Ritrovare un'Amica Ritrovata: Incipit

Dopo tanta lontananza, dopo tanti silenzi, dopo tanta nostalgia… l’Amica Ritrovata è qui.
E’ arrivata il primo maggio, approfittando della bella stagione e del periodo vacanziero per fare la turista a Pavia e reincontrare finalmente la sottoscritta.
E’ arrivata il primo maggio, col treno, in diretta dal Profondo Veneto; e la premurosa anfitriona lombarda è andata, ovviamente, a raccattarla alla stazione.
E ci è andata partendo con un certo anticipo, perché era una bella giornata di sole e nulla escludeva di scendere dal bus a un certo punto, e fare a piedi il resto del percorso.
E ci è andata partendo con un certo anticipo, perché la sottoscritta è paranoica e abituata ai disservizi dei pullman torinesi, e mette sempre in conto un eventuale ritardo, un incidente in mezzo alla strada, un autista che viaggia alla velocità di una lumaca.
E ci è andata partendo con un certo anticipo, soprattutto, perché la sottoscritta è zoppa, e quel giorno la caviglia malandata le duole più del solito. Antidolorifici a gogò non sono mai carini: per cui perché sforzarsi, quando puoi fare la strada con tutta calma, a passo lento e controllato?

Orbene, la sottoscritta arriva alla fermata del bus, si siede sulla panchina, e aspetta.
E aspetta, e aspetta, e aspetta.
Il pullman delle 10:50 è notevolmente in ritardo; il pullman delle 11:09, anche.
La sottoscritta comincia ad essere irritata e vagamente inquieta: meno male che è previdente, e che ha ancora tutto il tempo per prendere la corsa successiva…
Se non che, davanti alla fermata, arriva un vecchio a cavallo di una bicicletta. E guarda la sottoscritta, e le sorride con un ghigno inquietante. “Che è, una turista, lei?”, ridacchia.
“No, perché?”, domanda la sottoscritta, già sufficientemente irritata per i fatti suoi.
E lì, la sottoscritta, non turista ma comunque proveniente da città evolute, e non da centri del Terzo Mondo quali, evidentemente, Pavia, fa l’amara scoperta.
“E che, allora non lo sa che il primo maggio non passano i mezzi pubblici?”, si spancia il vecchiaccio, decisamente divertito.

Panico.
E poi, inesorabile, l’unica praticabile soluzione, visto che i taxi sono tutti occupati.
Correre.

Corri, corri, corri; corri e attraversa il Borgo.
Corri, corri, corri; corri oltre il Ponte Coperto.
Corri, corri, corri; corri per Strada Nuova.
Corri, corri, corri; corri e la strada è in salita.
Corri, corri, corri; corri, alla stazione.
Corri, corri, corri; corri con tacchi e borsetta.
Corri, corri, corri; corri anche da zoppa.
Corri, corri, corri; corri ed arrivi in stazione.

E lì ti pieghi in due, con la milza che scoppia, la caviglia gonfia che implora pietà, i polmoni che bruciano e il respiro corto che non riesci a controllare.
E lì ti rendi conto che hai fatto in venti minuti una strada che normalmente, a piedi, fai in quarantacinque; e non sai se ridere o se piangere, ma nel dubbio non fai niente di tutto ciò e cerchi sul tabellone degli arrivi il binario di quel maledetto treno, tirando accidenti alla povera Amica Ritrovata che nulla può e nulla sapeva.

E poi, mentre ti gira la testa, e ti aggrappi al mancorrente, e zoppichi in maniera plateale verso il binario numero 4, nella tua borsa il cellulare trilla. Ed è un sms dell’Amica Ritrovata.

Eccomi! Sto per arrivare, ma il treno viaggia con due minuti di ritardo. Se magari non sei ancora in stazione, fai pure con molta calma.


E in quel preciso momento, ho saputo che l’Amica Ritrovata non sarebbe uscita viva dalla mia casa.

Lascia un commento