Quando il gioco si fa duro: suggerimenti casti, etici e pudici per la cattolica che deve rifarsi il guardaroba estivo

Ciao amici, io sono Lucia (dite tutti in coro: ciaaaao Lucia!, come si fa agli alcolisti anonimi) e sono l’incubo di tutte le commesse dei negozi di abbigliamento.
Fin da quando ne ho memoria, compongo il mio guardaroba con un occhio di riguardo verso il sesto comandamento: ho dei miei personalissimi criteri sul concetto di “pudore cristiano”, e mi ci attengo con lo stesso attaccamento con un cui una patella si accozza allo scoglio.
Come se ciò non bastasse, da qualche tempo m’è pure venuta la malsana fissazione di selezionare i miei abiti in base a criteri etici e di giustizia sociale (id est: voglio smettere di alimentare quel mercato della moda low-cost che, pur di abbassare i prezzi, sfrutta i lavoratori del Terzo Mondo manco fossimo nell’era dello schiavismo 2.0).

Capite bene che donna che si auto-impone questi vincoli stilistici, o sta accampando scuse per diventare una nudista, o è inevitabilmente destinata a soffrire.

Casomai qualcuno fosse nella mia stessa barca, e magari pure a corto d’idee,
casomai qualcuno volesse abbracciare più rigidamente il concetto di “pudore cristiano nel vestire”, ma non sapesse da dove iniziare,
casomai qualcuno fosse intenzionato a finanziare brand che producono abiti in maniera etica, pagando il giusto ai lavoratori,
ecco dunque il mio tradizionale post sul tema “come ha da vestirsi una donna cattolica, d’estate, per rispettare il pudore cristiano senza sembrare una pazza furiosa?”.

Il problema non è da poco.

Se una donna ha deciso, come me, di aderire in maniera rigida ai tradizionali criteri di modestia cristiana, l’estate può essere un periodo difficile. D’inverno, è facile coprirsi in maniera adeguata; ma d’estate, quando le vetrine dei negozi si riempiono di manichini seminudi, può realmente essere difficile trovare qualcosa di adatto.
E, peggio ancora, può realmente esser difficile indossare abiti consoni senza dar troppo nell’occhio – ché essere additati come “la fissata bacchettona che si concia una suora ottantenne” è sgradevole per il singolo e pure dannoso per la causa.
Ebbene: anche quest’anno, a grande richiesta, ecco a voi il tradizionale di suggerimenti dedicati!

Sì vabbeh, ma dopo tutto questo discorso io non ho ancora capito quali sono esattamente questi tuoi fantomatici canoni di modestia cristiana.
In sintesi, io mi vesto tutti i giorni come se stessi per entrare in chiesa. Quindi: spalle coperte; gonne al ginocchio; scollature contenute; niente trasparenze.

E secondo te, una donna che non segue esattamente questi canoni si sta vestendo immodestamente e pecca poiché mette a dura prova la libido maschile?
No, ma sta di fatto che io mi sento a mio agio nell’aderire a queste regole… e quindi, why not?

In questo post non vedo uno straccio di pantalone: sei ideologicamente contraria all’uso di abbigliamento dal taglio maschile?
No, per carità! È che io d’estate soffro moltissimo il caldo, e i pantaloni proprio non li reggo: per me sono off limits da maggio a ottobre.

Ma ti rendi conto dei prezzi dei vestiti che proponi? Ma tu dai per scontato che tutti noi possiamo spendere queste cifre in abitini?!
Come dicevo sopra: da un po’ di tempo ho deciso di acquistare solo abiti che provengono da filiere produttive etiche e solidali, e questo, purtroppo, evidentemente si paga. Personalmente cerco di contenere i costi comprando in saldo o nei grandi outlet online (tipo Privalia o Saldiprivati).
Poi, insomma, i miei sono solo esempi. Senz’altro si possono trovare capi simili e dello stesso stile in qualsiasi catena low-cost.

Vabbeh. Ok. Cominciamo!

Regola numero 1 – Un vestitino semplice, dalla linea basic, non dà mai troppo nell’occhio

Quando mi trovo in un contesto in cui voglio vestirmi modestamente ma senza attirare su di me tutti gli sguardi, stile “ma come si è intabarrata questa povera pazza?”, scelgo la via più facile e opto per vestitini basic, monocolore, dal taglio semplice, senza pretese. Con queste premesse, la manichina che copre le spalle non si nota quasi: è la mia “scelta sicura”, ad esempio, per quando sono al mare in vacanza attorno a Ferragosto, e obiettivamente correrei il rischio di sembrare quella stramba, sfoggiando un abitino elaborato mentre tutte le altre sono in bikini e pareo.
Con cosine semplici e senza pretese, invece, mai capitato di attirare sguardi.
Proprio vero che a volte la semplicità paga!

BasicCasti2017

  1. Abito GiraeRigira (Etsy), € 79,40
  2. Cotton Dress Coline, € 23,50
  3. Abito di cotone Hessnatur, € 24,95
  4. Dress Viscose Coline, € 24,90

Regola numero 2 – È la stagione dei grossi fioroni stampati sui vestiti: (se non temi di sembrare il copridivano di tua nonna), sfruttali a tuo favore!

C’è chi li ama e chi li odia: a me non dispiacciono, quindi hip hip hurrà!
Se una donna che si aggira in una località turistica, in piena estate, avvolta in un mesto abitino nero, corre davvero il rischio di sembrare un’orfanella in lutto, le mega-stampe floreali che vanno tanto di moda quest’estate sono sicuramente un grosso aiuto per non sembrare troppo barbose.
Colorate, ironiche, estive: vi aiuteranno senz’altro a sembrare donne cool all’ultima moda senza per questo costringervi a scoprirvi troppo.
Per la cronaca: la gonna numero 2 io ce l’ho davvero, e la amo.

FioroniCasti

  1. Abito “Danielle” People Tree, € 99,00
  2. Gonna a portafoglio “Fiorenza” King Louie, € 79,95
  3. Abito in cotone biologico Hessnatur, € 47,95
  4. Abito “Tropicana” King Louie, € 94,95

Regola numero 3 – Stampe anni ’70: ecco un altro trend che urla “estate” da ogni dove

Avete presente quelle inconfondibili piastrelle anni ’70 con motivi geometrici dai colori accesi, che all’epoca erano un must in tutti i bagni e in tutti i cucinini?
Io non gradisco stoffe con questo tipo di stampe (salvo rare eccezioni), eppure il trend sta innegabilmente diventando di moda.
Se vi piacciono i colori accesi e i contrasti forti, se siete fan del vintage e vi intriga imitare il look delle vostre mamme quando avevano la vostra età: beh, anche questo può essere uno stile che fa per voi.
Vale quanto detto per le stampe floreali: è un trend alla moda, giocoso, giovanile, decisamente inadatto a suscitare commenti tipo “anvedi ‘sta bigotta, sempre vestita da suora…”.

Siamo Noi 2
Io tutta presa dalla mia peroratio sul digiuno mentre il prete mi fissa con il tipico sorriso di condiscendenza riservato ai matti 😉

(Non a caso, è stato lo stile che ho scelto quando mi han chiamata in televisione a dire cose impopolari tipo “nel Triduo di Pasqua, amo fare un digiuno completo per 48 ore di fila bevendo solo liquidi”).

CastiAnni70

  1. Abito “Maes” King Louie, € 99,95
  2. Abito “Alaina” People Tree, € 99,00
  3. Gonna in cotone bio Hessnatur, € 69,95
  4. Abito in cotone bio Hessnatur, € 199,00
  5. Abito “Emmy” King Louie, € 99,95
  6. Gonna in fantasia vintage GiraeRigira (Etsy), € 50,55

Regola numero 4 – I vestiti coloratissimi e le stampe giocose possono, semmai, farti sembrare “bimba”, ma decisamente non “suora barbosa”.

Piccola curiosità dal backstage della succitata intervista in TV: un altro vestito che avevo preso in considerazione era quello che vedete qui sotto al n. 2,  poi scartato a malincuore (nel senso che la domanda era se comprarlo o no, e con gran dolore non l’ho comprato).

Personalmente, ritengo che le stampe giocose (di animaletti, frutta, oggettini…) siano accettabili solo fino a una certa età, e solo a dosi omeopatiche: il rischio è sembrar vestite come scolarette delle elementari (…che è comunque sempre meglio del sembrar vestite come bigotte tristone in lutto).
Se vi piace lo stile e ve lo potete ancora permettere senza sembrar ridicole, anche questa è una soluzione di sicuro impatto (magari dosata con cautela, come dicevo: gonnellina a stampe e maglietta basica, o viceversa).

ColoratiCasti2017

  1. Abito “Danielle” People Tree, € 99,00
  2. Abito “Riviera” King Louie, € 99,95
  3. Abito Ikat Auteurs du Monde, prezzo non indicato ma attorno ai 60 euro se non ricordo male; gonna cortina ma con un lunghiiissimo orlo che si può facilmente allungare
  4. Abito in maglina Coline, € 39,50
  5. Abito a voile Coline, € 29,90

Regola numero 5 – Nel dubbio, le gonnelline sono sempre la scelta perfetta

…anche perché, a seconda di come le abbini, puoi utilizzarle in mille modi diversi. Una gonna floreale di cotone può essere ok a un matrimonio con un top elegante e le scarpe giuste, ma diventa improvvisamente molto easy se abbinata a una T-shirt di cotone e con un paio di sandaletti bassi. È solo un esempio fra i tanti, perché io trovo che le gonne possano essere reinterpretate davvero in infiniti modi, rendendole un acquisto particolarmente fruttuoso. In stile etnico, in tinta unita, floreali, a disegnini… ce n’è davvero per tutti i gusti e per tutte le occasioni. E allora, perché lasciarsele scappare?

GonneCaste2017

  1. Gonna a portafoglio GAP, € 59,95
  2. Gonna damascata Nomads Clothing, € 31,50
  3. Gonna a portafoglio “Havana” King Louie, € 79,95

Note di corredo per i lettori interessati alla moda etica

I capi di cui sopra non sono selezionati a caso, ma provengono da brand che – a vario livello, e con differenti gradi di impegno – si danno daffare per promuovere un concreto cambiamento nel mondo dell’industria tessile, a vantaggio dei lavoratori (e, in molti casi, anche dell’ambiente).

Nello specifico:
GAP è una scelta facile, con i suoi negozi fisici presenti in diverse città italiane. Fonti esterne ed imparziali assicurano che la ditta è una delle più attente nel rispettare i diritti dei lavoratori, se paragonata alle altre multinazionali dell’abbigliamento.
King Louie è un brand olandese deliziosamente retrò che aderisce alla Fair Wear Foundation, collaborando con appaltatori e sub-appaltatori di moralità sicura e comprovata. Se non si fosse capito, è uno dei miei marchi preferiti.
La linea Auteurs du Monde in vendita presso tutte le botteghe Altromercato è “etica” al di là di ogni ragionevole dubbio, inserendosi direttamente nel filo nel commercio equo-solidale certificato.
People Tree (balzato agli onori della cronaca, anni fa, per essersi accaparrato come modella una giovanissima Emma Watson) è un marchio inglese che produce abiti etici (dal punto di vista umano) e sostenibili (dal punto di vista ambientale).
Hessnatur invece viene dalla Germania: il suo focus sono la sostenibilità ambientale e i materiali bio, ma un brand che ha così a cuore l’ambiente tiene in alta considerazione anche i diritti umani dei lavoratori (e ci mancherebbe).
Nomads Clothing arriva dalla ridente Albione e collabora con piccole industrie tessili sparpagliate in remoti villaggi indiani, dove le sarte hanno la possibilità di guadagnare un dignitoso stipendio ma anche di esportare all’estero la loro cultura: i capi sono quasi tutti ad ispirazione etnica.
Coline è un brand francese (con prezzi decisamente abbordabili, una volta tanto!) che ha un vasto assortimento di vestiti un po’ etnici, un po’ gipsy, un po’ in stile Desigual – per tutti i gusti o quasi.
Etsy è sostanzialmente l’e-Bay degli artigiani, con ampia scelta di vestiti (e oggetti) di produzione propria (e/o vintage di qualità). Se volete evitare le spese di dogana, dovrete fare lo slalom tra i venditori statunitensi per trovare i (relativamente pochi) europei, ma è pur sempre un buon modo di incoraggiare la piccolissima imprenditoria: quindi, perché no!

11 risposte a "Quando il gioco si fa duro: suggerimenti casti, etici e pudici per la cattolica che deve rifarsi il guardaroba estivo"

  1. Pingback: Sei cattolica e devi rifarti il guardaroba estivo? Ascolta i suggerimenti di Lucia | mienmiuaif & bra

    1. Lucia

      Grazie a te e benvenuta, Laurie! 😀

      A volte sì, può essere un problema. A me non piace tanto sentire ragazze che si piangono addosso tipo “buaaaahhh, non trovo niente di adatto, alla fin fine sei proprio costretta ad andare in giro in shorts e canotta perché di alternative non ne esistono prooooprio“, che… beh, ‘nsomma, non esageriamo.
      Però sì, è un problema per davvero.
      Ricordo un’estate in cui mi ero fissata che volevo un vestito con una stampa a fiorellini piccoli. Così, tanto per fare: volevo comprarmi un vestito nuovo e lo cercavo proprio così.
      All’epoca vivevo a Pavia, quindi in una città con meno negozi rispetto alle grande metropoli, e, oh, non trovavo niente di niente che fosse come lo volevo io e che rispettasse anche gli standard di pudore che cercavo.
      Niente di niente!!
      E ho cercato in lungo e in largo per settimane!!
      Vestiti con stampe floreali che mi piacevano, ce n’erano a iosa, ma nessuno andava bene per gli standard che mi ero auto-imposta.

      Quindi sì, facile-facile non lo è – non sempre… :-\

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  2. Stefania

    Ciao Lucia! Mi è piaciuto molto quello che hai scritto…e lo condivido in parte.
    Sono alta e magra ed è un problema vestirsi, perché tutte le commesse mi propongo mini o vestiti davvero corti (perché poi indossati si accorciano ancora di più).
    Faccio sempre allungare gonne e vestitini…sapere che esistono persone che la pensano come me mi ha consolato molto.
    L’unico punto che non condivido sono le spalle.
    Magari d’estate una bretellina non guasta!

    Cmq i vestitini erano adorabili e molto femminili!
    Buona estate
    Stefania

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    1. Lucia

      Ciao Stefania, benvenuta! 🙂

      Ma sì, guarda, le spalle sono sicuramente un po’ una fissa mia, lo dicevo anche su Facebook nei commenti a questo stesso post. Probabilmente sono una fissa mia che deriva:
      A) dalle regole di abbigliamento che ho sempre avuto nelle scuole che ho frequentato (tredici anni di scuola cattolica dall’asilo al liceo), in cui ci veniva chiesto di vestire sempre con le spalle coperte… e dopo tredici anni, la regola l’ho interiorizzata così tanto che è diventata parte di me 😉
      B) dal fatto che non è possibile entrare in chiesa a spalle scoperte, e questo probabilmente influisce anche a livello inconscio su come vedo gli abiti senza maniche;
      C) dal fatto che globalmente io cerco sempre di vestirmi sempre come se dovessi essere pronta ad andare in chiesa da un momento all’altro, un po’ per una questione mia e un po’ perché… non si sa mai 😉
      Ma tutto ciò per dire: sì, la cosa delle spalle è un po’ una fissazione mia, non ritengo di per sè che una maglia senza maniche sia immodesta, solo che io mi trovo bene con la regola “sempre con la manichina” 😉
      (L’unico caso in cui effettivamente trovo un po’ immodeste le maglie senza maniche, è quando si rischia di intravvedere la biancheria intima che sta sotto, tipo le spalline del reggiseno. Quello proprio non mi piace e trovo che non sia il caso, ma ovviamente non capita mica sempre e ovviamente basta un reggiseno senza bretelle…)

      Dev’essere difficile trovare abiti della lunghezza giusta essendo alte!
      Io per fortuna sono abbastanza bassa, il che mi aiuta molto sul versante gonne/vestiti, perché, di norma, se nello scatto da catalogo il vestito lascia scoperte le ginocchia della modella, su di me le copre eccome e scende persino un po’ più in basso. Quindi effettivamente non ho mai grandi difficoltà a trovare gonne della lunghezza giusta, a meno che non si tratti proprio di minigonne etc.
      Ma per una alta, e magari anche più alta della media, non dev’essere mica facile… :-\

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  3. Valeria

    Cara Lucia, grazie per questo tuo post…da quando la Madonna col Rosario mi ha fatto la grazia di ritornare al Signore dopo più di 15 anni di agnosticismo, ho anche avuto la grazia di conoscere un laico figlio spirituale di padre Pio e dei Santi sacerdoti (sì ci sono ancora, anche se chissà perché i media non ne parlano, anzi li calunniano)

    Bhe, dicevo, che ho avuto anche la grazia di capire che come mi vestivo prima non andava bene…non per una mia fissa, ma perché è la realtà…la donna cattolica (già padre Pio disse che sarebbero arrivate mode che offendono il Signore) deve vestire con gonne lunghe (mai sopra al ginocchio, ginocchio sempre coperto di almeno cinque dita sotto al ginocchio…anzi padre Pio diceva che la lunghezza giusta era metà polpaccio!) mai cose scollate, aderenti, trasparenti..insomma sono diventata l’incubo delle commesse 😉

    Grazie mille per i tuoi consigli!

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  4. Pingback: Un anno dopo la mia #FashionRevolution – Una penna spuntata

  5. scudieroJons

    Questo post mi ha fatto tornare in mente di quella volta che anch’io mi sono occupato di moda. Questo,

    anche se irrimediabilmente in ritardo, potrebbe essere un contributo utile per chi sta per lanciarsi nella campagna dei saldi.
    Saluti.

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