I piccoli paradossi della vita

"Buongiorno, mi servirebbero questi libri…".
Il commesso – un ragazzino tutto bucherellato dai piercing che mastica chewing-gum davanti ai clienti – guarda allucinato la oggettivamente lunga lista di libri che gli passo.
"Tutti?" chiede in tono sconvolto, con un fil di voce.
"Beh… ‘tutti’ non penso che li abbiate nemmeno, ora come ora, in libreria… però, sì: se potesse iniziare a darmi quelli che avete, e poi eventualmente ordinare quelli che mancano…".
Il commesso non si capacita. "Ma cos’è, studi?".
"Eh…".
"Ma guarda che qui sopra c’è scritto ‘Letture consigliate’, non ‘obbligatorie’. Hai letto?".
Trattenendomi dal rispondere un "Sì, so leggere", annuisco. "Sì, grazie, ho letto. Ad ogni modo, come le dicevo, se potesse per cortesia controllare se c’è già, in libreria, qualcuno di questi volumi…".
"Ma sei scema?". Ho giusto il tempo di sbattere le sopracciglia per un paio di volte, sconcertata, prima che lui riprenda: "Voglio dire, non sono obbligatori… cosa te li leggi? Vai a divertirti, no?".
"La ringrazio per l’interessamento. Sarò molto soddisfatta e divertita, in effetti, quando potrò avere questi libri fra le mani, e finalmente cominciare a leggerli. Grazie".

Questa, poi.
Che una non sia padrona di entrare in un negozio senza venir invitata a non ordinare quello che le serve… è comica davvero.

Le librerie falliranno perché la gente si deve divertire.

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