Pilato. Due consigli di lettura

Chi era, Gesù di Nazareth, prima di darsi alla vita pubblica?
Secondo Eric-Emmanuel Schmitt, era un falegname incapace, nonché zimbello del paese. Figlio naturale di Maria e Giuseppe, e primo di una numerosissima progenie, non aveva la più pallida idea di chi fosse e di cosa far della sua vita (e la Madonna, in questo, non è che lo aiutasse). Una bella sera, in una cenetta al lume di candela, di fronte a un buon dessert (vi giuro. Dessert), aveva anche chiesto la mano a una ragazza.
Poi c’è un lontano parente che lo piglia e lo battezza, c’è una lunga quarantena nel bel mezzo del deserto, c’è una vaga consapevolezza di un pozzo luminoso (?) che lo spinge alla vita pubblica… e poi ci sono gli apostoli che spiegano a Gesù chi è e qual è il suo compito; perché lui, di suo, non è che ci arrivi tanto…

A questo punto, mi è venuto un attacco di panico e ho iniziato a temere per la salute mentale del mio amato Schmitt… che è uno dei miei scrittori preferiti, ecchediamine! Quando me l’avevano consigliato, tanti anni fa, avevo scoperto dei piccoli gioiellini come Oscar e la dama in rosa: libri bellissimi, e senz’altro cristianissimi… Schmitt era impazzito, forse?

Avevo confidato così tanto, in questo Vangelo secondo Pilato! L’avevo scoperto mesi fa, a Torino, durante l’Ostensione della Sindone, e l’avevo comperato senza pensarci su due volte! Così tante aspettative!
Me l’ero tenuto da parte in modo da poterlo leggere durante la Quaresima, e poi mi trovavo di fronte a questa cosa immonda…
Se sono andata avanti a leggere, è stato per un atto di fede nei confronti di Schmitt. E sono stata premiata, alla fin fine.

Il Vangelo secondo Pilato, ripubblicato l’anno scorso in seconda edizione, è un lungo romanzo che si compone di tre parti.

La prima parte è un lungo monologo che raccoglie le confessioni di Gesù di Nazareth, che attende la sua morte nell’orto degli ulivi. Pare che gli editor abbiano fatto di tutto per convincere Schmitt a cancellare questo obbrobrio, e pare che Schmitt abbia fatto una scenata isterica per ottenere di tenerlo. Recitiamo assieme una prece per quei poveri editor inascoltati, che ogni giorno debbono sorbirsi le manie degli scrittori pazzi.
Non solo il prologo è vagamente ereticale (Gesù Cristo nato da un rapporto sessuale fra Maria e Giuseppe?!), ma è proprio semplicemente brutto. Giuro: a un certo punto, Gesù porta la fidanzatina fuori a cena e le fa servire un dessert. Vi giuro. Dessert.
Non so se sia peggio questa scena, o quella di Lazzaro risorto in versione zombie.
Comprate Il Vangelo secondo Pilato, saltate a piè pari le prime ottanta pagine, e date retta a me.

Per la cronaca, nella terza parte del libro, Schmitt prova a spiegare il delirio di cui sopra.
Quantomeno, ci illustra la sua logica.
Che è un po’ delirante, eh… e mi porterebbe a consigliargli con urgenza un lungo colloquio con la sua guida spirituale… però è pur sempre una logica. Quantomeno, non è pazzo.

Ne parlava tranquillamente, illuminato dalla sua fede. Lui solo aveva compreso cosa fosse il Regno, un regno senza gloria dove non ci sarebbe stato nessun successo, né materiale né politico. Mi descriveva la mia agonia con la calma della speranza.
“Tu morirai per qualche giorno, Jeshua, tre giorni, poi risorgerai”.
“Bisognerebbe esserne sicuri”.

Fra la prima e la terza parte del libro, si inserisce la seconda parte (veh, che brava? So contare fino a tre!).
E la seconda parte di questo libro è il motivo per cui sto scrivendo questo post, consigliandovi di mollare tutto, qui ed ora, e di andare in libreria per comprarlo immantinente.
Di solito non faccio pubblicità, ma quando ce vo’, ce vo’: c’è un motivo, per cui Eric-Emmanuel Schmitt (nonostante tutto) è e resta uno dei miei autori preferiti… ed è l’infinita delicatezza e maestria con cui dipinge i protagonisti, e mette in scena la sua storia.

Il Vangelo secondo Pilato, dicevamo.
Fin dalle prime parole, capiamo che il protagonista è proprio lui, il prefetto di Giudea: Pilato, in questo caso, non viene messo in scena durante il suo confronto con Cristo, ma solo dopo. Tre prigionieri sono stati giustiziati, la Pasqua ebraica – finalmente! – è già finita, e il povero Pilato viene sorpreso da una notizia irritante, prima ancor che sconvolgente. Il cadavere di questo tizio (un tale che era stato crocifisso poco prima) è stato trafugato. Bisogna ritrovarlo urgentemente, per tutelar l’ordine pubblico: si esaltano con poco, quei deficienti degli ebrei. E la scomparsa di un cadavere può scatenare un effetto domino: dicerie, entusiasmi, sollevamenti di popolo… magari, sedizioni
E così, ha inizio il viaggio di Pilato alla ricerca di questo cadavere putrescente, in un vero e proprio romanzo giallo dove il morto non c’è, ma lo si vuol trovare a tutti. Come un vero detective americano, Pilato colleziona gli indizi, imbocca false piste, interroga periti, impara dai suoi sbagli. A un certo punto, capisce tutto: raggiunge il colpevole, lo mette alle strette, illustra il movente, dimostra di aver capito il suo piano. E solo allora si rende conto di aver fatto un buco nell’acqua (uno dopo l’altro, in una catena ininterrotta: un mistero senza fine). L’alibi regge, il colpevole è innocente, la pista è sbagliatissima: e allora, ricomincia la ricerca di questo cadavere scomparso, in una detective-story senza morto e senza fine.
È un romanzo giallo sui generis; anzi: è un anti-romanzo giallo. Nonostante tutte le fatiche, il detective non risolverà il suo caso. E anzi: il romanzo non finisce con la soluzione del mistero, ma col suo infittirsi.
Da leggere: davvero.

Se avete bisogno di un consiglio di lettura, per questo ultimo stralcio di Quaresima… ebbene: questo è il mio. L’idea è originale, e il Pilato di questo romanzo è una figura inedita. Lo stile di Schmitt è scorrevole e fresco, e la profondità di queste pagine riesce a far dimenticare la completa idiozia del monologo che le precede, con quel Gesù così tanto assurdo da risultare imbarazzante.

Ripeto: comprate il libro e andate direttamente a pagina 81; dopodiché, iniziate a leggere.
C’è tutto.
Ci sono i dubbi di Pilato, c’è la fede degli apostoli; c’è l’ostinazione di chi rifiuta di credere all’incredibile, e si àncora sulle sue posizioni fino a negare l’evidenza. C’è una furia disperata e convulsa nel cercare una spiegazione (sempre più assurda e inverosimile) a quello che, razionalmente, non è spiegabile. E, di contro, c’è la serena fiducia di chi si abbandona a Cristo, e ci trova la sua pace…
La Gerusalemme del 33 d.C. non è mai stata così attuale.

Insomma: il libro m’è piaciuto un sacco, e non sono stata prezzolata dalla San Paolo per recensirvelo (magari!).
Lo pagate una quindicina d’euro, e lo trovate in tutte le librerie… che dire? A me, è piaciuto.

Se avevate bisogno di un consiglio di lettura, o di una idea-regalo per far contento un vostro amico, a Pasqua… beh: questa è la mia.

“Io so chi è stato”.
Guadagnai tempo infilando il frustino nella cintura. Dopo tutto, quella spedizione non era stata inutile.
“E come fai a saperlo?”.
“Era tutto previsto. C’era un piano ben preciso”.
“Interessante. E allora?”.
“Tutto si è svolto secondo quel piano”.
“Davvero interessante. E chi ha rubato il cadavere?”.
“L’angelo Gabriele”.

Osservai a lungo quel povero figliolo. Credeva a ciò che diceva! E lo credeva con tutte le forze del suo giovane corpo e del suo giovane animo.
Per tua norma e regola – dal momento che fortunatamente tu, fratello mio carissimo, ignori queste scempiaggini ebraiche – sappi che gli angeli – una specialità locale, paragonabile alle arance, ai datteri e al pane azzimo – sono i messaggeri del loro unico Dio, creature spirituali che assumono sembianze umane; una sorta di schiera di soldati immateriali e senza sessi che, almeno così sembra, sono intervenuti in moltissime occasioni per scrivere la storia di questo popolo che si crede eletto. Per andare e venire tra il cielo e la terra, prendono a prestito una scala che io non ho mai avuto il piacere di vedere. […] Ecco dunque Michele, Raffaele o Gabriele, quest’ultimo – si direbbe – con una sorta di monopolio sul destino di Jeshua fin dall’origine, perché si racconta che sia stato proprio lui ad annunciarne la nascita a sua madre – niente di meno! Puoi ben capire, di fronte a queste astrusità, cosa significhi essere il prefetto della Giudea…

E già che ci siamo: se vi interessa la figura di Pilato e se non l’avete ancora fatto, andate a leggervi, nella sua antologia di racconti, il Pilato di Friedrich Dürrenmatt. E questo non è un consiglio di lettura: è un ordine.

12 risposte a "Pilato. Due consigli di lettura"

  1. Lucyette

    Diego, il mio ordine fa parte di una raccolta di racconti, questa, che è pure scontata… non sentirti esentato, insomma ;-D
    Toh: mentre cercavo il link al libro su IBS, ho scoperto che l'antologia è stata digitalizzata su GoogleBooks. Potete farvi un'idea del racconto leggendo questa anteprima (purtroppo mancano alcune pagine). Io trovo che sia davvero un racconto bellissimo: ce l'aveva letto in aula, tempo fa, il nostro professore di Storia del Cristianesimo, pensa un po'…

    Ago, no, non l'ho mai letto! L'ho già sentito citare e mi incuriosisce pure, ma non ho ancora avuto occasione!
    Grazie per avermelo ricordato: lo metto nella lista delle cose da fare (da leggere, più che altro).

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  2. Lucyette

    Diego, il mio ordine fa parte di una raccolta di racconti, questa, che è pure scontata… non sentirti esentato, insomma ;-D
    Toh: mentre cercavo il link al libro su IBS, ho scoperto che l'antologia è stata digitalizzata su GoogleBooks. Potete farvi un'idea del racconto leggendo questa anteprima (purtroppo mancano alcune pagine). Io trovo che sia davvero un racconto bellissimo: ce l'aveva letto in aula, tempo fa, il nostro professore di Storia del Cristianesimo, pensa un po'…

    Ago, no, non l'ho mai letto! L'ho già sentito citare e mi incuriosisce pure, ma non ho ancora avuto occasione!
    Grazie per avermelo ricordato: lo metto nella lista delle cose da fare (da leggere, più che altro).

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  3. utente anonimo

    Accidenti!
    E io, che come Pilato appunto, volevo lavarmene le mani.
    Per ora lo metto in lista… stanno diventando tanti però…

    Diego

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  4. utente anonimo

    Accidenti!
    E io, che come Pilato appunto, volevo lavarmene le mani.
    Per ora lo metto in lista… stanno diventando tanti però…

    Diego

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  5. Lucyette

    Diego, quel racconto merita veramente. Io me lo ero fotocopiato da un libro della biblioteca, visto che ero comoda: perché è bello davvero, è profondissimo!

    Ago, sissì, sapevo: conosco vagamente la trama… e in effetti, sembra molto interessante!

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  6. Lucyette

    Diego, quel racconto merita veramente. Io me lo ero fotocopiato da un libro della biblioteca, visto che ero comoda: perché è bello davvero, è profondissimo!

    Ago, sissì, sapevo: conosco vagamente la trama… e in effetti, sembra molto interessante!

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