“Toh, guarda!”, dice lei con aria assorta. “In quell’edicola, vendono delle piccole bandierine italiane!”.
“Oh!”, commento io.
“Credo”, azzarda lei con titubanza, “che dipenda dalla partita. Questa sera c’è una partita dell’Italia, sai?”.
“Mmm”. Sorseggio la mia granita, meditabonda. “Ah, sì, avevo letto. Italia contro qualcosa. La semifinale, credo?”.
“Mmmmm…”. In contemplazione dei tricolori italiani, ella tace.
Poi si riscuote.
“Ma sai cosa?! Forse potrei comprarne una per stasera! Tu che dici?”.
“Boh?”. Prendo un altro sorso. “Perché? Guardi la partita?”.
“No, io no: però il mio ragazzo voleva vederla con gli amici, e allora ho detto che potevano venire a casa mia perché sono l’unica ad avere l’aria condizionata… E allora ho pensato che magari arrivo lì con una bandierina italiana e la sventolo con aria infantile gridando ‘Forza Italia’. Potrebbe esser divertente. No?”.
“Mmmm. Potrebbe”.
“Uhm…”.
Nell’afa appiccicaticcia del pomeriggio di Pavia, contempliamo in lontananza le bandierine tricolore al vento. Intanto sorseggiamo una granita, all’ombra.
“Ma no: sai cosa? Ho cambiato idea: non la compro più”.
“Mmmm…”, ribatto io. Ho un ruolo molto attivo in questa conversazione, me ne rendo conto.
“Voglio dire”, esclama lei: “a casa, ho una stupenda bandierina coi colori vaticani. L’ho presa a Milano qualche giorno fa, quand’è venuto il Papa. Posso usar quella”.
“Mmmm…”. Prendo un altro sorso, cogitabonda. “Non saprei, amica. Forse è previsto che la bandiera da sventolare coincida coi colori della squadra per cui si fa il tifo. Credo”.
Lei si stringe nelle spalle: “evvabbeh, ma cosa cambia? Tanto, resta sempre ‘na bandierina da sventolare! Perché devo spender dei soldi per sventolare una bandierina nuova, quando a casa ne ho una pronta, tutta aggratis?”.
“Mmmm…”, mugugno.
“Peraltro, quella del Papa è persino più carina, secondo me. Più allegra! Io sventolo quella: conta il pensiero! O no?”.
Tutto ciò per dire.
Quando vi capiterà di sentire qualche interlocutore che, parlando per luoghi comuni, afferma che fra le donne e il calcio c’è un divario irrecuperabile…
…beh…
…allora, sappiate che il vostro interlocutore ha ragione.
Sommamente.
rosenuovomondo
oh si, almeno per quanto mi riguarda! Tra la partita e Glee pensa, io ho guardato quello con la figliola…
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Lucyette
Abbeh: e io ho guardato un film storico su La7 circa una tipa a cui capitava una disgrazia dopo l’altra… 😉
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ClaudioLXXXI
Ma anche tra il calcio e alcuni uomini…
dialogo udibile ieri sera in una pizzeria italiana
“quanto manca per la pizza?”
“ancora un po’ di tempo”
“se non è pronta per quando finisce la partita siamo fregati, tutto il buzzurrame supertruzzo si riverserà nelle strade urlando popopopopopopooooooo e noi non riusciremo mai a tornare a casa”
“però, se la nostra squadra perde, tutti resteranno in casa depressi e le strade resteranno agibili”
“uhm”
“già”
“secondo te i crucchi ce la fanno a fare tre gol in un quarto d’ora?”
>_>
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Lucyette
Eh, ma lì è clamorosamente sbagliata la strategia di orario, scusa! Bisogna mettersi in strada durante la partita: in quel caso, sì che c’è il deserto 😀
(Ricordo ancora una memorabile finale Francia-Italia del 2000 (ho guardato su Wikipedia, oh), quella in cui sembrava che l’Italia stesse per vincere ma poi la Francia ha fatto due goal nell’arco di pochissimo tempo e han vinto loro. Vabbeh. Fatto sta che noi eravamo al mare, e in quei giorni era un carnaio: come sempre in quel periodo, era pieno di famiglie in vacanza e anziani in villeggiatura e ragazzi che hanno appena finito la scuola, e insomma passeggiare di sera lungo il lungomare può diventare una cosa, ecco, problematica, perché c’è sempre un mucchio di gente per strada e devi fare lo slalom fra i passanti e i passeggini. Noi, quel giorno, bel belli, abbiamo cominciato la nostra solita passeggiata quando era appena cominciato il secondo tempo… Il DESERTO.
I locali sul lungomare erano pieni di gente che guardava la partita su uno schermo montato apposta; ma per il resto, il DESERTO ASSOLUTO.
Un lungomare così deserto non l’ho visto mai in tutta la mia vita, se escludiamo la mia giratella al mare quest’anno in pieno gennaio. Pazzesco :-DD)
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Lucyette
AGGIORNAMENTO, perché anche questo merita.
Presente i cosi azzurri sulla schiena di Balotelli?
Scopro dalla regia che trattavasi di un particolare tipo di cerotti medici detti “elastotaping”, che riducono le infiammazioni e il dolore e bla bla bla.
Io ero CONVINTA che fossero delle STRISCE DECORATIVE che Balotelli si era appiccicato addoso per farsi riconoscere come “azzurro” anche quando si toglieva la maglietta.
Ne vogliamo parlare?
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Daniele
Beh li avrà messi azzurri sti cerotti non a caso 😛 credo…
Io anche ho notato che quando ci sono le partire importanti (finale Mondiali 2006, finale Euro 2000…) le città (piazze con maxischermo a parte) si trasformano in deserti, che poi visto il caldo è un paragone sicuramente calzante!
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Lucyette
No, ho guardato su Internet e, a quanto pare, il colore dei cerotti dipende dall’azione che svolgono sul corpo. Pare che, fra le altre cose, sfruttino anche la cromoterapia. O comunque, fatto sta che i cerotti con una specifica funzione hanno anche uno specifico colore. I cerotti di colore azzurro o blu servono per far svanire le infiammazioni, a quanto pare.
Ma peraltro… sembra anche interessante, ‘sta tecnica! I cerotti vanno applicati da un professionista, non è una automedicazione che puoi farti tu a casa per conto tuo: però, a quanto leggo, hanno una azione curativa che si svolge in modo assolutamente meccanico, quindi senza farmaci che vanno in circolo nell’organismo. Mi sembra ottimo, per chi non può utilizzare i cerotti coi farmaci (magari per interazioni con altri farmaci che prende… o anche solo per le donne in gravidanza, per dire)!
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