Ricette di guerra per chi fatica a procurarsi il solito cibo

E così, siamo arrivati al punto in cui sta diventando difficile preparare da mangiare.

Ahimé, la difficoltà nasce da due ordini di problemi. Il primo – il più tragico, quello di chi ha perso il lavoro – non lo voglio nemmeno affrontare perché, ahimé, non sarà certo un sito di Storia a risolvere il dramma.
Tra il serio e il faceto, spero in compenso che il sito di Storia possa fornire qualche spunto in più a chi – costretto a fare la spesa una volta ogni dieci giorni e con un freezer piccolo a disposizione – deve improvvisamente razionare i prodotti freschi e arrangiarsi con cibi a lunga conservazione.

Per molti di noi, il problema non è tanto l’impossibilità di procurarsi il cibo in sé e per sé – per molti di noi, il problema nasce dalla spiacevole necessità di cambiare drasticamente le nostre abitudini alimentari.

Che è la stessa cosa che accadde agli Inglesi nel corso della seconda guerra mondiale.

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“Mica solo agli Inglesi!”, mi direte. E dite bene, ovviamente.
Però, nel dramma generalizzato, gli Inglesi se la passavano ancor peggio di altri sul versante alimentare. E questo, per una semplicissima ragione: il Regno Unito non era in grado di provvedere autonomamente al suo fabbisogno alimentare. Come la maggior parte dei Paesi europei, aveva la necessità di importare mensilmente grandi quantità di prodotti alimentari.
Col piccolo problema che, a differenza degli altri Paesi europei, il Regno Unito aveva un unico modo di far arrivare quelle derrate: via nave, evidentemente.
I Tedeschi ci misero ben poco a capire che silurare un mercantile carico di cibo poteva essere un ottimo modo per mettere in difficoltà “la perfida Albione“. Sicché, il governo britannico fu costretto a confrontarsi fin da subito con un problema di approvvigionamento che apparì immediatamente molto serio e molto concreto.

In breve tempo, i vari Ministeri (tra cui quello del Cibo, appositamente creato per l’occasione) organizzarono numerose iniziative.

Innanzi tutto, la popolazione fu oggetto di una propaganda martellante che servì a predisporla psicologicamente a un inevitabile cambio di abitudini. Il cibo fu definito una “munizione di guerra” e la popolazione fu invitata a consumarlo con molta responsabilità. Negozianti e consumatori furono inoltre invitati a prediligere il cibo di produzione locale: le importazioni non erano vietate, ma vite umane venivano messe in pericolo ogni volta che un mercantile salpava in direzione dell’UK.

Shopping shipping

La campagna “Dig for Victory” fu la seconda tappa del programma. Il Ministero dell’Agricoltura invitò i cittadini a convertire in “orti di guerra” tutte le aree verdi a loro disposizione. La Women’s Land Army spedì nelle campagne più remote donne incaricate di lavorare i campi per sostituire gli uomini partiti per il fronte. Se avete Netflix, potreste voler dare una occhiata alla serie tv Land Girls (non eccelsa a mio giudizio, ma neanche poi malaccio) che trae ispirazione da quest’esperienza.

SpadesShips

Terza e ultima tappa di questo colossale programma fu: dare lezioni di cucina ai cittadini.
Se la popolazione era costretta a cambiare le sue abitudini alimentari e a razionare il cibo che aveva in dispensa, era importante, per tenere alto il morale, che le massaie fossero almeno in grado di preparare dei manicaretti gustosi, a partire da quei pochi ingredienti che avevano a disposizione. Sicché, la radio cominciò a trasmettere programmi di cucina pieni zeppi di consigli utili, e volantini di ricette furono distribuiti dal Ministero del Cibo proponendo veri e propri menù che fosse possibile ricreare tenendo conto dei razionamenti di guerra.

World War 2 leaflet titled The Garden Front published by the Ministry of Agriculture circa 1944

Tutti questi volantini sono gelosamente conservati presso gli archivi degli Imperial War Museums e sono recentemente stati oggetto di attenzione da parte della storica Laura Clouting. Nel 2016, la studiosa ha raccolto e commentato alcune di queste ricette nel libretto Victory in the Kitchen. Wartime Recipes, che potrebbe essere un gustoso regalo per quell’amica amante della Storia e/o della cucina.

Come scrive Laura Clouting, nell’introduzione,

facendo uso delle ricette contenute in questo libro, potrete letteralmente ricreare la Storia nella vostra cucina e rendervi conto di quanti trionfi gastronomici siano nati dalla difficoltà e dal sacrificio. Certe ricette vi sembreranno curiose; alcune potrebbero persino farvi venire i brividi a una prima lettura. Altre, però, sono sorprendentemente deliziose. Globalmente, tutte sottolineano quanto invasivamente la guerra abbia cambiato la quotidianità delle persone.

Non tutte le ricette di guerra potrebbero fare comodo a noi, cuochi in quarantena. La maggior parte delle ricette contenute nel libretto sembra dare per scontata la possibilità di procurarsi quotidianamente verdura fresca, che è invece il principale ostacolo per molti di noi.

Alcune ricette, però, potrebbero esserci utili. Ne ho già testate alcune con successo; altre le lascio qui, alla mercé di chi vorrà provarle.
Non mi resta altro che dire, se non… “buon appetito!”.

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Sformato di cipolle, pomodoro e fagioli

100 gr. di fagioli
500 gr. di cipolla
250 gr. di pomodori pelati
60 gr. di farina
60 gr. di formaggio grattugiato
220 ml di latte
220 ml. di acqua di cipolle
sale q.b.
pepe q.b.

Dopo averli ammollati, cuocete i fagioli finché non saranno ben morbidi. Pelate, affettate e fate bollire le cipolle fino a che non saranno morbide a loro volta. Scolatele e mettete da parte circa 200 ml. di acqua di cottura, alla quale aggiungerete il latte, la farina e il formaggio grattugiato per preparare una specie di besciamella. Quando il composto sarà amalgamato, insaporite a piacere con sale e pepe.
In una teglia da forno ben oliata sistemate a strati i fagioli, le cipolle e i pomodori pelati, che avrete precedentemente tagliato a fettine sottili. Coprite con la besciamella e fate cuocere a 200° per 20 minuti. Portate in tavola ancora caldo.

Cotolette di lenticchie

110 gr. di lenticchie
60 gr. di formaggio grattugiato
80 gr. di pangrattato
1 cipolla piccola, tritata finemente
acqua q.b.
sale q.b.
pepe q.b.
grasso per friggere

Fate cuocere le lenticchie fino a quanto non saranno molli. Schiacciatele con una forchetta fino a ridurle in purea: aggiungete al composto tutti gli altri ingredienti, incluso il pangrattato. Se necessario, aggiungete al composto acqua in piccole quantità, fino a renderlo omogeneo. A quel punto, aiutandovi con le mani, dategli la forma di una cotoletta di pollo. Spolverate la “cotoletta” con un po’ di farina (o, se ne avete a disposizione, con altro pangrattato) e fate friggere in padella.

Lord Woolton Pie

Per la base:

230 gr. di farina d’avena
5 ml. di polvere lievitante
un pizzico di sale
un pizzico di salvia
120 ml di latte, o di latte allungato con acqua

Per il ripieno:

450 gr. di verdure di stagione (quelle che avete in casa)
3-4 cipolle
20 ml. di brodo vegetale
prezzemolo tritato finemente

La ricetta di questa torta salata fu inventata dallo chef del Savoy di Londra e fu dedicata a Lord Woolton, Ministro del Cibo. A me non ispira proprio per niente, ma gli Inglesi ci impazzirono quindi ve la propongo.
Prendete 450 grammi delle verdure che trovate facendo un giro per casa, quelle che avete in dispensa. Più sono varie, meglio è: cercate di fare un buon mix. Lavatele, affettatele e sbollentatele in padella per circa dieci minuti, assieme al brodo vegetale e alle cipolle, che avrete tritato finemente. Lasciate raffreddare e poi versate il tutto in una tortiera ben imburrata, possibilmente un po’ carina visto che la dovrete portate in tavola. Spolverate con una manciata di prezzemolo.

A parte, avrete preparato una sfoglia di pasta mescolando tutti gli ingredienti indicati per la preparazione della base. Usate la sfoglia per ricoprire la vostra tortiera (sì: è di fatto una crostata senza base). Infornate a 180 gradi e fate cuocere  per circa mezz’ora, o comunque finché la superficie della torta non sarà dorata e croccante. Servite ancora caldo, possibilmente con una salsina di accompagnamento.

Baked Custard

3 uova
20 gr. di zucchero
250 ml di latte
guarnitura a piacere

Mescolate molto velocemente le uova e lo zucchero. Portate il latte a bollitura e, quando è ancora bollente, versatelo gradualmente sul composto di uova e zucchero, mescolando molto velocemente per evitare che l’uovo si rapprenda formando grumi. Trasferite rapidamente il composto in un contenitore adatto alla cottura in forno, che poserete in un altro contenitore più grande che avrete già riempito di acqua. Fate cuocere in forno, a bagnomaria, per circa 30 minuti a 180 gradi. Servite ancora caldo, eventualmente accompagnando con una guarnitura a piacere.
Aggiungendo al composto, in fase di preparazione, 20 gr. di cacao amaro in polvere e ulteriori 20 gr. di zucchero, potrete preparare una Baked Custard al cioccolato.

ATTENZIONE: Non appena avrete amalgamato uova, zucchero e latte bollente, trasferite il tutto in forno già caldo. Non lasciate riposare.

10 risposte a "Ricette di guerra per chi fatica a procurarsi il solito cibo"

    1. Lucia

      Scrivendo questo articolo, mi ero proprio chiesta di che tenore fossero i libretti pubblicati in Italia sulla stessa linea!
      In linea puramente teorica, se la politica dell’autarchia aveva funzionato bene, gli Italiani avrebbero dovuto essere in un certo modo avvantaggiati 🤔
      Ovviamente si poneva il problema del razionamento e della riconversione a scopi bellici delle produzioni industriali, ma mi vien da pensare che qui da noi il problema sia stato più di quantità, più che di qualità e provenienza degli alimenti.

      Ma è solo un mio pensiero, anche perché per evidenti ragioni in questo periodo mi viene un po’ difficile fare ricerca come si dovrebbe 😅

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      1. Mercuriade

        L’autarchia fu solo una gigantesca operazione di propaganda, basta vedere i termini dell’accordo Italia-Germania del 1937, nel quale dovemmo mendicare da Hitler praticamente tutto, non solo materie prime, ma anche beni di produzione, macchinari e armamenti, in cambio di forza lavoro.

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  1. Murasaki Shikibu

    L’ultimo è una variante dello stimato Latte alla Portoghese che orna di sua bella presenza il nostro Artusi (secondo insegnamento materno, anch’io seguo pedissequamente la ricetta, salvo una buona riduzione dello zucchero, ma lì è questione du guato.
    Per quanto riguarda i tempi dell’autarchia, per quando sarai di nuovo in grado di fare ricerca come si deve, posso darti un nome: Petronilla, ripubblicata qualche decennio fa da Sonzogni. In realtà si trattava di un uomo, medico (ma con un certo talento in cucina, direi) che gestiva una pagina su un qualche giornale. Se lo leggi ti si apre un mondo – e, a seconda degli anni, anche un mondo autarchico e in guerra.

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  2. Elisabetta

    Stavo pensando..un bell’argomento sarebbe quali sono i beni, alimentari e non, più richiesti in epoca di epidemie e di guerra. Negli anni 40 tutti i beni di importazione ciocolato caffè, calze di seta e quanto non veniva più prodotto. Per esempio ora lievito e farina si faticano a trovare, a sorpresa (io trovo sempre la carta igienica…), poi magari toccherà a chi sa cosa …. ho sentito dei grossi problemi che potrebbe avere il settore agrario, quindi sicuramente avremo meno frutta, marmellate? Caffè? Forse qualcosa che non stiamo producendo fra qualche mese finite le scorte in magazzino scarseggerà, ma cosa? Cosa ci insegna la storia?

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