Ma precisamente, in che anno siamo?

“Siamo nel 2016, brutta idiota”, commenterete inarcando le sopracciglia.
“Siamo nel 2016, brutta idiota infedele”, potrebbe commentare qualcuno accalorandosi: “mai sentito parlare di Anno Domini? Di era cristiana? Oggi è il primo giorno del duemilasedicesimo anno dalla nascita di Gesù Cristo, secondo la ricostruzione fatta anni fa da Dionigi il Piccolo”.

Sì sì, per carità.
Indubbio. Siamo nel 2016. Siamo nell’anno 2016 a nativitate Domini.
Tutto vero, per carità. E chi vuole negarlo?

Eppure, questo Capodanno mi offre l’occasione per sfatare un “mito” molto diffuso: e cioè, che i Cristiani abbiano sempre avuto l’abitudine di contare gli anni a partire dalla nascita di Cristo.

C’è, in giro, questa convinzione: no?
La cristianità ha operato una forte scelta di rottura modificando drasticamente il calendario precedentemente in uso: ha fatto sì che il tempo si azzerasse col primo vagito di Gesù Bambino, fissando proprio in quel momento uno spartiacque ideale tra il “prima” e il “dopo”: no?
In fin dei conti, nessun cristiano potrebbe immaginare di adottare un computo del tempo che non sia l’Anno Domini: no?
Non esistono, per i cristiani, “prima” o “dopo” più potenti di questo: no?

Aehm: no.

No, nel senso che, in realtà, l’abitudine di far coincidere l’anno 1 della nostra era con l’anno 1 dopo la nascita di Nostro Signore Gesù Cristo, si è imposta molto tardi, tra le comunità cristiane.
E quando dico “molto tardi”, intendo proprio “MOLTO tardi”.
Prima che si cominciasse a calcolare il tempo a partire dalla nascita di Gesù a Betlemme, la cristianità ha adottato tutta una vasta gamma di tecniche di computo del tempo.

Curiosi di scoprire quali?

***

ANNO DEL CONSOLATO

Beh, niente di strano: era quella in uso all’epoca in cui si sviluppavano le prime comunità cristiane.
Come lascia intuire il nome stesso, il tempo veniva calcolato usando come parametro il nome dei consoli in carica, a Roma, al 1° gennaio di ogni anno. La datazione, insomma, era una roba tipo: “nelle kalende del mese di maggio del primo anno di consolato di Ciripicchio”.

Qualcuno potrebbe anche stupirsi, pensando a comunità cristiane che usano lo stesso sistema di computo del tempo dell’Impero (pagano) (e persecutore) in declino. Eppure, a pensarci bene, non c’è proprio niente di strano: questo stile di datazione veniva usato in tutti i documenti ufficiali emanati dall’Impero, e… beh: i cristiani ci vivevano, nell’Impero.
Se il resto del mondo che ti circonda calcola il tempo in una determinata maniera, tu ti adegui, no? Mi pare ovvio.

Sembra proprio che alle prime comunità cristiane non sia mai passato per l’anticamera del cervello, di sostituire il tradizionale sistema di datazione romano con uno che usasse come riferimento la venuta di Gesù Cristo.
Anzi: ci risulta che la cancelleria pontificia abbia continuato a usare la tradizionale datazione romana fino ad almeno tutta la prima metà del VI secolo. Dopo quella data, l’abitudine di calcolare la data in base all’anno del consolato declina gradualmente, ma ancora nel 904 papa Sergio III data una sua lettera usando questa tecnica.
(Sì, 904, non sgranate gli occhi: all’epoca, la dignità consolare era una delle tante cariche che assumeva su di sé l’Imperatore).

***

ERA DEI MARTIRI

Il 29 agosto dell’anno 284, a essere proprio sinceri, non succede nulla di rilevante: moderni studi storici ci inducono a pensare che le vicende prese in esame abbiano avuto luogo qualche tempo più tardi, attorno al mese di novembre.
Tuttavia, la storiografia di un tempo riteneva che fosse stato proprio il 29 agosto 284 il drammatico giorno in cui l’imperatore Numeriano veniva (orribilmente) ucciso da suo suocero, che nutriva ragionevoli speranze di succedergli sul trono.

Un po’ di giustizia divina esiste, a questo mondo: il suocero assassino fu condotto a giudizio, ritenuto colpevole, e ucciso seduta stante da un giudice sdegnato.
Il problema è che quel giudice sdegnato aveva nome Diocleziano: e, dopo aver vendicato con così tanta furia l’assassino dell’imperatore… fu acclamato imperatore a sua volta, a furor di popolo.

Non serve essere grandi esperti di Storia della Chiesa per ricordare che l’impero di Diocleziano fu uno dei periodi più drammatici e cupi di cui il martirologio conservi la memoria. In un periodo in cui sembrava quasi che si fosse giunti a una pacifica convivenza, sulle comunità cristiane si abbatté una persecuzione violentissima, capillare, cattiva, senza quartiere. Il sangue dei martiri scorre a fiumi, e la cristianità assiste attonita a una strage che – davvero – non trovava pari in nessuna delle persecuzioni subite fino a quel momento: al confronto con quella di Diocleziano, tutte le altre erano acqua fresca.

Così grande è lo shock per la tragedia avvenuta, che, agli occhi delle prime comunità cristiane, il tempo si azzera proprio in quel momento: i Cristiani cominciano a calcolare il tempo… non a partire dalla nascita di Gesù, ma a partire da quel fatale 29 agosto 284.
Questa tecnica di computo del tempo, adottata per la prima volta nelle comunità cristiane dell’Egitto, si diffonde capillarmente in quasi tutta la Cristianità. Ad esempio, sappiamo che era in voga a Milano all’epoca di Sant’Ambrogio (e, per la cronaca, è adottata ancor oggi dalla Chiesa Copta).

In che anno saremmo oggi, se adottassimo questo stile?
Beh, basta fare 2016 meno 284: siamo nei primi mesi del 1732 (e abbiamo festeggiato Capodanno verso la fine dell’estate).

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ERA DI SPAGNA

Questa ha una Storia meno appassionante, però è pur sempre esistita: a partire dal V secolo (dopo Cristo), si impone, in Spagna, l’abitudine di utilizzare come spartiacque tra il “prima” e il “dopo”… non la nascita di Gesù Cristo, non l’inizio della grande persecuzione, ma bensì l’anno in cui la Spagna, ormai assoggettata a Roma, adotta il calendario giuliano.
Poco appassionante, ma tant’è: correva l’anno 38 (avanti Cristo).

La cosa interessante è che l’era di Spagna (che si basa su un D-Day tutto sommato irrilevante) continua ad essere utilizzata per tuuutto il Medio Evo. Cioè: se voi, nel Medio Evo, foste andati in Spagna, non vi sareste trovati davanti a persone che calcolavano il tempo a partire dall’anno della nascita di Gesù. E d’accordo che, nel Medio Evo, la Spagna era musulmana; verissimo, ma a un certo punto è cominciata la Reconquista. E anche nelle aree tornate sotto il dominio cristiano, la gente continuava allegramente a ignorare la tecnica dell’Anno Domini, preferendo datare il tempo a partire dal 1° gennaio 38 a.C.

Siete liberi di non crederci ma è la pura verità: l’era di Spagna cade in disuso solo durante la seconda metà del ‘300, e solo allora viene sostituita con l’era cristiana (quella dell’Anno Domini, ‘nsomma). Il Portogallo è ancora più conservatore, e comincia a calcolare gli anni a nativitate Domini solo nel 1422.

Se siete curiosi di sapere in che anno siamo secondo questo metodo di calcolo: beh, molto facile, basta fare 2016 più 38. Abbiamo appena festeggiato il Capodanno 2054.

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ERA CRISTIANA

È quella che usiamo oggi, ‘nsomma: quella che fa partire il computo del tempo dal presunto anno della nascita di Gesù.
Dico “presunto”, perché, in realtà, è quasi certamente sbagliato il calcolo operato da Dionigi il Piccolo, abate romano della fine del V secolo. In base ad una scrupolosa analisi dei dati contenuti nei Vangeli e nei testi storici pagani, il buon Dionigi riteneva di poter affermare con certezza che Gesù era nato il 25 dicembre dell’anno 753 ab Urbe condita.
In realtà ha certamente sbagliato qualcosa, non fosse altro che per il fatto che, in quella data, re Erode era già morto: ad ogni modo, Dionigi il Piccolo diffonde questo suo calcolo… e la cosa colpisce l’immaginario collettivo.
Pian piano, i cristiani prendono l’abitudine di “azzerare” il tempo proprio in quella data, e di far cominciare il computo degli anni proprio a partire dalla nascita (o dal concepimento) di Nostro Signore.

Ma quando dico che l’abitudine si consolida “pian piano”, intendo proprio “MOLTO piano”: questo metodo di calcolo comincia ad essere utilizzato in Italia nel VI secolo, in Inghilterra e Spagna a inizio VII secolo… ma solo in maniera estremamente sporadica, e solo in testi storici scritti dagli storici.
Nell’uso quotidiano, sono gli Inglesi i primi ad adottare lo stile dell’Anno Domini (siamo all’inizio dell’VIII secolo); in Francia lo stile si impone verso la fine dello stesso secolo; in Germania, comincia a essere usato all’inizio del secolo IX; Spagna e Portogallo, come abbiamo visto sopra, sono le più riluttanti a piegarsi a questa novità, seguite solo dalla Grecia.
A logica, si potrebbe immaginare che almeno la Santa Sede accogliesse con notevole entusiasmo la pratica di calcolare l’inizio del tempo a partire dalla natività di Cristo. E invece no: solo nel X secolo i Papi cominciano a datare i loro scritti usando la tecnica dell’Anno Domini!

Insomma: all’epoca del temuto “mille e non più mille”… una fetta della cristianità non lo sapeva nemmeno, di essere nell’anno 1000!

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ERA BIZANTINA

Last but non least, è stata largamente utilizzata, nel corso del Medioevo, anche la cosiddetta “era bizantina” o “costantinopolitana”, diffusa in maniera pervasiva nell’Impero bizantino, tra i greci, e, più in generale, in tutto l’Oriente ortodosso.
Sorto, non si sa bene come e perché, verso la metà dell’VII secolo, questo stile di computo del tempo usa come parametro di riferimento niente popò di meno che la creazione dell’universo mondo, che ebbe luogo – a detta dei bizantini – il 1° settembre del 5508 a.C.
“Sapevatelo”, come si suol dire.

Questo computo del tempo era utilizzato anche al Sud Italia: un’area che, del resto, aveva forti rapporti commerciali con l’Oriente. Alla caduta di Costantinopoli, nell’anno 1453 (d.C.), la maggior parte delle aree che componevano l’ex-Impero si piega, a malincuore, al computo del tempo “occidentale” che si basa sull’Anno Domini. Eppure, l’era bizantina continua a esistere in altre zone: in Russia, ad esempio, cade in disuso solo il 1° gennaio 1700, nell’ambito del programma di occidentalizzazione avviato dallo zar Pietro il Grande.

Curiosi di sapere in che anno siamo secondo l’era bizantina?
Anche in questo caso è molto facile: basta fare 2016 più 5509, tenendo conto che Capodanno non è oggi ma è stato qualche mese fa: a settembre.

Insomma: attualmente siamo nell’anno 7525. Signori e signore: il futuro è qui!

23 risposte a "Ma precisamente, in che anno siamo?"

    1. Lucia

      La verità è che non siamo in nessun anno, Laura.
      E’ tutto relativo.
      Ognuno di noi è nell’anno in cui si sente realmente di essere 😉

      Comunque, non so voi, ma io sono decisamente nel 1732.
      E adesso cacciate fuori una gonna con la crinolina e un manicotto di pelliccia morbida, ché se siamo a inizio ‘700 io rivendico il mio diritto di vestirmi di conseguenza!

      Auguri 😉

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      1. Lucia

        19.90 euro da Ikea.
        Opzionali, manicotti e gorgiera per completare il look.
        Scoperto adesso facendo un giretto su Google, e… oh mamma!
        Il dramma è che prossimamente ci devo pure andare, da Ikea, e temo che il costumino low-cost costituirà per me una reale tentazione… 😛 😛 😛

        (Beh: ovviamente non sono così scema da comprarmi per davvero una gonna in crinolina giusto per il gusto di farlo, ma cavolo, quanto mi sarei divertita da piccola con un costumino del genere, per giocare! Brava, Ikea: trovo che nel reparto giocattoli vadano davvero forti!)

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    1. Lucia

      Croce e delizia, però: io mi diverto come una scema a fare gli auguri di Capodanno nei momenti più improbabili, a seconda della provenienza geografica dei miei amici… ormai è un mio vezzo 😀

      (NB per chi, a questo punto, mi prendesse per idiota: nel Medioevo, non solo c’era questa incertezza di cui sopra circa l’anno in cui vivere; a parte questo, l’anno cominciava in giorni diversi a seconda dell’area geografica in cui ci si trovava. Come se noi facessimo partire l’anno dal 1° gennaio, e i cittadini della città vicina lo facessero partire dal 5 marzo, che ne so.
      Ad esempio, a Torino l’anno iniziava il 25 marzo, Incarnazione di Gesù, mentre a Pavia iniziava il 25 dicembre, a Natale.
      Ecco, io sono una pazza e faccio gli auguri di buon anno ai miei amici in base alla loro provenienza geografica. All’inizio mi prendevano per cretina, adesso ci si sono affezionati 😉

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      1. Lucia

        …che poi, sotto un certo punto di vista, secondo me l’anno inizia davvero con l’inizio di settembre: ricominciano le scuole, si torna dalle vacanze, cambia il clima, ecc.
        Secondo me, settembre è il vero inizio dell’anno (soprattutto per chi ha figli, direi), e io, ostinata sotto questo punto di vista, continuo ad utilizzare (dai tempi dell’università) una agendina Quo Vadis che va da settembre ad agosto, invece che da gennaio a dicembre.
        Mi prendono tutti in giro per questa mia fissazione, ma… 🙂

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  1. ago86

    Non vorrei dire delle cose false, ma anche il calendario Gregoriano non si è affermato ovunque appena proclamato. Non mi riferisco solo ai paesi protestanti (che non ricordo quando lo adottarono) o ortodossi, ma se non erro anche il granducato di Toscana lo adottò più tardi.

    Ma questa notizia la lessi su un unico libro, tempo fa, e non riesco più a ritrovarla; perciò non so quanto sia certa.

    Una cosa certa è però che hai fatto messo una M di troppo quando hai scritto “la mmaggior parte delle aree che componevano l’ex-Impero” 😉

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    1. Lucia

      Grazie per la doppia M: corretto! 😀

      Sì, esatto: anche il calendario gregoriano ha faticato molto per affermarsi, soprattutto in alcune zone.
      Noi archivisti/storici ecc. abbiamo tutti studiato su Cronologia, cronografia e calendario perpetuo di Adriano Cappelli, un vero e proprio calendario perpetuo dal principio dell’era cristiana ai nostri giorni, come recita il sottotitolo. Utilissimo (anzi: indispensabile) per datare correttamente quei documenti in cui la data era espressa in forme tipo “terzo anno di regno di Papa Peppino”, ad esempio.

      Embeh: fra le tante cose, il Calendario perpetuo ti dice anche in quale momento è stato adottato il calendario gregoriano, nei vari Stati. Ce l’ho qui sottomano in questo momento: sul granducato di Toscana, a dire il vero, non mi dice niente (mi dice genericamente che l’Italia passò al gregoriano nel 1582), ma ci sono Stati che l’hanno adottato davvero tardi!
      Robe da matti, sto scorrendo l’elenco in questo momento e strabuzzo gli occhi: il Montenegro nel 1916, la Bulgaria nel 1917, la Romania nel 1919, l’Unione Sovietica nel 1923… :-O

      Ovviamente queste però sono eccezioni: vedo che la maggior parte degli Stati l’aveva accolto nel 1582 o negli anni immediatamente seguenti. La Germania protestante lo adotta nel 1700 (le regioni a maggioranza cattolica l’avevano già adottato nel 1584); l’Inghilterra nel 1752 tra forti proteste (ricordo un quadro famoso di non-so-più-chi che parlava proprio delle proteste dovute all’introduzione del nuovo calendario).
      Anche altri Stati (es. i Paesi Bassi) lo adottano nel 1700, e guardando l’elenco mi balza all’occhio il caso della Prussia, che è molto in ritardo rispetto ai primi e molto in anticipo rispetto ai ritardatari: lo adotta nell’estate 1610.

      Comunque dando una scorsa veloce alle tavole mi sembra di vedere che, entro il 1700, la maggior parte dei Paesi ormai adottava il calendario gregoriano: fanno eccezione giusto la Russia e quegli staterelli dei paesi balcanici, che lo adottano tardissimo, ma, per il resto, il più era fatto 🙂

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    1. Lucia

      Ho già controllato tutto.
      La gonna è lunga 80 centimetri. Io sono alta 1,63.
      Una gonna lunga 80 centimetri non mi arriva alla caviglia, ma è ragionevolmente ipotizzabile allungarla con una qualche passamaneria che funga da motivo decorativo.

      Non sono ancora uscita dalla tentazione 😉 😉

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      1. Lucia

        😛 😛 😛

        Anche se, devo dire, se proprio dovessi fare la follia di prendermi un costume d’epoca, penso che in realtà propenderei per un vestito medievale, o (volendo andare più sull’elegante) su uno di quei vestiti inizio ‘900 (tipo Titanic o prima stagione di Downton Abbey, per capirci).
        A dirla tutta, le gonne gonfie di crinolina non mi fanno impazzire, esteticamente: preferisco le linee più scivolate, a onor del vero 😉

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  2. Daniele

    La Corea del Nord, che tra l’altro oggi ha purtroppo “attirato l’attenzione” del mondo, ha il suo calendario che parte dalla nascita di Kim il Sung… per Pyongyang siamo nel’anno 105! Tuttavia neanche il regime è riuscito a cancellare il calendario gregoriano, che si usa insieme a quello Juche ufficiale.

    Daniele

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    1. Lucia

      …wow!
      Non ne avevo idea; peraltro leggo su Wikipedia che (pur essendoci anche il calendario gregoriano), quello coreano è molto usato per davvero… cioè, non è nemmeno una buffa curiosità che non viene quasi mai usata, per dire.
      Che storie… :-O
      Non ne avevo proprio idea!

      Dovresti farne più spesso, di salti, da queste parti, Daniele, se tutte le volte ci racconti chicche del genere 😀

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  3. laurazaccaro2013

    @Lucia
    Effettivamente anche io avrei anche un paio di altre idee… Tipo un bel vestito anni ’20… o ’50! 😀
    Ma tu lo festeggi il Carnevale? So che tra i cattolici c’è una spaccatura come per Halloween! 😀

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    1. Lucia

      Beh, gli anni ’20 e ’50 per me non contano, nel senso che anche oggi capita di trovare sul mercato dei vestiti ispirati a quell’epoca. Abiti in stile anni ’50 non ne ho, ma qualcosa ispirato agli anni ’20 e ’30 sì (soprattutto cappellini, deliziosi cappellini).
      Fino a quell’epoca, qualcosa trovi; il problema sorge se ti piace lo stile dei secoli passati… ;-))

      Detto ciò: c’è una spaccatura tra i cattolici circa l’opportunità di festeggiare Carnevale?!
      Ma che davvero?!
      Questa mi mancava; figurati che già trovo insensato avere la fobia della festicciola di Halloween per i bimbetti delle elementari; se sento qualche cattolico che avanza ragioni teologiche per non festeggiare Carnevale, mi casca la mascella.
      Ma scherziamo?! A Carnevale si fa festa perché dopo inizia la Quaresima, e se il mio Mercoledì delle Ceneri non fosse preceduto da una settimana di feste e di scorpacciate, non sarebbe neanche lontanamente così stridente e penitenziale come invece è per me (e meno male che lo è, voglio dire: questo contrasto così netto con quel che ho fatto fino al giorno prima, mi aiuta anche a riflettere meglio).
      Non capisco davvero come un cattolico possa avercela col Carnevale: ma quali ragioni avanzano, quelli che dicono che non va bene festeggiarlo? Posso ancora ancora capire i timori per Halloween (anche se non li condivido), ma Carnevale?

      Comunque… visto che parlavamo di costumi, e penso che fosse lì che volevi andare a parare 😉 io Carnevale lo festeggio (eccome!!), ma più che altro dal punto di vista gastronomico. Mi godo tutti i dolci del periodo e faccio grandi scorpacciate di carne prima che inizi la Quaresima… però, a parte quello, a feste in maschera non ci sono mai andata.
      Più che altro, non mi è mai capitato di esserci invitata (a parte quand’ero bambina, ovviamente). Capitasse, probabilmente ci andrei pure e mi divertirei anche, ma in effetti no: l’occasione di mettermi in maschera, non m’è mai capitata 🙂

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      1. laurazaccaro2013

        Le ragioni riguardano il fatto che è una festa che ha come cardine quello di osare, spingersi oltre, trasgredire…
        … e la trasgressione non è contemplata, a quanto pare. Una festa in cui gola e lussuria la fanno da padrone, in pratica. Io sinceramente non ho una linea di pensiero netta, nel senso che condivido il fatto che il trasgredire non sia proprio il massimo dal punto di vista religioso ma d’altro canto (almeno per me) il Carnevale è giusto mangiare qualche chiacchiera, qualche frittella, due coriandoli e “quando va bene” una mascherata (ma quest’anno nisba perché il Carnevale cade durante la sessione di esami).
        Un altro punto è, proprio come Halloween (che personalmente non amo come festa, ma credo che comunque la maggior parte delle persone non sia a conoscenza dei riti che qualcuno compie in quella notte – mi auguro siano la minoranza e basta – :D) è proprio il mascherarsi da qualcun altro (che a volte può essere anche un personaggio “di dubbio gusto”).
        Non mi ricordo altro, ma ho letto qualcosa da qualche parte, nel caso ti faccio sapere se trovo il link.
        P.s. mi pare ci sia anche il discorso “Carnevale festa pagana e non cattolica, festeggiamo solo le nostre feste che queste altre cose diaboliche non c’interessano”. Però non sono molto ferrata sull’argomento. 😀

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    1. Lucia

      Oh… scorrendo i commenti nella board dell’amministratore mi rendo conto che non avevo mai risposto a questo!
      Con molto ritardo, ma grazie: evidentemente qualcosa già trapelava all’epoca, di questo matrimonio segretissimo… 😉

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