Era stato un miracolo.
Non c’era altra spiegazione, e le due sorelle si sentivano quasi a disagio nel dirlo in giro – perché non è facile raccontare agli altri il momento indescrivibile in cui la potenza del Signore si piega su di te, e lo Straordinario fa il suo ingresso nelle cose della vita.
Ma era stato un miracolo, non c’era altra spiegazione. Era successo tutto in modo così veloce, sconvolgente; ma era tutto così chiaro…
Il toro infuriato che scappava dal recinto. Loro due che passeggiavano sulla strada del paese, e vedevano questo bestione infuriato farsi loro incontro. Ed inseguirle.
La fuga, sempre più disperata man mano che passava il tempo. Le forze che venivano meno, le gonne lunghe che intralciavano la corsa delle due ragazze. E il proprietario del toro che correva dietro all’animale, lo richiamava, cercava di fermarlo… ma apparentemente, era tutto inutile. Il toro correva, sempre più infuriato, e le donne stremate sembravano non aver più scampo. A un certo punto, una delle due aveva sussurrato a mezza bocca una preghiera al Signore, supplicandoLo disperatamente di avere pietà di loro e di salvarle…
…ed era stato allora che era successo tutto.
Così. All’improvviso.
Una lepre – apparsa dal nulla, si sarebbe detto poi – aveva cominciato a saltellare nell’erba alta del prato. Spaventata da tutto quel fracasso (grida di contadini, donne in fuga, tori infuriati…) aveva cominciato a correre disperatamente in mezzo all’erba, saltellando e zigzagando con quella velocità che solamente una lepre spaventata può raggiungere.
Quel coso saltellante che si muoveva sopra l’erba era entrato nel campo visivo del toro; e il toro si era distratto. Dopo un attimo di incertezza, aveva deciso che la lepre era più interessante delle sue sorelle; e aveva cominciato a inseguire lei.
Le due sorelle, attonite e stremate, si erano lasciate cadere sull’erba verde.
E, ancora ansanti per la corsa e per lo spavento, si erano guardate negli occhi e avevano immediatamente capito che si era trattato di un miracolo.
Era stato un miracolo del Cielo: non c’era altra spiegazione.
Tornando a casa, ancora scosse per l’evento, avevano deciso che se il Signore stende la sua potenza su di te, bisogna necessariamente far qualcosa per ringraziarlo.
E quindi, decisero di stanziare una certa somma in beneficienza.
Si domandarono chi, fra i loro concittadini, avesse bisogno di aiuto più di tutti.
Dopo qualche riflessione, stabilirono: i più bisognosi erano i poveri. Quelli così poveri da non poter mangiare. Quelli così poveri da non poter neanche esser felici – perché in fondo in fondo, non è facile esser felici, quando tutto il mondo sta festeggiando e tu stai lì a fissare i tuoi figli che si smagriscono.
Le due sorelle decisero che, dopo la lunga Quaresima e dopo i due giorni di digiuno, anche i poveri avevano il diritto a festeggiare una Pasqua come si deve.
E quindi, stanziarono una certa somma di denaro affinché, nella domenica di Pasqua, tutti i poveri della piccola città di Hallaton potessero ricevere gratuitamente un pasticcio di carne di lepre, nonché un bel po’ di birra.
Tutto questo succedeva all’incirca duecento anni fa, nel Leicestershire.
La notizia meravigliosa passò di bocca in bocca. Passò di bocca in bocca con un’eco quasi eccessiva, oserei dire: nel senso che la buona novella arrivò anche a Medbourne, la città confinante… e suscitò l’ira e la gelosia dei cittadini.
I poveri di Medbourne – anche comprensibilmente, da un certo punto di vista – si mangiarono le mani, sentendosi tagliati fuori da questa ondata di generosità. La distribuzione benefica, d’altro canto, era esplicitamente dedicata ai soli cittadini di Hallaton. (Nelle cose, bisogna sempre darsi un limite).
Impossibilitati a ricevere queste dosi di buon cibo, gli abitanti di Medbourne pensarono bene… di rubarle.
Giuro.
Nel giorno di Pasqua, andarono sul sagrato della chiesa, dove il sacerdote stava distribuendo il cibo…
…e rubarono una botte di birra.
Ma per davvero!!
Immagino che, tutto subito, gli abitanti di Hallaton non l’abbiano presa affatto bene.
E in fin dei conti, a ben vedere, anche oggi le città di Medbourn e di Hallaton sono legate da una antica rivalità: una via di mezzo fra goliardia, tradizione, e amichevole sfottò.
Ma l’esecrabile furto, a voler essere sinceri, ha anche procurato una conseguenza a lungo termine… che è piacevolissima.
Ha dato origine a una sorta di rievocazione storica.
Ancor oggi, nella città di Hallaton, si tiene ogni anno, il lunedì Pasqua, la distribuzione di cibo e di birra ottima.
Si comincia con una processione, una Messa, una benedizione collettiva. Il cibo viene distribuito ai presenti, e tutti mangiano amichevolmente.
Ma poi, nel primo pomeriggio, ricevuto l’okay di un arbitro… si scatena la contesa.
Tutti i presenti si accalcano attorno a una botte di birra, e aspettano appunto il fischio di inizio. Dopodiché parte la gara… e l’Inferno si scatena.
Scopo della contesa è – per l’appunto – riuscire a portarsi a casa il piccolo barile (come successo in quell’occasione memorabile, più di duecento anni fa). La gara del bottle-kicking è una sorta di partita di rugby pasqualina, con l’unica differenza che i partecipanti sono centinaia, e che il gioco ha solo tre regole. Vietato mirare agli occhi; vietato usare armi; vietato strangolar la gente.
Per il resto, tutto è lecito pur di aggiudicarsi l’ambìto premio (vi sta venendo voglia di fare un salto a Hallaton, nevvero?). Molti sono i partecipanti che tornano a casa con un osso rosso; e addirittura, nei paraggi stazionano per tutto il giorno un certo quantitativo d’ambulanze, pronte a intervenire in caso di bisogno. E tendenzialmente, c’è sempre un gran bisogno.
Fra le risate dei presenti e le grida dei partecipanti, il bottle-kicking anima ancor oggi la Pasquetta di un bel po’ di Inglesi…
…ancora una volta, tenendo viva la memoria di un’antichissimo fatto storico.
E che bellezza, quand’è così!
marinz
Ma povera lepre!!!! Prima le salva e poi finisce distribuita ai poveri… ma non potevano distribuire carne di toro????
Un sorriso 🙂
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ClaudioLXXXI
mi associo alla giusta osservazione!
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Lucyette
Io concordo assolutamente con voi 😀 Però un cacciatore di qualche secolo fa ci avrebbe probabilmente presi per pazzi, esclamando “ohibò! Ma la lepre è una lepre! Lo scopo per cui la lepre viene al mondo è quello di sfamare la gente, con le sue buoni carni! Perché umiliarla preferendole carne di toro?”.
Un po’ come quando io da piccola mi rifiutavo di mangiare le uova sode sul cui guscio mia mamma aveva disegnato una faccina (per distinguerle dalle altre), all’urlo di “non posso mangiare questa faccina sorridente!”. E mia mamma mi spiegava “ma Lucia, è un uovo: il suo scopo è quello di essere mangiato; se non lo mangi ci rimane male…”
😛
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rosenuovomondo
Mi piacciono queste cose!!! E’ incredibile come un fatto accaduto nel passato faccia sentire la sua eco per tanto tempo, ancora oggi… adesso queste cose non accadono più non diamo importanza a queste piccole storie che diventano quasi favole
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Urgentissimo
ingratitudine dei cattolici !!! la lepre li salva… e loro banchettano a base di pasticcio di lepre !!!
ingrati !!! il Signore li salva… e loro banchettano a base di “Pane disceso dal cielo” !!!
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Lucyette
Crudeli, eh? 😉
Sai cosa mi hai fatto venire in mente, con il parallelismo fra cacciagione e Eucarestia? Una meravigliosa canzone di Branduardi, che è stata scritta in Italiano ma che io preferisco pubblicare nella traduzione inglese a cura dello stesso autore, perché – a mio giudizio – è probabilmente l’unico caso nella storia della musica in cui una canzone tradotta è migliore della versione originale 😀
La versione inglese mi piace di più perché rende molto più esplicito il parallelismo fra la morte del cervo e il sacrificio di Cristo: “It’s written in the stars, lord / upon this day I die // So these my gifts I offer / to you this Eastertide”. (Nel Medio Evo, il cervo simboleggiava per l’appunto Gesù).
La trovo una canzone meravigliosa, profondissima, piena di significato, e l’ascolto ogni anno nei giorni immediatamente prima di Pasqua.
Facendo il parallelismo fra Gesù e la lepre, me l’hai fatta tornare in mente… :-))
(Anche se – concordo – la lepre forse forse era un po’ meno determinata a morire, in questo caso ;-P)
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Maturin
Io ho pensato al pellicano…
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