Perché facciamo così poca memoria delle epidemie? (Tre anni dopo)

Oggi, 18 marzo, è la giornata nazionale in memoria delle vittime del coronavirus, istituita nel 2021 «al fine di conservare e di rinnovare la memoria di tutte le persone che sono decedute a causa di tale epidemia».

Ma (con l’ovvia esclusione dei doverosi tributi eccezionali), qualcuno di voi ha la percezione che si tratti di una ricorrenza particolarmente sentita dalla popolazione?

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No, la Chiesa non ha inventato san Valentino per soppiantare i Lupercali. Davvero.

Mi metto alla scrivania con la disperata rassegnazione di chi è conscio d’essere voce di uno che grida nel deserto, ma questa cosa va detta a chiare lettere: no, non è vero che la festa di San Valentino fu istituita dalla Chiesa dei primi secoli per soppiantare i riti pagani dei Lupercali.

È sicuramente vero che la Chiesa dei primi secoli cristianizzò molte feste pagane, ma oggettivamente San Valentino non è una di queste.

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È san Paolo dei Segni: predici il futuro!

Nell’Italia del Nord-Est, i contadini non aspettavano l’arrivo della Candelora per decretare la fine imminente dell’inverno; loro, impazienti, si rimettevano al lavoro il 25 gennaio, in occasione della festa della conversione di san Paolo.

E, come spesso capitava nelle feste che assurgevano al ruolo di Capodanno agrario, anche la data del 25 gennaio cominciò a velarsi di poteri soprannaturali, nell’immaginazione del popolino.

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Gli immancabili oroscopi di fine anno? Io li ho chiesti al mio mago pastore!

Chi ha letto il mio libro potrà forse ricordare di aver già incontrato il “Compost et kalendrier des bergers”, un almanacco cinquecentesco che, nella finzione letteraria, dichiarava di essere stato scritto sotto la dettatura di un pastore illetterato ma non per questo ignorante, anzi profondo conoscitore delle leggi della natura e della magia.
Sapeva anche fare oroscopi, questo mago-pastore? Beh, naturalmente, anche se (naturalmente!) li faceva a modo suo!

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