L'ABC delle vacanze

A come Amica ritrovata. Quella che ha in comune con te miliardi di piccole e grandi cose; quella con la quale hai passato ogni singola estate della tua infanzia e adolescenza; quella che, per una strana coincidenza astrale, non vedevi né sentivi più da anni. Quella che da mesi progettavi di riabbracciare nella tua prossima vacanza al mare.
Quella che hai incrociato appena scesa dalla macchina, mentre lei, ignara e felice, andava a buttare l’immondizia nel bidone della spazzatura. Quella che – ehm – hai stritolato in un abbraccio mentre la poveretta teneva ancora in mano la spazzatura. Sì. Ehm. I veri amici si riconoscono anche da questo, e non provate a negarlo!

B come Bronchite dell’amica ritrovata. Che, unita alla I di Incidente stradale (della famiglia dell’amica ritrovata), e alla D di Decesso (no: grazie al cielo, di nessuno dei coinvolti nell’incidente), ti ha consentito di trascorrere con l’amica ritrovata ben due pomeriggi, su quindici giorni di vacanza.

C come Chiesa dei Corallini. Più bella che mai, adesso che sono finiti i restauri – sì, valeva davvero la pena di spendere tutti quei soldi, se il risultato è questo.

D come Decesso. Quello dell’anziano amico di famiglia che è venuto a mancare nel bel mezzo delle nostre vacanze, costringendoci a interromperle bruscamente per assistere al suo funerale.
Che, se fosse la prima volta, uno dice “pazienza”, e ancor meglio si dispiace profondamente per la perdita del caro estinto. Il problema è che, con una inquietante assiduità, da alcuni anni a questa parte tutte le nostre vacanze vengono interrotte dall’improvvisa scomparsa di questo o quell’anziano conoscente. Sembra che si siano messi d’accordo per morire quando noi siamo a metà delle ferie: è successo quattro volte negli ultimi cinque anni.
Le vacanze prive di lutti sono state quelle dell’anno scorso, quando, casualmente, io sono rimasta a Torino per tutta l’estate. Vista l’evidenza dei fatti, sto seriamente meditando di non allontanarmi più dalla città per tutta la durata dei mesi estivi: è più sicuro per tutti.

E come Effetto Serra. I ghiacciai si stanno sciogliendo, le temperature aumentano, il livello del mare si sta alzando, presto le acque ci sommergeranno, e le estati si fanno sempre più torride e afose.
Fatto sta che io ho prove fotografiche atte a testimoniare che, nel mio ultimo giorno di scuola, nella calda metropoli piemontese tutti vestivano pesanti abiti a maniche lunghe. Se questo non bastasse, posso aggiungere che, nella Riviera Ligure di metà agosto, ho dovuto peregrinare per tutti i negozi di abbigliamento del paese, alla disperata ricerca di pantaloni pesanti e un paio di felpe. Confidando nel surriscaldamento globale non avevo preventivato la necessità di mettere in valigia giaccone e cappotto, e invece…
(Per ulteriori approfondimenti, cfr. lettera H, N.d.A.)

F come Fotografie. Ne avevo preventivate centinaia, conoscendo i raptus che ultimamente mi assalgono di tanto in tanto. In realtà, la mia povera macchinetta è stata miseramente abbandonata su uno scaffale della camera da letto, a prendere polvere mentre io vagavo spensierata, senza l’istinto della fotografa. E va beh, succede.

G come Gatti, che hanno prepotentemente infestato il giardino dell’Amica Ritrovata e Broncopatica.
Effettivamente, l’infestazione da gatti è stata l’unica occasione per far scattare il raptus tanto atteso, e con apprezzabili risultati.


H come Harry Potter e l’Ordine della Fenice, che sono finalmente riuscita a vedere.
Impressioni a freddo  – è proprio il caso di dirlo – da parte di una fan sfegata della saga di JK? “Cavolo che freddo in questo cavolo di cinema all’aperto, se Harry non si sbriga a pigliare ‘sta profezia mi alzo e torno a casa ché qui sto crepando dal freddo, EVVAI, Black è schiattato, allora siamo a buon punto, NO, che sta succedendo adesso?, perché Silente è lì a parare uno dopo l’altro tutti ‘sti attacchi e Harry si contorce per terra come un posseduto? FATE VINCERE VOLDEMORT ma ponete fine a questa tortura, LUNGA VITA ALL’OSCURO SIRE se questo farà terminare il film! Sto tremando, ci saranno dieci gradi questa sera, qualcuno faccia qualcosa, non mi sento più le dita dei piedi e di questo passo me la prendo pure io la bronchite, AIUTO!”.

I come Incidente, tanto per dimostrare che non porto jella solo all’Amica Broncopatica ma anche a tutta la sua famiglia.
A distanza di cinque giorni, si vedeva ancora la botta sul guardrail contro il quale ha cozzato la povera automobile, finita dritta dritta in rottamazione. Miracolosamente, il bilancio è “solo” di un contuso, una escoriata e una che – da quanto so – sta benone, a parte lo spavento.
Ad ogni modo, io, che la sera prima avevo augurato all’allegra famigliola “un viaggio tranquillo e privo di incidenti”, sto cominciando a nutrire il vago sospetto di essere una iettatrice non da poco. L’Amica Ritrovata mi saluta mandandomi un po’ di affetto e tante, tante maledizioni. 

L come Letto, dotato di un materasso a molle che quest’anno si è brutalmente ribellato alla sua legittima proprietaria. Non ho idea del come diavolo sia successo, ma in una notte di luna piena una molla decise di abbandonare il suo posto di lavoro, scattando verso l’alto e colpendo la sottoscritta dormiente con una botta sufficientemente forte da farla svegliare di soprassalto e causarle un livido piuttosto evidente.
Ahio.

M come Mare. O come Meduse. O come Mare con Molte Meduse. Così tante da scoraggiare anche i bagnanti più temerari – quelli, intendo, che pur di farsi una nuotata sarebbero anche stati in grado di sfidare temperature i cui valori massimi si assestavano attorno ai 24 gradi.

N come NAS. Quelli che avrei voluto mandare io in un grazioso bar sul lungomare, dove ero entrata per acquistare, fiduciosa, una granita alla menta. Avevo già percorso metà lungomare quando la mia accompagnatrice mi ha fissata con aria solenne, e ha commentato: “E’ da un quarto d’ora che cerco un modo più diplomatico per dirtelo, ma non lo trovo, per cui te lo dico così: hai i denti verdi. E anche la lingua e le labbra, in effetti”, ha aggiunto, per nulla impietosita dalla mia espressione orripilata.
Ebbene sì: un gradevole, intenso e persistente verde-granita-alla-menta si era impossessato della mia bocca, opponendo una dura resistenza persino a ripetuti e affannosi lavaggi con spazzolino e dentifricio.
Ora: io non so che razza di colorante abbiano utilizzato in quel bar, ma ho il serio sospetto che ritrovarsi con la bocca verde (e non avere idea di come riportarla alla colorazione originaria) nuoccia gravemente alla salute. E, sicuramente, all’autostima.

O come Olio d’Oliva Ligure. Perché l’olio comperato direttamente nel frantoio, fra merli che schioccano, serpi che frusciano, cicale che scricchiano e scaglie di mare che palpitano lontano fra le fronde… beh, quell’olio è tutta un’altra cosa.

P come Pizza. “Ehi… questa sera andiamo in pizzeria?”. “No, dai… stasera non ho voglia…”.
Un giorno dopo: “Ehi… andiamo a mangiare una pizza?”. “No, siamo tutti due stanchi, dai, domani…”.
Due giorni dopo: “Mangiamo la pizza, stasera?”. “Ma no, non vedi che sta per piovere?”.
Tre giorni dopo: “Stasera? Stasera va bene, per la pizza?”. “No, dobbiamo mangiare le cotolette che abbiamo preso stamattina, dai, le cose impanate non vanno tenute tanto in frigo!”.
Secondo voi, sono mai riuscita a mangiare una pizza, nel corso dell’intera vacanza?

Q come “Quanto costa?”. “Tanto”. La risposta è, ovunque e inevitabilmente, “tanto”.

R come Ratzinger, Joseph. Perché infelice è l’esistenza di chi, sotto l’ombrellone, deve districarsi fra saggi di esegesi biblica e cristologia allo scopo di poter competentemente (sic) commentare l’ultimo libro del Pontefice Massimo.
Ci tengo tuttavia a specificare che ne sono venuta a capo (sì, anche sotto l’ombrellone), e che Gesù di Nazareth di Benedetto XVI è un gran, gran bel libro – e ringrazio sentitamente chi, chiedendomi un’opinione in materia, mi ha piacevolmente “costretta” a leggerlo.

S come gelato alla Soia, che si è rivelato essere una piacevolissima e inaspettata scoperta. Da allora ho anche provato il budino alla Soia e la torta alla Soia: da quando ho visto la pubblicità degli hamburger alla Soia vivo nella spasmodica attesa di trovarli in qualche supermercato, perché non riesco proprio a figurarmeli ma sicuramente saranno buonissimi.

T come Tedeschi. Quest’anno erano una presenza preponderante, con i loro capelli biondi e le loro lattine di birra la sera sul lungomare. Numericamente, i Tedeschi battevano gli Italiani 3 a 2, o almeno così pareva in alcune giornate.
La cosa che mi lascia perplessa è come nove negozi su dieci continuino a ostinarsi a non avere uno straccio di commessa che sia in grado di comprendere una richiesta non dico in Tedesco, ma almeno in Inglese…

U come Università
, che con le sue lungaggini burocratiche costringeva mio padre a telefonare a banche e assicurazioni anche nel bel mezzo della spiaggia, fra le occhiate sconcertate dei bagnanti.

V come Violenza. “Un’anziana donna di 76 anni è stata arrestata a San Bartolomeo, in provincia di Imperia, per aver rubato due barrette di cioccolato da 70 centesimi l’una. La donna ha dichiarato di aver compiuto il gesto poiché spazientita dall’attesa alla cassa di un supermercato. La signora, dopo essere stata sorpresa nell’atto di appropriarsi delle due barrette, è stata fermata dalla direttrice del punto vendita, una donna di 32 anni. L’anziana non ci ha più visto ed ha preso a picchiare la direttrice, che poi è finita in ospedale dove le è stata data una prognosi di 10 giorni”. Son cose.
L’altro furto degno di nota dell’ameno paesello ligure risale a un paio di anni fa, quando due rapinatori hanno fatto irruzione nella banca, camuffati con maschere dei Puffi e armati di – giuro! – pistole ad acqua. Mi vien da chiedermi se nella cittadina non si tengano annuali raduni di delinquenti un po’ tocchi.

Z come Zanzare. Tante, moleste, e fastidiose al punto da causarmi una mezza reazione allergica.


Ma, ehm, se il mio solito tono melodrammatico avesse fatto intuire il contrario… dai, nonostante tutto, sono state ottime, splendide vacanze!

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