Una storia vera, tratta da una delle mie polverose e vecchie carte
Si svegliò nel cuore della notte, e per assurdo gli ci volle qualche istante per ricordare dov’era, con chi era, e perché non fosse nella sua solita stanza e nel suo piccolo letto di sempre. Nel dormiveglia, ci mise qualche secondo a capire che, no, non si era appena svegliato da un sogno: era successo tutto per davvero.
Richiuse gli occhi, approfittando della quiete della notte per riflettere sul modo in cui la sua vita sarebbe cambiata. Gliel’avevano detto, i suoi amici, che durante il giorno ci sarebbero state millemila distrazioni, tali da impedirti di riflettere come si deve, e in effetti era stato proprio così. La chiesa addobbata a festa, i baci e gli auguri dei suoi parenti, le fotografie in posa, la festa al ristorante, la tensione emotiva, l’ansia, e fors’anche la paura: solo in quel momento, nel silenzio della notte e dopo qualche ora di sonno, si sentiva veramente in grado di riflettere a mente lucida sul passo che aveva appena fatto.
Si girò da un lato, e la guardò.
Era bellissima, lì, nella penombra, appena illuminata dai raggi della luna che filtravano attraverso gli scuri. Era bellissima, e lui sentì gli occhi inumidirsi di lacrime di incredulità, di gioia e di commozione, al pensiero che lei fosse diventata sua. Dopo così tanti anni, dopo così tante speranze, dopo così tante difficoltà: finalmente sua.
Quella mattina, in chiesa, aveva sentito come un groppo in gola quando l’aveva stretta per la prima volta, dopo aver pronunciato il suo “sì, lo voglio”. Forse solo in quel momento, mentre la sfiorava con la punta delle sue dita, aveva realizzato la responsabilità di cui si era fatto carico: proteggerla, custodirla, onorarla e darle lustro, di fronte a Dio e di fronte al mondo, per ogni giorno della sua vita.
Si rigirò sotto le coperte e la guardò ancora. Sotto sotto, sentiva anche di non meritarsi un dono così grande.
Rimase a guardarla per un po’, e poi, lentamente, scivolò fuori dal letto. Le si avvicinò e stese una mano per accarezzarla (gli parve di toccare seta morbida e preziosa), e poi si chinò per sentire ancora una volta il suo profumo. Non ci aveva mai fatto caso fino a quella mattina, ma aveva un profumo delizioso: sapeva di fresco, di lavanda e di sapone di Marsiglia.
La accarezzò, e sorrise: quant’era bella; quant’era incredibilmente splendida.
Fece per tornare al suo posto e rimettersi a dormire, ma poi si girò per guardarla ancora un momento.
Per l’ennesima volta, pensò quanto gli sembrasse incredibile che fosse finalmente, e ufficialmente, sua.
Sentendosi anche un po’ cretino, decise che non poteva aspettare fino all’indomani; e quindi si rimise in piedi, si tolse il pigiama e scivolò piano dentro di lei (chiedendosi fugamente che cosa avrebbero detto i suoi confratelli, circa un professo così deficiente che invece di dormire o pregare si mette a far ‘ste cretinate).
L’indomani mattina si svegliò così, dentro la sua veste religiosa, e nel dormiveglia la accarezzò ancora una volta, commosso e incredulo per tanta grazia.
Era così bella.
Era così incredibile che fosse veramente sua.
Recap: una storia vera, tratta dalle polverose carte d’archivio di un vecchio religioso, che raccontava in questo modo le sue emozioni (e i suoi gesti!) durante la sua prima notte in convento, dopo la professione dei voti.
Emilia
Commovente! Se dovrò partecipare a qualche vestizione religiosa o di qualche seminarista diocesano, la linkerò o passerò al festeggiato/a.
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Lucia
🙂
Sì: anche io, appena l’avevo letto, avevo pensato che sarebbe stato perfetto come augurio per un novizio o un sacerdote novello. Ma non ho vestizioni o ordinazioni in vista nella mia cerchia di amici ed è da svariati anni che ho questo post nel cassetto, a un certo punto ho gettato la spugna e l’ho abbandonato all’etere così, e lo usi chi può farne buon uso 😀
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