Quando vi chiedevo se vi ispirasse una sotto-rubrica “agiografico-culinaria”… beh: intendevo una roba tipo questa.
Oggi è Sant’Agata.
Vergine e martire, morta a Catania il 5 febbraio 251, la povera ragazza aveva deciso di farsi suora. Niente di male, sennonché il proconsole romano si era invaghito di lei e desiderava farla sua. Per quella logica molto maschile del “o ti avrò io, o non ti avrà nessuno”, il simpatico ometto pensò bene di processare la fanciulla e quindi di condannarla a morte. Contestualmente, le fece anche strappare i seni con due tenaglie, giusto per sottolineare il fatto che gli rodeva un sacco di non averci potuto mettere le mani addosso.
Tale episodio ha avuto una vasta risonanza nella cultura popolare, con un profluvio di quadri, poemetti, statue e raffigurazioni varie… ed anche con una vasta serie di ricette culinarie ad hoc, per quanto ci riguarda.
Ancor oggi, in Catania, è tradizione cucinare, per la festa patronale, le minnuzze di Sant’Agata: si tratta di una cassata siciliana… a forma di seno, per commemorare il martirio della giovane e innocente Agata.
No: non esordirò con le minnuzze, se ve lo stavate domandando.
Punto primo, perché non so come si facciano; punto secondo, perché sembra anche un pochetto brutto, inaugurare una nuova rubrica “in prova” con una serie di istruzioni dettagliate su come riprodurre in casa vostra delle realistiche mammelle.
Esordirò, semmai, con un dolce meno famoso (o quantomeno: io conoscevo le minnuzze, ma non quest’altro piatto).
Si tratta di un dolcetto facile facile, a prova di bambino, che – a quanto leggo – viene preparato ancora oggi in alcune case di Catania. Proprio come le minnuzze, anche questo dolce commemora il martirio della Santa… rievocando, tuttavia, un episodio “a margine”; un po’ meno noto.
Sono pieni i martirologi di miracoli fatti “in extremis” da Sante condannate a morte. Un po’ come se Dio avesse voluto lasciare un segno, per annunciare con chiarezza che sì, quella lì è davvero una Santa; e no, non è una sciagurata che viene condannata a morte perché oggi era la sua giornata storta.
Molto spesso, in prossimità del martirio, capita di vedere delle Sante che si producono in miracoli apparentemente “inutili”, esclusivamente “dimostrativi” oserei dire: l’unico scopo è quello di manifestare al mondo il potere dell’Altissimo…
…e forse forse, è anche una strategia dell’Altissimo per rassicurare in qualche modo la Santa martire. Una roba tipo “stai tranquilla, ti sono vicino: sono con te ad ogni tuo passo!”.
Beh.
Passo dopo passo, mentre seguiva i carcerieri che la conducevano al martirio, la povera Sant’Agata era passata di fronte a un albero di olive. I suoi rami erano già spogli, naturalmente: a inizio febbraio, le olive sono già giunte a maturazione; sono già state staccate; è già stato preparato l’olio.
Non c’erano frutti, non c’erano fiori: persino Agata deglutì a disagio, scrutando con lo sguardo quei rami freddi, nudi e spogli, che le sembravano quasi, un presagio di morte.
Deglutì, poverina; e abbassò lo sguardo.
Continuò a camminare, a capo chino; e rallentò il passo solamente quando sentì un grido serpeggiare fra le ali di folla che si preparavano a assistere al suo martirio.
Perché l’ulivo, prima così cupo e spoglio, si era improvvisamente caricato di centinaia di frutti verdi, lucenti, e succosi.

Fotografia di Cucina Moderna / Donna Moderna
Per preparare un piatto di “olivette di Sant’Agata” – dolce tipico siciliano, preparato ogni anno in questi giorni – avete bisogno di:
. 200 gr. di mandorle in polvere;
. 200 gr. di zucchero;
. 1 cucchiaino di colorante alimentare verde.Versate le mandorle in polvere e lo zucchero in una ciotola capiente. A poco a poco, unite gradualmente dell’acqua tiepida, fino a formare un impasto morbido, malleabile ma non troppo liquido. Unite il colorante.
A questo punto, prendete una piccola quantità di impasto e lavoratela con le mani, fino a formare una “polpettina” a forma di oliva. Se desiderate, potete far rotolare l’olivetta in un altro po’ di zucchero che avrete messo da parte; in alternativa, sappiate che le olivette sono ottime già così, da sole.
Mettetele ad asciugare per tre-quattro ore in maniera tale che perdano il liquido in eccesso…
…e buon appetito!!
E allora?
Che ne dite?
vogliadichiacchiere
Mi piace, come inzio, questa ricetta! È una bella idea questo ricettario dei santi! 🙂
Ciao, Fior
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Pepita80
mi sento un po’ a disagio…sono nata a Catania, mia mamma si chiama Agata, so del fervore con cui i catanesi festeggiano la santa patrona ogni anno, ho assistito in passato alle processioni ecc.
Ma non conoscevo nè le minnuzze nè le olivette…che vergogna :o| mi toglieranno la cittadinanza per questo! ghghghgh
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marinz
ah ecco perchè ha come “rappresentazione” il ramo (presumo di ulivo) … in effetti fare un quadro con il simbolo del martirio delle minnuzze non sarebbe mai stato indicato
se mi capiterà proverò questi dolcetti… mi manca il colorante alimentare verde altrimenti potevo già provarli
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Lucyette
Veramente, han fatto anche quadri con le minnuzze… 😀

Per la cronaca: leggo che, al posto del colorante alimentare, in passato si usava il pistacchio tritato mescolato all’impasto, o (c’è scritto così… :-S) il succo di spinaci.
Passi per il pistacchio, ma non riesco a immaginarmi un dolcetto mandorle e spinaci :-S
Ma se qualcuno prova e poi ci dice… beh: è il benvenuto :-DD
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ediaco
Le olivette le proverò, grazie!
Intanto ti segnalo questa news da Tv2000 (conosci questa tv?)
Programmi di cucina – si sa − ce ne sono vari, sparpagliati per i diversi canali. Nessuno però finora si era addentrato nelle segrete di un convento per raccontare l’arte culinaria che lì si pratica, e da secoli si trasmette conservando profumi e aromi dimenticati. Ed è quello che da lunedì 13 febbraio offrirà Tv2000, alle 11 del mattino, quando per la prima volta comparirà la bianca capigliatura di padre Domenico, cuoco dell’Abbazia di Casamari, il quale insieme ad una briosa Virginia Conti condurrà un appuntamento situato «Nel cuore dei giorni», intitolato appunto Quel che passa il convento.
🙂
E.
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Lucyette
*__*
Tv2000, Tv2000… uhm…
Sicuramente la prendiamo a Torino, ogni tanto la vedo e ci piace abbastanza; facendo mente locale, non sono sicura di averla mai vista nell’elenco dei canali che ricevo a Pavia…
…ma la cercherò senz’altro: e grazie per la segnalazione! :-))
L’orario ovviamente è scomodissimo, come per tutti i programmi di cucina… ma per intanto, ti ringrazio molto per la segnalazione, perché non lo conoscevo proprio!
Sembra interessantissimo! 🙂
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ediaco
La tua idea è più originale rispetto alla semplice “cucina del convento”, ma qualche aggancio può darsi ci sia… 🙂
Tv2000 (Canale 28 digitale terrestre e 801 Sky; in streaming http://www.tv2000.it) è la televisione che fa capo ai media della Cei!
Ora basta perchè mi sta tornando la fame…
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Lucyette
Sul 28, io prendo qualche canale Rai tipo RaiPremium o RaiMovie, credo… >.>
Ma è perché sono in una zona di Pavia in cui il digitale si riceve ancora malissimo: per dirne una, non vedo manco Rai 1, e se voglio ricevere gli altri canali devo mettere il decoder su una pila traballante di videocassette altrimenti vedo tutto malissimo… 😀
Però non sapevo che la si potesse vedere anche in streaming! Wow!! Questo sì che è utile! :-))
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Lucyette
Ehi!
Segnalo a tutti gli interessati che le repliche delle puntate di “Quel che passa il convento” già andate in onda si possono vedere in streaming a questo indirizzo:
http://nelcuoredeigiorni.tv2000.it/tag/quel-che-passa-il-convento
(Per chi si chiedesse: “e chi saranno mai, tutti ‘sti interessati?!”. Ecco: voi NON AVETE IDEA di quante persone siano arrivate sul mio blog negli ultimi due-tre giorni andando alla ricerca di informazioni su questo programma @__@
Ecco, c’è il link, seguite il link!!)
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Daniele
Beh gli spinaci si mettono nella pasta all’uovo per colorarla di verde ma il sapore non si sente affatto 😛 Si usa al nord la pasta verde? Forse gli spinaci li usavano un tempo per il dolce perchè so che colora molto bene però non modifica il sapore perchè ce ne va poco e inoltre non credo sia un cibo particolarmente ricco quindi può essere abbastanza alla portata di tutti.
I pistacchi siciliani sono buonissimi sinceramente 🙂 specie quelli di Bronte che sono certificati DOP ma in generale un po’tutti… e con le mandorle fanno un sacco di dolci buoni 🙂 Direi che in Sicilia si mangia bene in generale comunque.
Preferisco le olive che le minnuzze (frase che detta così… sembra un po’equivoca) perchè non mi piace la cassata 😛
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