“Creepy Catholic Stories”: un pensierino per tutti voi!

Furono giorni di shock totale, di lutto collettivo e di raccapricciato orrore di fronte a quella tragedia imponderabile. Poi, quando gli Statunitensi iniziarono pian piano a metabolizzare ciò che era successo in quel drammatico 11 settembre 2001, qualcuno cominciò timidamente a porre domande di natura logistica. Tipo: “ehm, signori. Come lo gestiamo quest’anno, Halloween?”.

Il quesito era banale e serissimo al tempo stesso. Ché Halloween – si sa – è una festa molto sentita negli Stati Uniti; una festa attorno alla quale, fra le altre cose, ruota anche una buona fetta di industria. E va da sé che, a meno di un mese e mezzo dal grande giorno, questa fetta di industria aveva già ordinato ai fornitori i prodotti da mettere in vendita in negozio, aveva già pianificato feste scolastiche e palinsesti televisivi, aveva già investito parecchi soldi nel progettare attrazioni per famiglie e parchi divertimento all’insegna dell’orrore.
E poi, l’orrore era arrivato improvvisamente; ma quella volta era arrivato per davvero.

Ci volle ben poco per realizzare che decisamente non sarebbe stato il caso di riempire le vetrine di Manhattan con arti mozzati e scheletri fantoccio, quando a pochi isolati di distanza si scavava ancora tra le macerie nella ricerca disperata di un qualche effetto personale che permettesse alle famiglie di identificare almeno una salma su cui piangere. I negozi della catena Spencer Gifts, che avevano già esposto le consuete decorazioni di Halloween riempiendo i locali con teschi e casse da morto si affrettarono a rimuovere freneticamente quei gadget che risultavano ormai di pessimo gusto. E così in centinaia di negozi, parchi divertimenti, oratori e scuole, da nord a sud del Paese, in un frenetico cancellare eventi che, fra l’altro, comportò danni economici non trascurabili. Ma così doveva essere, inevitabilmente: la morte aveva fatto irruzione con tutta la sua forza, dunque era imperativo che sparisse ogni richiamo alla sua esistenza.

È David Skal a raccontare questo aneddoto nel suo saggio Death makes a Holiday. A Cultural History of Halloween. E badi il lettore: l’aneddoto è più significativo di quanto possa sembrare a prima vista. Perché sì, è ovvio, sarebbe stato indubitabilmente inopportuno scherzare sulla morte proprio in un periodo in cui la nazione intera era scossa dal lutto. Eppure, David Skal fa bene a osservare che «gli strascichi che l’11 Settembre ebbe sull’industria di Halloween resero evidente fino a che punto la cultura consumistica americana avesse trasformato questo antico memento mori in una festa costruita sul sangue e sull’orrore, una notte in cui la morte regna trionfante ma gli uomini non sono più in grado di vivere il lutto».

Se un uomo del passato avesse avuto modo di osservare i commessi newyorkesi nell’atto di nascondere freneticamente immagini di teschi per celarle alla vista di chi aveva appena perso un parente, l’uomo del passato avrebbe probabilmente fatto tanto d’occhi. Avrebbe chiesto “ma perché? Non capisco! Questi sono solo dei memento mori, come ce ne sono a mille nelle chiese!”. Forse avrebbe persino protestato: “perché volete privare queste brave persone in lutto di immagini che sarebbero per loro così confortanti, capaci di ricordare che in fin dei conti la morte è il destino che attende noi tutti?”.

E avrebbe avuto ragione, sotto il suo punto di vista.

Nel Medioevo, non c’era bisogno di entrare in un parco divertimenti di dubbio gusto per ritrovarsi a camminare tra file di scheletri (veri, non di plastica).
Nella prima età moderna, non c’era bisogno di mettersi a guardare un film di zombie per trovarsi di fronte a cadaveri armati (sempre veri, non di plastica), pronti a prender vita da un momento all’altro.
Fino a qualche secolo fa, non c’era bisogno di essere personaggi di una ghost story per vivere con l’indefettibile convinzione di essere realmente vegliati giorno e notte dai fantasmi.

E soprattutto: fino a poche decadi fa, non c’era bisogno alcuno di aver paura di fronte a tutte le cose che ho appena descritto. Teschi, ossa incrociate e scritte inneggianti al memento mori facevano capolino tra le incisioni che impreziosivano i luoghi sacri. Letterali distese di corpi mummificati o di scheletri rivestiti a festa facevano mostra di sé negli ossari delle chiese, per l’edificazione spirituale dei fedeli. Con il lutto, s’aveva una dimestichezza tale che (dopo essersi allenati fin da bambini a prepararsi spiritualmente a quell’estremo giorno attraverso gli esercizi della buona morte), i parenti facevano a gara per poter essere al capezzale dell’agonizzante nel momento del trapasso, senza imbarazzo e senza pudore.

Erano pazzi? Erano individui senza cuore?
Sicuramente, erano persone che vivevano in un contesto socio-culturale molto diverso dal nostro. Qualcuno direbbe che forse avrebbero molte cose da insegnarci, riguardo al giusto modo di vivere il lutto; qualcun altro forse si sentirà a disagio nel leggere le storie che sto per raccontare… ma al netto delle singole reazioni, resta comunque un dato di fatto. Quella che state per leggere è Storia vera: Storia con la “S” maiuscola.

***

“Ma leggere cosa e leggere dove” – mi pare già di sentirvi – “ché siamo arrivati alla fine del post senza concluder niente?”.
Beh, in effetti è voluto. Quella che avete letto fin qui è l’Introduzione che ho scritto per la sezione storico-culturale di un ebook titolato Catholic Creepy Stories, preparato a più mani assieme alle fantastiche autrici del blog cristiano per signore Martha, Mary and me (“la versione cattolica di Vogue”, come amano definirsi).
La prima parte contiene vite di santi edificanti & terrificanti al tempo stesso: il tipo di racconti con morale che un educatore potrebbe leggere a catechismo (a patto di voler angosciare tutti). Nella seconda parte del volume, sono io a prendere in mano la penna (spuntata) per parlare di storia, tradizione, cultura… e insomma di tutti i legami tra il macabro e il cattolicesimo.
L’ebook è un freebie, come si suol dire oggi, ovverosia un contenuto (di 100 pagine eh, mica robetta!) che io e le autrici di Martha Mary and me abbiamo deciso di distribuire gratuitamente da oggi fino al 2 novembre a chiunque ne faccia richiesta, dietro l’osservanza di un paio di facili regole (seguirci sui rispettivi profili social e segnalare l’iniziativa ad almeno due amici che potrebbero essere interessati).

E TUTTAVIA


– siccome io ho molti lettori decisamente poco socievoli che non hanno un profilo Facebook;
– siccome ci interessa far girare il libro molto più di quanto ci interessi raccattare un paio di “like” a caso;
– siccome siamo insomma personcine ammodo e abbiamo discusso della cosa,

FACCIAMO CHE

se voi non avete o non usate profili social, ma avreste comunque desiderio di sbirciare il nostro libro, potete scrivere una e-mail al mio indirizzo ( unapennaspuntata [chiocciola] saintly.com ) e con grandissimo piacere saremo ben felici di mandarvi l’ebook in ogni caso.
Davvero: mi spiacerebbe anzi non ricevere richieste, quindi non fatevi problemi e scrivete liberamente, ché noi ne siamo solo felici. O, per dirla in modo di darsi un tono: chiedete e vi sarà dato!

21 risposte a "“Creepy Catholic Stories”: un pensierino per tutti voi!"

  1. Umberta

    Grazie! Io sono una degli a-social e domani ti scrivo senzameno.
    Intanto però, mi spieghi che vuol dire “Nella prima età moderna, non c’era bisogno di mettersi a guardare un film di zombie per trovarsi di fronte a cadaveri armati (sempre veri, non di plastica), pronti a prender vita da un momento all’altro”?
    Be’, fino ai cadaveri armati comunque ci arrivo. E’ la parte dove prendono vita che, ehm…

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    1. Lucia

      Eh, al momento della resurrezione dei morti 😜

      Ovviamente nell’Introduzione l’avevo buttata lì en passant e poi nel resto dell’ebook lo spiego meglio, ma l’idea di fondo, in alcuni ossari religiosi, era quella di tenere gli scheletri già pronti per la resurrezione finale, con tanto di vestiti indosso, armi ed equipaggiamento vario.
      Nella prima età moderna, in quelle zone dell’Europa centrale in cui erano attualità le guerre di religione e dunque era molto sentita da parte dei cattolici la necessità di diffondere la propria fede anche in modo battagliero, si nota una certa insistenza nell’armare i corpi dei defunti. Vien da pensare (come in effetti pensano molti storici) che ci fosse proprio anche la volontà di risottolineare il ruolo del cristiano come miles Christi… e forse non solo metaforicamente. La spada già c’era, just in case… 😛

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      1. Umberta Mesina

        Ah, capisco. Avevo immaginato che le salme fossero sepolte con le armi, ma pensavo che fosse perché erano ancora piuttosto medievali. La sepoltura dei guerrieri con le armi è un’usanza antica. Non avevo idea che esistesse un simile sentimento! Ti ringrazio, ora ti mando l’email.
        Buona giornata!
        Umberta

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        1. Lucia

          Ecco, no 😂
          Cioè, siamo ben lontani dalla pratica (di per sé molto normale) di seppellire i guerrieri con le loro armi. Ecco qua un esempio di quello che intendo io, in una suggestiva selezione degli scatti di uno degli autori che citiamo nell’ebook:

          The Beauty of Death: Catacomb Saints Photographed by Paul Koudounaris

          Non so per quale motivo, ma le fotografie messe online indugiano molto sul dettaglio e non mostrano l’immagine completa. Ma molti di questi scheletri, oltre a essere ricoperti da capo a piedi di gioielli e stoffe preziose, tengono anche una spada in mano, spesso proprio nell’accezione che dicevo prima. Nel senso che la spada viene messa in mano anche a individui che non avevano mai avuto a che fare con le armi né in vita né in morte, quindi è probabile/presumibile che i loro scheletri venissero armati proprio nel senso di sottolineare la dimensione di miles Christi.

          Ebook in arrivo a mezzo posta elettronica! 😀

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          1. Anonimo

            Opperlamiseria! (Quella catenella sulla mano di san Valentino, mi garba molto.)
            Libro arrivato, grazie! Ho già cominciato a leggerlo.

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  2. Francesca

    Ecco nn’altra asocial… che ti chiede: 1) si tratta di un normale file pdf che mi leggo come voglio o devo avere l’aggeggio per gli ebook?
    2) poi ti fa piacere che lo giro anche ad altri parenti e conoscenti asociali? O lo devo tenere in qualche modo riservato?

    Grazie di tutto,
    E con l’occasione saluto Umberta alla quale voglio anticipare pubblicamente e umilmente la mia richiesta di perdono 70 volte 7 per mie promesse non mantenute. Sono mesi che ci penso e… Conto di mettermi in contatto con te appena risolverò alcune situazioni… essendomene capitate “di ogni” nell’ultimo anno anche in tema di salute, perciò ho dovuto mettere da parte parecchie cose e attività – che spero tornerò a fare presto. (Al momento non mi trovo neanche a casa mia, sempre per… ulteriore imprevisto).

    Un saluto a tutte e… complimenti anche alle blogger MMM che non conoscevo. Già visitato il blog e letto diversi post.

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      1. Francesca

        Grazie!! 🙂
        Per il mio carattere una delle cose peggiori che mi possono capitare è dire che farò qualcosa e poi non farlo.
        Ma da oltre un anno si rincorrono imprevisti, sorprese e cambiamenti di ogni tipo… Ti ringrazio per la pazienza. (in qualche modo ti ho seguita “da lontano”, continuando a leggere con interesse i tuoi blog a-sociali 😀

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    1. Lucia

      Eccomi Francesca, scusa il ritardo!

      Si tratta di un normale file PDF che leggi come e dove vuoi e che secondo me in ipotesi puoi anche stampare, per assurdo. Ha pure dei disegnini molto carini a cura delle autrici di Martha Mary and me!
      Se dopo averlo letto lo rigiri ad altri asociali, non può che farci piacere! Ti direi che al limite puoi suggerire loro di sbirciare i nostri rispettivi blog, ma penso che sarà un suggerimento pleonastico visto che i blog sono letteralmente citati a margine di ogni pagina 😂

      Te lo mando all’indirizzo e-mail col quale commenti, sì? 🙂

      A margine: leggendo dei tuoi acciacchi, in bocca al lupo per tutto e buona ripresa! :-\

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      1. Francesca

        Sì, mille grazie, quella mail va benissimo. (“sbirciare il tuo blog” è un suggerimento che ho dato spesso e continuerò a dare… ora anche con le signore di MMM).
        Grazie anche a te per l’inboccaallupo. Tra le altre cose ho avuto “l’onore” di essere colpita (e ospedalizzata) a causa di un disturbo acuto raro, iscritto su Orphanet… (il portale delle malattie rare). Ancora oggi ci si chiede se possa essere stato un Covid asintomatico (asociale? ehm) che abbia fatto sviluppare quell’effetto collaterale. Tanto per dire… Mica solo nel Medioevo accadevano cose strane.
        Buona continuazione 🙂 e complimenti per questo lavoro

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        1. Lucia

          Storie di cattolicesimo creepy in arrivo alla tua mail! 😉

          E mannaggia, ma allora vuoi far concorrenza alle mie stranezze 😐 Pensa che io mi ero anche accorta della tua assenza dal blog (o quantomeno dalla sua sezione commenti, toh) e mi ero anche chiesta “chissà dov’è finita?”.

          Su effetti collaterali di un covid asintomatico o comunque poco sintomatico sto collezionando un certo numero di storie inquietanti, da parte di persone che conosco direttamente e che in effetti hanno avuto problemi oggettivi, oggettivamente riconducibili (plausibilmente) alla malattia. Si parla anche abbastanza poco di questo aspetto, devo dire.

          Un grosso in bocca al lupo di nuovo!

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          1. Francesca

            Grazie, ricevuto e scaricato stanotte. Già cominciato a leggere. Molto ben fatto! Sono anche già “saltata” un po’ sulla sezione della storica. Il mio primo pensiero è: in cartaceo e col titolo italiano (per banali motivi di marketing) potrebbe ottenere un bel riscontro nei circuiti (online e fisici) delle normali librerie…
            Continuo a leggere. Se poi trovo difetti o cose che suonano male te lo dico 😀
            P.s. sì, da quando ho avuto quello che ho avuto (e sono stata “incredula” anch’io perché non mi aspettavo di entrare col codice arancio-rosso dalla porta rossa) tante persone mi hanno raccontato la loro storia e/o riferito quelle di colleghi/amici, ecc. Sembra davvero che in questo “periodo Covid” si sia verificato un numero abnorme di “strani” problemi di salute. Per essere oggettivi sono oggettivi certo, in quanto le alterazioni che ci sono state nei test e negli esami clinici parlano chiaro…

            Mah, …la cosa positiva è che quando capitano queste cose ti fanno un check-up completo in loco… Senza che il paziente debba andare su e giù per ogni singola parte del corpo. (Insomma, giusto per trovarci il positivo… 😁 perché il resto non è divertente).
            Tiriamoci su con buone letture!
            GRAZIE

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  3. Umberta Mesina

    Che bel libretto! Ho passato due serate bellissime. (Ho perfino dormito meglio, che davvero non è poco.)
    Sapevi che anche qui in Umbria esiste un santuario di resurrezione dei bambini non battezzati? E’ il santuario della Madonna delle Grondici, vicino a Tavernelle. Io ci sono capitata anni fa.
    Non sapevo che fosse un fenomeno diffuso anche altrove e non mi sono mai informata sulle dinamiche. Ho sempre pensato che le resurrezioni fossero un effetto dell’avere una fede che smuove le montagne… ^^
    Ero anche piuttosto invidiosa di quei genitori, in un certo senso, perché la mia, di fede, non smuove manco le foglie.. Ma ovviamente non ci si può aspettare una meccanica in questo genere di cose. Quello è sbagliato sempre, oggi come ieri e l’altro ieri.
    Grazie ancora a tutte e tre.
    Umberta

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    1. Elisabetta

      Congratulazioni per il tuo nuovo libro!

      Ricordo bene l’atmosfera post 11 settembre anche qui in Italia. Interessante l’interpretazione dell’autore sull’ Halloween mancato. Questo la dice lunga sull’ idea di lutto dell’uomo moderno.

      Mi viene in mente che in quei giorni si temevano anche atti di terrorismo nei parchi di divertimento o alle feste. Praticamente si temevano attacchi ovunque ( mi ricordo chi mi metteva in guardia dall’ndare nei supermercati). Negli USA a dicembre furono considerate inappropriate anche le ostentazioni di strabordanti addobbi natalizi. Alla serata degli Oscar l’ anno successivo gli attori si presentarono quasi tutto vestiti di nero e con pochi gioielli ( pochi secondo i canoni di Hollywood).

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  4. Pingback: La sposa cadavere di Carlo Magno – Una penna spuntata

  5. Nicola Bianchini

    Meglio tardi che ancora più tardi, o mai. È stato un piacere trovare questo blog e ancora di più iniziare la lettura degli articoli. Se posso permettermi (ti do del tu?), il tuo stile è estremamente piacevole e la qualità dei contenuti notevole. Insomma: hai un nuovo cliente.

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