A me sembra davvero un buon esercizio di gratitudine: elencare in una “Musa’s Box” – come si chiamano qui su Internet – le piccole cose belle che hanno illuminato le tue giornate, mi sembra, in buona sostanza, un piccolo Te Deum “formato blog”.
E poi, non so a voi, ma questi elenchi di piccole gioie quotidiane a me trasmettono serenità.
Dopo il “Musa’s Box” di gennaio, ecco qui il mio elenco di cose belle per cui render grazie, per i mesi di febbraio e marzo. Sì, insomma: Carnevale, Pasqua e Quaresima.
***
- Il mare che ti si para davanti all’improvviso, azzurrissimo e illuminato dal sole, mentre l’automobile viaggia sull’autostrada.
C’è una canzone di Ivano Fossati, che mia mamma mi canticchiava sempre quand’ero piccola ed eravamo in macchina diretti verso la Liguria, in cui si parla di quel momento in cui, svoltata una curva, improvvisamente vedi il mare.
Ed è proprio vero: percorrendo la Torino-Savona, è proprio vero che all’improvviso, inaspettatamente, “dopo la curva… il mare”. Ed è bellissimo. - La cena fuori – io, mamma e papà – al piccolo ristorante decorato con boe e reti da pesca – ché siamo arrivati stanchi, è già quasi ora di cena, nella casa del mare la dispensa è vuota, e nessuno di noi ha voglia di correre al supermercato per far la spesa.
In famiglia mangiamo fuori solo un paio di volte all’anno, e solo in queste situazioni. Quando capita, è una festa. - Malattia numero uno: un improvviso giramento di testa mentre passeggio in riva al mare, che mi costringe (oh disdetta!) a mangiare un enorme cannolo succulento per far salire gli zuccheri. Buonissimo. Oh disdetta. E comunque, da qui inizia il leit-motiv di questa Quaresima…
- Al ritorno a casa, una visita quasi gratuita al Museo Egizio di Torino. Succede questo, quando la biglietteria di un museo riesce a fare sconti a “categorie protette” e a far entrare una ventiquattrenne e la sua mamma over-65 al prezzo complessivo di tre euro. Succede che due persone, di per sé non molto interessate alle mummie e ai faraoni, decidono di andar lì a farsi un giro perché “massì, qualcosa di interessante ci sarà!”. E infatti c’è; e tanto.
- L’assistente di poltrona che cerca di tranquillizzarti, mentre tu – da sempre vittima di una “lieve” fobia irrazionale per il dentista – aspetti di sottoporti a un’estrazione complicata. Malattia numero due.
E comunque, dicevamo: l’assistente di poltrona che, per tranquillizzarti, ti stringe la mano e ti accarezza i capelli, piano… - …e alla fine ti consegna il dente in uno scatolino, dicendo: “magari, il Topino del Dente ti porta un regalo di consolazione, visto che avevi tanta paura!”
- …e in effetti me l’ha portato per davvero, oh!
- Quell’attonita, incredula gratitudine per il fatto di esserci stata. Di poter dire, un giorno, “sì: io l’ho vissuto, me lo ricordo”.
Una storica della Chiesa (se intontita dall’anestesia) reagisce in questo modo, quando accende la televisione su Rai Due ed il telegiornale sta cominciando proprio in quel preciso istante.
- Passare il Mercoledì delle Ceneri a ingollare dolciumi mollicci ogni due ore, con quello spirito di rassegnata accettazione di chi davvero vorrebbe fare digiuno, ma se sta a pezzi…
- Realizzare quanto davvero ti manchi il digiuno, e quanto davvero il digiuno ti sia prezioso per viver bene una Quaresima. Per una che ha cominciato a digiunare a quattordic’anni “perché sì” e poi non s’è mai sognata di mettere in discussione questa pratica, è anche carino avere una conferma del fatto che lo fai per una ragione valida, e non per mero conformismo.
- Tornare a Pavia nonostante una convalescenza particolarmente lunga (malattia numero tre) e fissare i fornelli con l’horror vacui (“oddio e adesso cosa mi preparo di liquido e di buono, ché ‘sto male, c’ho le lezioni, c’ho un buco in bocca, torno a casa la sera distrutta e ho poco tempo per cucinare?”). Scoprire con sorpresa che hai già un sacco di idee per una lunga serie di squisiti manicaretti.
- Il primo cibo solido!! Duro!! Da mangiare!! Dopo quasi venti giorni di dieta liquida!! Yeee!! Sono guarita!!
Disse colei che cominciava a sentire in gola quello strano pizzicorino che l’avrebbe condotta di lì a due giorni a un’influenza colossale. - La malattia numero quattro che ti costringe a restare a casa, in quel pomeriggio del 28 febbraio (l’alternativa sarebbe stata quella di andare in parrocchia, a dire addio al Papa con tutta quanta la comunità).
E invece è stato bello e giusto aver vissuto l’evento in questo modo, nell’intimità della mia casetta, con tutti i miei orsacchiotti schierati sul divano per salutare il Papa assieme a me.
Piangere. Ma non di tristezza o di malinconia; di affetto e di gratitudine. Come quando sali in macchina per tornare a Pavia, e ti si inumidiscono gli occhi mentre saluti la tua mamma che non rivedrai più per tanto tempo.
- Un’accoppiata trucco-vestiti-collana mai insolitamente ben riuscita; di quelle che ti fanno dire “ma tu guarda”.
- Poter assistere in diretta all’elezione del nuovo Papa, che invece temevi di perderti. (Lezioni mattina e pomeriggio, fino a tardi, volevano dire una possibilità su quattro di essere davanti alla tivvù al momento della fumata bianca).
- Due giorni di salute tendente al normale, fra la malattia numero quattro e la malattia numero cinque (il tutto nell’arco di un mese e mezzo, vorrei ribadire).
- Aver fatto altri progetti, potenzialmente più piacevoli, su come trascorrere il giorno del tuo compleanno. Annullarli tutti, perché in parrocchia hanno assoluto bisogno di te, senza di te al lavoro la parrocchia andrà in rovina, probabilmente finirà la Chiesa, e può darsi che imploda l’universo intero.
Ed è stato bello. Passare il compleanno in compagnia di Gesù è stato bello, a conti fatti.
- Cominciando ad avvertire i sintomi di un malanno imminente (malattia numero sei), perdere la pazienza e dire due paroline all’Onnipotente. Non tanto per chiedergli di farti star bene in toto, ma per chiedergli di farti star bene almeno fino alla Veglia di Pasqua, per poter fare un digiuno serio il Venerdì e il Sabato Santo.
Sintomi improvvisamente spariti fino a sabato sera.
Un giorno o l’altro dovrei provare a chiederGli di farmi vincere alla lotteria.
- Il suono delle campane che vengono slegate nella notte di Pasqua, e che anche questa volta ti fanno piangere di commozione.
- La cupola del duomo che si intravvede illuminata attraverso gli alberi, quando esci dalla tua chiesa dopo la Veglia di Pasqua.
Sembrerebbe una scemenza, ma il duomo di Pavia è tornato operativo solo questo autunno, dopo ventitré anni di chiusura causa problemi di stabilità. Forse era la prima volta da vent’anni e passa, che qualcuno, lì dentro, celebrava la Pasqua. - Il pranzo di Pasqua. Il profumo di arrosto, la carne!!, ché varrebbe la pena di fare astinenza e digiuno anche solo per assaporare, a Pasqua, il gusto di quei cibi che non mangiavi più da più di un mese.
- Una doccia calda, lunga e riposante, in questo giorno di festa.
Andare in bagno, scegliere con cura il bagnoschiuma da utilizzare, annusare il suo profumo dolce e fruttato, aprire l’acqua e togliersi lentamente i vestiti.
Per poi scoprire (malattia numero sette nell’arco di due mesi) di esserti trasformata nella sorella brutta della Pimpa, con centinaia di orrende chiazze rosse e desquamate su un buon 80% della tua superficie corporea.
Come dite? Non vi sembra una scoperta particolarmente piacevole?
Beh, a ‘sto punto tanto vale prenderla con ironia e rassegnarsi a cogliere il lato comico della vicenda: nell’insieme fa abbastanza ridere, se ci pensate…
E voi? Vi unite al gioco?
alegenoa
Oh, ma cagionevole cagionevole, eh! 😛
Ma si estraggono ancora i denti? Manco se fossi un minatore in pensione che masticava tabacco…
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Lucyette
.___.
Io sono sempre stata abbastanza cagionevole, non c’è che dire, ma come quest’anno…
Tutti acciacchi da poco, eh, niente di grave, ma letteralmente non mi ricordo più quand’è stata l’ultima volta che sono stata bene per almeno una settimana di fila… sigh!
Sì, a quanto pare si estraggono ancora i denti. Questi sono denti del giudizio, che a me non hanno mai dato il benché minimo fastidio, MA apparentemente ho avuto in sorte dei denti del giudizio che mi marciscono da soli. Non è nemmeno che si cariino: marciscono da dentro. Sono nati “difettati”, pare che abbiano uno smalto completamente diverso da quello degli altri denti (o qualcosa del genere, non mi ricordo bene i dettagli), e, in buona sostanza, marciscono dall’interno. Tu non senti il minimo dolore, niente di niente, nessun disagio, sennonché a un certo punto ti svegli una mattina e scopri di avere un ascesso. Apparentemente non c’è altra soluzione che estrarre il dente e togliersi il problema, anche perché non val la pena di intervenire su un dente nato difettato che comunque ti darebbe altri problemi in futuro.
Io, grazie al cielo, mi sono risparmiata la sorpresa dell’ascesso che vien dal nulla (il mio dentista s’è accorto che c’era qualcosa che non andava prima che io cominciassi a sentire male), ma conosco un signore che ha avuto il mio stesso identico problema e davvero gli è venuto un ascesso senza nessun preavviso, un giorno che era al lavoro O.o
(Peraltro, per una che ha la fobia del dentista è pure carina, ‘sta cosa… doversi sottoporre a due estrazioni complicate senza avere il benché minimo fastidio. Per la serie: entro dal dentista sana come un pesce, esco da lì malconcia e con uno squarcio in bocca. LOL!)
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Lucida Lyrae
Anche il mio ultimo compleanno l’ho passato in un luogo dove mi piace stare: in ospedale a fare una ricerca per compilare un bando. Noioso? Forse. Stancante? Sicuro. Ma ero felice 🙂
E’ un bel gioco questo, anche se il tuo sembra un po’ l’elenco delle sfighe 😀 rimettiti!
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Diego
Perchè dici di non aver fatto bene la quaresima? Per un digiuno? Più Quaresima di questa…
Anzi, magari sei anche a credito per un pezzetto della prossima!
Spero piuttosto che adesso sia tutto finito, siamo nel periodo di Pasqua…
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Lucyette
Adesso ho una dermatite per cui non esiste una cura, “passa da sola in un lasso di tempo compreso fra i due e i sei mesi“.
-___-
Parliamone. (O anche no).
No, beh… non dico di aver fatto male la Quaresima, in toto, solo perché non ho digiunato il Mercoledì delle Ceneri. Però ho proprio visto che il digiuno mi serve, mi è molto utile per cominciare “come si deve” una Quaresima. II fatto di mangiare cose deliziose a Carnevale, e poi di fare improvvisamente un digiuno “stretto” il Mercoledì delle Ceneri, è una cosa che mi aiuta veramente tanto. L’ho sempre trovata una pratica ottima, per dirsi “okay: da qui in poi si cambia registro, siamo entrati in Quaresima e non si scherza”.
E’ da diversi anni che vivo le Quaresime facendo digiuno “stretto” nei giorni di digiuno, e astinenza dalla carne per tutto il resto della Quaresima. Spesso la gente mi prende per una matta anacronista e dice che potrebbero essere più efficaci altre forme di sacrificio, e io capisco bene cosa intendono, ma trovo che i sacrifici “alimentari” mi siano di enorme aiuto… proprio perché mi fanno sentire la Quaresima, e l’attesa della Pasqua in ogni singola fibra del corpo (oltre che dell’anima). Quest’anno mi è mancata, almeno all’inizio della Quaresima, questa “dimensione”… e, devo dire, ne ho sentito la mancanza 🙂
Non perché mi ritenessi “carente” io, ma perché effettivamente mi mancava questo “aiuto” in più.
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