Motu proprio

Biblioteca. Interno giorno.
Ticchetto tranquillamente sulla tastiera del computer, quando, inaspettato, squilla il telefono.
“Pronto?”.
“Pronto! Sei Lucia? Stiamo cercando dappertutto il Bibliotecario Ufficiale, ma non riusciamo a trovarlo… c’è qui in portineria il rappresentante di una casa editrice, possiamo mandarlo su da te?”.
“Ehm… sì sì, prego…”.
Istante di panico. Nei sessanta secondi circa che mi separano dall’arrivo del rappresentante, controllo di essere anche solo vagamente presentabile: il che non è così scontato, per chi lavora nella nostra Biblioteca. Ma, per fortuna, la polvere secolare degli scaffali a cui sto lavorando non sembra aver lasciato segni sulla mia gonna blu lunga fino al ginocchio, né sulla semplice maglietta azzurra. Con un sorriso mi metto in piedi, riportando al suo posto la collanina col crocifisso che indosso quel giorno; un’occhiata veloce al crocifisso di legno, quello sulla parete della nostra Biblioteca di centro studi cattolico, e mi avvicino alla porta, aspettando calma il rappresentante.

Il rappresentante arriva. Mi vede, e sorride. E poi, ossequiosamente, saluta: “buongiorno, Sorella…”.
“Buongiorno a Lei”, sorrido di rimando, “ma non sono una Sorella”. E, dopo un breve riassunto mentale della mia tenuta odierna, mi sento pienamente libera di scherzare: “scusi, ma secondo Lei una suora va in giro con un gatto stampato sulla maglietta aderente, e i capelli lunghi e sciolti che le ricadono sulle spalle?”.

Negli occhi del rappresentante leggo tutta la sua disperazione. Irritare una potenziale cliente forse atea, dicendole “sì, sembri proprio una suora”, o indisporre una potenziale cliente forse cattolica, dimostrandosi del tutto impreparati in fatto di Religione?
Il rappresentante mi fissa, esita, balbetta.
E poi, in un sussurro, lo dice.
“Mah, sa… magari, dopo il Concilio Vaticano Secondo…”.

Monsignor Lefebvre ridacchia dalla tomba.

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