La passeggiata a Crea

Scendo dalla macchina, mi si para di fronte questo cartello, e a me prende leggermente male. Mi domando se sia realmente opportuno mettere a repentaglio la propria incolumità fisica per preparare un post sui generis, e mi rispondo… “assolutamente sì!”. Sperando che il Padreterno sia particolarmente clemente con tutti coloro che muoiono nel corso di una pratica devozionale, mi incammino su su per la collina sforzandomi per non guardare in basso, verso il precipizio… E mi avventuro dunque lungo i viottoli di Crea, fino al Monte di Santa Maria Assunta.
Ragazzi: voi lo sapete, cosa sono i Sacri Monti?

“Un Sacro Monte”, recita la definizione, “è un complesso devozionale posto sul versante di una montagna”. È dotato di una serie di cappelle e edicole in cui sono rappresentate – generalmente, con sculture a grandezza naturale – scene della vita di Cristo, di Maria, o anche di qualche Santo. Particolarmente diffusi a partire dal ‘400, i Sacri Monti volevano essere un’alternativa ai pellegrinaggi in Terra Santa, in un’epoca in cui i viaggi erano decisamente assai rischiosi: visitando le piccole cappelle, il viandante “visitava”, figuratamente, i luoghi in cui la scena si era svolta. Questi luoghi di culto, continua la definizione ufficiale, “sono collocati su di una altura elevata, in una posizione appartata rispetto al centro urbano, in un ambiente più naturale; vi si giunge prevalentemente mediante un pellegrinaggio”.
In Europa, il numero di Sacri Monti (o similari) è veramente molto alto: se ne stimano duemila. I Sacri Monti di Piemonte e Lombardia, però, sono una cosa totalmente a parte. Adagiati sulle Alpi, sono strutture di raro fascino e bellezza: perfetta integrazione tra architettura e paesaggio mozzafiato, vengono considerati uno dei Patrimoni dell’Umanità tutelati dall’UNESCO.
I Sacri Monti dell’Italia Settentrionale, pensate, sono solamente nove, suddivisi fra Piemonte e Lombardia.
Io non c’ero mai stata prima, ma qualche giorno fa mi è venuta questa brillante idea di visitare per voi un Sacro Monte, allo scopo di fornirvi recensione fotografica.
E dunque, sono andata a Crea.

Nel bel mezzo del ridente Monferrato, il Sacro Monte di Crea svetta sulla altura più elevata della zona. Ci si arriva facilmente, da Alessandria: e se siete in zona, insomma, fateci un giretto. Costituito da ventitré cappelle, edificate fra il Cinque- ed il Seicento, offre un percorso devozionale incentrato sulla vita di Cristo e della Vergine. È stato un bel pellegrinaggio, alla luce del fatto che siamo anche in Quaresima e che oggi, perdipiù, è la festa dell’Annunciazione. Se potete, prendetevi un giorno libero e andate a Crea durante la settimana, quando non c’è nessun altro al santuario ed il monte può offrirsi a voi in tutto il suo splendore.
Verrete accolti da inquietanti cartelli che vi ribadiscono ogni tre metri il fatto che il terreno è franoso, i mancorrenti NON sono mancorrenti ma hanno il solo scopo di delimitare le zone di pericolo (!), e che il burrone incombe e non ha paura di inghiottirvi. Sommate tutto questo al fatto che la sottoscritta ha un problema al piede e soffre di una “instabilità legamentosa” accertata clinicamente, e capirete il mio desiderio di girare i tacchi e scappar via.
Ma invece mi sono fatta forza… e ho pereginato a Crea pensando a voi: pensate un po’ che brava!

Ventitré cappelle devozionali, dicevamo.
Scendo dalla macchina, mi appropinquo alla prima (dedicata a Sant’Eusebio, il patrono di Vercelli) e scopro che è sprangata e irraggiungibile, causa tremenda frana.
Vabbeh.
Passo alla seconda (il riposo di Sant’Eusebio) ed è franato pure lì.
Incomincio vagamente ad inquietarmi, e mi guardo attorno alla ricerca della terza.

Terza, quarta e quinta cappella: ahimè, non pervenute. Evidentemente me le son perse per strada, altrimenti non si spiega. In ogni caso, sappiate che erano rispettivamente dedicate alla Vergine profetata, alla Concezione di Maria Vergine, e alla nascita della suddetta.
Finalmente ritrovo la strada, abbellita un cartello giallo che mi annuncia morte imminente, e posso cominciare il mio percorso suicid di espiazion devozionale.
Passo dopo passo, arrivo infatti alla cappella numero sei: la Presentazione di Maria al Tempio (episodio tratto dai Vangeli apocrifi, evidentemente).

Il mio proposito di mettere online un degno reportage di foto si scontra immediatamente con la prima difficoltà: le cappelle (ovviamente) sono chiuse a chiave, e non è sempre facile scattare fotografie decenti attraverso le maglie delle grate.
Quindi, siate comprensivi e chiudete un occhio di fronte a certi orrori: la figuretta bianca di cui sopra era comunque la giovane Maria, nel momento del suo ingresso al Tempio.

Cappella successiva: lo sposalizio di Maria e Giuseppe.
I colori fanno schifo causa sole nell’obiettivo: vi ripeto che invoco clemenza, gente.
La sottoscritta, che avrebbe voluto fare di questa gitarella campagnola un serio percorso devozionale per arricchir la sua Quaresima, si scontra a questo punto con la difficoltà numero due. La cretina di nome Lucyette da un’occhiata allo sposalizio, realizza che San Giuseppe è abbarbicato su due travi perché altrimenti non si regge in piede, e incomincia a rider sotto ai baffi.
“Mannò, che ridi? Guarda che è per simboleggiare che era vecchio”, ironizza mia madre guardandomi di sottecchi. “La Madonna è una giovane gazzella, e invece San Giuseppe è così malconcio da avere bisogno di un bastone ortopedico. È altissima iconografia!!”.
“Mannò, è perché era un falegname”, commenta mio padre ostentando sicurezza. “S’è portato le travi da casa, ché non si sa mai. Tutti i falegnami si sposano tenendo in mano una chiave a brugola: tu non lo sapevi?”.
Prendo un respiro, cerco di tornare seria pensando ai cartelli che mi annunciano una morte certa, e intuisco che sarà un luuungo pellegrinaggio…

Cappella numero 8: Annunciazione alla Madonna.
Mentre cerco di recitare piamente un’Ave Maria, un inquietante fruscio fra le foglie alle mie spalle mi spinge a domandarmi se per caso non ci siano anche vipere, lì in quelle vette impervie…

Cappella numero 9: l’incontro tra Maria ed Elisabetta.
Per essere una in stato di gravidanza avanzata, direi che Elisabetta ha decisamente un bel vitino… ma insomma: belle statue.

Mentre cammino cautamente su un viottolo a strapiombo, mi avvicino lentamente alla scena del… Presepio.
Starò anche camminando su un burrone franoso, ma la vista è mozzafiato: come disse il mio amico Andrea molti anni fa, commentando il paesaggio dei colli di Assisi, “e poi la gente si domanda come mai i Santi venivano proprio qua, per costruire un santuario…”.

Cappella numero undici: presentazione di Gesù al Tempio.

Mia madre esprime una viva preoccupazione per Gesù Bambino, che è palesemente affetto da una grave couperose… ma anche no: giustamente Agapetos mi segnala che quella che ti fa venir le macchie bianche è la psoriasi, mica la couperose. Morale della favola: mai scrivere post a notte fonda, gente.

Tappa successiva: Gesù fra i Dottori del Tempio.
La couperose sembra guarita, e la foto è addirittura venuta quasi decentemente…

Saltiamo da un capo all’altro del Vangelo, e arriviamo direttamente al Getsemani con l’Orto degli Ulivi.

Una rapida occhiata al primo piano di Gesù e ne deduciamo che il poveraccio aveva seri problemi di dermatite…
(“Ma te credo!”, commenterà poi mia zia. “Passava tre quarti della sua vita a pastrugnar lebbrosi…!”).

Cappella numero 14: la flagellazione.
Io mi incanto a guardare la bellezza delle statue; mio papà, frattanto, mi segnala che la cappella è stata edificata a mo’ di ex voto da un gentiluomo pavese, che era miracolosamente (e sottolineiamo “miracolosamente”) scampato all’annegamento nel mio amato fiume.
La morte mi appare sempre più prossima, o per mare o per terra, ma vado avanti senza demordere.

Cappella quindicesima: la coronazione di spine.
Non so perché, ma l’ho trovata particolarmente intensa.

La cosa molto simpatica è che il sentiero è attraversato da piccoli canali di scolo in legno: hanno lo scopo di raccoglier l’acqua piovana e di farla defluire a valle. È cosa buona e giusta!
Peccato che io mi ci inciampi per cinque volte consecutive, vedendomi scorrere di fronte tutta la mia vita.
Ma il panorama, e le statue, e la comunione fra paesaggio è cappelline, è così incredibilmente splendida che ci tornerei mille altre volte

Cappella numero 16: la salita di Gesù al Calvario.

“Ossignore! E che è ‘sta roba?”.
Mi avvicino perplessa alla grata da cui mia mamma sta occhieggiando: va bene tutto, ma non riconoscer le tappe della Passione…
Ho appena il tempo di aprir la bocca per rimproverarla, e poi mi stranisco anch’io: collocato ad muzzum fra le strade di Gerusalemme e il Golgota, c’è il banchetto delle nozze di Cana.
Oh beh…
(Peccato per la foto: la scena è molto bella, ma la foto è veramente immonda).

La fotografia non rende bene il pathos di questa Crocifissione splendida, dove il rosso sangue del cielo scuro si mescola al nero cupo delle nuvole in tempesta.
Sono una completa deficiente: non so star seria nemmeno di fronte al Golgota. Debbo perciò evidenziare che il ladrone cattivo (splendidamente orrido, nella sua smorfia di rancore) doveva aver contratto la stessa couperose psoriasi che già Gesù Bambino…

Sul Buon Ladrone, invece, ci fantastico per mezz’ora intera.
Guardatelo: è bellissimo!

Non ha un difetto che sia uno, è vicinissimo ai canoni estetici di noi moderni: è evidente che è stato appena restaurato, e il contrasto con il ladrone che rifiuta la salvezza, quindi, è ancora più lampante…
Stavo meditando di imbastirci sopra un intero post sulla scelta sbagliata del cattivo ladrone, che invece l’ha reso immondo ed inguardabile…
… poi ho aperto la guida del Sacro Monte (che mi sono affrettata a comprar, naturalmente).
E ho indi scoperto l’amara verità: il Buon Ladrone è così “moderno” e in buono stato per il semplice fatto che è una statua molto recente, costruita in sostituzione dell’altra che era rotta.
Come recita la mia guida, infatti, “il buon ladrone è capitombolato colla croce e Gesù se ne sta solo con l’altro” (mappovero!).
La delusione mi piomba addosso. Ahimè.

Cappella 19: si tratta chiaramente del sepolcro vuoto, con l’angelo che da spiegazioni alle Tre Marie.
Peccato che nella foto non possiate vedere bene le splendide sfumature rosee del cielo all’alba…

Ventesima cappella: l’Ascensione di Gesù al cielo.

I discepoli, porelli, appaiono perplessi…

Inciampo nell’ennesimo canaletto di scolo, ci perdo diec’anni di vita, ma in compenso realizzo solo in quell’istante che il sentiero è lastricato da piccoli sassi incisi. In una muta riflessione eterna e silenziosa, il sentiero del santuario eleva al cielo, ogni due o tre metri, un devoto “Ave Maria!”.

Lo Spirito Santo non son riuscita a fotografarlo (e anche il resto, sarebbe stato meglio non l’avessi fotografato proprio, aehm). Comunque si tratta della discesa del Suddetto sulle teste degli apostoli.

“Ehi, ma ce n’è uno che s’è addormentato!”.
“Cosa?”.
“San Pietro! S’è abbioccato!”.

“Ma sei pazzo?! Non sta dormendo: prega!”.
“Ha gli occhi chiusi ed è sdraiato: secondo me, se la ronfa della grossa”.
“Ma figurati! Sta pregando sul Libro Sacro!”.
“Ma mica c’è niente di male, eh… capita che ai vecchietti cali la palpebra, di tanto in tanto…”.

Cappella 22: Ascensione di Maria al cielo.
Non è che sia più recente delle altre statue, oh.
Semplicemente, si stavano stufando e nessuno ha mai avuto voglia di colorarla.
Ad ogni modo, splendida.

“Wow! Siamo a ventidue? Con la prossima, è finito?”.
Durante questa scarpinata, mi sono: inciampata svariate volte, graffiata le gambe con i rovi, affaticata fino a far gonfiare la caviglia, e ho vissuto col costante sospetto di esser pedinata da una vipera. Sono stata altresì colta da svariati attacchi di vertigine, e mi sono domandata ansiosamente come facciano i vecchi fedeli ad affrontare insidie di tal genere.
Ma ormai sono quasi arrivata alla meta, diamine: cos’altro può andar mal…?

E dagli
Giusto per chiarire il fatto che non sappiamo né il giorno né l’ora, Crea ci fornisce un ultimo, grazioso memento mori con tanto di sanzioni per gli aspiranti suicidi: cinquemila lire di multa.
Mio padre propone di arrampicarci tutti quanti quatti quatti sul pendio (??) per vedere quale multa ci becchiamo, adesso che non ci son più le lire; io, in compenso, fisso i gradini usurati, il muretto senza protezioni e la mancorrentatura che non mancorrenta, e vengo colta da sconforto. Ironicamente, mi propongo di mandare un messaggio d’addio a uno splinderiano di fiducia: “sono morta nel tentativo di preparare un post: sappi che questa è la mia password per il blog. Entra a nome mio, e pubblica un ultimo post di addio per informarne i miei lettori”. Sennonché, il mio cellulare non da segni di vita: mi guardo attorno, e realizzo che lì sopra non c’è campo.
Ricapitolando: sono inerpicata sulla cima di un burrone, senza muretti di protezione, con cartelli che mi annunciano morte incipiente, e non ho neanche modo di chiamar l’elisoccorso.
Un fruscio di foglie alle mie spalle mi fa partire a gambe levate, e in quattro e quattr’otto salgo i gradini usurati che mi portano all’ultima cappella: l’Incoronazione di Maria. Ovverosia: il Paradiso.

È una scena talmente suggestiva che non mi sono accontentata delle mie foto e ho usato alcuni scatti che ho trovato su Internet; ma neanche loro rendon bene la bellezza.
Mentre ammiro centinaia e centinaia di serafini, cherubini e Santi a grandezza naturale, realizzo con la coda dell’occhio che il paesaggio che mi circonda è probabilmente il belvedere più bello che abbia mai visto in tutta la mia vita.

Il Paradiso è incredibilmente affollato, e questo mi consola. Provo a giocare con me stessa a “indovina il Santo”, ma perdo subito: c’è troppa folla in Paradiso, e non riesco a individuare volti noti.

La mia guida al Sacro Monte mi dirà poi che sotto al Paradiso c’era anche l’Inferno, che però è stato distrutto dai Giacobini. Mi son giocata un post con la storia del Buon Ladrone ristrutturato, ma su questa notizia qua ci si potrebbe imbastir sopra un blog intero: se l’Inferno già esistente è stato spazzato via per una sorta di negazione (“occhio non vede, cuore non duole”), si tratta di un dettaglio straordinariamente significativo

Ed eccomi qui, giunta alla fine del percorso.
L’ho già detto che la vista è splendida?
Sì, ma lo ripeto. È così bella che mi incanto a guardarla, e perdo lo sguardo fra i colli monferrini.

E poi, pian piano, ritorno al mio sentiero.
Io l’ho buttata sul ridere perché sono una demente, ma Crea è davvero splendida, e merita una visita sul serio.
Occielo: i memento mori ci son per davvero, non me li sto inventando; ma se sono sopravvissuta io, che ho la mobilità di una novantenne storpia a cui s’è rotto il femore…

E pian piano ridiscendo lungo il sentiero, beandomi per un’ultima volta della bellezza di quei posti.
Mi attende, in piazza, il Santuario della Madonna (“coloro che mi faranno conoscere avranno vita eterna”, recita la lunetta centrale: guarda che io mi fido, eh!).
E ancora una volta, prima di salire in macchina, un’ultima occhiata agli scorci di azzurro cielo: perché la campagna monferrina non m’era mai apparsa tanto splendida, incorniciata com’era quest’oggi di verde e di preghiera


17 risposte a "La passeggiata a Crea"

  1. fiordicactus

    Bellissimo reportage, anche se hai rischiato l'osso del collo, ne valeva la pena!

    Non penso che ci fosse gran pericolo per le vipere che in questo periodo sono ancora in letargo . . . avrei avuto più paura che ti cadesse addosso una statua!

    Ho il vago sospetto che il paese da dove si parte sia quello d'origine del lato piemontese della famiglia . . . mi informerò. Mi pare così strano che in tanti anni che siamo andati da quelle parti nessuno mi ci abbia mai portato . . . solo visite ai parenti e alle loro cantine (ti ho mai raccontato di quella volta che mi hanno fatto sbronzare con il mosto che fermentava???)!

    Credo che se tu, con " la mobilità di una novantenne storpia a cui s’è rotto il femore…" sei riuscita a portare a termine la visita, ho buone speranze anch'io, che il femore l'ho rotto di sicuro, ma forse è meglio se prima faccio un salto dall'ortopedico, ho i legamenti e il resto del ginocchio che sono da revisionare e non vorrei doverlo fare dopo la visita in quel di Alessandria . . .

    Entro stasera mi informo con la cugina piemontese, grazie di questo spunto di turismo religioso!

    Ciao, R

    "Mi piace"

  2. Lucyette

    Agapetos… PSORIASI!!
    Maccerto: come ho fatto a confodermi? La couperose è quella che fa diventar rossi; quella delle macchie bianche è psoriasi, ovviamente!!
    Grazie, correggo subito… la morale di tutto ciò è che non conviene scrivere un post fra mezzanotte e mezza e l'una… 😛

    Fiordicactus, le statue e le cappelle erano l'unica cosa indubitabilmente solida di tutto il sentiero… il mio problema era proprio la terra, che sembrava franosa e perdipiù era a strapiombo!
    Comunque… scherzi a parte: fra io e mia mamma, siamo messi abbastanza bene quanto a problemi ortopedici. Io ho una caviglia distrutta e dolorante, e mia mamma ha le cartilagini del ginocchio assottigliate che perdipiù le fanno male. Ma siamo sopravvissute senza troppe difficoltà, quindi, davvero, non preoccupatevi. Io l'ho buttata sul ridere, ma la visita è fattibilissima, sia chiaro! 🙂

    I tuoi parenti sono di Crea o dintorni?! Caspita, allora siamo quasi conterranee: io sono andata a Crea perché ieri pomeriggio dovevo andare a trovare la mia nonna monferrina, che abita in un paesello a pochi chilometri di distanza… 🙂

    "Mi piace"

  3. fiordicactus

    Seguendo il link che hai messo, ho letto che il paese è "Ponzano" e mi pare proprio (ma mi informerò meglio) che una parte della famiglia piemontese arrivi da lì, anche se poi mio nonno è di Acqui T.

    Credo che si la famiglia della nonna di mia madre che è di lì, la parte paterna è proprio di Acqui.
    Ne avrei di storie da raccontare, ma solo sulle basi dei racconti di famiglia, magari una come te (storica e ricercatrice) mi può trovare le pezze d'appogio . . . si parla di uno zio che stava a Genova e faceva il gaudente, si giocò in una notte tanti di quei soldi che per "salvare l'onore" la famiglia si dovette vendere (svendere) 7 cascine (con relativi terreni) e poi andare a lavorare sotto padrone . . .

    Anzi, oggi chiamerò un po' di parenti, mi hai solleticato lìinteresse sulla storia familiare!

    Ciao, R

    "Mi piace"

  4. utente anonimo

    Angeli  "a grandezza naturale"? E come si fa a saperlo? Ne hai  già visti di veri?
    Avrei giurato che gli angeli fossero "a grandezza sovvranaturale"… 😉
    Nihil sloggata

    "Mi piace"

  5. utente anonimo

    Che bello *_*
    Tutto sommato le foto son venute bene dai! 😛
    La coronazione di spine in effetti è proprio intensa, sarà per quella mano che stringe il collo forse, non so!

    Però c'è un po'di incuria, dovrebbero valorizzarli di più certi posti

    Daniele

    "Mi piace"

  6. Lucyette

    Fiordicactus, no… a dire il vero, Crea si trova a… Crea 😛
    Il comune è Serralunga di Crea; Ponzano è un paesino confinante… e in effetti, non so perché il sito dei Sacri Monti citi Ponzano e non Serralunga! Probabilmente Ponzano è preso come riferimento per il parco naturale, che è un tutt'uno col Sacro Monte.
    Però, insomma, Ponzano è sempre lì… siam vicinissimi! 😉
    Beh… se ti capita di andare a trovare i tuoi parenti di Ponzano, allora devi assolutamente fare un salto a Crea… merita, davvero!

    Nihil, ma la "grandezza naturale" era riferita ai Santi…

    Flalia, e secondo me il comune da retta a me? 😉
    Peraltro è anche un luogo tutelato dall'UNESCO: quindi, se non ricordo male, gli oneri economici ricadono tutti sulle spalle dello Stato e/o dell'ONU, e non sul povero sindaco del microcomune in questione.
    Secondo me, in realtà, il problema principale è che il terreno, in quelle zone, frana per un nonnulla. Capita anche nel paesino di mio padre, per dire: appena piove un po', c'è una frana. Quindi onestamente non so nemmeno cosa si potrebbe fare (a parte magari mettere il "guard rail" nei punti in cui manca): se fai un intervento troppo invasivo rischi anche di deturpare il paesaggio; quindi…

    Daniele, è vero: oggettivamente, un po' d'incuria c'è.
    La cosa incredibile è che si tratta di un sito UNESCO, mica pizza e fichi… uno si aspetterebbe un trattamento di tutto riguardo, e invece qualche problemino c'è! (San Giuseppe puntellato, alcune statue da restaurare…).
    Magari si tratta solo di una questione di tempo e di progettazione, poi si farà anche qualche intervento di restauro e conservazione 🙂

    "Mi piace"

  7. Lucyette

    Fiordicactus, no… a dire il vero, Crea si trova a… Crea 😛
    Il comune è Serralunga di Crea; Ponzano è un paesino confinante… e in effetti, non so perché il sito dei Sacri Monti citi Ponzano e non Serralunga! Probabilmente Ponzano è preso come riferimento per il parco naturale, che è un tutt'uno col Sacro Monte.
    Però, insomma, Ponzano è sempre lì… siam vicinissimi! 😉
    Beh… se ti capita di andare a trovare i tuoi parenti di Ponzano, allora devi assolutamente fare un salto a Crea… merita, davvero!

    Nihil, ma la "grandezza naturale" era riferita ai Santi…

    Flalia, e secondo me il comune da retta a me? 😉
    Peraltro è anche un luogo tutelato dall'UNESCO: quindi, se non ricordo male, gli oneri economici ricadono tutti sulle spalle dello Stato e/o dell'ONU, e non sul povero sindaco del microcomune in questione.
    Secondo me, in realtà, il problema principale è che il terreno, in quelle zone, frana per un nonnulla. Capita anche nel paesino di mio padre, per dire: appena piove un po', c'è una frana. Quindi onestamente non so nemmeno cosa si potrebbe fare (a parte magari mettere il "guard rail" nei punti in cui manca): se fai un intervento troppo invasivo rischi anche di deturpare il paesaggio; quindi…

    Daniele, è vero: oggettivamente, un po' d'incuria c'è.
    La cosa incredibile è che si tratta di un sito UNESCO, mica pizza e fichi… uno si aspetterebbe un trattamento di tutto riguardo, e invece qualche problemino c'è! (San Giuseppe puntellato, alcune statue da restaurare…).
    Magari si tratta solo di una questione di tempo e di progettazione, poi si farà anche qualche intervento di restauro e conservazione 🙂

    "Mi piace"

  8. Pingback: Il presepio di San Francesco « Una penna spuntata

  9. Pingback: Una penna spuntata

  10. Pingback: Gli antenati del presepio « Una penna spuntata

  11. Pingback: Una statuetta in più « Una penna spuntata

  12. Lucyette

    Toh!
    Nel caso in cui qualcuno si fosse appassionato al tema dei sacri monti, segnalo che il numero di Focus Storia in edicola questo mese gli dedica un articolo di qualche pagina.
    Se vi interessa… 😀

    "Mi piace"

  13. Pingback: Di romitori e frane | Una penna spuntata

Lascia un commento