcizzato con acqua santa.
Al termine del rito, i monaci lo accompagnavano, in processione, fino alle porte del Purgatorio. Se il candidato rimaneva fermo nel suo proposito di varcare le soglie dell’Aldilà, veniva benedetto da tutti i monaci della comunità e si infilava nella spelonca, facendo il segno della croce.
Il priore richiudeva la porta alle spalle del pellegrino, e poi, salmodiando, tornava verso la chiesa.

Dio solo sa come trascorresse le successive ventiquattr’ore ‘sto povero cristiano rinchiuso dentro a una grotta… fatto sta che, ventiquattr’ore più tardi, la comunità dei monaci tornava verso le Porte del Purgatorio, e sostava in preghiera di fronte ad esse.
Se il pellegrino avesse spalancato le porte, sarebbe stato riaccolto nella comunità dei vivi e avrebbe fatto ritorno alla sua vita di sempre, mondato dai suoi peccati. Se la porta, invece, fosse rimasta chiusa, i monaci avrebbero capito che il pellegrino era stato schiacciato dal peso delle sue colpe, e avrebbero lungamente pregato per la sua anima.

L’isola di Lough Derg, come accennavo, è stata meta di pellegrinaggi a partire dal secolo XII. Nel 1497 papa Alessandro VI prese posizione contro la credenza, ma le sue pecorelle non gli diedero un granché retta e continuarono a viaggiare verso Lough Derg nella speranza di mondarsi dai loro peccati. Nell’Ottocento il pellegrinaggio conobbe un periodo di particolare vigore, anche se – grazie al cielo – ormai i fedeli viaggiavano verso Lough Derg con la sola intenzione di trarne giovamento spirituale. Cioè: si era ormai persa la credenza di poter fare un viaggio andata-e-ritorno nell’Aldilà.

Lough-DergE, a dirla tutta, se proprio lo volete sapere, la pia tradizione prosegue anche ai giorni nostri. Ancor oggi, sull’isola di Lough Derg, esiste un enorme santuario dedicato a San Patrizio, che, in alcuni mesi all’anno, apre le sue porte ai pellegrini… per aiutarli ad espiare le proprie colpe.
Non ci si cala più nella spelonca (che anzi, è stata murata), ma si vive un’esperienza penitenziale mica da ridere: i pellegrini che raggiungono Lough Derg sono invitati a sottoporsi a una tre-giorni di digiuno quasi totale (solo tè caldo e qualche galletta per spezzare i morsi della fame), durante i quali si impegnano in una lunga veglia di preghiera (laddove “veglia di preghiera” vuol dire che non dormi la notte, ma stai inginocchiato in chiesa a pregare. Letteralmente: la tua prima notte sull’isola la passi in chiesa: non ti viene messo a disposizione nessun letto).
Dopo la lunga preghiera di ventiquattr’ore, i pellegrini – scalzi, digiuni, insonni, e a capo chino – percorrono sull’isola un lungo tragitto penitenziale che si snoda lungo alcune tappe prestabilite. Solo alla fine di questo percorso i fedeli potranno considerare conclusa la loro penitenza, e raggiungere un letto e una tazza di tè caldo per rifocillarsi.
Dopo un meritato riposo e dopo un altro giorno di preghiera, i fedeli pronti per ritornare alla loro vita di sempre.

Certo: non è esattamente un viaggio nel Purgatorio, ma…
Come commentava nel 1913 il cardinal Logue, allora primate d’Irlanda, in una sua visita a Lough Derg, “credo che tutti coloro che abbiano compiuto il pellegrinaggio tradizionale, gli esercizi penitenziali, il digiuno e le preghiere, che valgono così tante indulgenze… ecco: credo che costoro, quando moriranno, dovranno soffrire ben poco, nell’altro mondo”.

12 risposte a "Il Purgatorio di San Patrizio"

    1. Lucia

      Beh, grazie al cielo è stata murata e se ne sono completamente perse le tracce. In base a quello che ho letto in giro in questi anni, posso assicurare che culti così strani e così particolari – come quello di una fenditura nel terreno che porta direttamente al Purgatorio – sono duri da cancellare: la memoria rimane viva, e alla lunga si trasformano in una specie di superstizione.
      Anche se ovviamente dispiace per la perdita della grotta (che di per sè è un pezzo di Storia mica da poco!), mi sa che non c’erano alternative. Se si voleva trasformare Lough Derg in un serio luogo di pellegrinaggio, e non in una roba new age per squinternati, mi sa che era davvero l’unica maniera.
      Ahimè… 😦

      Piace a 1 persona

  1. martayensid

    No dai, ma almeno una sintesi sul viaggio del cavaliere la volevo poter leggere! Non puoi limitarti a dire che è meglio di Dante e lasciar cadere la provocazione, manco avessi scritto ” oggi ho cucinato spaghetti cacio e pepe, so’ meglio della pasta al sugo”!

    "Mi piace"

    1. Lucia

      Sai che io preferisco di gran lunga il cacio e pepe, che la pasta al sugo? >.>

      Comunque… massì, se interessa a qualcuno arriverà anche il post sul Purgatorio del cavaliere Owein 😀
      Diciamo che probabilmente mi piace così tanto perché, rispetto al Purgatorio di Dante, il Purgatorio di Owein è… uhm… molto più movimentato, ecco. Molto più simile all’Inferno dantesco, ecco. E quindi, a pelle, la prima impressione colpisce di più.
      Ma ne riparleremo 😀

      Piace a 1 persona

    1. Lucia

      …eh. Dev’essere tosto. Bellissimo, ma tosto. Credo che sia una di quelle esperienze che davvero lasciano il segno, ma che prima fanno tremar le vene e i polsi. Ventiquattr’ore di preghiera continua, digiuni, scalzi, al freddo, spersi nel nulla… caspita. Non pensavo nemmeno che esistessero più, esperienze di questo tipo (non nell’ambito della Cristianità, almeno). Dev’essere durissima, eppure così bella
      Se vuoi curiosare qui c’è un PDF con qualche dettaglio in più sul programma.
      Comunque io qui ho parlato del pellegrinaggio hard core per gente col sangue freddo: in teoria si può visitare Lough Derg anche solo per qualche ora per raccogliersi in preghiera nella chiesa, eh. Non è che appena sbarchi sull’isola ti sequestrano e ti costringono a ‘sta tortura… 😉

      "Mi piace"

  2. Laurie

    Bello! Super interessante, non ne avevo mai sentito parlare: adesso ho anch’io la voglia di andarci! Organizziamo una ‘gita’ nell’Isola di Smeraldo? Chi viene con me?
    Ma per caso ha valore di indulgenza?
    Adesso approfondirò la questione di questo Purgatorio, perché quello di Dante è un po’ pesantino (secondo il mio modesto parere)
    In ogni caso, sarebbe bello ritrovare l’ingresso, se non altro per interesse archeologico. Chissà se ci vuole ancora il permesso del vescovo per entrarci…

    "Mi piace"

  3. Pingback: L’avventura cavalleresca del prode Owein, che ebbe modo di viaggiar nell’Oltretomba – Una penna spuntata

Lascia un commento