I nove comandamenti per il cattolico in cucina

Emily Stimpson Chapman arriva da un passato di anoressia.
Dirò di più: Emily ritiene che la sua conversione al cattolicesimo abbia giocato un certo ruolo nella sua guarigione. Le sedute di psicoterapia sono ovviamente state indispensabili, ma anche l’approcciarsi a una divinità che decide di diventare pane per farsi mangiare dai fedeli ha avuto – come dire – un certo ruolo nel farle rivalutare il suo rifiuto per il cibo.
Emily arriva da un passato di anoressia – e lo si nota moltissimo, tutte le volte che scrive di cucina. Il suo The Catholic Table. Finding Joy Where Food and Faith Meet è imperdibile proprio perché è unico, frutto di una storia personale particolarissima.

Ho già citato Emily su queste pagine per proporre le sue splendide riflessioni sul digiuno quaresimale. Quest’oggi, la cito di nuovo per proporre a tutti voi i suoi nove comandamenti per il cristiano che vuole mangiare… come un cristiano.

***

Ho già detto che Emily arriva da un passato di anoressia?
Ecco, lo ripeto, perché qualcuno potrebbe far notare che questo vademecum sembra perfetto per la donna troppo attenta alla bilancia e meno valido per chi – ad esempio – indulge in abbuffate.
Pur vero. Ma con l’ossessione che molte donne d’oggi mostrano per la forma fisica, non farà male una riflessione ad hoc.

Catholic Table Emily Stimpson Chapman

1. Mangia con gioia

Il cibo non è qualcosa da temere.
Il cibo è qualcosa da ricevere con gratitudine e da gustare con piacere. Per la precisione, il cibo è un dono che Dio ha voluto farci per permetterci di crescere, di essere in forze, di gustare prelibatezze e di radunarci assieme attorno a una tavola.
Il cibo è grazia – e alla grazia non ci si approccia con la diffidenza di chi per prima cosa pensa “ummamma, e quanta ce n’è? no no, qui devo pesarla”

Per carità, questo non è un invito alle abbuffate. Ma è un invito al sedersi a tavola con gioia, considerando il cibo per quello che è: un dono, bellissimo e buonissimo, di cui godere nei giusti modi senza inutili paure.

2. Mangia con gratitudine

“Non c’era bisogno che Dio desse al cibo un sapore così buono. Però l’ha fatto. Non c’era bisogno che Dio creasse alimenti in così grande abbondanza e varietà. Però l’ha fatto. Non c’era bisogno che Dio organizzasse l’universo e l’intero volgersi degli umani eventi allo scopo di portare sulla tua tavola questa sera un piatto di agnello al curry. Però l’ha fatto”.
Sono queste le riflessioni che Emily ci esorta a fare tutte le volte che ci sediamo a tavola.
Dio ci ha fatto dono di cibo abbondante, salutare, squisito. Non dimentichiamo di rendergliene grazie.

3. Mangia con la Chiesa

Non smetterò mai di sottolineare quanto importanti e quanto frequentemente trascurate siano, nella nostra vita di fede, queste piccole attenzioni. A molti sembrano scemenze démodé: a me sembrano gesti che hanno il potere di farci sentire – fisicamente, in ogni fibra del nostro corpo – il periodo liturgico che stiamo vivendo.

Quando la Chiesa digiuna: unisciti al digiuno.
In Quaresima, imponiti una privazione alimentare seria. Nei venerdì non quaresimali, prendi in considerazione l’idea di praticare l’astinenza dalle carni (oggi non più obbligatoria, ma consigliata. Resta comunque obbligatoria una mortificazione alternativa all’astinenza per chi decide di consumare carne i venerdì).
E quando la Chiesa festeggia: unisciti ai festeggiamenti!
Onora le domeniche con un pranzo più gustoso del solito. Commemora il tuo onomastico e le feste religiose con un dolce e una bottiglia di buon vino.

Ricordiamocelo: non siamo esseri incorporei. Vivere la fede in modo esclusivamente intellettuale non va a nostro merito. Anzi.

4. Mangia con virtù

La tavola da pranzo può essere un’ottima palestra per l’esercizio delle nostre virtù cardinali.
Pratica la temperanza mangiando solamente una fetta di torta, anche se vorresti fare il bis.
Esercita la prudenza servendoti solo una piccola razione di cotechino e abbondando invece col contorno di carote.
Fai crescere la tua fortezza praticando le scelte di cui sopra su base quotidiana, non solamente “ogni tanto”.
Infine, esercita la giustizia nei confronti del tuo corpo dandogli tutto ciò che gli spetta – e cioè, una dieta sana e variegata, con porzioni adeguate al suo effettivo fabbisogno.

5. Mangia con la tua comunità

Se vivi in compagnia di altre persone, posa il cellulare prima di avvicinarti a tavola. Spegni la televisione (per guardare il telegiornale, ci sarà tempo anche dopo). Approfitta di quel momento per chiacchierare. Guarda negli occhi i tuoi commensali. Intavola una discussione. Chiedi come è andata la giornata. Ascolta.

Se vivi da solo, prendi in considerazione l’idea di invitare di tanto in tanto gli amici a casa tua, anche solo per mangiare assieme una pizza d’asporto. È un bel momento di condivisione.

Se conosci qualcuno che vive da solo e pensi potrebbe gradire un invito, aprigli di tanto in tanto le porte di casa, a maggior ragione durante quelle feste importanti per un cattolico ma non particolarmente sentite a livello popolare (chessò: l’Annunciazione; la Pentecoste). Per capirci: quelle durante le quali il tuo amico resterebbe probabilmente solo a casa davanti a un piatto di noodles.

6. Mangia con una mentalità onnivora

Emily, in questo caso, non fa riferimento al fenomeno del vegetarianesimo (uno stile alimentare verso cui non nutre una grande simpatia, ma che certamente non definirebbe peccaminoso).
Quello che invece potrebbe essere sintomo di uno squilibrio è l’atteggiamento di chi (così: dal nulla, senza motivazione, e men che meno senza una motivazione medica) rifugge ostinatamente certi tipi di alimenti, quasi fossero il Cibo Impuro 2.0

I carboidrati non sono Satana impanato.
Un dolce di tanto in tanto, te lo concede anche il dietista.
Il formaggio ha un sapore dannatamente buono e proprio per questo non v’è niente di male nel gustarlo con moderazione.

Ovviamente, chi ha motivazioni mediche (ivi compresa la necessità di perdere peso) farà senz’altro bene a tenere sotto controllo l’assunzione di certi alimenti. In certi tristi casi, dovrà eliminarli in toto.
Ma se non sussistono queste motivazioni, è francamente l’eccessiva l’ossessione di chi “noooo, questo cibo mai più nella vita!”.

Dire che il cibo-spazzatura non è salutare: è un conto.
Guardare al cibo-spazzatura come se mangiarne di tanto in tanto fosse il Vero e Grande Peccato della Società Moderna: anche no.

7. Mangia con carità

Se una schizzinosità eccessiva nello scegliere cosa inserire nel menù è probabilmente da evitarsi anche per chi cucina in autonomia, essa diventa a maggior ragione sgradevole se coinvolge altre persone. Il fatto che io mi sia messa in testa di sperimentare la dieta paleo di cui ho letto mentre ero in coda dalla parrucchiera, non vuol dire che sia caritatevole da parte mia imporre il mio regime dietetico a tutto il resto della famiglia.

Peggio ancora: il fatto che io mi veda troppo grassa, non renderà meno scortese il mio rifiuto di assaggiare la lasagna che il mio ospite ha cucinato per me. Ricorda, dice Emily: i tuoi ospiti hanno sacrificato tempo, denaro e energia per preparare il cibo che vedi nel vassoio. Quindi, a meno che un assaggio di quel cibo non ti faccia finire all’ospedale con una reazione allergica: per l’amor del cielo, assaggia quel cibo e ringrazia.
E se esistono dei cibi che possono mandarti all’ospedale con una reazione allergica (o farti correre in bagno con insopprimibili conati): per l’amor del cielo, fai in modo di avvisare il tuo ospite per tempo.

A quanto dice Emily io vorrei aggiungere una piccola postilla: a tutta questa carità da parte di chi mangia, dovrebbe corrispondere un’attenzione analoga da parte di chi cucina.
Se avete ospiti a casa, per l’amor del cielo siate voi i primi ad informarvi sui loro gusti. Nessuno vuole spendere un occhio della testa per una cena a base di pesce, salvo poi scoprire, a cose fatte, che gli ospiti l’hanno mangiata di malavoglia perché il pesce fa un po’ schifo a tutti.
Nell’educazione dei figli, ognuno agisce secondo le sue convinzioni, ma confesso che io fremo sempre un po’ quando vedo genitori ostinarsi a tutti i costi a che il pargolo mangi quel tal cibo, cascasse il mondo. Se quello del pargolo è un capriccio, lo si tratti come tale: ma se invece il problema di ‘sto povero bambino è che davvero non gli piace quello specifico cibo che la mamma si ostina a mettergli nel piatto…

A distanza di anni, io ricordo ancora con orrore le bietole in padella che mia mamma mi proponeva di tanto di tanto. Quando mia mamma è scesa a patti con l’evidenza che le bietole mi disgustano (allora come oggi) e ha cominciato a propormi altri tipi di verdura: quello è stato un grande giorno, per tutta la famiglia.
Se il problema è quello, perché ostinarsi?

8. Mangia in modo naturale

Se Dio avesse voluto alimentarci a suon di barrette proteiche e surgelati – dice Emily – allora avrebbe fatto crescere sugli alberi barrette proteiche e surgelati.

Non c’è niente di male nel mangiare cibo precotto o sostituti del pasto, di tanto in tanto. In molti casi, i surgelati sono addirittura il primo passo verso una dieta più variegata e sana (se non ho tempo di star dietro a un minestrone fatto in casa, quello surgelato è senz’altro preferibile alle alette di pollo fritte del take away).
I cibi precotti e le monoporzioni microondabili sono ovviamente un preziosissimo aiuto. Ma se la nostra dieta si sviluppa interamente attorno a loro, dovremmo forse domandarci se questo non sia sintomo di un disagio.

Ad esempio una pigrizia di fondo, non esattamente cattolicissima.
Oppure – come suggerisce Emily – una vita così frenetica da costringerti a trascurare quell’attività che, di per sé, è per eccellenza il simbolo dell’accudimento che diamo a noi stessi e ai nostri cari.
Non dico che è un peccato (!), ma potrebbe essere un campanello d’allarme.

9. Mangia con buonsenso

Ricordati sempre di ragionare, quando si tratta del tuo approccio al cibo.

Ficcati ben in testa che non esistono Cibi Buoni e Cibi Cattivi.
Esistono cibi sani e cibi spazzatura, esistono cibi “per la vita di ogni giorno” e cibi che sarà meglio riservare alle occasioni speciali, e sicuramente esistono anche cibi di cui è bene non abbondare. Ma il concetto di “cibo impuro” ce lo siamo lasciati alle spalle qualche millennio fa.
Corollario: mangiare esclusivamente cibo biologico a km 0 farà probabilmente bene alla tua salute e all’economia locale, ma non ti rende una madre di famiglia moralmente superiore a quella che fa la spesa al discount.

Seconda regola del buonsenso in cucina: mangia quando hai fame, non mangiare quando sei pieno.
Non c’è bisogno di ingozzarsi come un’oca all’ingrasso solo perché il piatto di portata è stracolmo. Non c’è bisogno di finire quel pacchetto di patatine solo perché ce l’hai in mano, il divano è comodo e il telefilm avvincente.

Terza e aurea regola del buonsenso: ricordati che una donna curvy energica e in salute è un modello assai più desiderabile di una donna taglia 38 ossessionata dalla magrezza e sottoalimentata.

Alla fine di tutto, la tua taglia di jeans non conterà un bel niente. Ripensando ai giorni che hai passato sulla terra, non ti ricorderai del numero che segnava la bilancia ma ti concentrerai sulle persone che amavi.
Quindi, prenditi cura di te. Bada alla tua salute. Mangia tanta verdura. Fai in modo di avere abbastanza energie. Sono tutte cose che ti saranno utili per vivere e amare.
Ma non sprecare minuti preziosi del tuo tempo a inseguire una forma fisica “ideale” se la tua attuale forma fisica è, in effetti, perfettamente sana.
Non dimenticare: il nostro corpo non è un idolo da adorare. È un tempio di prendersi cura.

12 risposte a "I nove comandamenti per il cattolico in cucina"

  1. Pensieri Di Minoranza

    Bellissimo articolo!
    Se mi posso permettere un piccolo appunto, non è che tutte le donne che hanno una taglia 38 (che poi corrisponde a una 42 degli anni ’70-’80, come ho notato prendendo in prestito vestiti di mia madre…) sono ossessionate dal cibo e di magrezza estrema… io sono minuta ma mi ritrovo molto bene nei 9 comandamenti di cui sopra 🙂
    Vorrei chiederti anche come gestisci l’aspetto sociale di fare una rinuncia in Quaresima. Io mangio spesso con familiari, e troverei difficile fare una rinuncia importante. Se non mangiassi carne metterei in difficoltà chi mi invita, e anche se rinunciassi al vino, ai dolci, non so… verrei comunque notata e “interrogata”, proprio perché sono solita mangiare di tutto. E mi sono già sentita dire altre volte, da familiari cattolici, che non sono queste le rinunce che importano al Signore, ma sarebbe meglio rinunciare al cellulare, alle lamentele… capisci il concetto. Queste obiezioni mi mettono in crisi, hai dei consigli?

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    1. Lucia

      …sì 😀
      O meglio, faccio mie quelle proposte da Emily nel suo libro, appunto. Le avevo riassunte e tradotte qui:
      https://unapennaspuntata.com/2019/03/06/senso-digiuno-the-catholic-table/
      Qualcosa di esclusivamente mio, invece, lo avevo scritto qua: https://unapennaspuntata.com/2017/03/05/5-ragioni-digiuno-quaresima/

      Ti rimanderei proprio ai due articoli di sopra, perché le mie risposte a queste obiezioni sono molto più argomentate.
      Ma, proprio in sintesi:

      a) Un fioretto ha senso se rinunci a qualcosa di buono e lecito, non se rinunci a un atteggiamento sbagliato o a una dipendenza. Senza offesa, a me vien sempre un po’ da ridere quando sento dire che “in Quaresima rinuncio a questa mia cattiva abitudine”: se è una cattiva abitudine dovresti rinunciarci 12 mesi l’anno, mica solo per 40 giorni 😂

      b) Una privazione alimentare è un sacrificio di una certa importanza che senti proprio nelle fibre del tuo corpo. Da un lato, il digiuno quaresimale mi sembra una palestra veramente ottima per allenarsi ad altre occasioni in cui sarà chiesto un certo autocontrollo (penso al sesto comandamento, ma non solo). Dall’altro lato, rinunciare [alle serie TV/ai social/vattelapesca] può essere sicuramente un sacrificio pesante, ma, secondo me, non così pesante come rinunciare in modo continuativo e serio a certi tipi di alimenti.

      c) Come spiega benissimo Emily Stimpson Chapman nell’altro articolo che le ho dedicato: noi non siamo esseri incorporei fatti solamente di anima e intelletto. E’ paradossale che, in un’epoca in cui il corpo viene considerato così importante, un crescente numero di cattolici tenda a relegare al rango di “roba vecchia e fuori moda” ogni tipo di mortificazione corporale. Emily parla addirittura di un “larvato gnosticismo” anni 2000 per cui molti credenti sono portati a disprezzare ogni tipo di pratica religiosa considerata troppo “materiale”. Come se le uniche cose importanti fossero quelle puramente intellettuali.
      Le cose intellettuali sono importanti, certo, ma non sono le uniche.

      Detto ciò… stanti questi presupposti, io mi regolo così: in Quaresima, mi astengo dai dolci, dalla carne e, genericamente, dai miei piatti preferiti. Dalla carne mi astengo anche tutti i venerdì dell’anno.
      Ovviamente la gente che mi sta vicino se ne accorge, e se ricevo domande io sono ben contenta di rispondere con semplicità. Devo dire che non ho mai ricevuto occhiatacce o reazioni strane, ma anzi ho sempre notato un profondo rispetto, anche (e soprattutto…) da chi non è credente.
      Il problema di creare problemi a chi mi ospita… in effetti per me non è un problema, nel senso che, per mia abitudine, rarissimamente vengo invitata a casa d’altri. Quando capita (ma è raro) faccio presente con molta tranquillità, nel momento stesso dell’invito, che essendo in Quaresima io non mangerò carne e dolci. Alla fin fine, non sono peggio di una qualsiasi vegetariana 😀 e i miei ospiti si organizzano per tempo, o banalmente non si offendono se al posto dell’arrosto io mi servo una fetta di formaggio.

      Quando vivevo ancora coi miei genitori, e cucinava mia mamma, mia mamma semplicemente era al corrente di questa mia scelta e si comportava – immagino – come la mamma di un qualsiasi adolescente con fissazioni strane 😉

      Comunque ecco, io non ho mai vissuto con imbarazzo il momento del doversi sedere a tavola in Quaresima, anzi. Capisco molto bene che per alcuni possa effettivamente esserlo, di un certo imbarazzo, ma io l’ho sempre considerata come una piccolissima occasione di testimonianza.

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      1. Pensieri Di Minoranza

        Sì, capisco la funzione di testimonianza soprattutto nei confronti di chi non crede. Il mio dubbio era come evitare le critiche di chi, generalmente credente, ti conosce e sa che magari hai dei difetti (ma va?) e ti dice “perché invece di rinunciare a mangiare X non rinunci a..” (inserire mio difetto a scelta). Faccio questo esempio proprio perché mi è capitato 🙂
        È proprio una cosa che mette in imbarazzo me, non so se è comune: quando intraprendo una qualche pratica religiosa mi sento a disagio se non sono irreprensibile in qualunque aspetto della vita, perché sento sempre il fiato sul collo se “eh quelli che vanno in chiesa e poi…”. Comunque mi hai già un po’ risposto sopra! Grazie!

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        1. Murasaki Shikibu

          Il mondo è pieno di gente ben decisa a insegnarti a campare sempre e comunque, e costoro ben difficilmente si daranno una calmata in tempo di quaresima. Questa è una triste verita con cui tutti dobbiamo fare i conti. Le critiche non si evitano (dato che è impossibile), si sopportano, nel tuo caso con cristiana rassegnazione.
          Puoi rispondere con bel garbo “ti ringrazio del tuo suggerimento e ci penserò” oppure “sarebbe una bella idea per l’anno prossimo, mo’ me lo appunto”;
          con dolce fermezza “quest’anno ho deciso di fare così, grazie comunque”;
          con fermezza punto e basta “perché sì, fatti la tua quaresima a modo tuo e io mi faccio la mia”
          e anche in modo brusco “e tu perché non ti occupi dei fatti tuoi una volta nella vita, che sarebbe pur sempre una esperienza nuova?”.
          Oppure puoi sorridere e non rispondere, cambiare argomento o esporre le tue ragioni e spiegare perché ti astieni dal coccodrillo fritto ma continui a comprare borse di Gucci.
          Puoi anche pregare per un mondo in cui, se fai A non arriva la sfilata di gente che ti propone di fare invece B, C, D o W. In attesa di quel giorno (che difficilmente sarà domani) confortati pensando
          1) che ognuno ha diritto alla sua insulsa opinione, ed è un diritto sancito dalla costituzione
          2) che sei un essere umano e se aspetti di essere perfetta in ogni tuo aspetto prima di fare alcunché, è pur sempre possibile che ti tocchi una vita di noiosa inattività 😃

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          1. Lucia

            🤣🤣
            Murasaki ha già detto tutto perfettamente 🤣

            Ora, capisco che magari rispondere bruscamente possa essere controproducente, e/o che comunque non sia il caso per evitare di creare tensioni. Però ecco, le altre opzioni restano più che valide. Io probabilmente risponderei qualcosa tipo: “tu hai mai provato a fare una rinuncia alimentare pesante per 40 giorni di fila? Io lo trovo un sacrificio moderatamente duro visto che colpisce nel fisico: sono convinta che sia un ottimo allenamento per riuscire a liberarmi anche di quei difetti che dici tu”.

            O qualcosa del genere, insomma.

            Certo che… di persone invadenti ce ne sono ahimé tante, ma andare a contestare i fioretti altrui è davvero di una certa sgradevolezza 😐

            Sulla paura di “non essere all’altezza” quando si comincia a professare “pubblicamente” la propria fede, un po’ ti capisco. Questo blog è minuscolo e ha un seguito piuttosto contenuto, ma quando anni fa il numero dei miei lettori ha cominciato a crescere anche io ho saltuariamente avuto questi pensieri: “sarò all’altezza?”.

            Probabilmente no 😅 nel senso che di ragazze nate senza peccato ce ne son state poche nella storia umana, però mi sono rapidamente resa conto che questi scrupoli erano eccessivi. Nessuno di noi ovviamente è perfetto, e ovviamente sbaglia chi pretende la perfezione in terra dai credenti. Detto ciò, penso sia bello testimoniare comunque in modo pubblico (anche solo con parenti e amici) la propria fede: è un servizio enorme che si rende. Se tutti aspettassero di essere perfetti prima di andare in giro ad annunciare il Vangelo, buonanotte XD

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        2. Anonimo

          c’è quella vecchia storiella del nonno e del bimbo che scendono a valle assieme ad un asino e, ogni volta, qualunque combinazione usino (nonno in groppa e bimbo a piedi, nonno a piedi e bimbo in groppa, entrambi in groppa, entrambi a piedi), sulla strada trovano sempre qualcuno che ha daridire qualcosa sulla combinazione usata (che nonno cattivo, che bimbo screanzato, povero asino, che stupidi).
          Non sarai mai irreprensibile per tutti allo stesso momento, quindi rilassati e vivi la tua vita come la tua coscienza ti chiede. 🙂

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    2. Lucia

      Sulla questione “non tutte le donne taglia 38 sono ossessionate dalla magrezza”: noooo, assolutamente!
      E, peraltro, non tutte le donne in carne hanno uno stile di vita sano.

      (Io storco sempre un po’ il naso quando, in nome della body positivity (messaggio bellissimo e importantissimo) certe influencer rischiano di far passare il concetto che essere *fortemente* in sovrappeso è perfettamente OK e non comporta alcun tipo di problema di salute. E’ l’eccesso che ogni tanto si viene a creare dall’altra faccia della medaglia).

      Io parlavo proprio di donne taglia 38 ossessionate dalla magrezza e donne “taglia forte” in buona salute.
      Ecco: tra quelle due lì, è probabilmente facile indicare qual è la donna più bella secondo i canoni del mondo ma è probabilmente altrettanto facile indicare qual è quella più in pace con se stessa 😉

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  2. Pensieri Di Minoranza

    Comunque Lucia, sono andata a leggere il post che avevi fatto specificamente sul digiuno quaresimale, e i relativi commenti, e sono rimasta molto colpita. Ci sono aspetti a cui non avevo mai pensato!
    Uno fra tanti, che la crescita spirituale che deriva dal digiuno vissuto bene può estendersi ad altri ambiti magari più visibili (e “utili” secondo la visione comune). Non ci avevo mai pensato.
    Sappi comunque che hai creato un mostro, ora sono tutta ansiosa di scegliere le mie rinunce quaresimali 🙂

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